La Principessa Che Non Credev...

By Live_And_Fly_Away

155K 7.2K 1.6K

Abigail ne era convinta. La sua sarebbe stata la storia di una ragazza che realizza il suo sogno. Di una rag... More

1. Benvenuta a Chicago
2. Dov'è finito Lucas O'Connor?
3. Tu non mi piaci
4. Hai già detto abbastanza
6. Mi sta importunando
7. Mio figlio è scomparso
8. Complici
9. Birra e Confessioni
10. Sguardi
11. Inviti o scuse?
12. Scelte sbagliate
13. Problemi
14. Richieste d'aiuto
15. Non andare via...
16. Te l'avevo detto
17. Ho solo avuto paura
18. Amici?
19. L'ho fatto per te
20. Beneficio del dubbio
21. Masochista?
22. È diverso
23. Il Riscatto
24. Pranzo col botto
25. Odi et Amo
26. Il romanticismo non fa per noi
27. I guai non vengono mai da soli
28. Una parola di troppo ed è subito...
29. Quanto è piccolo il mondo
30. Vedere senza mai guardare
31. Stupido ad ammetterlo
32. Non avevo mai creduto alle favole
33. Difficile per lei
34. Non averti mai incontrato
35. Per volere del destino
36. Siamo l'opposto della perfezione
Epilogo

5. Credici rossa

4K 202 29
By Live_And_Fly_Away

ABIGAIL

Penso che in tutta la mia vita non fossi mai stata il tipo di persona che passa la giornata a poltrire a letto. Sin da ragazzina avevo l'abitudine di alzarmi all'alba, siccome in una grande casa come la mia, c'era sempre qualcosa da fare.

Studio con l'istitutrice, lezioni di ballo o - quando mia madre non c'era, perchè altrimenti sarebbe morta d'infarto - scherma e passeggiate a cavallo. Non potevo lamentarmi dal punto di vista delle attività per passare il tempo in Inghilterra. Poi i miei erano vecchio stampo quindi ero stata educata, al dire di mia madre, come una perfetta signorina dell'alta nobiltà - o dell'Ottocento, come preferivo dire io. Per questo avevo levato le tende. Prima che mia madre si presentasse con un abito di fidanzamento alla mia porta. Non avrei potuto sopportarlo.

Mi alzai dal letto ancora mezza rimbambita dalla notte appena passata e, ancora in pigiama e con i capelli spettinati, mi diressi in cucina/soggiorno con un passo lento e decisamente poco femminile. Addio lezioni di postura, benvenute notti brave e dormite senza limiti d'orario.

Certo che, mezza addormentata e in condizioni pessime dal punto di vista del mio aspetto, trovarmi davanti l'esatta copia di un dio greco, a petto nudo e intento a prepararsi la colazione nella mia cucina, non fu per niente d'aiuto ai miei neuroni, che molto presto partirono per una lunga vacanza.

In modo molto rilassato il ragazzo si voltò nella mia direzione e non appena mi vide sul suo viso apparì un sorriso - uno smagliante sorriso - che avrebbe fatto sciogliere chiunque.

<<Buongiorno!>> esclamò senza smettere di sorridermi.

Non dovevo avere un'espressione molto intelligente in quel momento ma, avrei voluto vedere chiunque di fronte a tale visione, Antonio Canova non avrebbe potuto realizzare un Ercole migliore, ne ero certa.

<<Che c'è? Sei rimasta incantata?>> mi fissò senza trattenere una debole risata, <<a titolo informativo, sei la nuova coinquilina o la nuova amichetta di Cole?>> chiese poi tornando a concentrarsi sulla colazione.

<<Spero non tutte e due...>> commentai sedendomi su uno sgabello di fronte a lui, ancora alquanto intimidita dalla sua presenza.

Lui però scoppiò a ridere senza tentare di trattenersi. Anzi, sembrava parecchio divertito da me.

<<Sto scherzando, dolcezza. Sei Abigail, giusto? Cole mi ha parlato molto di te. Jace Miller, amante delle moto e delle belle ragazze>> mi porse una mano facendomi un occhiolino di intesa.

Ricambiai riluttante. Sarà stato anche uno stretto parente degli dèi della mitologia greca ma pareva leggermente arrogante.

<<Che ore sono?>> domandai sgranocchiando un biscotto preso dal sacchetto abbandonato sul tavolo.

<<Ora di pranzo, credo>>. Quasi sputai tutto ciò che avevo in bocca.

Avevo davvero dormito così tanto?!

<<Non ti preoccupare, era la tua prima volta al club. Ti abituerai molto presto, non temere dolcezza>> sorrise facendomi nuovamente l'occhiolino.

<<Raquel e Cole sono già usciti, vero?>>.

<<Da diverso tempo>> rise leggermente, <<dai, dato che mi stai simpatica, se mi dai mezz'ora ti accompagno io al bar>> propose sempre con un ghigno divertito.

<<Non è necessario, non vorrei disturbare...>> mi schiarii la voce nervosa. L'idea di restare sola con lui non era proprio una prospettiva allettante. Non che sembrasse un cattivo ragazzo, solo che ai miei occhi era molto simile ad un Casanova che ad un principe azzurro.

<<Nessun disturbo, dolcezza. Tanto devo andarci anch'io>> disse rivolgendomi un altro occhiolino per poi dirigersi verso le camere mostrandomi il suo perfetto lato B.

Era una punizione divina per esserme andata di casa, vero?

~▪~

Le cose però durante il giorno non fecero che peggiorare. Giunsi al Cole's in sella alla motocicletta, rumorosa e decisamente poco sicura, di Jace nel primo pomeriggio. Avevo un buco nello stomaco e una paura assurda, tanto che quando misi finalmente piede sull'asfalto ero seriamente pronta a baciarlo.

Jace entrò nel locale con nonchalance poggiando il casco su uno sgabello e sedendosi su quello a fianco.

<<Hey bellezza!>> esclamò poi rivolto a Raquel, troppo intenta a preparare caffè per i clienti, per accorgersi di noi. Infatti al sentire la voce del coinquilino fece un leggero balzo, voltandosi poi con un'espressione scocciata.

<<Fantastico... Due scocciature allo stesso tempo...>> esclamò ironica riferendosi anche alla sottoscritta.

<<Raquel...>> la riprese subito Cole apparendo dal retro con un cestello di bibite tra le mani.

<<Vedo che non sono l'unico ad essersi fatto nemico l'argentina fuori di testa>> disse ad alta voce il biondino arrogante in modo tale che la mora lo sentisse.

Infatti Raquel, senza neppure voltarsi alzò un braccio per fare un gesto ben poco consono ad un luogo pubblico, che però mi fece sorridere.

<<Come siamo volgari oggi, piccola>> si burlò di lei Jace mettendosi comodo e senza perdere quel fastidioso ghigno di derisione.

<<Chiudi la bocca Miller>> gli fece il verso la mora.

<<Jace, avrei bisogno di te un attimo sul retro>> intervenì a quel punto Cole, forse per calmare un po' gli animi già caldi da quando avevamo messo piede dentro il locale.

Il biondo annuì senza ribattere e seguì Cole dietro la porta in legno che conduceva sul retro, mentre Raquel tornò dai clienti. Finii per restare lì da sola a guardarmi intorno sentendomi sempre di più fuori posto. Non avevo idea di che cosa fare e non mi restava che restarmene lì con le mani in mano. Una parte di me avrebbe voluto attraversare la strada e ritentare di entrare alla "O'Connor's Creations" ma, desistii quasi subito pensando che fosse del tutto inutile. Dovevo rassegnarmi, non facevo che ripetermelo. Il mio sogno era totalmente inutile e continuare ad insistere non mi avrebbe aiutato a superarla.

Ero completamente immersa nei miei pensieri quando una ragazza dalla voce irritante e dall'espressione superba entrò nel mio campo visivo. L'avevo già vista da qualche parte ma fui certa di chi fosse solo quando cominciò a parlare.

<<Tu sei Annie, giusto? La novellina entrata nelle grazie di Cole>> domandò attorcigliandosi una ciocca di capelli intorno all'indice.

<<In realtà mi chiamo Abbie...>> la corressi anche se non ero molto sicura che mi stesse davvero ascoltando. Il suo sguardo era vuoto e parecchio annoiato.

<<Sì, giusto, Abbie>> sul suo volto si allargò un sorriso molto simile a quelli che avevo visto forzare dalle amiche di mia madre. Niente di più finto quindi.

<<Comunque, Abbie, temo che ieri sera abbiamo iniziato proprio con il piede sbagliato. Il fatto è che ti ho vista molto vicina a Raquel e quella ragazza è strana forte...>> bisbigliò fissando da lontano la mia tutor. Non aveva tutti i torti ma non mi sembrava giusto parlare male di lei senza che questa potesse difendersi.

