Prologo.

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La legge di Lavoiser recita:
"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma"
E se non altro è un postulato basilare della mia vita, visto che io, Maeve Gaüthier, sono sfortunata per natura.

Discendo da generazioni da persone che si sono fatte da sé come meglio, o forse sarebbe il caso dire, peggio potevano.
Ragione plausibile per spiegare come una volta diplomata, ho fatto l'enorme sbaglio di chiedere un prestito scolastico trasformando il mio sogno in un incubo in cui annegare.
Ho perso il lume della ragione, lo ammetto.... e ora, a soli vent'anni, mi ritrovo con un prestito da pagare e quasi un'ulcera da gestire.

Ci ho riflettuto un milione di volte e alla fine la decisione migliore è stata quella di dedicarmi alla mia seconda attività per voltare pagina.
La scelta di lavorare come cameriera in un pub è stata tutt'altro che casuale, intendiamoci bene.
Si, cercavano una cameriera, e si, di fatto non potevo ambire ad altro lavoro visto le mie scarse, diciamo pure inesistenti, condizioni economiche.

Sono carina.
Ecco quanto.

Non soltanto lo sono, ma anche in un modo piuttosto spudorato.

Sono modesta?
No, ma la mia bellezza esteriore è davvero l'unica cosa che posseggo e la sola su cui fare affidamento.

Non è colpa di nessuno.

C'è chi ha troppo e chi niente e io di sicuro faccio parte dell'ultima categoria.

Avrei dovuto guardarmi avanti, magari cercare di costruirmi un futuro che mi desse qualche chance in più.
Ma non è facile come si pensa.
Il fatto è che quando la tua mente contorta fissa la sua sinapsi su un obiettivo ben definito, ogni tua reazione è destinata a riassumere in un enorme... bleah.
Tutta la mia vita è stata un continuo decrescendo.

Al secondo anno di liceo ho stretto amicizia con una ragazza, Dakota Sullivan.
Era abbastanza simpatica.
Esagerata un po' quando si truccava con l'eyeliner nero, parlava a macchinetta usando un po' troppi "cioè", ma a parte ciò, in poco tempo era diventata quella che si potrebbe definire amica di default.
Non che le avrei affidato la mia stessa vita, ma almeno se volevo avere compagnia all'ora di pranzo, oltre al mio rinsecchito sandwich con gli avanzi del giorno prima, me la sarei fatta andar bene.
Tuttavia c'è voluto altrettanto tempo a farla allontanare quando ha scoperto del mio status.
Ho provato a farle cambiare idea, ma le sole parole che mi ha rifilato sono state "scusami Maeve, ma mia madre non vuole che ci frequentiamo più."
E così si è concluso un altro capitolo della mia breve e triste esistenza.
Andando avanti di qualche anno, ho scoperto che i veri amici sono quelli del sesso opposto.
I maschi, creature assai particolari, sanno essere innocui se presi nel verso giusto.
Ma anche qui ho fatto un buco nell'acqua: pensavo di aver sfatato il mito per cui, ragazzi e ragazze possono essere realmente migliori amici senza essere attratti l'un dell'altro.

Come sono arrivata a questo punto?

Io e Lance Lavoie ci siamo conosciuti tre anni fa in un corso estivo di letteratura.

Ci siamo trovati?

Probabilmente si.

Non so come sia successo.
Forse per colpa del mio succo d'arancia sulla sua t-shirt bianca o per il suo sorriso genuino con cui mi ha perdonato.
Qualsiasi sia stata la ragione, abbiamo fatto qualcosa di totalmente poco scontato.
Ci siamo legati, e come nelle mie precedenti relazioni, già avevo messo in conto che non avrebbe funzionato.
Ed invece mi ero sbagliata.

All'inizio il nostro rapporto era quello che si definisce platonico.
Nessuna implicazione romantica, nessuna fantasia sessuale ne proclami ingenui come "sei solamente simpatico niente di più" nell'angoscioso tentativo di nascondere lo strazio d'amore non corrisposto.

