✓ Seoul, Why Do You Sound Lik...

By amemipiaceilcocco

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{COMPLETA} «Pensaci, saremmo proprio una bella coppia. Tu la brava ragazza della porta accanto e io il bastar... More

intro
prologo
uno
due
tre
quattro
cinque
sei
sette
otto
nove
dieci
undici
dodici
tredici
quattordici
quindici
sedici
diciassette
diciotto
diciannove
venti
ventuno
ventidue
ventitré
ventiquattro
venticinque
ventisei
ventisette
ventotto
ventinove
trenta
trentuno
trentadue
trentatré
trentaquattro
trentacinque
trentasei
trentasette
trentotto
trentanove
quaranta
quarantuno
quarantadue
quarantatré
quarantaquattro
quarantacinque
quarantasei
quarantasette
quarantotto
quarantanove
cinquanta
cinquantuno
cinquantadue
cinquantatré
cinquantaquattro
cinquantacinque
cinquantasette
cinquantotto
cinquantanove
epilogo
the end

cinquantasei

606 23 73
By amemipiaceilcocco

*spero non ci siano errori, non l'ho controllato!*

Corsi fuori dalla stanza col cuore in gola e il cellulare schiacciato contro l'orecchio destro.

«Ti prego, rispondi! Per favore!» mormorai, correndo per i corridoi della Cube Entertainment. Attraverso il microfono, sentii dei movimenti dall'altra parte del telefono, ma non gli diedi nemmeno il tempo di rispondere. «Jungkook!»

«Ehi, Chaeng! Che succede?» domandò con una lieve nota di preoccupazione nella voce. «Hai parlato con il signor Hong?»

«La pubblicherà!» esclamai, rinchiudendomi nella sala prove in cui avevo lasciato le mie cose. «Ha intenzione di pubblicare la foto! Ho provato a parlargli, ho cercato di fargli capire che non era giusto nei tuoi confronti, ma lui ha...»

«Ehi, ehi!» sussurrò lui, zittendomi all'stante. «Innanzitutto, prendi una bella boccata d'aria. Non ti fa bene stressarti in questo modo.»

«Ma lui...»

Ancora una volta, non mi permise di finire la frase.

«Non importa, Chaeng.» mormorò, rilasciando una piccola risata che mi lasciò attonita. Come poteva ridere ora che sapeva che la sua carriera avrebbe assunto una bruttissima piega da un momento all'altro?

«Ma la foto...» dissi confusa.

«Chaeng, Chaeng! Quante altre volte dovrò dirtelo?» lo sentii sbuffare divertito. «Non mi interessa assolutamente nulla di cosa succederà alla mia carriera! Che pubblichi pure quella foto! Non mi importa. L'unica cosa che desidero è averti al mio fianco. Non chiedo altro, solo te.»

Il mio cuore tremò nel petto e il mio stomaco fu investito da una marea di farfalle svolazzanti. Ancora una volta, Jungkook mi stava dimostrando quanto ci tenesse a me. Era disposto a rinunciare a tutto ciò per cui aveva lavorato così duramente, pur di poter stare con me.

Io cosa avevo fatto in cambio? Cosa avevo fatto per meritarmi tutto quell'affetto? Assolutamente nulla. Anzi! lo avevo abbandonato, senza dargli alcuna spiegazione. Lo avevo fatto soffrire, più di quanto avrei mai potuto immaginare.

Eppure, lui era ancora lì, a confortarmi, nonostante quello a cui stava per crollare il mondo addosso fosse lui.

«Sei così buono, Jungkook.» sussurrai con voce tremante, non sicura che fosse riuscito ad udirmi attraverso il telefono. «Non mi merito niente di tutto quello che stai facendo per me.»

Lo sentii ridere sommessamente e me lo immaginai mentre scuoteva la testa contrariato.

«Chaeng, non è vero che-»

Questa volta fui io ad interromperlo.

