23.Va tutto storto.

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Non per dire, ma la situazione non sta per nulla migliorando.
Il proprietario del caravan vuole gli arretrati e Lance non contribuirà neanche con un centesimo, pure stavolta.

Stringo le dita della mano formando un pugno borbottando tra me e me dove avrei voluto che se ne andasse la mia pazienza.
È presto, il cielo è ancora di un grigio spento e nemmeno gli uccelli sembrano voler avventurarsi in quel freddo.
La parola magica di oggi è possibilità.

Quanta possibilità ho che abbia successo?

Il successo è una formula strategica unica e originale, durevole e non effimera, poggia necessariamente sul susseguirsi nel tempo di strategie vincenti.

E vien da sé: qual è la strategia migliore?
Combatti e attacca, direbbe qualcuno.

E una cosa ho e nessuno può cambiare: sono testarda, fino a quando non ci sbatto la testa niente e nessuno mi fermerà.
Anche se devo ancora trovare la matrice giusta è evidente che scelgo di fare sempre quelle che conosco meglio.
Pensandoci un attimo: preferisco quelle che mi espone a minor rischi.
Forse dovrei iniziare a rischiare, a giocarmi tutto per tutto.
Voglio dire... non intendo scalare le montagne, fare il giro del mondo in ottanta giorni come descrive Jules Verne però, ho voglia di mescolare un po' le carte in tavola.
Di iniziare qualcosa di nuovo.
Ecco.

Forse la fortuna mi sta cercando come io cerco lei da circa un ventennio.
Soltanto che non è come se andassi al supermercato e chiedessi al banco: "Me ne dia due etti".
Oppure sentirsi chiamare al megafono: "la fortuna ti aspetta alla cassa 4!".

No.

Ma prima o poi noi si paleserà, confido in questo.
Mi piace fantasticare, che il nostro sarà una sorta di appuntamento, quello che ti fa palpitare come un malato di cuore.
So a mie spese, quanti problemi ci saranno e quanto la vita sia feroce, ma non mi perdo d'animo.
Può anche essere ferocemente magnifica o ferocemente meravigliosa.

Sbaglio, riprovo.
Sbaglio, riprovo.
Mi rilasso.
Respiro.

Mi ci vuole qualche secondo per ricordarmi dive sono quando la zampa di Flash che si muove sulla mia mano, mi fa ritornare con i piedi a terra.
O meglio seduta sulla panchina di Parc Notre-Dame-de-Foy.

Accarezzo il muso con un dito del mio cagnolino e lui come un terremoto si rimette su quattro zampe e inizia a correre come un esibizionista davanti a me.
Lo guardo da lontano, mentre scorrazza beato sull'erba.
Alle otto del mattino c'è soltanto i patiti dello jogging e chi, come me, fa una passeggiata insieme al proprio amico a quattro zampe.
Si prospetta una giornata di nuvole.
O almeno è quello che sembra.
Non appena vedo correre Flash verso di me, zampettando con le orecchie che si libravo nell'aria, mi accovaccio ai miei piedi per prestargli un po' di attenzione con qualche coccola.

«La tua cara Maeve è un grande casino, sai?», sbuffo, mentre aggancio il moschettone del guinzaglio al collare verde con la medaglietta personalizzata con il suo nome.

Dopodiché prendo la borsa e mi incammino a passo lento insieme a Flash, diretta verso casa, a meno di dieci minuti di cammino dal parco.
Durante il percorso di ritorno, non lontano dalle palazzine a schiera in stile vittoriano mi imbatto in una serie di negozietti, molti di questi sono ancora chiusi al pubblico, quando....

BAAAM!
Colpo di scena.

Immagino che servano proprio a mantenere le cose interessanti.
Paralizzata sbatto le palpebre più volte sentendo il cuore pompare a mille.

Cosa diamine è stato?
Sto per morire?

Flash si è nascosto dietro di me con la coda tra le gambe.

Lo Strano Québec.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora