Capitolo 28 || "Azalea Gloës"
Quello che doveva essere, per forza, il suo peggior Natale, si stava avvicinando sempre di più. Nonostante l'avrebbe passato con il suo padrino, come sempre, lasciare i suoi amici era strano, visto che non ne aveva mai lasciato nessuno, non avendone avuti.
Il 14 Dicembre, Harry James, mentre gustava dello yogurt greco con noci tostate, ricevette per posta due lettere. La sua colazione tiepida venne momentaneamente messa da parte; era urgente visto che aveva bisogno di energie dopo gli allenamenti di Oliver Baston.
Le sue gambe erano distrutte dati i venti minuti di corsa fatti ogni ora ogni dannato allenamento. Oltretutto Grifondoro aveva quegli allenamenti tre volte a settimana; essi duravano quattro ore.
La professoressa McGranitt aveva accettato con riluttanza visto il risultato di Serpeverde contro Grifondoro.
«Non penso che i voti del nostro Cercatore crolleranno, dato il suo andamento costante e medesimo miglioramento, poi voi siete più grandi, e dubito che Potter riesca e gli altri sei, no» aveva detto fissando il bambino, ch'era diventato di un acceso rosso ciliegia.
Questo era stato detto il 12 Novembre e dopo più di un mese i Grifondoro erano distrutti.
Harry non si trovava in estreme difficoltà, dopotutto si contendeva il titolo del migliore della classe con Hermione, che oltretutto faceva i compiti e studiava con lui.
Ma i suoi compagni di squadra stavano impazzendo.
Alla fine, dopo che le forze combinate di Angelina, Alicia, Fred e George convinsero Oliver a ridurre il tempo di corsa considerando che prima era di trentacinque minuti, concesse tutti loro un'enorme sollievo.
Katie Bell, secondo anno, non aveva moltissimi problemi esattamente come lui e a volte riusciva a girarci assieme per i corridoi, avvertendolo sulla puntualità dei temi delle vacanze di tutti i professori.
Tutti, tranne la Sprite - solamente con precedente avvertenza - li esigevano senza scuse. L'unica "scappatoia" era un incidente accaduto, oppure la perdita di un parente; ovviamente giustificata e confermata da un genitore.
Il resto significava punizione di un mese e punti in meno, una meraviglia, non è vero?
Quella mattina erano scesi assieme, tenendosi per le braccia per non cascare giù dalle scale. Anche solo muoversi faceva male alle cosce e alle costole, persino ridere equivaleva a fitte nello stomaco.
La ragazza era quasi scivolata su Mrs Purr, che le soffiò inferocita non appena sfiorata, e da quel momento non si era staccata da Harry.
Ella guardò curiosa la posta del suo amico, per poi scartare la sua e tagliare il burro, passandolo ad Alicia. Hermione, al fianco del suo ormai migliore amico, che non aveva proferito parola tutto il tempo sbatté le ciglia chiare, confusa.
«Chi ti ha scritto, oltre tuo zio?» domandò, bevendo il suo tè alla menta. Dopo la sua raccomandazione, sembrava esser diventata dipendente dalla bevanda bollente come lui.
«Non ne ho idea, sinceramente mi preoc- ciao Nym, buongiorno anche a te».
La bella Tassorosso si era intromessa fra i bambini, passando le mani attorno le loro spalle. La Grifondoro, che non aveva mai avuto problemi con la ragazza più grande, si zittì nuovamente, imbronciata.
«Luce dei miei occhi! Buongiorno! Hey Herms, 'giorno, scusami se ti ho rubato l'ambito posticino, ma devo assicurarmi che mio padre non faccia venire un infarto al mio cuginetto» esclamò Dora, accarezzando la treccia a spina di pesce della bambina, rosa in viso «ti ha scritto, e visto che ricevi una lettera ed un pacco una volta a settimana, potresti essere un po' confuso».
Harry la guardò con confusione visibile, gli occhi liberi dilatati dall'interesse.
«Che sappia qualcosa di Flamel?» le chiese, estasiato.
Nymphadora scosse la testa, stampandogli un bacio sulla fronte. A quel gesto, la maggior parte degli undicenni si sarebbe ritratta per l'imbarazzo, ma non Harry Potter. Lui, nonostante fosse deliziato e contento, sorrise mestamente.
«Io non so niente, mamma uguale, lui potrebbe dirti, al massimo, "Vivi la vita, non pensare ai vecchi!"» imitò nell'aria dei gesti con le braccia, facendo sbattere i corti capelli biondo fragola sugli occhi.
Il cugino sorrise, appoggiandosi gioiosamente alla sua spalla.
La lettera di Ted Tonks era scritta accuratamente, come se fosse stata controllata e ricontrollata molte volte.
"Caro Harry,
Posso darti del tu? Sono Ted, il padre di Nymphadora".
La ragazza lesse le parole del genitore, emettendo un suono scocciato.
"Non dirle che l'ho scritto, è una bimba permalosa, la mia. Ma penso che minacciarla con il suo nome completo, sia assolutamente peggio. Nymphadora Geraldyne¹ Priscilla² Viviette³ Tonks è molto peggio di un semplice "Nymphadora", no?".
Alla menzione dei suoi nomi, la suddetta avvampò, capelli e viso, infuriata.
«Quando gli arriva una strillettera a mezzanotte... oh Cielo, forse l'infarto verrà a lui» mormorò, con Hermione al fianco attonita e confusa «beh, se lo merita, chiamarmi in quel modo è persino peggio di esser marchiati a fuoco».
Nonostante Harry trovasse tutti quei nomi abbastanza carini, quale più quale meno, non espresse nulla, soffocando le risate.
"Senti, Harry, ci piacerebbe, a me e mia moglie, se potessimo tenerci in qualche modo in contatto. Questo Natale penso tornerai da tuo zio, perciò è escluso, ma almeno scriverci, qualche volta? Andrebbe bene, per te, o sarebbe troppo strano, con due estranei.
Certamente la seconda, anche se non siamo completi estranei, visto che ti abbiamo tenuto in braccio e fatto da babysitter varie volte⁴. Ugh, non la cosa migliore da dire ad un ragazzino, vero? Scusami".
Harry ridacchiò, dando una gomitata leggera alla cugina, che svuotò il calice di succo di zucca in un attimo.
"Non abbiamo la benché minima informazione interessante su Nicholas Flamel, se non qualcosa a che fare con una pietra e un elisir. Ci dispiace, caro".
La scrittura era differente, più elegante e raffinata, curata, incredibilmente simile a quella del suo padrino. Gli tremarono leggermente le mani, ma sua cugina non lo notò.
"Era Andromeda, quella che mi ha rubato la lettera da sotto il naso, per assicurarsi che non stessi scrivendo niente di 'traumatizzante'.
Spero che tu possa passare delle belle vacanze e che la scuola stia andando bene.
Un tasso multicolore mi ha detto che sei molto talentuoso. Beato te, ragazzo, io ho dovuto faticare anni ed anni. Lumacorno non c'è più, grazie a Dio. Era tremendo, anche se penso meglio di Severus Piton, ugh".
"Con auguri e affetto,
Ted&Andromeda Tonks".
La firma congiunta era adorabile e per un attimo lui e sua cugina ebbero la medesima tentazione di mostrarla a Draco Malfoy. Sarebbe probabilmente corso fuori dalla Sala Grande, pronto a scrivere della sua indignazione alla madre, rispettivamente loro cugina e zia.
Ma resistettero, scoppiando a ridere capendosi con lo sguardo.
Hermione e la squadra di Quidditch di Grifondoro, gli unici in rosso-oro presenti alle sette del mattino, non compresero, rimanendo in silenzio.
Sua cugina lo salutò, schiaccandogli le labbra rosee sulla guancia destra, raggiungendo Charlotte, Brookyn "Brooke" Blythe⁵, Cordelia Prince⁶ ed Ava Naille⁷, le sue amiche Tassorosso.
«Perché stavate ridendo?» domandò Angelina, la prima ad esplodere dei sette muti.
Il corvino ridacchiò, prendendo una cucchiaiata di yogurt.
«Sua madre è la sorella di quella di Draco Malfoy» indicò con la posata il biondo Serpeverde, girato di spalle «peccato che abbia fatto la deplorevole scelta di sposarsi seguendo la sua testa, e non un tizio a caso scelto dalla sua "famiglia"» mimò le virgolette in aria, la rabbia nel petto «è stata diseredata, buttata fuori, e tanti saluti. Ha fatto benissimo, in una gabbia di matti come quella sarei finito per scappare ancora prima dei due anni».
Nonostante lui vivesse in quel - ex - buco d'inferno, con un - ex - membro di quella Casata, parlare di Narcissa Black era sempre agrodolce.
«Harry...» iniziò George, incerto.
«Cosa vuol dire 'dep- delporevole'?».
Gli occhi sbarrati di Hermione furono la risposta al silenzio sbigottito che seguì.
«Beh... volete la definizione da dizionario⁸ o quella a parole mie?» domandò Harry, con dolcezza, il tono premuroso.
«A parole tue!».
«Da dizionario!».
Naturalmente, i gemelli dovevano avere opinioni differenti solo in quel momento.