«Non dirlo.» mormorai, mordendomi un labbro. «Non dire che non è vero, perché sappiamo entrambi che è proprio così. Ti ho fatto molto male e non hai idea di quanto mi devasti il solo pensiero che tu abbia sofferto a causa mia. Ma, lasciami dire una cosa.» sospirai e chiusi gli occhi, sorridendo impercettibilmente. «Se c'è una cosa che ho imparato, passando del tempo alla Cube Entertainmente è che a volte, nella vita, bisogna essere egoisti. Bisogna prendere ciò che la vita ha da darci, nonostante non sempre ce lo meritiamo. E, fidati di me, se ti dico che questa volta, non ho intenzione di lasciarti andare, non ora che so che vuoi restare. Ho intenzione di passare il resto della mia vita a ripagarti per tutto ciò che hai fatto per me, per tutto il bene e l'amore che mi hai dimostrato, anche quanto avresti dovuto semplicemente voltarmi le spalle. Non so cosa succederà in futuro, ma so che tutto il dolore che ti ho fatto provare, non è stato invano. Ti dimostrerò che n'è valso la pena. Per qualunque cosa ci sia tra noi, vale la pena di rischiare. Tu vali la pena di rischiare.»

**

Una volta tornata al dormitorio, mi fiondai in camera e, aperta una valigia, cominciai a buttarvi dentro tutto ciò che ritenevo fosse necessario prendere con me. Un po' di vestiti, i miei quaderni da disegno, qualche foto insieme alle ragazze e la sciarpa arancione che Jungkook anni prima mi aveva prestato per nascondermi dai paparazzi. L'avevo conservata con cura per tutto quel tempo, ben ripiegata sul lato della scrivania presente in camera mia. Ogni volta in cui mi ero seduta lì, per scrivere qualche pezzo che, sfortunatamente, non aveva mai avuto la possibilità di vedere la luce, mi era bastato osservare quel soffice pezzo di lana arancione per trovare la mia ispirazione. Le parole che avevo scritto pensando a Jungkook erano infinite e un giorno, speravo di avere la possibilità di fargliele sentire. Meritava di sapere ciò che era ai miei occhi.

«Sei pronta?» chiese Seoyon, entrando in camera mia seguita dalle altre.

Mi guardai intorno, per accertarmi di non star dimenticando nulla di importante, e sospirai, sedendomi sul letto.

«Si.» ammisi, abbandonandomi ad un sorriso. «Voi? Cos'avete intenzione di fare?»

«Io andrò a stare a casa di mia sorella.» disse Nari, venendosi a sedere accanto a me.

«Io, Yunji e Eunbi torneremo dai nostri genitori. Sono sicura che saranno felici di rivederci, dopo così tanto tempo.» spiegò Seoyun, stringendo a sé Eunbi.

«Tra quanto arriveranno?» domandò Yunji, dando un'occhiata alla sveglia sul al mio comodino.

«Da un momento all'altro.» risposi in un sussurro, reprimendo a stento un sorriso.

Ero felice perché, nonostante tutto, le cose stavano tornando alla normalità. C'era solo una cosa che dovevo fare prima di potermi sentire completa. E, per quello, avevo bisogno di Jungkook.

Pochi minuti più tardi, il mio telefono squillò e, senza controllare chi fosse il mittente, risposi.

«Un momento e scendo!» esclamai, mettendo immediatamente giù e infilando in tasca il cellulare.

Con un sospiro, alzai il viso per guardare una per una le quattro ragazze che mi avevano sostenuta negli ultimi due anni della mia vita. Le mie nuove sorelle.

«Ci vediamo, Chae.» disse Yunji, avvicinandosi a me. Con delicatezza, afferrò le mie mani e mi fece alzare. Senza alcun preavviso, allacciò le sue braccia intorno alla mia vita e mi strinse a sé.

«Spero presto.» sussurrai nel suo orecchio, cingendola a mia volta.

Una ad una, salutai tutte le ragazze, scambiandoci reciprocamente i migliori auguri per il futuro, promettendoci di mantenerci in contatto il più possibile. Silenziosamente, mi accompagnarono fino all'ingresso.

