28. Benefattore misterioso

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Sopra la mensola del camino nell'ampia biblioteca, il ritratto di una dama con una lunga treccia corvina e un paio di labbra rosse come lamponi, restituì a Helena lo sguardo con un sorriso di triste rassegnazione. Quel ritratto doveva essere stato realizzato solo qualche anno prima, a giudicare dai colori ancora vividi, e quella tristezza che l'artista era stato in grado di far trasparire dagli occhi violetti della donna aprì una breccia nel suo cuore.
Tesa, si sedette su un divanetto rivestito di broccato color crema e giunse le mani in grembo, incapace di calmarsi. Esaminò con lo sguardo le cianfrusaglie sparse sui tavolini eleganti, sulle pareti, dove trovò un ritratto più piccolo, ovale, che rappresentava un uomo di mezza età con una pancia piuttosto prominente e un paio di baffi allungati ad arco. Doveva essere il padre di Bayard Mellins, indovinò. Suo padre gliene aveva parlato spesso nel periodo antecedente la propria morte.

«E così la mia promessa sposa è finalmente arrivata.» 
Helena fece un balzo, il cuore le saltò in gola. Incapace di muoversi, sollevò lo sguardo verso l'uomo che aveva parlato in tono tanto autoritario.

Il primo aggetrivo che le venne in mente non appena lo vide, fu diabolico, quando notò la bocca carnosa piegata in un sogghigno, i capelli biondo scuro ondeggianti e le sopracciglia incurvate. Era alto, molto — troppo — snello e dalle spalle larghe, ma qualcosa nei suoi occhi scuri incuteva timore puro.
«Lord Mellins, signorina. Al vostro servizio.» Si profuse in un inchino galante.
Lei deglutì a fatica, alzandosi lentamente. «Helena Burren.» 
«Oh, lo so» replicò Bayard Mellins, avvicinandosi con sufficienza. Si trovò di fronte a Rafe. «Anita, vuoi essere così gentile da dirmi chi è il nostro taciturno interlocutore?» 

Helena sentì che Rafe si irrigidiva al suo fianco e non riuscì a resistere all'impulso di guardarlo.
«Rafe Ellington» rispose senza scomporsi. «Ho accompagnato Miss Burren dal Devonshire fino a qui.» 
Bayard tornò a posare lo sguardo su Helena, valutandola con un'occhiata da capo a piedi, un'occhiata che sembrò gelarle le ossa attraverso i vestiti. Detestando se stessa con tutto il cuore, Helena si irrigidì per la vampata di calore che le incendiò le guance.

«Credo sia la prima volta che sento parlare di un accompagnatore uomo per una fanciulla fidanzata e per di più senza una serva.» Un sorriso lascivo piegò un angolo della sua bocca. «Tuttavia ciò non costituisce un problema, dal momento che ho fatto arrivare una nuova serva solo per la mia futura moglie, proprio questa mattina.» 

Helena cercò di mantenersi il più distaccata possibile, maledendo la situazione che non le permetteva di cercare conforto nello sguardo di Rafe. «Vi ringrazio, milord.»
«È il mio dovere, Miss Burren.» 
Maledizione, il suo tono profondo, un po' letargico, aveva un suono piacevole.
«Ellington, voi potete ritirarvi. La mia fidanzata è giunta sana e salva a destinazione e i vostri servigi non sono più richiesti.» 
Rafe strinse i pugni lungo i fianchi, irrigidendo la schiena. «Inoltre voglio sperare di vedervi al mio matrimonio, la prossima settimana.»  Lui lo fronteggiò ancora una volta, ma adesso qualcosa mutò nei suoi occhi. «Mi dispiace di non poter essere presente, signore, dal momento che ripartirò domani mattina.» 

Bayard si strinse nelle spalle, squadrandolo da capo a piedi. «Ad ogni modo, vi ringrazio per i servigi che avete prestato alla mia fidanzata. Potete andare.» 
Ti prego, Rafe, non farlo, non andare.
«Con permesso» dichiarò freddamente Rafe, chinando il capo in un gesto di riverenza. Lasciò il bagaglio di Helena nelle mani di Anita Andrews – che lo fissò gelida dall'ombra della sua retina — poi si diresse a grandi falcate verso la porta della biblioteca. Indugiò con la mano sulla maniglia. Avrebbe voluto voltarsi e afferrare la mano di Helena, trascinarla via da quel posto infimo, gridare al mondo quanto la amasse. Ma non fece nulla di tutto ciò. Un codardo. Era solo un codardo. Abbassò la maniglia e si sbatté forte la porta alle spalle, lasciandosi dietro Helena che cercava al suo meglio di reprimere il pianto.

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Where stories live. Discover now