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La seconda lettera era da Sirius, ma non venne aperta fino alla fine del pranzo. Il suo migliore amico Ron era arrivato in ritardo a colazione, quella mattina, assieme a Dean e Seamus. Peccato che tutti gli altri Grifondoro del primo anno fossero già ad Erbologia, quando loro piombarono nella Sala Grande.
Nonostante il ritardo, la professoressa Sprite non tolse loro punti, ma li punì per quella sera, costringendoli a pulire una serra a testa da cima a fondo, senza magia. Tutti e tre rimasero con il broncio sino a Trasfigurazione, dove vennero ripresi, e minacciati, dalla McGranitt.
Visto che Harry era un bambino che mangiava velocemente e talvolta anche poco, ne approfittò per sedersi nel cortile, per aprire la bella busta di Sirius Black.
La neve era ovunque, bianca e fredda, lucida e gocciolante dalle foglie degli alberi. C'erano due ragazze di Corvonero ed una di Serpeverde - forse del quarto, quinto anno -, ridacchianti ed in gruppo, leggendo qualcosa che assomigliava ad un diario lilla.
Quando videro Harry Potter, testa china su un foglio di pergamena, risero più forte, guardandosi quasi malignamente negli occhi. Fecero per muovere un paio di passi, probabilmente decise a prendergli la lettera.
Il bambino le guardò incerto, la bacchetta stretta nella tasca. I loro sguardi non presagivano nulla di buono, ma vennero ben spezzati da un grido femminile.
«BRIGIDA⁹, FLORENCE¹⁰, SABINE¹¹! RIDATEMI IL. MIO. DIARIO!».
Una bassa Serpeverde, dai corti capelli castano cioccolato, rioccioluta, si avvicinava furibonda verso le ragazze.
Harry constatò completamente, in un attimo, che quelle tre non erano brave persone. Decise di aiutare la palese vittima, sguainando la sua bacchetta.
Le due Corvonero e la Serpeverde lo fissarono con uno sguardo di sufficienza, come a dirsi "Cosa potrà mai farci, un primino?".
«Accio!». Ecco, forse questo non se l'aspettavano, testimoni le loro facce sconvolte.
Il diario lilla gli volò fra le mani, e lo strinse sul suo grembo, sopra la lettera del padrino.
«Suppongo che questo... non sia di vostra proprietà» esordì, il tono di ghiaccio.
Le quattro sussultarono, non abituate a quella voce. Solitamente, quella se la beccava Piton, o a volte dei rompiballe troppo invadenti nella privacy altrui - la sua -.
Dopo che le Corvonero e la Serpeverde scomparvero dallo loro vista, i due si fissarono, esitanti ed in attesa.
«Ecco, penso sia tuo...?» Harry fece fluttuare il libricino con un veloce "Wingardium Leviòsa", che ricadde dolcemente fra le mani color caffè di lei.
«Azalea, Azalea Gloës¹². Ti ringrazio, Harry Potter» sorrise la ragazza, tirando su i suoi riccioli in uno chignon storto.
«Dovere, mi pare».
«Non sembri il bastardello arrogante di cui Malfoy parla, anzi urla in Sala Comune ogni dannata sera dopo cena».
Harry scoppiò a ridere, scuotendo la testa ad immaginare la scena.
«'Bastardello arrogante' mi mancava, ti ringrazio, Azalea».
La suddetta lo premiò nuovamente con un sorriso sincero.
«Stai bene? Sono state parecchio cattive... non sembrano essere l'immagine della simpatia» domandò con preoccupazione. Nonostante non avesse mai affrontato situazioni di quel tipo, al suo posto non gli sarebbe piaciuto, per nulla. Avrebbe apprezzato dell'interesse da parte di qualcuno, probabilmente, invece di resoconti inutili o frasi fatte.
«Penso di sì, adesso. Hanno scritto in tutte le pareti dei sotterranei e in varie torri, che ho un diario segreto. Ormai tutta la scuola lo saprà, ma non mi interessa. Sono una quattordicenne che se ne fotte di quelle tre stronzette, di conseguenza anche di tutti i bastardi che rideranno di me» rispose lei, staccandosi un braccialetto indaco dal polso sinistro «che parlino pure, tanto fra tempo due giorni parleranno tutti di qualcos'altro... forse di te, Harry Potter, forse di Malfoy, tragicamente diventato muto».
Aveva un umorismo colorito da linguaggio scurrile, ma sembrava totalmente una persona simpatica.
«Ci vediamo in giro, penso, Azalea. Ti prego, solo Harry».
«Bene, solo Harry, tu chiamami Lena, o come ti pare, basta che non sia un qualche soprannome da idioti».
Az-Lena mostrò i denti per la terza volta, salutandolo con la mano dopo essersi voltata.