Prima di uscire, mi voltai un'ultima volta e le guardai.

«Grazie di tutto, ragazze.» sussurrai, trattenendo a stento le lacrime. «Mi mancherete.»

Non feci nemmeno in tempo a finire di parlare, che Nari mi buttò le braccia intorno al collo.

«Anche tu, Chaeee!» piagnucolò, saltellando come una bambina. Anagraficamente, ero la più piccola del gruppo, ma sapevamo tutte che la vera maknae era sempre stata Nari.

«Su, su!» disse ridacchiando Seoyun. «Lasciala andare. La stanno aspettando.»

Con riluttanza, Nari si allontanò da me e, dopo l'ennesimo giro di abbracci, lasciai l'appartamento. Sapere che me ne stavo andando definitivamente, provocò in me un magnifico senso di libertà che mi rese impossibile non sorridere raggiante, continuando ad avanzare sul vialetto. Finalmente, ero libera.

Ero libera di essere me stessa.

In lontananza, intravidi un veicolo scuro con i vetri annerati e, un po' titubante, mi incamminai in quella direzione. Ben presto, la portiera dei sedili posteriori si spalancò e il mio cuore ebbe un tuffo.

Trepidante, aumentai il passo e in men che non si dica mi ritrovai davanti un dolce sorriso, coperto dalla mascherina scura che lasciava vedere solo gli occhi emozionati.

«È bello rivederti, Chae.» disse con voce più bassa del solito, appena prima di gettarmi le braccia intorno al collo, abbracciandomi di slancio.

«Jimin.» sussurrai stringendolo a mia volta. «Mi sei mancato terribilmente!»

«Anche tu, Chae.» si allontanò di poco, giusto per guardarmi in faccia e poggiarmi una mano sulla testa per arruffarmi i capelli.

«Gli altri?» domandai, senza sapere esattamente che informazione stessi cercando.

«Ci stanno aspettando!» Jimin prese la mia valigia e la trascinò verso il bagagliaio dell'auto. «Forza, Chae. Andiamo a casa.»

**

Sorrisi ampliamente, lasciandomi cadere sul divano. Non erano cambiati nemmeno di una virgola. Jin era ancora l'addetto ai fornelli con il saltuario aiuto da parte di Yoongi che, altrimenti, rimaneva chiuso nel suo studio fino all'ora di cena. Namjoon, da vero leader, continuava a distruggere tutto ciò che toccava. Hoseok era sempre il solito raggio di sole che non smetteva mai di gridare, nemmeno per un secondo. Taehyung era ancora lo strambo del gruppo: non perdeva occasioni per fare domande improbabili o dire cose senza senso. Jimin era ancora più dolce di quanto mi ricordassi, si mostrava sempre interessato e disponibile nei confronti dei suoi amici: se non altro, era l'unico a rispondere alle domande di Taehyung o a ridere alle battute di Jin. Anche Jungkook era il solito Jungkook: sempre pronto a sfidare un qualche hyung per dimostrare il suo dominio nella casa in qualsiasi tipologia di competizione.

A parte la casa nuova – ed infinitamente enorme – tutto era esattamente come quando me n'ero andata. L'unica differenza era che adesso, Jungkook, invece che evitarmi categoricamente, cercava spesso il mio sguardo, rivolgendomi di tanto in tanto qualche tenero sorriso al quale io rispondevo sempre con una linguaccia. Era troppo bello osservarlo mentre si imbronciava.

Dopo cena, passammo la serata tutti insieme seduti in salotto, chi per terra, chi sui divani, a raccontarci tutto ciò che ci eravamo persi. Fidatemi, le cose da dirsi erano davvero tante: in due anni e mezzo ne erano successe di cose, tant'è che restammo svegli fino alle cinque del mattino.

