14. Astuzia giovanile

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La mattina seguente la colazione, a base di uova e pancetta, era appena finita quando James entrò in cucina.
«Io e Kate andiamo in città, all'emporio. Ha bisogno di stivali nuovi, la mia piccola» annunciò l'uomo, arruffando i capelli biondi di Kate. Gli occhi di lei si illuminarono. Saltò su dalla sedia e corse fuori dalla cucina. Dopo pochi istanti tornò, ed Helena notò che aveva indossato un cappello a tesa larga, troppo grande per la sua testa, che le nascondeva le morbide onde chiare.

«Potrei venire anch'io?» propose Helena, alzandosi a sua volta. «Ho bisogno di un abito nuovo e di un… sì, un cappellino. Ho il denaro.» Lo teneva al sicuro all'interno della federa del cuscino nella stanza che James le aveva offerto la sera precedente, e che era a poca distanza da quella di Rafe.

«Ma certo.» James fece cenno alla figlia di dirigersi all'uscita, mentre Rafe si schiarì la gola. Dalla sera prima, lui e Helena non avevano più parlato, complice sopratutto il fatto che Rafe avesse voluto tenerla a distanza. Helena non si era ribellata a quella decisione. Sapeva che, nonostante tutto il suo turbinio emozionale interiore, era la cosa giusta.

«Se viene la signorina Milton, vengo anche io.»

James annuì. «Miss Milton, avete cinque minuti.»
Affrettandosi alla porta, Helena si ravviò i capelli e salì a prendere i soldi.

Rafe la guardò uscire con la consapevolezza che qualcosa, tra di loro, si era rotto. L'aveva respinta, anche se con garbo, quando lei aveva cercato di spostargli i capelli. Si era trattato di una sciocchezza di poco conto, o almeno così l'avrebbe definita chiunque la considerasse dal di fuori. Probabilmente lo aveva considerato un gesto maleducato. Se avesse saputo che l'aveva fatto per non cedere all'impulso di baciarla davanti a tutti, sarebbe cambiato qualcosa? No, probabilmente lei lo avrebbe sempre considerato un cinico, burbero esemplare maschile. E lui doveva solo abituarsi all'idea che fosse realmente così. Si era preso cura di lei nei giorni precedenti, quando il sole cocente e il viaggio spossante l'avevano indebolita prepotentemente, ma lo aveva fatto unicamente perché era suo dovere e perché era stato pagato per salvaguardarla. Ma perfino la parte più insulsa di se stesso sapeva che il motivo era un altro, qualcosa che, però, Rafe non avrebbe mai ammesso.

Helena tornò dopo un paio di minuti. Rafe indossò il cappello e le porse il braccio perché lei lo prendesse, ma il suo gesto fu deliberatamente ignorato. Una volta che fu uscita in cortile, Helena prese dei bei respiri lenti e profondi. Davanti a lei, James e Kate erano già sistemati sui sedili di un grosso carro.
«Andiamo, miss Milton, signor Stewart» li sollecitò James con un gesto della mano. Quando entrambi furono saliti, l'uomo emise un fischio stridulo e fece schioccare le redini del cavallo.

***

La campanella affissa al di sopra della porta suonò non appena entrarono nell'emporio. Helena notò un paio di signore ben vestite al banco, intente a fare degli acquisti. Una donna piuttosto robusta andò loro incontro.

«James Millicent! È passato più di un mese dall'ultima volta che ci siamo visti.» La donna sorrise a James, mostrando una fila di denti bianchi, dritti, contornati da labbra rosso fuoco. «La piccola Kate… E questi signori?»
«Amici di famiglia» spiegò l'uomo, togliendosi il cappello.
Lei annuì, ponendosi le mani sui fianchi in attesa che parlassero.
«Come posso esservi utile? »
«La signorina Milton necessita di un abito nuovo e un cappello, mia figlia invece ha bisogno di un paio di stivali nuovi.»
Strizzando l'occhio a Kate, la donna gli fece cenno di seguirla e si diresse verso un tavolo carico di stoffe dai colori sgargianti.

«Miss Milton, giusto?»
Helena annuì, avvicinandosi al tavolo.
«Scegliete una stoffa e vi farò avere il vostro vestito nuovo entro la fine della settimana.»

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora