- IN REVISIONE - Cuore selvag...

By AliciaJk19

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Helena Burren non sa nulla del mondo al di fuori del palazzo in cui è sempre vissuta. Così, quando, dopo la m... More

•Prologo•
1. Lo sconosciuto dal volto perfetto
2. Colta con le mani nel sacco
3. Arroganza e batticuore
4. Desideri contrastanti
5. Il calore delle sue mani
6. Indurire il cuore
7. Troppo vicino
•Novità•
8. Cuori turbati
9. Questo bacio audace
11. Incontri insoliti
12. Il profumo di una donna
13. "Non farlo"
14. Astuzia giovanile
15. Attenzioni indesiderate
16. Gelosia
17. Cuore tormentato
AVVISO
18. Dottor Ellington
19. Ragione contro cuore
20. Cattivo presagio
||Dedica||
21. Per salvare una bambina
|| Dedica ||
22. Una ragione per vivere
23. Mia per sempre
|| Nuova cover ||
24. Parole dolorose
25. Pensieri fatali
26. Le parole che ho aspettato così a lungo
27. Verso l'addio più doloroso
28. Benefattore misterioso
• SONDAGGIO •
29. Specchio, custode di segreti
30. Marchiata
31. Il sapore dell'umiliazione
32. Questo amore che odio
*piccola gioia*
33. Verso la brughiera
34. Una voce tra le tenebre
35. Il bacio del peccato
36. Gemelli
37. L'amore che non ti aspetti
38. Cuori che parlano
39. Tuo figlio
40. Dire addio
41. L'unico posto sicuro
42. Ospite inatteso
43. Fuori controllo
44. Così è deciso
45. Una voce tra le fiamme

10. Tempesta interiore

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By AliciaJk19

Consiglio dell'autrice: mentre scrivevo, ascoltavo questa melodia quindi consiglio anche a voi lettori di leggere il capitolo ascoltandola!

Forgotten City, Lindsey Stirling. ❤

*

Sentiva uno scroscio d'acqua, in lontananza.
Forse si trattava di un'allucinazione. Non era possibile, pensò Rafe aguzzando l'udito. Poi, capì: era acqua, era davvero acqua. Alle sue spalle, non troppo distante, i suoni di una piccola sorgente fluivano in modo armonioso, caldo e sensuale. Il sollievo quasi gli fece perdere l'equilibrio. In piedi, con le gambe allargate, che guardava Helena dormire, Rafe gettò indietro la testa e sorrise verso la luna che dominava la distesa blu notte. Poi si rimboccò le maniche e, dopo essersi assicurato che lei stesse ancora dormendo, si avviò verso il rumore della sorgente.

Con suo sommo stupore trovò più acqua di quanta ne avesse immaginata. Un piccolo laghetto naturale si estendeva sotto una minuscola cascata che rigettava l'acqua instancabilmente. La visuale era ostacolata dai rami degli arbusti, perciò Rafe si abbassò per oltrepassarne alcuni e poi, aperte le borracce, le immerse completamente nello specchio d'acqua. Al chiaro di luna, il laghetto aveva assunto un aspetto quasi opalescente, sensuale e quasi magnetico per i suoi occhi. Aveva realmente temuto che Helena non sarebbe sopravvissuta a lungo, senza acqua; certo, anche lui non avrebbe avuto l'opportunità di vivere a lungo in quel caso, ma…
Si stava di nuovo preoccupando per lei. Ormai aveva abbandonato se stesso in un angolino remoto del mondo e l'unica cosa che realmente contasse era diventata Helena Burren.

Estrasse le borracce con entrambe le mani e bevve un lungo sorso, lasciandosi scivolare l'acqua anche sul collo e le spalle. Quella sensazione lo aiutò a rigenerarsi, e d'un tratto perfino il sonno passò.
Indugiando ad ammirare la natura davanti ai suoi occhi, Rafe si alzò e tornò al piccolo accampamento dove si sdraiò accanto ad Helena e chiuse gli occhi. Li avrebbe soltanto riposati, decise, perché la vista delle morbide curve di lei, ben visibili a causa della posizione rannicchiata, non lo avrebbe di certo aiutato ad addormentarsi. Avrebbe dovuto fare qualcosa per il suo vestito ormai logoro. Helena non aveva nemmeno accennato alla perdita delle valigie, ma lui sapeva che aveva bisogno di abiti puliti e di lavarsi.

