37.Per aspera ad astra.

3K 125 7
                                    

C'è un certo senso di rassegnazione nel mio umore.
Una sorta di pace tormentata che mi continua a ripetere se è davvero quello che desidero.
Non che mi aspettassi grandi progetti da Doug, ma neanche trovarmi dal giorno al domani al punto di partenza.
Eppure mi fermo e mi chiedo, come sarebbe potuto andare diversamente?

Il primo giorno è stato come perdere completamente il cervello.
Il secondo mi sentivo uno zombie che non riesce a uscire dal tunnel.
Il terzo mi sono buttata a capofitto sullo studio.
Il quarto invece ho deciso che è ora di darci un taglio...
Neanche ne fossi innamorata.
Puaf, che cosa ridicola.
Doug è solo un temporale distruttivo che devasta gli orizzonti.

Anche se ce la sto mettendo tutta per non crollare, è difficile quando vivi in un appartamento squattrinato come quello di Hyd.

Non ne valeva la pena, mi sprono per andare avanti, perché si, le sue parole di troppo hanno assunto il ruolo di giudice, giuria e giustiziere.
Per giorni ho avuto l'emicrania, ma mi sono detta che sarebbe passato.

La realtà è che questa era solo la una puntina di un gigantesco iceberg.

Seduta nella cucina di mia sorella, a fissare con intensità le pareti bianche.
Stamattina mi sono alzata ancora prima che fosse suonata la sveglia e sono andata in una palestra in zona per allenarmi sul tapis roulant.
Non è di certo come correre nel suo quartiere, ma arrivati a quel punto non mi importa.
L'esercizio fisico mi aiuta a respirare.
Mi aiuta a riflettere e a schiarirmi le idee, concedendomi un attimo di tregua.
Ho corso come forse non ho fatto mai.

«Sei sicura di non voler cercare un altro posto? Possiamo permetterci un appartamento più grande» dice Hyd irrompendo in cucina con quel suo fare ficcanaso mentre si infila un orecchino a cerchio.
Sorseggio il caffè, è mattina e questo non è un argomento che voglio affrontare a quest'ora.
Anzi mai.
Le scocco un'occhiata come a dire: "No, che non possiamo permettercelo"
Lei per fortuna riconosce la validità della mia silenziosa affermazione con un profondo sospiro.

«Non riesco a credere che è finito il tuo soggiorno paradisiaco con quel Manzo»

Alzo gli occhi al cielo.
Ora, Manzo....
È vero anche che sa farsi intimidire con i suoi occhi verdi.
Perché, sì, i suoi occhi non sono un verde comune, ma quel verde che brilla sempre.
E maledizione, sono meravigliosi. Sembra di trovarsi davanti a un effetto Photoshop.
Deve essere una qualche rara e inquietante sfumatura dell'iride, qualcosa che è meglio non guardare troppo a lungo, per non rischiare danni collaterali.
Ma non è la sola cosa che mi affascina.
C'è quella sua sicurezza insopportabile.
Perché è carismatico, attraente, e ha fascino a palate.
Perché gli piace il sesso e non lo nasconde, perché è lui stesso a emanarlo da ogni centimetro di pelle, a incominciare dai tatuaggi sparsi sul suo addome, sul suo braccio, e quell'anello esemplare sul punto più sensibile che un uomo possa avere, che su di lui risulta più sensuale e virile che mai.
È così bello da infastidirmi.
La tensione in questa cucina è palpabile menomale che Hyd non approfondisce.

Lui è il mio opposto, basta guardarmi.
Ho ancora indosso una tuta e i miei capelli sono tutti arruffati.
Un disastro.

Mentre Hyd è intenta ad uno dei suoi monologhi, mi fiondo in bagno per darmi una sistemata senza chiudermi dentro.
Lei ovviamente non ci pensa un secondo nel seguirmi continuando a sproloquiare come un disco incantato.
Ma capite bene, non sono in vena di dirle di chiudere il becco.
Le sue chiacchiere sovrastano i miei pensieri, ed è importante che continui così.

Esco fuori dopo pochi minuti con una coda di cavallo per rendere meno impazziti i miei capelli colorati.
Hyd intanto continua a parlare  appoggiata sullo stipite della porta su qualcosa che il mio cervello sta ignorando ampiamente.
Vicino c'è anche Flash che completa il quadretto attirando la mia attenzione con guaito.

Lo Strano Québec.Where stories live. Discover now