Il Bambino-Che-È-Sopravvissuto riaprì la busta, controllando che non ci fosse nessun altro ladro in giro.
La scrittura da quarantenne snob apparve ai suoi occhi, ricciolina e piccola.
"Caro Harry,
Una buona giornata, mi auguro, a te ed ai tuoi amici.
Spero di poterti riveder presto, visto che purtroppo non porto liete nuove".
Il ragazzino si immobilizzò, il bel sorriso bruciato sulle labbra rosse.
"Purtroppo non credo che riusciremo a vederci, questo Natale, e nemmeno per le vacanze apposite. Sono estremamente dispiaciuto, sono serio".
Harry represse l'istinto di mutilarsi il labbro inferiore.
"Tesoro mio, mi addolora non saperti vicino a me per le feste, e lui non finirà di tormentarmi, e tormentarsi. Si rintanerà nella tua stanza come ha fatto dal 1 Settembre, ancora di più, almeno.
Ci manchi sempre di più, ma sono consapevole che tu adesso starai male per colpa mia. Harry, davvero, non pensare male di me, ti vorrei a casa anche immediatamente, ma voglio che tu sia felice.
Ti auguro di passare delle fantastiche vacanze, a meno che non riuscirò a liberarmi da impegni e chiamate".
"Impegni", voleva sicuramente dire "il piccolo inconveniente del criminale latitante ricercato", ma ciò non migliorò minimamente il suo umore, rasoterra.
Gli occhi gli bruciarono leggermente, profondamente colpito alla sprovvista.
"Harry, ancora mille scuse, ci vediamo presto.
Con tutto il mio affetto,
Tuo zio Joseph".
Rimase chino sulla pergamena per un lasso di tempo che non calcolò, non gli importava. Doveva averl letto male, assolutamente. Doveva avere gli occhiali appannati.
Li pulì velocemente con il mantello foderato in pelliccia, frettoloso. I suoi respiri affannosi, pari a quelli che si emettevano dopo aver corso per ore e ore, minuti e minuti, si erano condensati in aria fredda, mescolandosi nell'aria, sparendo uno dopo l'altro. Non era possibile.
Joseph Kene era il nome deciso per il suo inesistente zio, visto che le domande avevano cominciato a saltare fuori.
Non gli importava, in quel momento, visto che non avrebbe rivisto "zio Joseph" per mesi e mesi.
Si riprese dalla trance in cui era caduto una decina di minuti dopo, scosso per le spalle da Lena.
«Harry... finalmente, come hai fatto ad appellare il mio diario? Raptor e Vitious hanno ragione, a quanto sembra. Nemmeno io riesco ad utilizzarlo, ma se un moccioso ce la fa, anche io potr- stai bene?».
Il bambino aveva gli occhi tristi come quelli di un cucciolo separato dalla madre appena nato, lo sguardo fisso e di vetro.
«Non torno a casa per Natale...».
Dirlo a voce alta era persino peggio.
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Il 22 Dicembre l'umore di Harry Potter era diventato più decente, ma nemmeno le battute di Fred, George, Lee e Natasha erano riuscite a tirarlo su del tutto.
Il suo inaspettato silenzio aveva sorpreso tutta Hogwarts, insegnanti compresi, e dal 15 in poi tutta la scuola sapeva che lui non sarebbe tornato a casa per le feste.
Non aveva idea di come fosse accaduto, ma non gli interessava trovare il colpevole. Non ne aveva le forze, nè tantomeno la voglia. Flamel era diventata la sua valvola di sfogo in tempo tre giorni dopo l'orribile lettera, finendo ad addormentarsi in biblioteca due volte di seguito.
Madama Pince, nonostante avesse disapprovato averlo trovato alle nove di sera, profondamente dormiente su una pila di libri, nella sua preziosa sala, lo aveva accompagnato in Infermeria per delle pozioni calmanti. Anche quello era conoscenza pubblica di tutti, e le voci lo perseguitavano giorno e notte.
La McGranitt, inizialmente convinta che fosse colpa dei troppi allenamenti, aveva sgridato Oliver Baston nel suo ufficio per un'ora intera, dopo esser venuta a conoscenza dello stato di Harry.
Madama Chips le aveva rivelato, però, che si trattava di una sottospecie di distrazione ossessiva, visto che la delusione di non tornare a casa poteva esser forte. Per Harry Potter, assolutamente attaccato a suo zio, era davvero una tortura degna della maledizione Cruciatus.
«Mi dispiace proprio tanto» disse un giorno Draco Malfoy, a Pozioni.
