10. Tempesta interiore

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Consiglio dell'autrice: mentre scrivevo, ascoltavo questa melodia quindi consiglio anche a voi lettori di leggere il capitolo ascoltandola!

Forgotten City, Lindsey Stirling. ❤

*

Sentiva uno scroscio d'acqua, in lontananza.
Forse si trattava di un'allucinazione. Non era possibile, pensò Rafe aguzzando l'udito. Poi, capì: era acqua, era davvero acqua. Alle sue spalle, non troppo distante, i suoni di una piccola sorgente fluivano in modo armonioso, caldo e sensuale. Il sollievo quasi gli fece perdere l'equilibrio. In piedi, con le gambe allargate, che guardava Helena dormire, Rafe gettò indietro la testa e sorrise verso la luna che dominava la distesa blu notte. Poi si rimboccò le maniche e, dopo essersi assicurato che lei stesse ancora dormendo, si avviò verso il rumore della sorgente.

Con suo sommo stupore trovò più acqua di quanta ne avesse immaginata. Un piccolo laghetto naturale si estendeva sotto una minuscola cascata che rigettava l'acqua instancabilmente. La visuale era ostacolata dai rami degli arbusti, perciò Rafe si abbassò per oltrepassarne alcuni e poi, aperte le borracce, le immerse completamente nello specchio d'acqua. Al chiaro di luna, il laghetto aveva assunto un aspetto quasi opalescente, sensuale e quasi magnetico per i suoi occhi. Aveva realmente temuto che Helena non sarebbe sopravvissuta a lungo, senza acqua; certo, anche lui non avrebbe avuto l'opportunità di vivere a lungo in quel caso, ma…
Si stava di nuovo preoccupando per lei. Ormai aveva abbandonato se stesso in un angolino remoto del mondo e l'unica cosa che realmente contasse era diventata Helena Burren.

Estrasse le borracce con entrambe le mani e bevve un lungo sorso, lasciandosi scivolare l'acqua anche sul collo e le spalle. Quella sensazione lo aiutò a rigenerarsi, e d'un tratto perfino il sonno passò.
Indugiando ad ammirare la natura davanti ai suoi occhi, Rafe si alzò e tornò al piccolo accampamento dove si sdraiò accanto ad Helena e chiuse gli occhi. Li avrebbe soltanto riposati, decise, perché la vista delle morbide curve di lei, ben visibili a causa della posizione rannicchiata, non lo avrebbe di certo aiutato ad addormentarsi. Avrebbe dovuto fare qualcosa per il suo vestito ormai logoro. Helena non aveva nemmeno accennato alla perdita delle valigie, ma lui sapeva che aveva bisogno di abiti puliti e di lavarsi.

Il mattino seguente, decise, le avrebbe annunciato la scoperta della sorgente così che, tra le altre cose, lei avrebbe anche potuto fare un bagno decente. Per un po' la guardò dormire, gustando la dolce visione di quel viso talmente bello e innocente da togliere il fiato. Quella notte i suoi capelli sembravano di un rosso più scuro, le ciglia, lunghe e folte, ricadevano leggiadre sulle gote di porcellana. E la vista di quelle labbra di poco atteggiate in quella che appariva come una smorfia, a causa della posizione in cui dormiva, gli fece male al petto. Sospirando, si girò dall'altra parte e fissò la sella davanti ai suoi occhi sperando che il cielo lo assistesse durante quel tortuoso viaggio.

Helena si svegliò alla stessa ora della notte precedente e prese coscienza della luna sopra di sé quasi subito. Sbattendo le palpebre con vigore, attese di sentire il respiro regolare di Rafe per accertarsi che stesse dormendo. Poi si sollevò a sedere e, nel buio, si sporse verso di lui spostandogli delicatamente lo stesso ciuffo ribelle che gli era caduto davanti agli occhi la sera precedente. Sembrava uno scherzo del destino, uno scherzo che la portò a sorridere. Lo sentì muoversi appena e trattenne il respiro, restia a continuare. Tuttavia c'era un motivo per cui si era ripromessa di svegliarsi a quell'ora: una volta sola non poteva bastare, e lei voleva riprovare quella sensazione così piacevole, così ardente, che aveva incendiato ogni suo muscolo. Usare Rafe per i propri scopi la infastidiva, ma il suo volto così bello e quelle labbra talmente invitanti erano un'attrattiva a cui non poteva, in nessun caso, resistere.

Chiuse gli occhi e appoggiò piano le labbra contro quelle di lui, ritraendosi in tempo per non premere più a fondo. Del resto, lei non sapeva come si potesse approfondire un bacio, non essendo mai stata baciata prima di quel momento… e in effetti nessuno la stava baciando neanche allora. Stava facendo tutto da sola e tutto da sola avrebbe fatto crollare.

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