1.Ab origine.

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Mi è successo due volte di avere un colpo di fulmine.
La prima volta quando ho saputo che ci sarebbe stata la svendita al grande magazzino ed ero riuscita a comprarmi le mie amate louboutin.
La seconda quando ho preso Flash,
il mio basset hound di un anno.
Ma a parte queste due occasioni la mia vita è un susseguirsi di disgrazie.

Non ce la posso fare.
Non ce la posso fare.
Non ce la posso fare mi ripeto mentalmente.

Sono autolesionista.
Mi sto autoconvincendo di qualcosa di positivo quando è chiaro che non ci possa essere.
Se avessi dei genitori validi, mio padre mi darebbe un scappellotto.
Mia madre mi direbbe che non è così che si comporta una donna con le palle.
Beh...
Loro non sono così.
E poi una donna per definizione non ha le palle, quindi perché dovrei averle?

«È lei Maeve Gaüthier?» mi chiede il postino senza neanche guardarmi negli occhi troppo indaffarato nel suo compito.

«Così pare» sibilo afferrando quasi timorosa per poi rientrare in casa.

Oggi è giorno di posta e ciò significa solo una cosa: sono nei guai.

Spesso capita che il postino non mi trovi al primo colpo... e proprio stavolta doveva trovarmi?

Intendiamoci bene, non lo biasimo visto il buco in cui mi trovo: un angusto caravan in mezzo al nulla privo di qualsiasi forma di confort, ma che all'apparenza assomiglia a quello che si può avvicinare ad una casa.

Andiamo...
Non è poi così male.
Tutto sta, a farci l'abitudine.
O almeno è quello che mi ripeto.

Mi rigiro la busta osservando le dita tremare.

Su, su via...

Perché una donna si deve sempre dimostrare forte e capace?
È normale avere qualche cedimento e ora sento proprio che potrei crollare se non fosse che non è proprio il caso di piangersi addosso.

Mammamia...
Mi sembra di sentire mia sorella e le sue teorie sul potere maschile.
In confronto le mie certezze si sgretolerebbero in polistirolo.

Mi siedo sul divano con un tonfo e i miei occhi passano rapidi su quel grazioso musetto che mi fissa in apprensione.
Non è il massimo per Flash vivere in un discreto monolocale, ma per il nostro amore reciproco lui si accontenta.
Anche se non mi può rispondere gli dico sempre che prima o poi ce ne saremmo andati.
Non so dove.
Quando.
E tanto meno come, ma Flash in tutta risposta mi abbaia scodinzolando come se gli avessi appena sventolato una coscia di pollo presa da chicken Hut.
Cosa alquanto rara visto le mie finanze.

Tornando a noi, in parte ha ragione Lance quando dice che sto diventando un'asociale chiusa in me stessa.
Sono bella, non di certo come una top model, ma ho un certo fascino. Ovviamente quel certo fascino è ben diverso dalle Barbie bionde che albergano da queste parti.

Non c'è paragone: sono alta nella norma, una bella terza piena di seno, occhi cerulei e senza dubbio priva di capelli color paglia.
I miei sono scuri, di un colore indefinito che varia a seconda della tonalità della tinta per capelli comprate al supermarket.

Aimè...
Ab origine avrei potuto far parte della mandria, ma non è questo il caso.
È come se venissi da un mondo diverso, non sembriamo neanche la stessa specie.

Quindi ritornando a quando Lance mi dice che sto diventando un'asociale, in effetti non posso contraddirlo.
Rifiuto di vedere anche i suoi amici, se posso.

Guardo l'ora dal telefono e mi accorgo che sono le sette di sera.
Tra pochi minuti attacco con il mio turno.
Flash, da gran dormiglione qual è, già sonnecchia.
Drizza le orecchia lunghe ma non si sposta dalla sua copertina imbottita preferita a scacchi, che ho sistemato proprio sotto la grande finestra che si affaccia sul viale principale.
Con un passo ciondolante e svogliato raggiungo la porta dopo aver preso la borsa ed infilato il cappotto.

Lo Strano Québec.Where stories live. Discover now