Harry aveva appena ricevuto il suo tema sulla pozione da poco studiata, - quella che faceva appassire i fiori - con una secca "E" scarabocchiata vicino al suo nome. Il professor Piton non l'aveva guardato negli occhi tutta la lezione.
«Per quelli che rimarranno ad Hogwarts per Natale perché nessuno li vuole a casa».
Dopo che Serpeverde era stata stracciata, era diventato ancora più insopportabile.
Daphne era arrivata a scappare fuori dalla Sala Comune appena rientrata, la sera prima, dopo che Draco aveva cominciato a dire di come Harry si sarebbe spiaccicato a terra alla prossima partita.
La ragazza era stata imitata dalle sue amiche Tracey e Shirley, con le mani messe platealmente sulle orecchie. Blaise e Theodore erano stati sul punto di raggiungerle, ma appena usciti dai sotterranei avevano incrociato la professoressa Sprite, perciò il loro piano era sfumato.
Florence Bartolini, Sabine Fay-Goyle e Brigida Candace-Cornette non si erano azzardate a sfiorare nemmeno per sbaglio nessun altro, dopo esser state colpite da uno scherzo. Avevano persino finito per litigare furiosamente fra loro, separandosi per due ore, per poi tornare assieme alla terza. Improvvisamente, dopo esser state inseguite da pagine viola a forma di corvi per una giornata intera, non avevano più avuto voglia di dir nulla a chiunque. Il bello era che avevano provato a bruciarli, quei fogli incantati, ma ciò aveva finito per ritorsi contro di loro. La puzza di bruciato le accompagnò a tutte le lezioni per due giornate, a nulla servite docce e profumi.
Harry lo ignorò completamente, portandogli le spalle con aria assorta. Già si immaginava rinchiuso in biblioteca con Ron ed Hermione, l'ultimo giorno di lei lì con loro.
Anche Lavanda, Calì, Seamus, Dean e Neville dovevano andare via, perciò niente eventuali aiuti. Alicia, Angelina, Katie ed Oliver tornavamo dalle loro famiglie il 23 mattina, ma ciò non aveva impedito al capitano di Quidditch di far allenare la squadra, almeno sino alla sfuriata della Capocasa.
Nymphadora tornava a casa, così come Charlotte, Natasha, Oscar e Thobias. Hannah, Ernie, Justin, Susan, Padma, Lisa¹³ Michael, Terry ed Anthony. Inutile dire che anche Blaise, Theo, Daphne, Shirley e Tracey partivano, ma il lato positivo era l'assenza di Malfoy&Co e la presenza degli Weasley.
Ron già si immaginava avere il dormitorio tutto per loro e basta, e mentre i gemelli a dominare la Torre di Grifondoro, Percy era determinato a sorvegliarli tutti per bene, dopo le richieste combinate di Vitious e la McGranitt, e l'obbligo simil minaccia di Piton. Erano gli unici Grifoni che restavano, assieme ad Harry, dato che i genitori e la sorella andavano in Romania dal fratello Charlie.
L'ultima ricerca non andò a buon fine, e tornarono tutti e tre mogi e mesti alla Sala Comune.
Percy Weasley, che credeva fermamente che il fratellino stesse studiando tantissimo ogni giorno, li raggiunse con aria preoccupata, vedendo le loro facce deluse.
«Niente Perce... non siamo riusciti a trasfigurare bene una rosa in una violetta» s'inventò sul momento, prendendo come esempio l'ultimo incantesimo studiato con la professoressa.
Il Prefetto gli sorrise, gli occhi castano chiaro¹⁴ dietro gli spessi occhiali caldi d'orgoglio.
«Oh Harry, non fare il modesto. La McGranitt non smette di rinfacciare ad ogni occassione che tu riesci ad eseguire sempre le trasfigurazioni alla prima lezione. Ron, ti aiuterò io oggi e domani affinché tu possa impararlo per bene per la prossima volta!» disse gonfiando il petto, trasformando velocemente una piantina d'agrifoglio - Harry mosse la sua bacchetta leggermente a disagio - trasformandola in una di galantus nivalis¹⁵.
Prese il fratello per il braccio, ignorando completamente le sue proteste.
Harry ed Hermione rimasero in Sala Comune a chiacchierare di qualsiasi cosa, tutte tranne Flamel - persino il Quidditch era un argomento accettato - per molto tempo, e non si accorsero che si eran fatte le nove.
La ragazzina si stava stancando, così come lui, ma era troppo immersa nella spiegazione approfondita di un avvincino che avevano visto passando vicino al Lago Nero. Appoggiò la testa sulla spalle di Harry, mentre egli le parlava dettagliatamente delle creature marine presenti ad Hogwarts. Le piaceva passare il tempo con lui, davvero molto. Non aveva mai avuto degli amici del genere - o veri amici, se voleva dirla tutta -, ma mai si sarebbe aspettata di avvicinarsi talmente tanto con un ragazzo.
