✓ Seoul, Why Do You Sound Lik...

By amemipiaceilcocco

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{COMPLETA} «Pensaci, saremmo proprio una bella coppia. Tu la brava ragazza della porta accanto e io il bastar... More

intro
prologo
uno
due
tre
quattro
cinque
sei
sette
otto
nove
dieci
undici
dodici
tredici
quattordici
quindici
sedici
diciassette
diciotto
diciannove
venti
ventuno
ventidue
ventitré
ventiquattro
venticinque
ventisei
ventisette
ventotto
ventinove
trenta
trentuno
trentadue
trentatré
trentaquattro
trentacinque
trentasei
trentasette
trentotto
trentanove
quaranta
quarantuno
quarantadue
quarantatré
quarantaquattro
quarantacinque
quarantasei
quarantasette
quarantotto
quarantanove
cinquanta
cinquantadue
cinquantatré
cinquantaquattro
cinquantacinque
cinquantasei
cinquantasette
cinquantotto
cinquantanove
epilogo
the end

cinquantuno

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By amemipiaceilcocco

doppio aggiornamento! andate a leggere il capitolo prima se non lo avete già fatto!

**

Chaeyoung's pov.

Ancora scossa a causa di quell'incontro improvviso, velocizzai il mio passo verso l'ufficio che stavo cercando. Perché era qui? Era tardi, normalmente finivano di lavorare intorno alle sei di pomeriggio. Ma era quasi l'orario di cena.

Ero sicura che non mi avesse riconosciuta. Bardata com'ero, nemmeno mia sorella Maya sarebbe riuscita a capire che ci fossi io, sotto quegli innumerevoli stradi di tessuto.

Mi era apparso così stanco. Aveva il viso leggermente scavato e gli occhi spenti. Dovevano star provando assiduamente.

Una volta raggiunta la stanza tanto desiderata, mi fermai incerta davanti alla porta chiusa. Presi un bel respiro. Dovevo farlo. Per me, ma anche per lui. Per noi.

Bussai, trattenendo il fiato che rilasciai solo quando udii quella voce – in passato tanto familiare -bofonchiare un semplice "avanti".

Strinsi i pugni lungo i fianchi e dopo l'ennesimo momento di indecisione, mi convinsi ad aprire la porta.

In un primo momento, Bang Sihyuk rimase con lo sguardo rivolto verso il computer. Solo qualche attimo più tardi decise di degnarmi della sua attenzione, corrugando immediatamente le sopracciglia.

«Lei chi è?» domandò un po' preoccupato. «Chi l'ha fatta entrare?»

Ricordandomi che il mio viso fosse completamente coperto e, per questo, irriconoscibile, sospirai. Avvicinai una mano al viso e mi liberai della sciarpa intorno al collo. In seguito, tolsi gli occhiali scuri, rivelando i miei occhi a mandorla. Poi, togliendo il laccio che legava la mascherina dietro le orecchie, mi levai anche quel sottile strado di stoffa. Infine, abbassai il cappuccio della felpa e solo allora alzai nuovamente lo sguardo su Bang Sihyuk che aveva, nel mentre, spalancato gli occhi e socchiuso le labbra. Un flebile sorriso apparve sulle mie labbra, quando capii che mi avesse riconosciuta.

«Chaeyoung-ssi?» domandò in un sussurro incredulo. Quando annuii lentamente, l'uomo si lasciò sprofondare contro lo schienale della sua poltrona e tolse gli occhiali tondi dal viso.

Nel giro di pochi secondi, il suo viso assunse un'espressione confusa e, al tempo stesso, preoccupata.

«Cosa ci fai, qui?»

Sapeva benissimo quali erano stati gli accordi col signor Hong, quando avevo firmato il suo contratto. Lui era presente.

Mi era vietato anche solo avvicinarmi a quell'edificio, figuriamoci entrare al suo interno.

«Ci sono cose di cui volevo parlare con lei.» spiegai a bassa voce, mordicchiandomi nervosamente un labbro.

In un primo momento, esitò. Fece vagare lo sguardo per tutta la stanza, combattuto. Sapeva che non potevo stare lì, se il signor Hong lo avesse scoperto l'avrebbe fatta pagare prima di tutto a me e, successivamente, Jungkook. Di conseguenza, anche gli altri membri avrebbero subito la sua furia. E Bang Pd era particolarmente affezionato ai suoi ragazzi. Non avrebbe mai fatto nulla che potesse nuocer loro.

«Di cosa esattamente vorresti discutere?» indagò, rialzando finalmente lo sguardo su di me.

Quando i suoi occhi incontrarono i miei, rossi e inondati di lacrime, la sua espressione si addolcì drasticamente. Si morse l'interno del labbro e anche le sue pupille cominciarono a tremare. Aveva capito per quale motivo mi trovavo lì.

«Perché non ti accomodi?» domandò, deglutendo con un po' di fatica. «Abbiamo molto di cui parlare.»