<<Comunque penso che tu ed io potremmo diventare molto amiche. Sai, tu mi ricordi molto me stessa quando sono arrivata qui>> annuì portandosi una mano sul cuore con fare teatrale. Non so perché ma avevo seri dubbi in proposito. A me sembrava più che altro una sgualdrina che volesse cambiare di impiego.

<<A-ah sì?>> domandai forzando un sorriso di circostanza e spostando gli occhi su Raquel che stava parlando e scherzando gentilmente con un uomo anziano.

<<Già! Anch'io sono rimasta al verde e per guadagnare qualcosina ho cominciato a lavorare qui. Quindi che ne diresti se ogni tanto uscissimo insieme?>> interruppe i miei pensieri facendomi una domanda che proprio non mi aspettavo.

<<Ehm...>>.

<<Vorrei davvero che diventassimo amiche!>> esclamò mentre io la guardavo sempre più stupita. Possibile che dicesse sul serio?

<<Potremmo uscire insieme, andare a fare shopping, chiacchierare, darci consigli amorosi, scambiarci i vestiti, le scarpe...>>.

<<I turni...>> continuò per lei Raquel apparendo improvvisamente dietro il bancone, guardando in cagnesco la bionda, che restò basita.

<<Non fare quella faccia Candice, sappiamo entrambe che è a quello che puntavi. Lasciala in pace, non diventerà la tua schiavetta. E adesso sparisci, devo insegnarle come si fa il caffè>> disse dura la mora senza dare l'opportunità a Candice di ribattere.

<<Bene, salvatrice delle cause perse, ci si vede!>> sputò acida la bionda per poi sparire dalle nostre viste colpita ed affondata dalle parole della mia tutor.

<<Grazie...>> mi trovai a dire di fronte all'espressione sconvolta di Raquel.

<<Sta' lontana da quella, non scherzavo quando ho detto che vuole solo usarti>> si raccomandò sospriando sconsolata.

<<Ti preoccupi per me, Raquel?>>.

La ragazza alzò di scatto lo sguardo su di me, sorpresa delle mie parole. In realtà anch'io lo ero, non pensavo che avessi davvero il coraggio di fare un'insinuazione simile.

<<Credici rossa... Adesso vieni qui dietro che non puoi startene lì con le mani in mano per sempre>> ordinò cambiando palesemente discorso sorvolando la mia domanda.

Scossi il capo non sapendo cos'altro dire e feci come mi aveva chiesto.

Raquel era una ragazza davvero strana. Candice aveva ragione quando lo diceva. Solo che lo era in senso positivo. Con il suo modo comportarsi penso volesse più difendere se stessa che attaccare gli altri. Era una brava ragazza in fin dei conti ed ero contenta fosse lei la mia tutor e non una persona tanto ipocrita come si era mostrata la biondina poco prima.

Passai il successivo paio d'ore ad imparare mettere e togliere lo strano aggeggio per il caffè. Sembrava facile quando lo facevano gli altri, meno quando dovevi farlo tu. Poi arrivò il turno del cappuccino, altra chimera perché oltre al caffè avrei dovuto anche montare il latte per fare la schiuma. Insomma quello di barista non era un lavoro molto semplice e intuitivo.

Il picco della mia giornata lavorativa lo raggiunsi verso le quattro e mezza del pomeriggio. So che ore fossero perché contavo con impazienza le ore che mancassero al mio ritorno tra le coperte. Non pensavo che mi sarebbero mancate così tanto.

Raquel mi chiese di prendere un po' d'aria e, siccome tale fatto era più unico che raro e poiché non ne potevo più del profumo del caffè, la seguii senza problemi.

Il quartiere non era male come pensavo, le persone nonostante fossero tutte di fretta, non erano affatto maleducate o irrispettose. Raquel mi presentò anche il giornalaio in fondo alla strada, dal quale Cole comprava alcuni giornali tutte le mattine da mettere nel locale alla disposizione di tutti.

Fu durante la passeggiata di ritorno che capitò ciò che proprio di peggio non poteva succedere.

Fu un attimo. Non so neppure come accadde.

Un secondo prima ero accanto a Raquel che allarmata indicava un furgone che a tutta velocità stava correndo sulla strada di fronte al bar, dove incosciente un bambino stava attraversando sulle strisce pedonali. Un secondo dopo mi ero trovata in mezzo alla strada a pregare con tutta me stessa di non morire in quel momento e per di più in un Paese straniero.

