~La Cacciatrice Mezzo Sangue~

Par megaragea

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COMPLETA ~ Mi piacerebbe dimenticare tutto ciò che mi hanno fatto, ma non posso. La rabbia e il rancore mi st... Plus

~Prologo~
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chi sono
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AVVISO IMPORTANTE!✔
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~Epilogo~✔
Ringraziamenti✔
NUOVO LIBRO
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Ciao gente del 2021

~19~

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Par megaragea

Canzone : Love To Hate It - Off Bloom

Tornando verso la via di casa mi rendo conto di essere particolarmente frastornata, scossa. Non mi sarei aspettata questo, questo mostro, mio padre sembra così... vulnerabile. C'è però qualcosa nella sua persona che non mi convince.

Edward non sembrava apprezzarlo o stimarlo in particolar modo.
Mi rendo conto di essere dinanzi al portone dell'appartamento da cinque minuti pieni, lo sguardo spiritato. Cerco di non fare rumore aprendo la porta, ma ecco che due esili e bianche braccia si stringono intorno a me.

"Ero preoccupata, sei scomparsa così, da un momento all'altro senza dare delle spiegazioni."

L'odore avvolgente di Ametista mi confonde i sensi, ho i suoi capelli in bocca. Non sono abituata a qualcuno che pensa a me, che si preoccupa per me. Cerco di ricambiare l'abbraccio, anche se il risultato è scarso. Lascio fiorire un abbozzo di sorriso.

"Provo a spiegarti."

Le racconto a grandi linee cosa mi è capitato, cosa ho capito. Mi sento così stupida... In tutti questi anni non ero arrivata a questa conclusione, talmente scontata e banale da non averla mai presa in considerazione. Qualsiasi parola mi esca è come un fiume in piena, acqua che abbandona i pesi sulle mie spalle, il potere della condivisione... O qualcosa del genere. Mi è di sollievo sapere che queste persone non si aspettino nulla in cambio da me.

Ametista al termine del racconto apre la sua bocca delicata in una piccola O.

"Sicura di stare bene?"

"Sì, credo di sì. Sono solo confusa, mia madre poteva lasciarmi ad un padre che forse non mi avrebbe amato, ma almeno non mi avrebbe disprezzato o almeno non avrebbe convinto mio fratello a darmi la caccia ed uccidermi per mero sadismo. Ha preferito mantenere le apparenze con un uomo che neanche amava. È triste, provo quasi dispiacere per questi due esseri, per mia madre, nonostante tutto."

Avere la consapevolezza che la mia vita avrebbe potuto percorrere un'altra strada mi crea una sensazione opaca. Mia madre era così egoista, così triste. Spero ne sia valsa la pena.

"È ora di andare a dormire, sarai stanca e avrai bisogno di qualche attimo da sola. Se hai bisogno di qualcosa avvisami. Io ci sono."