**

«Ammetto che quando ho letto gli articoli su te e quel ragazzino, ho avuto un brutto presentimento.» mormorò Bang Sihyuk, dopo che ebbi finito di raccontare tutto ciò che era accaduto. «Ho sempre saputo che Hong fosse un uomo molto attaccato ai suoi affari, ma mai avrei pensato di spingesse a tanto.»

«Lui come l'ha presa?» domandai con voce così bassa che a malapena io stessa mi udii.

L'uomo, però, comprese benissimo il mio stato d'animo e sospirò, interrompendo il nostro contatto visivo.

«È...» tentennò, alla ricerca della parola giusta. «Se la caverà.»

Chiusi gli occhi, mordendomi con forza il labbro inferiore.

«Non voglio che se la cavi.» sussurrai, mandando giù l'enorme groppo in gola che andava formandosi man mano che discorrevamo. «Voglio che sappia la verità.»

«Chaeyoung-ssi...» scossi la testa vigorosamente, fermandolo prima ancora che potesse convincermi del contrario.

«Sono stanca di tenere la verità solo per me stessa.» ammisi, con voce tremante. «Per anni gli abbiamo fatto credere che me ne fossi andata a causa sua. Lo sa quanto ci è stato male?»

«Te l'ha detto lui?» chiese l'uomo e io sorrisi sprezzante.

«Gliel'ho letto in faccia quando ci siamo rivisti per la prima volta. Si incolpa di tutto. È convinto che io abbia lasciato la BigHit perché non volevo averlo tra i piedi! Pensa che sia stato a causa del suo comportamento nei miei confronti. E ora pensa che io abbia intrapreso una romanticissima e pubblica relazione con un ragazzo più piccolo che a malapena conosco! Si merita di sapere la verità!» mi passai una mano sul viso, cercando di moderare il tono di voce che era andato man mano ad aumentare. «Se dopo vorrà ancora odiarmi, potrà farlo. Ma almeno voglio che lo faccia conoscendo la verità!»

Bang Sihyuk socchiuse le labbra, probabilmente per dirmi qualcosa, ma in quell'esatto momento la porta si spalancò e qualcuno entrò nell'ufficio. Feci per voltarmi per incontrare il viso di chiunque avesse deciso di disturbare il nostro intimo colloquio, ma una voce calda e profonda parlò prima che ne potessi avere la possibilità.

«E qual è la verità, Chaeyoung?»

Bang Sihyuk sospirò sommessamente.

**

Jungkook's pov.

Continuai ad osservare la schiena di quella ragazzina e sussultai nel constatare una certa familiarità con le sue movenze. Feci un passo nella sua direzione.

Poi, la figura svoltò l'angolo e io rimasi immobile nel punto in cui ero, col cuore che palpitava a mille.

«Chaeng?» sussurrai a fior di labbra, con un misto di speranza e confusione a decorare la mia voce.

Era davvero lei?

Rimasi incantato per diversi minuti ad osservare quel corridoio vuoto, sentendo il mio stesso cuore martellare con prepotenza contro il petto. Quante erano le possibilità che fosse davvero lei? E, se così fosse, cosa ci faceva nella nostra agenzia?

Per molto tempo, contemplai l'idea di lasciar perdere. Non avevo bisogno di altre distrazioni. Poteva essere una persona qualsiasi!

I miei piedi, però, si mossero in autonomia, tracciando lo stesso percorso che deducevo avesse fatto quella figura fino a giungere davanti alla porta dell'ufficio di Bang Pd. Osservai il legno bianco, chiedendomi cosa stessi facendo. Gli altri erano in sala prove, probabilmente ad aspettarmi per continuare. Non dovevo perdermi in cose superflue.

Feci un passo indietro, pronto a ritornare sui miei passi, quando una voce raggiunse le mie orecchie, attraverso lo strado sottile di legno. La sua voce.

«Sono stanca di tenere la verità solo per me stessa.» udii in un mormorio flebile. La voce sembrava starle tremando. Stava piangendo?

Riprese a parlare.

«Per anni gli abbiamo fatto credere che me ne fossi andata a causa sua. Lo sa quanto ci è stato male?»

Corrugai la fronte, perplesso. Di chi stavano parlando? A chi avevano fatto credere che se ne fosse andata?

«Te l'ha detto lui?» riconobbi la voce rauca e inconfondibile di Bang Pd.

«Gliel'ho letto in faccia quando ci siamo rivisti per la prima volta. Si incolpa di tutto. È convinto che io abbia lasciato la BigHit perché non volevo averlo tra i piedi! Pensa che sia stato a causa del suo comportamento nei miei confronti. E ora pensa che io abbia intrapreso una romanticissima e pubblica relazione con un ragazzo più piccolo che a malapena conosco! Si merita di sapere la verità!»

Spalancai gli occhi, rendendomi conto che fosse di me che stavano parlando. Il mio cuore perse un battito. Non capivo il significato delle sue parole. Che verità mi avevano tenuta nascosta?

Non era davvero andata via a causa mia? Forse tutte quelle accuse che le avevo fatto, in momenti di rabbia erano veri. Forse, se n'era andata proprio perché ciò che aveva non le bastava e voleva diventare come noi. Un idol.