Il mattino seguente, decise, le avrebbe annunciato la scoperta della sorgente così che, tra le altre cose, lei avrebbe anche potuto fare un bagno decente. Per un po' la guardò dormire, gustando la dolce visione di quel viso talmente bello e innocente da togliere il fiato. Quella notte i suoi capelli sembravano di un rosso più scuro, le ciglia, lunghe e folte, ricadevano leggiadre sulle gote di porcellana. E la vista di quelle labbra di poco atteggiate in quella che appariva come una smorfia, a causa della posizione in cui dormiva, gli fece male al petto. Sospirando, si girò dall'altra parte e fissò la sella davanti ai suoi occhi sperando che il cielo lo assistesse durante quel tortuoso viaggio.

Helena si svegliò alla stessa ora della notte precedente e prese coscienza della luna sopra di sé quasi subito. Sbattendo le palpebre con vigore, attese di sentire il respiro regolare di Rafe per accertarsi che stesse dormendo. Poi si sollevò a sedere e, nel buio, si sporse verso di lui spostandogli delicatamente lo stesso ciuffo ribelle che gli era caduto davanti agli occhi la sera precedente. Sembrava uno scherzo del destino, uno scherzo che la portò a sorridere. Lo sentì muoversi appena e trattenne il respiro, restia a continuare. Tuttavia c'era un motivo per cui si era ripromessa di svegliarsi a quell'ora: una volta sola non poteva bastare, e lei voleva riprovare quella sensazione così piacevole, così ardente, che aveva incendiato ogni suo muscolo. Usare Rafe per i propri scopi la infastidiva, ma il suo volto così bello e quelle labbra talmente invitanti erano un'attrattiva a cui non poteva, in nessun caso, resistere.

Chiuse gli occhi e appoggiò piano le labbra contro quelle di lui, ritraendosi in tempo per non premere più a fondo. Del resto, lei non sapeva come si potesse approfondire un bacio, non essendo mai stata baciata prima di quel momento… e in effetti nessuno la stava baciando neanche allora. Stava facendo tutto da sola e tutto da sola avrebbe fatto crollare.

Si allontanò a malincuore, ammirando con occhi brillanti le labbra di Rafe. Avrebbe voluto sporgersi di nuovo, sfiorarle, accarezzare la sua pelle scurita dal sole, intrecciare le dita in quei capelli costantemente arruffati… Ma non poteva, e lo sapeva. Le tornò alla mente il volto di sua madre, i suoi insegnamenti, la serietà con cui le aveva fatto capire che mai e poi mai avrebbe dovuto permettere a un uomo di baciarla fuori dal matrimonio. Come avrebbe reagito, la sua defunta madre, se avesse saputo che era stata una sua iniziativa baciare Rafe Ellington?

Poi, nell'oscurità, gli occhi che fino a quel momento erano stati chiusi si spalancarono. Helena trasalì, il cuore che le galoppava nel petto, mentre fissava atterrita quei zaffiri brillanti nel buio.

«Che cosa diavolo state facendo?» sibilò Rafe in tono impastato, poi le intrappolò i polsi sottili tra le dita.
«Io non... non volevo fare niente di male» si difese lei balbettando. «Lasciatemi, mi fate male!»
Lui accentuò la stretta.
«No.»
«Lasciatemi, Rafe!»
«Volevate uccidermi?» le inveì contro Rafe, accigliandosi.
Lei sgranò gli occhi. «Avete per caso perso il senno? Perché mai dovrei volervi uccidere?»
«Perché io non vi piaccio e lo avete fatto intendere chiaramente.»
Il respiro di lei aumentò il ritmo, inducendola ad ansimare sotto la sua attenzione scrupolosa.
«Voi mi piacete, Rafe… Non potrei mai desiderare la vostra morte.»