E poi si alza, la sua cascata di capelli dorati le scende sulle spalle, l'unico dettaglio brillante nel buio della notte, una porta aperta con la quale aspirare un po' di luce. Non ho fatto in tempo a dirle grazie.

~~~~~~~~~

Quando scendo giù trovo la coppia occupata nella solita routine, preparano la colazione con due sorrisi smaglianti.

"Buongiorno."

"Buongiorno, come ti senti?"

Ametista mi lancia uno sguardo d'intesa segreta.

"Meglio, grazie."

L'odore di cioccolata mi assale i sensi, la salivazione si attiva.

"Dov'è?"

Capiscono al volo a cosa io mi stia riferendo, mi indicano una tazza al bordo del tavolo. Ora, forse, sto meglio davvero.

_________________

L'istituto è pieno di menti nebulose, ognuno perso in quella che è la galassia della loro vita, piena di supernove pronte ad esplodere cambiando per sempre quello che è il loro ecosistema, il loro equilibrio adolescenziale. Ignari che tutto passa. Gli umani però si destano dai loro pensieri nel momento in cui ci vedono passare per i corridoi, siamo come una ventata d'aria fresca durante un pomeriggio afoso. I lupi, con quell'aria selvaggia, inarrivabile, pericolosa. Io, minacciosa, una macchia rossa. Sapessero che lascio tante impronta rosse carminio dietro di me. Vogliono essere come noi, entrar a far parte di un qualcosa, di un gruppo, di una coppia, essere importanti, contare, non essere solo... invisibili. Si accontentano di guardare il nostro quadro, magari essere un dettaglio sullo sfondo, una spruzzata di vernice confusa, per poi uscire da esso.

E lo vedo... coloro che mi gettano uno sguardo tengono le iridi abbassate al suolo, c'è un qualcosa di tacito in me, una pellicola di protezione. Storm, o Edward, sono loro che si occupano di crearmi una bolla attorno.

Ogni volta che incontro il viso di Edward tra la folla, il suo sorriso malvagio, che aleggia di ironia, mi viene da scappare. Ho davvero pensato che mio fratello fosse attraente, e non so se avrei detto di no. Mi giustifico ma il senso di nausea mi perseguita da tutta la mattinata, è lì nel fondo del mio stomaco.

Quando Ametista ed io arriviamo dinanzi al mio armadietto l'odore di morte diviene più forte, più vicino. Non faccio in tempo a girarmi che le labbra fredde del vampiro, di mio fratello, si posano sul mio zigomo. Non è qualcosa di volgare, lo definirei... Affettuoso? Si ritira felinamente da me, la risata che come fusa gli sale dalla gola.

"Qual è il tuo problema?"

Dall'altro lato del corridoio il profumo che sto cercando di evitare da questa mattina, se non da tutta la mia vita, si fa più persistente. Ed un ringhio striscia sulle pareti, del tutto indirizzato al ragazzo che mi sta davanti. Storm, se solo sapessi...

"Ma quanto è permaloso il tuo cagnolino, lo dovresti addestrare meglio."

"Non è il mio niente." Sibilo a bassa voce. Lascio mio fratello e quello sguardo castagna da soli, sparisco dietro l'angolo con Ametista alle mie calcagna. In quell'istante sento una mano delicata, morbida, afferrarmi timidamente il braccio. Lo sguardo della ragazza che mi ha accolto speranzosa il primo giorno incontra il mio in un gesto stranamente coraggioso da parte sua.

"Che vuoi, lupacchiotta?"

Arretra, ma non mi molla un secondo.

"Sono la sorella di Storm. E ti prego di chiamarmi Margaret."

Ha un qualcosa di estremamente grazioso, ti fa venire voglia di proteggerla. Ma dall'altro lato non credo sia un animale indifeso, ha una qualche fiamma nascosta in lei. Questo momento lo dimostra. Ed è così simile a Storm da fare male, con i suoi occhi nocciola, con una sfumatura più sul verde pino, e gli occhiali con una montatura troppo grande per il suo viso, che la nascondono, come i suoi capelli lunghi fino al seno, mossi e confusi.

"E com'è che questo mi dovrebbe interessare, Margaret?" Sputo tagliente.

Neanche lei sembra sapere la risposta esatta, per questo decido di non aspettare ed entro nella classe. Non so perché non mi abbiano ancora cacciata.

