18.2 La resistenza dell'ambra

Start from the beginning
                                    

«In realtà è una questione ugualmente importante» spiegò Franco, con una rinnovata serenità. «Lui sostiene che devi prendere una decisione il prima possibile, perché si profila una guerra con gli Autunno e tu corri un grosso pericolo, poiché confini con uno dei loro regni. Tancredi ha detto che ha intenzione di metterti a disposizione il suo esercito ufficiale...»

«Ma non si può a causa degli accordi del 472» completò Chiara. «Questo rende le cose più complicate.»

«Non molto, perché lui pensa di darti alcuni soldati utili in ruoli chiave, in modo che se ti attaccano, hai gli strateghi adatti per riuscire almeno a difenderti, in attesa che il tuo esercito sia pronto. E ti consiglia anche di costruire un muro difensivo lungo il confine con l'Autunno...»

«E con i Prati.»

«Sì, l'idea è quella, così intanto riesci a contenere anche i loro contadini, che Tancredi ha definito briganti e mascalzoni. Così avresti due vantaggi: il primo è che poni un argine al pericolo tangibile che sta dando problemi al tuo popolo, soprattutto a quella parte che vive nelle campagne. E quindi loro ti saranno grati per essertene occupata all'istante. Il secondo è che gli Autunno poi avrebbero qualche difficoltà nell'invaderti.»

Franco tacque, dandole la possibilità di riflettere prima di prendere una decisione. Chiara si voltò a guardare il cielo fuori dalla finestra, al di là del vetro che si poneva tra lei e la vista di Gaò, di quella cittadina silenziosa che si estendeva al cospetto del castello, come se il popolo dovesse ricordare che ognuno doveva rimanere al suo posto: regnanti in alto, e popolani in basso. L'architettura non era mai un caso, l'aveva imparato confrontando la sua capitale con le altre del Pecama e degli altri regni che conosceva, e la posizione che aveva il palazzo reale rispetto ad essa.

La sua posizione emanava autorità, ed era quella che lei doveva confermare di avere, anche con un pugno di ferro nei confronti dei regni limitrofi. Se i Dei Prati non avevano intenzione di porre un freno alle angherie dei loro uomini, lei non sarebbe rimasta a guardare inerte. Un muro con funzione difensiva non era un'idea malvagia, tuttavia lei non la vedeva come la mossa migliore nel breve termine.

«Tancredi non ha valutato un aspetto fondamentale» constatò infine ad alta voce. «Un muro difensivo non si può tirare su dalla sera alla mattina, servono giorni, se non settimane... e nel frattempo i pratesi possono continuare a fare ciò che vogliono, se non addirittura danneggiare i lavori di costruzione.»

Franco scosse la testa. «Non se quello sembra un accampamento militare.»

«Ho anche questo problema, i miei genitori hanno smantellato l'esercito! Non ho soldati da mandare a pattugliare il confine! Chi ci mando?» La voce le uscì quasi strozzata, come di chi si vede messo alle strette e non ha alcuna alternativa se non accettare le decisioni altrui. Si voltò verso Franco, ma lui sembrava fiducioso.

«Per questo vuole metterti a disposizione i suoi soldati» le disse infatti. «Ha davvero pensato a tutto.»

«Quindi io dovrei solo accettare?» Lei si scostò dalla finestra e tornò al tavolo a cui, tuttavia, non si sedette. Un soffio di vento le accarezzò il collo, lasciato scoperto dall'acconciatura che le raccoglieva i capelli sulla nuca. Strinse tra le mani il ciondolo che portava, una pietra di ambra che simboleggiava la resistenza del suo regno alle intemperie: avrebbe superato anche quelle difficoltà.

«Sinceramente? Io accetterei» rispose Franco. «Lui mi sembra più il tipo di re che fa le cose perché deve e non per avere un tornaconto personale: qui ci sono problemi che rischiano di diventare gravi, credo che senta come un dovere il fatto di aiutarti. Inoltre, ha detto che se qualcosa non ti sta bene, puoi parlarne con lui... E che si può arrivare a una soluzione che sia ottima anche per te.»

Selenia - Trono rovesciatoWhere stories live. Discover now