Hermione Granger, ch'era stata ammessa in una scuola privata per nulla liscia riguardo a comportamento e disciplina, non aveva mai scambiato molte parole sia con maschi che femmine, per lei eccessivamente chiassosi. Poi loro la trovavano strana, ed i bambini la prendevano in giro. Le bambine, invece, la ignoravano completamente, sparlandole alle spalle.
Harry Potter, dal quale si era aspettata un atteggiamento simile a quello di Draco Malfoy sul treno - padrone dell'universo, montato e gonfiato come un palloncino alla Pennywise¹⁶, senza la paura scaturita dalla sua presenza, però - si era rivelato una vera sorpresa su tutti i fronti.
Il cliché del ragazzino ricco, famoso fin da piccolo, dal nome importante, viziato e sgarbato ma perdonato¹⁷ per... chissà quale motivo, si era dissolto davanti ai suoi occhi dal momento in cui l'aveva aiutata sulla barchetta.
Era il migliore amico che si potesse desiderare, il suo. Era una persona estremamente garbata e gentile, dal carattere confortante ma dall'aria tormentata da un'ombra perenne - cosa che tutti avevano notato immediatamente - talentuoso ed intelligente, corretto e comprensivo.
Ed altruista, come se non desiderasse altro che aiutare gli altri.
Le aveva rivelato, una sera, scrivendo un saggio di pozioni, che gli sarebbe piaciuto trovare delle cure a varie malattie del
Mondo Magico.
Nonostante fosse contento dell'invenzione della Pozione Antilupo, non gli era andato giù il fatto che, al posto di cercare una cura effettiva e perenne, ne avevano creata una in grado di difendere gli altri dagli effetti. Hermione, in tutta sincerità, non aveva pensato a ciò. Era più che plausibile che quel Damocles Belby, o qualsiasi altro collaboratore, non avesse brevettato l'invenzione per puro gesto umano e di solidarietà. Era più che determinato a scoprire di tutto e di più sulla Pozione Antilupo, i suoi ingredienti, effetti ed controeffetti, ma Hermione non aveva minimamente capito il perchè.
«Queste cose non ti toccano personalmente... il motivo di tante ricerche?».
«Se io fossi un lupo mannaro» le aveva detto, alzando con cortesia gli occhi dal grosso tomo della biblioteca, leggermente infastidito dalla domanda «preferirei una cura perenne, dalla quale poter ricavare un vaccino, il Cielo voglia, piuttosto che un salvavita per gli altri. Non è una cosa egoista, ma giustissima. È meglio eliminare il fatto alla radice, piuttosto che continuare a tagliarlo, visto che ricrescerà, prima o poi».
Hermione era rimasta in silenzio, senza trovar nulla da ribattere.
Il giorno dopo c'era la luna piena, e lei, giusto per sicurezza, si era introdotta nella camera dei suoi compagni. Giusto per accertarsi che Harry fosse ancora lì.
L'aveva trovato seduto sul davanzale della finestra spalancata, ma senza che entrasse freddo, stranamente, fissando il cielo.
Quando era stata sul punto di andarsene in punta di piedi, lui si era voltato.
«Buona mezzanotte anche a te, Hermione».
Lei non aveva avuto il coraggio di rispondere, color pomodoro sulle guance.
Quando il discorso si spostò sulle sirene, il passaggio si spalancò di botto.
«HARRY!» urlò la voce di Nymphadora Tonks, gettando le braccia al collo del cugino da dietro la poltrona.
Vide i due bambini sobbalzare visibilmente e ridacchiò intenerita. «Non avevo intenzione di rivinare il vostro momento da diabete, ma dovevo accertarmi che il mio Har venisse a salutarmi, domani mattina».
Il suddetto si voltò verso di lei, l'aria platealmente indignata. «Certamente!».
Tonks si rilassò visibilmente, per poi buttare di scatto lo sguardo verso l'entrata della Sala Comune. Essa si era aperta lentamente, rivelando una lunga veste nera.
«Porco Salazar...» mormorò la ragazza fra i denti, scavalcando velocemente il divano e correndo nei dormitori maschili.
Severus Piton entrò con la bacchetta illuminata in mano, squadrando il perimetro della Sala con i critici occhi neri.
Individuò i bambini seduti assieme nella poltrona, il libro delle creature oscure preso in biblioteca cinque giorni prima.
«Bene bene bene, la coppia che scoppia, Potter e Granger. Perchè due bambini come voi stanno svegli alle nove e mezza di notte?» adocchiò il tomo, il tono strascicato e mellifluo «E questo? Mhh... direi dal reparto proibito. Beh, penso di dovervi togliere punti e mettere in puni-».
