2. Colta con le mani nel sacco

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Mentre balzava in sella, Rafe percorse con lo sguardo la strada della cittadina di Downers Grove. Alcune donne, infagottate e cariche di ceste destinate al mercato, si avviavano frettolosamente per la via, tenendo le teste abbassate a causa delle folate di vento che provenivano da ovest. Tra di loro spiccava un ragazzino, più alto della maggior parte di loro, ma dotato di una corporatura più esile e minuta.

Rafe strinse gli occhi, cercando di mettere a fuoco il ragazzo. Era sicuro di averlo già visto da qualche parte, anche se non gli venne in mente alcun nome in quel momento. Osservando il cielo, dove le nubi si ammassavano sempre più rapide, decise che aveva cose ben più importanti di cui occuparsi. Della signorina Burren, ad esempio, e di sua zia che non gli aveva ancora consegnato il denaro stabilito per la scorta della nipote in Nevada.
Il Nevada, pensò, era talmente lontano che i soldi promessi non sarebbero andati bene nemmeno per il meno tirchio degli accompagnatori. Tuttavia, Rafe non aveva troppo bisogno di denaro, e per di più sarebbe stato in compagnia di Helena Burren. La sua vicinanza avrebbe contribuito a colmare la mancanza del denaro necessario. Non sapeva quale fosse il motivo del suo interesse per la ragazza, sapeva solo che era una fin troppo bella ragazza che avrebbe potuto soddisfarlo in modi che non immaginava nemmeno…
No, si disse duramente. Helena Burren non sarebbe diventata un giocattolo nelle sue mani. Era un gentiluomo, adesso, o quasi, e si sarebbe morso la lingua piuttosto che fare del male intenzionale alla ragazza. Era stato assunto per un compito ben preciso, e avrebbe assolto la sua mansione nella più totale e distaccata dedizione.

***

La cena era stata consumata adeguatamente. Gli avanzi erano stati portati via già da un pezzo, e Rafe era al suo quarto bicchiere di brandy quando una intensa folata di vento si fece strada nella sua mente, impegnata a ricordare languidamente la vita sottile di Helena Burren e il suo sorriso vagamente accattivante. Scuotendo la testa, cercò di scacciare l'assurda attrazione che l'aspetto della ragazza esercitava su di lui e si guardò intorno, deciso a tenere occupata l'immaginazione con qualcuna più attraente.

In quel preciso istante, il ragazzino che aveva visto poco prima in strada oltrepassò la soglia della taverna e si sbatté la porta alle spalle.
Rafe continuò a sorseggiare il suo brandy, non riuscendo a ricordare dove avesse già visto quel giovane.

Quello si avvicinò lentamente al banco e, con tono esageratamente rauco, si rivolse al proprietario: «Buonasera, signore.»

Attese con una certa impazienza che l'uomo al banco smettesse di asciugare un bicchiere e gli rivolgesse un'occhiata interrogativa.

«Avrei bisogno di una stanza per stanotte»
continuò il ragazzo, con aria piuttosto baldanzosa.
«La cena non è compresa, ragazzo» puntualizzò il taverniere, osservandolo con attenzione. «Hai i soldi necessari?»
«Naturalmente» rispose il giovane con disarmante sicurezza.

Rafe studiò la sua cadenza, consapevole di averla già sentita da qualche parte.

«Di dove sei, ragazzo?» lo interrogò l'uomo al banco, sempre più stranito.
«Sono un forestiero, arrivato in città questa mattina. Lavoro per conto di un'importante famiglia di Downers Grove. Domani mattina parto per il Nevada.»

Rafe sussultò per la rabbia.
Non può essere lei, pensò tentando di trattenersi dall'alzarsi e di trascinarla fuori dal locale.
Osservò le spalle esili, il taglio della lunga giacca che nascondeva le forme, le gambe lunghe che su un uomo sarebbero state considerate troppo sottili.
Placando la sua ira con l'ultimo sorso di brandy, accavallò le gambe e osservò la sua farsa con studiata aria di superiorità.

«Il Nevada è a due settimane di cavallo da qui. Come speri di riuscire a raggiungerlo con quelle gambe secche che ti ritrovi?» lo rimbeccò il taverniere, sogghignando e mostrando i denti marci e mancanti.

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Where stories live. Discover now