Un bagliore più intenso illuminò lo sguardo di Rafe mentre si sollevava per metà. Senza interrompere il contatto visivo, la fece voltare bruscamente sulla schiena e la imprigionò sotto di sé, sollevandole i polsi sopra la testa. Helena si dimenò con foga, scalciando contro le sue gambe robuste, ma a nulla valsero i suoi tentativi; Rafe era una roccia, lei una foglia che il vento avrebbe potuto far volare via da un momento all'altro.
Percepì un calore intenso tra le gambe, mentre il suo cuore non accennava a rallentare il ritmo. Gli occhi di lui parevano mandare scintille. Qualcosa mutò nel suo atteggiamento; divenne più gentile, più morbido e lei poté percepire con il respiro pesante il battito rapido del suo cuore. Che cosa stava succedendo?

«Lasciatemi, vi prego» mormorò e risultò quasi una preghiera.
Rafe allentò la stretta solo un po'.
«No… » disse con voce roca prima di chinarsi su di lei. «Non posso resistere ancora.»

Appoggiò delicatamente le labbra su quelle di Helena, che, superato un iniziale momento di panico, si arrese definitivamente e le schiuse con timida audacia, permettendo l'accesso alla lingua di lui quando premette più a fondo. La lingua di Rafe trovò la sua, inesperta e docile, e giocò con essa fino a intrecciarsi completamente, mentre le lasciava andare un polso e con la stessa mano le sfiorava il collo e la nuca.

«Helena… » sussurrò con la sua voce profonda, arrochita dal desiderio. Catturò di nuovo le sue labbra e lei gli circondò il collo con le braccia libere, intrecciando le dita nei suoi capelli, come aveva desiderato fare troppe volte. Si lasciò sfuggire un gemito basso quando la lingua di Rafe tornò a impossessarsi della sua. Non avrebbe voluto che smettesse, si rese conto sconvolta; provava un tale piacere che arrivò a pensare che non le sarebbe servito nient'altro che Rafe, la sua bocca, il suo corpo premuto contro il proprio... Lui picchiettò il suo labbro inferiore con la lingua e qualcosa, dentro di lei, in una parte che non aveva mai preso in considerazione, esplose.

Per lui fu come tornare a casa. Quel bacio trascinò con sé gioie e dolori, fu come il suggelamento di una promessa, come l'inevitabile realtà della tempesta che si agitava nel suo cuore da giorni ormai. Come un uomo perduto in un arido deserto, Rafe Ellington si nutrì avido della dolcissima acqua di quel bacio. Erano anni che non sfiorava le labbra di una donna. Sophie Carrigan ci aveva provato, tanti anni prima, ma nemmeno allora lui aveva provato un tale, impetuoso desiderio come stava accadendo con Helena.
Avrebbe dovuto fermarsi, ne era consapevole, avrebbe dovuto porre fine a quella passione spropositata, anteporre la ragione al cuore. Ma Helena si stava premendo inconsapevolmente contro di lui, stimolando la sua parte più nascosta, che per troppo tempo era rimasta sepolta. E lui aderì ancora di più contro quel corpo minuto, immergendosi nelle curve delicate di quella piccola donna, mentre le mani di Helena gli tiravano piano i capelli e dalle sue labbra calde sfuggivano continui gemiti rochi.
«Rafe… » mormorò premendogli i palmi sottili contro il petto. «Fermatevi... vi prego.»

E lui lo fece. Si allontanò da quel corpo con l'agilità di un felino, saltando indietro e passandosi una mano sul volto per cancellare in minima parte il ricordo pulsante di quel bacio.
La sentì singhiozzare, e allora tornò da lei, stringendola tra le braccia prima che Helena potesse respingerlo. Lei si lasciò cullare, affondando il volto nell'incavo della sua spalla e pianse, colpevole, fino a quando il sonno non la trascinò tra le sue spire.
Rafe si appoggiò alla sella dietro la schiena e continuò ad accarezzare quei capelli di seta, a diapetto della polvere e i nodi, cercando di domare la tempesta impazzita nel suo cuore.

Non poteva essere successo davvero.
Eppure era stato così. Sotto quella luna magnifica, lontano dell'Illinois, lui, un insignificante dottorino di campagna, che viaggiava sotto le mentite spoglie di una guardia del corpo, aveva baciato la figlia di un ricco aristocratico, promessa in sposa ad un altro uomo.
Che Dio lo aiutasse.
Era spacciato.

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