Qual era la verità?

«Se dopo vorrà ancora odiarmi, potrà farlo. Ma almeno voglio che lo faccia conoscendo la verità!»

A quel punto, il mio corpo si mosse ancora una volta senza che io lo comandassi. La mia mano raggiunse la maniglia e, senza un briciolo di esitazione, l'abbassai, troncando sul nascere le parole che stavano per uscire dalla bocca di Bang Pd.

La vidi, di schiena. Il cappuccio della felpa scura era abbassato e i capelli rosa le scendevano lunghi dietro la schiena. il mio cuore ebbe nuovamente un sussulto. Era proprio lei. Anche di spalle potevo riconoscerla.

«E qual è la verità, Chaeyoung?» sussurrai, ancora prima che lei potesse voltarsi.

Capii che mi avesse riconosciuto dalla voce perché le sue spalle, nell'udirmi, si irrigidirono e smise completamente di muoversi. Feci qualche passo incerto dentro la stanza, ma non mi spinsi troppo in là. Avevo paura di avvicinarmi troppo. Temevo che senza un po' di distanza tra noi due mi sarei semplicemente lasciato andare ai miei impulsi. Volevo abbracciarla e stringerla forte tra le braccia. Volevo dirle che non mi interessava se aveva intrapreso davvero una relazione con qualcun altro, io l'avrei aspettata sempre.

Lentamente, roteò il busto e, mordendosi l'interno della guancia, fece scontrare i suoi occhi con i miei provocando un milione di scintille nel mio cuore. Era così bella!

«Jungkook.» il mio nome pronunciato in un sussurrò attraverso le sue labbra ebbe la capacità di mandare il tilt il mio sistema nervoso. Mille scariche elettriche vibrarono nel mio petto e aprii leggermente la bocca, boccheggiando alla ricerca d'aria.

La osserva alzarsi con cautela ma, come me, decise che non fosse il caso di avvicinarsi troppo. Mantenere le distanze ci avrebbe aiutati a ragionare lucidamente.

O, almeno speravo fosse così.

«Che cosa mi hai nascosto?» domandai con tono duro, cercando di mostrarmi il più distaccato possibile. Non volevo che credesse che bastasse la sua presenza per fare crollare quella facciata.

Sospirò, abbassando lo sguardo sul pavimento. Intrecciò le dita delle mani, con cui cominciò a giocare nervosamente.

Non allontanai i miei occhi dalla sua figura nemmeno quando Bang Pd fece strisciare la poltrona sul pavimento per alzarsi.

«Forse è meglio che vi lasci soli.» bofonchiò, dirigendosi con impaccio verso la porta da cui ero appena entrato e che avevo tranquillamente lasciata aperta.

Percepii la tensione che aleggiava nell'aria solo quando Bang Pd se ne andò, chiudendoci all'interno di quell'enorme stanza che, improvvisamente, era diventata minuscola.

Continuando a scrutare il suo viso corrugato, mi resi conto di averla messa in difficoltà. Era nervosa a causa mia. Anche se ero arrabbiato, volevo che non si sentisse così tanto in soggezione in mia presenza.

«Mi dispiace, non volevo essere così brusco.» sussurrai, rilasciando un sospiro grazia al quale anche le mie spalle si rilassarono. I suoi occhi saettarono verso i miei. Solo allora notai che erano gonfi e rossi. «Hai pianto.»

La mia non era una domanda.

Lei sorrise, facendo vagare lo sguardo su qualsiasi cosa che non fossi io. Poi, quel sorriso, si trasformò in una smorfia e per trattenere le imminenti lacrime, si mordicchiò il labbro.

«Chaeng...» feci un passo verso di lei, ma mi impose di fermarmi.

«No!» esclamò con rabbia. «Non ti avvicinare!»

Sbigottito, corrugai la fronte ma mi fermai. Che idiota che ero! Ero riuscita a farla incazzare per l'ennesima volta.

«Io-» mi interruppe di nuovo.

«Non pensare nemmeno di volermi consolare!»

Le sue parole mi lasciarono interdetto.

«Come?»

«Tutto questo,» disse, indicandosi il viso ormai rigato da sottili lacrime, «è esclusivamente colpa mia. Non ti devi sentire in dovere di aiutarmi.»

«Ma...»

«Sono stata io! Ho sbagliato. Tanto.» sussurrò, asciugandosi con disprezzo le guance. Sapevo quanto odiasse mostrarsi così fragile di fronte agli altri. «Ti ho tenuto nascoste molte cose e non te lo meritavi.»

Il mio sguardo si addolcì involontariamente, sentendo i miei stessi occhi cominciare a pizzicare. Odiavo vederla in quello stato, soprattutto se non sapevo come fare per aiutarla.

«Quindi non ti avvicinare.» riprese, imponendosi di calmare il suo respiro accelerato per via del pianto. «Mantieni le distanze, fino a che non conoscerai la verità. Solo dopo potrai decidere cosa fare.»

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