<<Abigail!>> sentii urlare da una voce lontana e per un istante mi parve di vedere il volto dei miei genitori, delusi come al solito per la mia poca capacità di valutare pro e contro delle cose. Solo che a mia discolpa potevo dire che non avessi avuto molto tempo per pensare, quel pazzo stava per investire un povero bambino indifeso.

<<Abbie, stai bene? Sei tutta intera?>> domandò Raquel accorrendo in mio soccorso. Avevo sentito la carrozzeria del furgone toccarmi appena ma ero comunque caduta. Nulla di grave però.

<<Penso di sì...>> inspirai ed espirai a fatica, più che per il dolore per lo spavento.

<<Signorina si sente bene? Mi dispiace è colpa mia!>> esclamò una vocina che venne a sedersi accanto a me dal lato opposto di Raquel.

In quel momento facero il loro ingresso anche Cole e Jace, che a fatica riuscirono a farsi largo tra la folla che si era radunata intorno a noi molto rapidamente.

<<Oddio! Che cos'è successo?! Abbie, sei ferita?>> domandò preoccupato Cole chimandosi al mio fianco.

Il bambino non si era ancora mosso e continuava a fissarmi preoccupato. Aveva due occhi azzurrissimi, come quelli del mio defunto nonno, e dei ricciolini biondo cenere che lo rendevano davvero adorabile. Mi sorse naturale sorridergli in modo da tranquillizzare sia lui che tutti coloro che avevo intorno.

<<Non è successo nulla, sto bene. È solo una piccola ammaccatura>> gli feci una tenera carezza sul volto.

<<Ce la fai ad alzarti?>> chiese a quel punto Cole tenendomi per la vita. Annuii lievemente approfittando del suo aiuto per rimettermi in piedi.

Fu solo a quel punto che l'autista screanzato scese finalmente dal suo veicolo. Pensai che si sarebbe dispiaciuto per l'accaduto, invece la sua espressione diceva tutt'altro.

<<Ma è impazzita?!>> sbottò fuori di sé, di fronte a tutti, <<quale pazzo si butta in mezzo alla strada in questo modo?!>>.

<<Vorrei farle notare che se non mi fossi "buttata" in mezzo alla strada avrebbe investito un bambino>> ribattei senza timore alcuno.

<<Di che bambino sta parlando?! Lei è completamente pazza!>> esclamò come se davvero non avesse visto il ricciolino che aveva rischiato la vita solo per aver attraversato sulle strisce pedonali.

Stavo per rispondere ma Jace si fece avanti con due occhi iniettati di sangue, tanto che ebbi seriamente paura per quel poveretto fuori di testa.

<<Io penso che il pazzo qui sia lei e se adesso non si leva dalle palle il più velocemente possibile sarò io stesso a cacciarla a calci nel culo. Sono stato chiaro?!>> sbottò furioso come se avesse seriamente intenzione di mettergli le mani addosso.

<<Ma come diamine si permette?!>>.

<<Jace, lascia stare. Non ne vale la pena>> lo bloccò Cole con voce pacata. Ero certa che se non fosse intervenuto lui, sarebbe seriamente finita male.

<<Non si faccia più vedere>> aggiunse poi il mio nuovo capo prima di portarmi dentro di peso, seguito da Raquel che tentava di calmare il piccolo occhietti azzurri.

Entrati nel locale mi fecero sedere su una sedia e mi portarono alla velocità della luce un bicchiere d'acqua, sia a me che al piccoletto. Lo vidi molto più sereno e ne fui felice. Pensare che quell'indifesa creatura avesse rischiato in quel modo la vita a causa di un cretino mi faceva imbestialire.

E quel tale era convinto pure di avere ragione! Incredibile...

Improvvisamente la porta del locale si aprì e da essa fece il suo ingresso un uomo abbastanza alto con i capelli castani tirati indietro e un'espressione preoccupata che avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque. Con lo sguardo si guardò intorno finché i suoi occhi non ricaddero sul bambino al mio fianco, troppo preso a bere il succo di frutta che Raquel gli aveva appena portato per notare l'uomo.

<<William!>> esclamò come sollevato avvicinandosi con pochi passi a noi e chinandosi davanti al ricciolino che, da quanto avevo intuito, portava il nome di William.

<<Santo cielo, figliolo! Che ti è successo? Stai bene? Ho sentito che qualcuno fosse stato investito qui davanti e mi è venuto un colpo!>> respirò a fatica l'uomo prendendo tra le mani il viso del bambino e continuando ad accarezzarlo come per accertarsi che stesse bene davvero.