«Professor Piton!» esclamò Harry, frugando nella tasca del suo mantello bronzeo foderato, tirandone fuori un biglietto di pergamena «Ho il permesso del professor Raptor. Me l'ha concesso per degli approfondimenti sugli avvincini, visto che ho mostrato interesse. Vuole che gli ripeta il paragrafo per dimostrarlo?».
Lesse e rilesse il permesso varie volte, come a cercare un segno di contraffazione. Non ne trovò nessuno, e lo rimise nel palmo aperto del Grifondoro.
«La tua cara amichetta Nymphadora Tonks, Potter, è entrata qui proprio pochi minuti fa. Se mi dici adesso dove si è nascosta, forse potrei non punire né te né Granger».
«È mia cugina, professor Piton, ma non è entrata qui, non la vedo da cena. Doveva spedire qualcosa...».
Dallo sguardo che Mocciosus gli lanciò, Harry intuì che era fra metà e metà. Per metà voleva correre a controllare alla Guferia, per l'altra metà voleva leggergli i pensieri con la legilimanzia, ma Potter se ne sarebbe accorto, come due giorni prima.
«Bene, ragazzini... andate a dormire, presto. Perchè siete ancora svegli? Prematura nostalgia dell'amichetta, signor Potter?».
«Molto probabile, sì, signore».
«Tsk».
Piton andò verso il passaggio, lo aprì e, probabilmente credendo di non esser visto, lo richiuse, nascondendosi nell'ombra con un incantesimo di disillusione.
Harry zittì Hermione con lo sguardo, mimandole un muto «Shh».
«Spero che Tonks sia andata via dalla Torre di Astronomia...» disse, imitando un tono preoccupato.
Quando entrambi si accertarono che Piton fosse davvero andato via - dopo una decina di minuti - Nymphadora scese le scale del dormitorio di corsa, ringraziando i due bambini e sfrecciando verso la Sala Comune di Tassorosso.
«Come facevi a sapere che Piton era ancora lì?» domandò Hermione, ora incredibilmente sveglia.
«L'ho intuito dalla sua arrendevolezza... davvero, dovrei andare a dormire...».
Il giorno dopo, i saluti con i suoi amici si dilungarono più del previsto. Sarebbero dovuti partire alle 7:20, e dovevano essere lì alle 6:40. Harry venne stretto da più braccia quella mattina che in tutta la sua vita.
Hermione lo salutò due volte, per poi seguire tutti gli altri nell'ultimo vagone del treno. Per ovvie ragioni.
Il saluto con Nymphadora si rivelò il più duraturo. Né Harry né lei avevano alcuna intenzione di staccarsi, ma il fischio del treno la costrinse ad andare dai suoi amici.
Gli unici bambini del primo anno, ovvero i due Grifondoro, tornarono in dormitorio, giusto per mettersi dei vestiti più pesanti per la battaglia di neve con Gred e Forge.
Alla fine di essa, nella quale Percy venne trascinato a forza, erano tutti gelati e gocciolanti d'acqua fredda, ma allegri.
Il prefetto perfetto dimenticò ogni pudore, scagliando palle di neve incantate ai fratelli minori. Aveva riso come un mezzo psicopatico alla "vendetta" contro i suoi fratelli gemelli, quelli che l'avevano fatto impazzire per tre anni.
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A Natale, Harry Potter si sarebbe potuto aspettare di tutto. Aveva ricevuto una spilla in oro smaltato nero con le sue tre iniziali ed un cubo di rubik a forma di icosaedro da Andromeda e Ted - facile intuire da parte di chi fosse che cosa -, mentre da Nymphadora due tazze da tè di ceramica decorata. Una era con i colori di Grifondoro, ma senza stemma, con boccini d'oro, pluffe, bolidi e scope da corsa ben dipinte e dettagliate, mentre l'altra che cambiava colore ogni dieci secondi, sfumando dal blu notte al rosa pallido.
Hagrid gli aveva regalato un flauto intagliato a mano che faceva il verso di una civetta, cosa che lui trovò estremamente utile come richiamo per Edvige.
La signora Weasley, inaspettatamente, gli mandò un maglione verde bosco - che faceva sembrare il colore dei suoi occhi più profondo - con una "H" bianca nel mezzo. Lo indossò in fretta, contastandolo come molto caldo e confortevole. Dopotutto, era fatto a maglia.