La lupa spaventosamente bella mi scruta con i suoi occhi gialli, verde d'invidia. Le fiamme di rabbia come braci nelle sue iridi.
Stringe i pugni. Juan al suo fianco preoccupato si protende verso di lei come scudo.

"Come siete dolci."

Li scimmiotto, Ametista dietro di me pronta a scattare. So cos'hanno passato, posso però solo immaginare cos'abbia provato quando il suo compagno ha rischiato la vita. E questa persona, se così la vogliamo chiamare, era lì.

"Pensi di poter fare quello che voi, cacciatrice? Pensi davvero che Storm continuerà a sopportare il tuo comportamento? No, si stancherà, e io sarò lì quando succederà per darti quel che meriti. Sei una vergogna per la nostra razza, una traditrice della nostra specie."

Le scoppio a ridere in faccia, quando mi accorgo che Juan sta sudando freddo accanto a lei, pallido come un lenzuolo. Non lo sa... Lei non lo sa.

"Juan... Mi sorprendi. Sei sempre andato così fiero del tuo lavoro ed ora te ne vergogni? Raccontale. Raccontale come ci siamo conosciuti."

La faccia di lei diventa marmo, fredda e distaccata, tradita da una lacrima solitaria di delusione. E Juan è così patetico, mi lancia un'occhiata malevola, d'odio puro. Per questo forse non si accorge di lei, che si alza e scalda il palmo della mano con un sonoro schiaffo sul suo zigomo. Devo ammettere che non era male. La scena fa quasi ridere, la soddisfazione ha mandato via la nausea, la cattiveria ha rimpiazzato il dolore, spostandolo su un altro individuo. La lupa sembra essersi pentita, si guarda la mano, poi guarda lo zigomo rosso di Juan, e scappa. Colui che chiamavo amico non stacca gli occhi da me, una furia violenta.

"Che vuoi? Lo sguardo arrabbiato stona con i boccoli biondi, riccioli d'oro. Se cerchi qualcuno da incolpare troverai solo te stesso. Non sai quanta vergogna provo a vederti con loro, quanta pena."

"Sapevo che eri cattiva, egoista, ma non fino a questo punto. Come ti sei permessa di dire una cosa così intima?"

"Come ti permetti tu a sputare così sul tuo e sul mio passato?"

"Hope, non ti posso guardare, mi fai vomitare ora come ora. Come ho fatto a starti accanto, non mi sono mai accorto di quanto fossi egoc-"

Non finisce la frase, le dita affusolate di Ametista lo prendono per i boccoli, alla loro base e lo portano a sbattere contro il banco. Il rumore di ossa rotte nasconde quello della mia frattura, un qualcosa di meno ricomponibile di un naso rotto.

"Come ti permetti di parlare così alla mia amica. È lei che si dovrebbe pentire di averti avuto accanto, verme."

Gli occhi di Ametista divengono ghiaccio, gli parla all'orecchio.
Juan con la guancia ricoperta di sangue mi guarda, realizzando forse la gravità delle sue parole, e la conseguenza di esse. Il liquido ormai inizia a seccarsi, a scurirsi, come il mio umore.

"Avevo bisogno di sentirmelo dire. Le stai tenendo dentro da tanto. Buono a sapersi."

Non so quale parte di me stia parlando, dentro sono senza parole. Vedo la mia vita da uno schermo e mi chiudo come una chiocciola, coperta dal mio guscio di apatia, noncuranza e menefreghismo.

"Scu-"

"Non ce n'è davvero bisogno, dovrei piuttosto tagliarti la lingua e mandarla alla tua compagna con un bel fiocco attaccato, sempre che non lo faccia lei stessa visto il bel casino che hai causato."

Come la nomino il suo sguardo, il suo corpo e la sua attenzione cambiano direzione. Il suo magnete è da qualche altra parte, e lui lo segue.

__________


Le ore passano lente, percepisco i granelli della clessidra uno ad uno. Ametista dall'altro lato della stanza mi lascia sguardi di comprensione.

Si dice che il tempo curi le ferite, gli animi, che aggiusti tutto. La realtà però non è un romanzo rosa, dall'inizio tragico e la fine di arcobaleni. Nella vita vera la ferita pur se cicatrizzata la si percepisce in superficie, un osso rotto, seppur ricomposto, a volte, in giorni particolarmente uggiosi ed umidi fa male, ritorna acuto il dolore antico. Il tempo non cura, ci mette della sabbia sopra pronta a volare via, tutto resta sepolto, ma resta. Ed io non smetterò mai di sanguinare, anche se ci metto tanti cerotti.