<<È tutto a posto papà>> si limitò a dire William leggermente sfuggente nei confronti del padre. Era come se non gli importasse poi così tanto di ciò che pensasse ed ero certa che non fosse per il piccolo incidente di poco prima.

<<Non è successo nulla, Lucas>> intervenì Cole a favore del bambino, <<un idiota stava andando a tutta velocità sulla strada qui davanti mentre Will attraversava. Grazie al cielo, non è capitata una disgrazia>> continuò lanciandomi un sorriso di ringraziamento.

A quanto pareva non erano proprio degli sconosciuti, il bambino e suo padre. Anzi sembravano conoscerli tutti tranne la sottoscritta.

<<Sì papà, è stata lei a salvarmi. Se non si fosse messa in mezzo tra me e quel furgone mi avrebbe sicuramente investito>> spiegò il piccolo indicandomi e sorridendomi riconoscente. Era davvero adorabile tanto che sorridere di conseguenza mi fu naturale, nonostante il lancinante dolore alla schiena che sentivo a causa della botta.

Il castano si voltò nella mia direzione e passò alcuni istanti a fissarmi. Era molto giovane per essere il padre di un bambino dell'età di Will. Inoltre da quella distanza i suoi occhi color nocciola attirarono subito la mia attenzione. Erano lucidi, molto probabilmente per lo spavento che doveva essersi preso poco prima ma, posandosi su di me notai una nota di risentimento nei suoi occhi. Tanto che il leggero sorriso che era appena nato sul mio viso, iniziò a sparire lentamente.

Il castano, Lucas, da quel che avevo potuto capire, si alzò in piedi porgendo una mano al bambino perché l'afferrasse.

<<Grazie Cole per l'ospitalità. Noi andiamo>> disse poi rivolto al mio capo senza badare minimamente a me. Dire che rimasi basita è un eufemismo. Non mi aspettavo certo una statua di salvatrice dalla patria ma almeno un grazie!

Non so se fu l'adrenalina o due secondi di assoluta pazzia ma mi alzai di scatto in piedi pronta a tutto.

<<Un grazie sarebbe il minimo dopo aver salvato suo figlio!>> sbottai serrando i pugni e puntando i piedi a terra. Non accettavo di essere trattata così, soprattutto non dopo aver rischiato la vita.

<<Perché dovrei ringraziarla? Per aver messo a repentaglio la sua vita per salvarne un'altra? Sa che c'è una gran bella differenza tra coraggio e scelleratezza? Avrà anche salvato mio figlio ma ha fatto una cosa terribilmente stupida!>>.

Non riuscivo a crederci.

Mi stava facendo davvero la predica rifiutandosi apertamente di ringraziarmi?! Era inaudito! Quale razza di arrogante e maleducato, poteva dire e comportarsi in quel modo dopo un fatto simile?!

Non ci vidi più. Ci volle mezzo secondo perché perdessi definitivamente le staffe e a rimetterci fu solo lui. Afferrai il bicchiere di succo di frutta che Raqui aveva portato al piccolo sopravvissuto e senza pensarci due volte lo rovesciai in testa all'uomo che scuolteva il capo in modo supponente.

<<Ma che diamine...?!>>.

<<Non sono una persona avventata! Se potessi tornare indietro lo rifarei senza pensarci due volte perché sono un essere umano con un cuore, al contrario suo!>>.

Senza aggiungere altro o guardare in faccia nessuno, mi diressi sul retro, rossa in viso sia per l'umiliazione subita che per la rabbia che provavo nei confronti di quel presuntuoso.

Non mi era mai capitato di infuriarmi così con qualcuno e farmi perdere le staffe era a dir poco qualcosa di impossibile. O almeno fino a quel giorno.

Continue Reading

You'll Also Like

102K 3.5K 61
sequel di "portami all'inferno", vi consiglio di leggere il primo libro per capirci qualcosa E' un anno che sono qui e non mi sono mai fermata, solo...
12.1K 786 25
Vi è mai capitato di vivere una situazione talmente coinvolgente, per poi rendervi conto,soltanto a posteriori, che tutto ciò che credevate reale era...
15.3K 329 50
Claire Walker è una ragazza molto riservata, ha quasi 18 anni, ed è al suo ultimo anno di liceo. Però non sa cosa le aspetterà nella vita. Proprio il...
111K 4.9K 57
Charlotte, un'alunna come tante altre, inizia un nuovo percorso scolastico: le superiori. Lei sta superando una fase molto delicata della sua vita e...