Namjoon, ad esempio, aveva avuto una ragazza. Non erano durati molto a lungo, era stata una storia di un paio di mesi che, però, a sua detta gli aveva fatto capire di non avere assolutamente tempo per le relazioni. Voleva concentrarsi sulla musica e nient'altro.

Jin aveva imparato a suonare la chitarra e, per dimostrarlo, mi fece una bella serenata, corredata da un incredibile beat box da parte di Hoseok per rendere il tutto più interessante.

Taehyung, invece, aveva comprato un cagnolino simpaticissimo che scodinzolava felice tra i corridoi del nuovo dormitorio.

Anche Jimin, come Namjoon, aveva avuto una storia con una ragazza, un'altra idol. Non mi volle raccontare troppo, visto che apparentemente non si era conclusa bene. Nonostante fosse durata poco più di sei mesi, i sue avevano passato la maggior parte del tempo a litigare focosamente, fino ad arrivare alla loro inevitabile rottura. A parte ciò, stava bene. Non aveva più problemi col cibo, infatti fui super felice di vederlo mangiare con appetito a cena.

Hoseok aveva lavorato duramente sul suo mixtape che aveva pubblicato pochi mesi prima dell'uscita dell'ultimo album dei BTS.

Yoongi, come Hoseok, si era concentrato soprattutto sulla musica, sfornando collaborazioni a destra e manca, concedendosi solo ad artiste femminili. Infatti, dopo aver collaborato con Suran per il suo mixtape, l'anno dopo pubblicarono insieme un secondo pezzo. Inoltre, mi confessò di avere altre due collaborazioni molto importanti in programma.

Jungkook non parlò molto per tutta la sera, attendendo che tutti fossero andati a letto per rivolgermi la parola.

«È strano.» mormorò a bassa voce, dopo che anche Hobi aveva lasciato il salotto, spegnendo la luce e lasciandoci al buio.

Ero seduta per terra, con la testa poggiata al divano su cui Jungkook era seduto a gambe incrociate, poco distante da me.

«Cosa?» sussurrai, voltandomi per incontrare il suo viso nella penombra.

«Questo.» disse, indicandomi con un cenno del mento. «Mi sembra surreale che tu sia davvero qui.»

«Fidati, lo è anche per me.» annuii in assenso, tamburellando distrattamente le dita sul divano.

«È bello, però.» continuò Jungkook, facendo scivolare una mano sul divano fino a far intrecciare le nostre dita. «È veramente bello averti qui, con noi.»

«Lo è anche per me. Mi sembra di essere a casa.» ammisi, stringendo leggermente la sua mano, per fargli capire che pensavo davvero ciò che stavo dicendo.

«Lo sei, Chaeng.» Jungkook fece scivolare il proprio corpo più vicino a me, scendendo dal divano per sedersi al mio fianco. «Sei davvero a casa. Non pensare per nessun motivo al mondo che non sia così! Noi siamo la tua famiglia. Lo eravamo allora, quando eri una dipendente della Big Hit, e lo sei anche adesso. Solo perché non lavori più per noi non significa che tu non faccia più parte della nostra famiglia.»

Sospirai, adagiando la mia testa sulla sua spalla.

«La nostra potrà essere una famiglia un po' bizzarra, ma anche in quelle normali capita che qualche componente decida di allontanarsi per scoprire se stesso. Eppure, spesso, una volta trovate le risposte che stavano cercando, si torna sempre indietro. Al cuore non si può comandare, è lui a prendere le decisioni più importanti della nostra vita.» con una mano, lo sentii accarezzarmi i capelli, prima di giocherellare con una ciocca blu. «E il tuo cuore, invece, cosa dice?»

Gli sorrisi leggermente prima di inclinarmi verso di lui per posare le mie labbra sulle sue. Poco dopo, mi allontanai e lo guardai dritto negli occhi.

«Dice che voglio stare con te.»

Poggiando con delicatezza una mano sulla mia nuca, Jungkook mi spinse verso di sé, facendo scontrare nuovamente le nostre labbra, dando vita ad un bacio nostalgico e pieno d'amore.


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