________

Mi sono rinchiusa ormai da ore nel buio della mia stanza, avevo bisogno di qualche attimo da sola. Vengo però distratta da una notifica nella casella mail del computer.

Da: Eric
A : Hope Black.

Ciao Hope,
Non ricevo tue notizie o aggiornamenti da un po', anche se non ne dubito, spero che tutto proceda come previsto.
Vorrei però che mi facessi sapere quanto tempo ci vorrà prima del tuo ritorno, sai che abbiamo bisogno di te.
Nel mentre devi occuparti di un caso vicino alla tua postazione attuale, il locale 'Bloody Mary Night Club' crea problemi, persone vanno e non ritornano. È un triangolo delle Bermuda di vampiri. Spero te ne possa occupare.

Buona fortuna!
Baci, Eric.

P.s
Salutami Juan e digli che Carmen si è infuriata quando l'ha lasciata con quel messaggio.

Decido accuratamente di non rispondergli, mi preparo per la serata.

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Mi sono portata dietro i miei coinquilini, Ametista è splendida, il corpo tonico è fasciato da un tubino rosso che le lascia la schiena elegantemente scoperta fino alle fossette di Venere. Le gambe lunghe e slanciate sono nude, una tentazione per i vampiri. Io sono più comoda, un corpetto mi stringe la vita e mette in risalto il seno, i pantaloni a vita alta mi scendono larghi fino alle caviglie ma stringono i miei glutei alla perfezione.
La coppia mi saluta e si dirige dall'altra parte del locale, verso la zona bar. Mi faccio prendere dalla musica, i miei fianchi si muovono da soli. Un corpo si avvicina al mio.

"Posso ballare con Lei, magnifica creatura?" Negli occhi del vampiro eccitazione brillante, è di bell'aspetto, ed io non ho niente da perdere: acconsento.

Mani gelide sui miei fianchi, l'odore di morte nascosto da un forte profumo maschile. L'erezione malcelata dai suoi pantaloni, spingo il mio bacino verso il suo ventre teso, una tentazione. Sono stata forgiata per essere una crudele ninfa. Le sue mani salgono, strisciano languide sul mio corpetto, alla ricerca dei miei lembi di pelle, delle costellazioni di lentiggini sul mio seno. Ma lo fermo prima, mi volto verso di lui, cerco di non guardargli il viso quando si protende verso il mio collo, leccandolo, mordendolo dolcemente, forse un po' troppo. Lo tiro verso di me e prima di poggiare le mie labbra sulle sue gli spezzo il collo con le mani. Crolla a terra. Lo guardo un'ultima volta e torno indietro. Non trovo i miei accompagnatori, ma scovo in mezzo alla folla degli occhi fosforescenti, visti solo una volta ma così simili ai miei.

Mio padre è seduto sul trono, Ade negli inferi, un re esiliato, un Dio del suo trono che trama vendetta. Donne ai suoi piedi, gli baciano le gambe sperando di assorbire un po' della sua immortalità. Altre due sulle sue ginocchia, e la sua bocca sulle loro gole, le anestetizza con la sua lingua, la sua saliva e le sue belle parole. Un leone nella sua savana. Queste gemono, forse piangono, ma non sanno neanche loro il perché, confuse dal piacere.
Una muore, lui non si ferma, continua ostinato, bramoso, a succhiare fino a quando la testa non le si stacca di colpo, precipitando al suolo e rotolando fino ai miei piedi, ancora con l'ultima emozione stampata nei suoi  bei e sfortunati lineamenti.

Ed è qui che inorridisco, comprendo perché Edward è tanto disgustato dal padre: Samuel è un dipendente, uno squartatore.

Sono stra felice di essere riuscita a pubblicare questo capitolo!
Pensavo di non riuscirci oggi e invece eccomi qui!
Che dire? Per Hope i rapporti non vanno molto bene.
Però scopre che cosa nasconde il padre.
Cosa succederà?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!

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