Come ci siamo riusciti?

Semplicemente perché ero troppo indaffarata a stare dietro a mio padre alcolista cronico per avere anche un minimo briciolo di amor proprio e una madre sbandata al punto di dimenticarsi delle sue figlie.

Si direbbe bella famiglia.
Già.

Quanto a Lance la situazione non che si discostasse molto dalla mia: madre appiccicosa e padre inesistente.

Diciamo che ci completavamo: dove non arrivavo io, finiva lui e viceversa.

Eppure è bastata una notte per ribaltare ogni credo.
E con il senno di poi è stata la cosa più giusta che potessimo fare.
Ma quella è un'altra storia.

L'unica cosa che conta realmente è che io non sono mai stata come le altre.
Alla fine ogni ragazza ambisce ad un uomo che la sappia amare, abbastanza intelligente da poter sostenere delle interessanti conversazioni e perché no... anche figo a sufficienza da poterlo guardare per più di due minuti.

Questo nella maggior parte dei casi.

Non per me.

Per una ragazza del mio genere sarebbe già abbastanza trovarne uno stabile di mente.
La realtà si presenta come uno scenario apocalittico e le scelte dei miei genitori sono la base della piramide.

Il mio nome per esempio.

Maeve, significa intossicante ed è sconcertante quando scopri che sei stata considera fin da prima che venissi al mondo, qualcosa di sbagliato.
Probabilmente mio padre non era cosciente per opporsi e mia madre troppo incantata nel suo mondo fatto di unicorni colorati per immaginare quanto avrebbe influito sulla mia autostima.
Ma tutto sommato mi è andata bene così: pensate che mia sorella si chiama Hydrangea, una piccola Ortensia bella quanto letale.

E comunque Maeve?
Ma dai.

Eppure, a conti fatti, la normalità non mi ha mai attirato più di tanto, ma non diamo giudizi affrettati.
In un libro una volta ho letto che se una persona cambia è per due ragioni: o perché ha aperto gli occhi o perché gli si è chiuso il cuore.

Riflettendoci bene devo essere un'eccezione anche in questo caso.
Ho gli occhi più che spalancati e la porta del mio cuore non del tutto sigillata, direi più socchiusa.
Prendetemi per pazza, ma quello che cerco assomiglia più ad un tipo che mi prendi per la vita, inteso per girovita, e mi porti fra le stelle e nel mentre mi guardi come l'ultima meraviglia del mondo.
Che sia forte da poter sollevare il mondo con un dito e nonostante ciò abbia la delicatezza di una piuma.

Dove lo trovo?
Nei fumetti, ovvio.


Non giudicatemi, non sono solo una nerd senza speranza.
Però quando la vita non ti dà niente, bisogna accontentarsi della fantasia.
Quel po' di sentimento che ho ereditato lo devo certamente alle serie tv e ai sonetti di Shakespeare.
Quindi in definitiva quello che ho sempre cercato è un eroe che mi porti via dal male e mi dia la possibilità di ricominciare da capo.
Magari lontano da questa città.

E ritornano al mio prestito devo solo resistere per cinque anni.
Ho fatto un calcolo rapido e per fortuna che sono brava con i numeri.
Se tutto fosse andato secondo i piani, avrei estinto il debito nel giro di qualche anno mettendo da parte pure un gruzzoletto per riiniziare da capo.

Riguardo l'amore...
Beh, per ora ho Lance.
Non mi prendo in giro.
Il fatto è che forse, quell'eroe esiste solo nella mia mente e per il momento non c'è nessuno disposto a salvarmi.

Nuova storia, nuovi personaggi e nuova protagonista😌

🌟Che ve ne pare?

Presto posterò anche il primo capitolo😜
Ah, vi avviso: anche qui ci saranno delle belle😂

🐮🐮🐮

Lo Strano Québec.Where stories live. Discover now