21.Comportarsi male.

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Douglas Pov's

È da qualche ora che sono tornato a casa.
Maeve non è con me.
Si è fatta lasciare al negozio con la scusa che voleva respirare aria fresca prima di chiudersi a lavoro.
Quel pomeriggio ho ricevuto la chiamata di Sebatién che mi ricordava che Gerard, l'informatico della squadra, tra due settimane si sposa e alcuni dei colleghi vogliono portarlo al FireFly, il night club della città, per festeggiare.
Gli ho detto che sarei rimasto a casa perché almeno uno di noi, l'indomani, si sarebbe presentato in centrale senza i postumi della sbornia.

Non so per quale ragione, ma ho raccontato di quel dettaglio anche a Maeve quando mi ha chiesto, forse con troppa insistenza, i miei impegni serali.
Me ne sarei rimasto a casa.
Perciò sono tornato e più tardi, quella sera, dopo aver sistemato qualche scartoffia, rassettato quel po' che c'era da sbrigare in giro per casa, ho cenato e dopodiché mi sono sdraio sul divano con il braccio dietro la testa e una birra in mano.
Il cane di Maeve, Flash, mi tiene sottocontrollo con un occhio leggermente chiuso mentre sonnecchia ai miei piedi.
Fuori è notte fonda.
E la casa è estremamente silenziosa.
Guardando la televisione mi lascio precipitare in uno stato di lucido stordimento mentre il tempo passa e i programmi pure.
Nel mio stato comatoso, non riesco a frenare i miei pensieri senza incappare sul perché Maeve mi ha chiamato per una stupidaggine simile.
Ho lasciato il mio lavoro per correre da lei.
Un tempo non avrei mai concesso a nessuno di distogliere la mia attenzione da ciò che stavo facendo.
Lei però c'è riuscita dal principio.
E non mi capacito...
Avrebbe dovuto più che altro pensare ad una carriera da avvocato invece di sprecare il suo tempo al The Duck.
Mi chiedo perché Lance non gli abbia fatto cambiare idea.
E a proposito di mio figlio sto ancora cercando un modo per oltrepassare il suo persistente malumore e le sue occhiatacce nei miei confronti.
Non risponde alle mie chiamate.
Ho persino parlato con sua madre per sapere come stesse.
Giorni fa mi sono presentato dal suo amico, Sam.
Ma Lance mi ha liquidato con un "devo andare a lavoro" sbattendomi la porta in faccia.

A pensare che quando era piccolo era diverso.
Probabilmente non lo ricorda, ma mi piaceva parlargli, ma ora...
Lei me l'ha portato via.
E io non ho lottato abbastanza per lui e ora sto pagando i miei errori.
Ma sua madre lo ha manovrato come una pedina degli scacchi.
Lei era sempre la vittima e io il carnefice.
Lei non sbagliava mai e io non ne azzeccavo una.
Ero solo giovane, con priorità diverse e ho mollato appena le cose si sono fatte troppo grandi per me.
Davanti a quella porta però ho deciso che quando Lance avrebbe voluto sarebbe stato lui a cercarmi.
Ognuno ha i suoi tempi.
Prima o poi aprirà gli occhi, supereremo questa fase e non si farà più ingannare dalle bugie di sua madre. Devo solo resistere.
Non importa quanta pazienza ci vorrà, o quanto saranno terribili i litigi, anche se fa male soprattutto quando vedo gli errori che sta commettendo.

Aveva Maeve.
Non so in che condizioni sono rimasti ma lei sì che è una ragazza in gamba.
Disordinata, ma in gamba.
Vivendo insieme ho scoperto quanto sia divertente.
In un modo così strano, ma quando sono con lei mi sembra di ritornare adolescente.
Le sue risposte taglienti, la sua strana visione delle cose.
È così piacevole parlarci.
Il modo in cui si abbandona a me.
Tutto è così incredibilmente bello e naturale.
L'effetto che mi fa il suo sorriso quando mangia quei cibi ipercalorici.
La sua faccia buffa quando ride.

È troppo giovane però.
E poi c'è Lance.
Prima lui.

A me non posso negarlo: mi è piaciuta da subito.
Avrei preferito troncare immediatamente gli impulsi.
Ma è impossibile.
È come se mi soggiogasse con quegli occhioni azzurri, mi rende partecipe di un gioco pericoloso.
E mentirei se non dicessi, che il rischio non mi attragga.
Basta pensare al lavoro che svolgo.
Ogni giorno rischio la mia vita, poi quando torno a casa la soddisfazione è più gratificante.

Lo Strano Québec.Where stories live. Discover now