Sirius, che voleva probabilmente farsi perdonare, aveva impacchettato per bene vari dolci babbani natalizi, i suoi preferiti ben in vista e in quantità. La vestaglia di lucido velluto nero, accompagnata da una mezza veste, l'ennesima, invernale grigio-bianca. Le nuove protezioni di Quidditch in pelle di drago erano più che gradite - sicuramente Oliver l'avrebbe costretto ad allenarsi ulteriormente, con quelle meraviglie nuove di zecca - ma l'ultimo pacco lo inquietò a tal punto da oscurare la sua gioia.
"Tuo padre me l'aveva dato prima di morire. È giunto il momento che torni a te. Fanne buon uso".
Il dannatissimo, perduto, Mantello dell'Invisibilità della sua famiglia era lì fra le sue braccia.
Senza uno straccio di spiegazione, aveva fra le mani un cimelio antico ed introvabile per anni ed anni.
La sua felicità era offuscata dalla preoccupazione, perché un solo pensiero lo assalì. Chi diamine glielo aveva mandato?
~●•°●~
Տℰℰ ℽ❆Ⴎ Տ❆❆ℕ
Revisionato [✔]
¹ Non è mai stato confermato che Tonks si chiamasse "Geraldyne".
² Non è mai stato confermato che Tonks si chiamasse "Priscilla".
³ Non è mai stato confermato che Tonks si chiamasse "Viviette".
⁴ Non è mai stato confermato che i Tonks abbiano tenuto o visto Harry da bimbo.
⁵ "Brooklyn Blythe" è una Tassorosso del sesto anno, personaggio inventato, Nata Babbana che eccelle in Cura delle Creature Magiche.
⁶ "Cordelia Prince" è una Tassorosso del sesto anno, personaggio inventato. Purosangue, pronipote di Eileen Prince, figlia del nipote di lei. Non è mai stato confermato che i Prince si fossero estinti o no, quindi shh.
È una strega di diciassette anni, che detesta Pozioni, ma prende voti sufficienti, e le sua materie migliori sono Babbanologia ed Incantesimi.
⁷ "Vanessa Naille" è una Tassorosso del settimo anno, compagna di dormitorio di Nymphadora. È un personaggio inventato, Harry la chiama "Ava" poichè ella si è presentata così.
È timida, Caposcuola e silenziosa. È brava in tutte le materie, ma deve impegnarsi di più in Trasfigurazione.
⁸ Esisteranno i dizionari nel Mondo Magico? Boh, spero di sì.
⁹ Non è mai stata nominata una "Brigida" del terzo anno di Corvonero nel 1991.
È un personaggio inventato, mezzosangue, chiamata "Brigida Candace-Cornette", quattordi anni, prepotente ma molto sveglia, probabilmente futuro(a) prefetto.
¹⁰ Non è mai stata nominata una "Florence" del terzo anno di Corvonero nel 1991.
È un personaggio inventato, Nata Babbana con origini italiane da parte di padre. Il suo nome completo è "Florence Eliza Maria Bartolini", tredici anni, tende a seguire il gregge, anche in cose che non condivide pur di venir accettata.
Intelligente ed acuta, eccelle in Trasfigurazione, ma è condizionabile, acida ed un po' prepotente.
¹¹ Non è mai stata nominata una "Sabine" del terzo anno di Serpeverde nel 1991. Mezzosangue, figlia illegittima del padre di Gregory Goyle, chiamata "Sabine Edweena Fay-Goyle". Ripudia il suo nome completo, togliendo "Fay" spesso e volentieri, dalla madre Nata Babbana, che la lasciò al padre appena in fasce, ma ciò non le impedisce di fumare sigarette babbane.
Non ha molti amici, preferisce la presenza dei ragazzi e le sue coetanee e compagne a malapena la sopportano.
È brava in Astronomia ed Erbologia, è pessima in Divinazione, Difesa contro le Arti Oscure ed Incantesimi.
¹² Non è mai stata nominata una "Azalea Gloës" del terzo anno di Serpeverde.
È una Nata Babbana, un personaggio inventato. Ha un linguaggio parecchio scurrile, pochi peli sulla lingua e permalosa.
Le piace il viola e studiare Rune Antiche, si fa chiamare "Lena" o "Leeza" .
Il suo nome si legge "Azalia Glois", ispirato alla città Azalea di Pokèmon Oro/Argento/HeartGold/SoulSilver.
¹³ Lisa Turpin è una Corvonero dell'anno di Harry, compagna di Padma, mai ben descritta se non dai capelli castani.
¹⁴ Non mi sembra che sia mai stato specificato il colore degli occhi di Percy.
¹⁵ Anche conosciuta come "bucaneve" è una pianta invernale.
¹⁶ "It" nel 1991 era già uscito sia sotto formato di libro che di miniserie.
¹⁷ *COFF COFF* VERO WATTPAD? *COFF COFF*