3. Arroganza e batticuore

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Alle cinque in punto, come da programma, Rafe Ellington raggiunse la casa dei Burren. Helena finì di trascinare il baule lungo le scale, rischiando di inciampare nell'orlo del vestito a causa della sonnolenza.
Perché diavolo dovevano partire così presto? Con gli occhi pesanti, trattenne uno sbadiglio e fissò lo sguardo su sua zia che era, al contrario di lei, vispa e arzilla.

«Ricordati di dare ascolto al signor Ellington, Helena» le raccomandò con una certa impazienza.
Lei sbuffò, oltrepassandola lungo il corridoio.
«Vi prego, non sono una bambina.»
«Helena... »
Il campanello suonò per la seconda volta, rischiando di mandare in frantumi il buon senso civile di Helena.
«Sto arrivando!» borbottò, stizzita. Si girò verso Henrietta e, suo malgrado, l'abbracciò forte.
«Mi mancherai, tesoro» disse l'anziana donna, picchiettandole la schiena.
«Anche voi, zia.»
«Ti verrò a trovare quando ti sarai sistemata» promise Henrietta, staccandosi. Le pizzicò un poco le guance prima che Helena potesse sottrarsi.
«Ecco, così non sembrerai un cadavere.»

Scuotendo la testa, lei prese un respiro profondo. Da quel momento cominciava una nuova vita, un'avventura, come l'avrebbe definita suo padre. La stessa avventura in cui lui stesso aveva deciso di gettarla.
Henrietta si avviò allegramente verso la porta, mentre Helena si imponeva di mantenere un tono quanto più civile possibile. Avrebbe dovuto sopportare la compagnia di Rafe Ellington per parecchi giorni, perciò sarebbe stato meglio abituarcisi quanto prima, nonostante lo ritenesse un dispotico, arrogante e presuntuoso...

« ... Signorina Burren?» sentì la sua voce, profonda come la ricordava, interrompere i suoi pensieri.
«Sì?» rispose di rimando, schierandosi la gola.
«Vi ho chiesto se siete pronta.»
«Prontissima.»
Si torturò le mani per non rifilargli uno schiaffo in pieno viso quando si accorse del sorriso radioso che le sue labbra indossavano. Che cosa diavolo aveva da sorridere tanto, quel tipo?

«Ecco i vostri ottocento dollari, signor Ellington.»
Henrietta porse un sacchetto all'uomo, intento ad osservare Helena con gli occhi ristretti a due fessure. Nonostante i tentativi di rimanere impassibile, lei si sentì attraversare da un insolito formicolio alla base del collo. E più giù, sotto l'ombelico. Le ricordò la sensazione che aveva provato la sera precedente, quando le sue braccia le avevano circondato la vita, ma si costrinse a non pensarci.

Rafe prese il denaro con eleganza, rivolgendo un cenno del capo all'anziana donna, poi tornò a guardare Helena. Indossava lo stesso impermeabile del giorno precedente, mentre lei si era vestita di tutto punto, la lunga gonna color verde salvia, perfettamente in tinta con il rame dei capelli raccolti in una treccia alzata sulla sommità del capo, la giacca dello stesso colore e un paio di scarpine di cuoio.

Lui inarcò un sopracciglio scuro. «Sapete che non sarà una passeggiata, vero?»
«Come, prego?»
«Il vostro abbigliamento non si addice a un lungo viaggio per il West.»
«È un abito da viaggio, signor Ellington» controbatté Helena, sollevando il mento. «Andrà più che bene.»

Rafe lasciò andare un sospiro, esibendo un sorriso forzato. Non sarebbe stato facile avere a che fare con una ragazza tanto testarda.

«Allora, signorina Burren, vogliamo andare?»

Lei abbozzò un sorriso sornione. «Con piacere.»
«Ricordati quello che ti ho detto» ripeté Henrietta, abbracciandola di nuovo.
«Sì, zia.»
«Il treno non ci aspetterà» disse Rafe, porgendole una mano sollecitandola ad afferrarla. Helena si staccò da sua zia e fissò quella mano con riluttanza. Si erano imposti di non avere alcuno scambio di opinione o parola e ora cercava anche di essere gentile?
Con una smorfia che cercò di nascondere con un sorriso ancora più largo, afferrò la maniglia del baule e lo superò tranquilla.
«Possiamo andare.»
Lui annuì, ignorando il gesto di scortesia.

Henrietta fece un gesto indifferente con la mano, sospirando, poi si lasciò baciare il dorso dalle labbra di Rafe.
«Abbiate cura di lei, vi prego.»
Rafe le sorrise gentile, anche se dentro di lui tutto urlava che sarebbe stato un viaggio tutt'altro che spassoso.

«Ve lo prometto, signora Burren.»

***

Rafe si sarebbe volentieri goduto la traversata se non ci fosse stato un elemento disturbante, in tutto quello. La signorina Burren.
Si era addormentata con la testa sulla sua spalla e, per quanto lui cercasse di non godere della sua vicinanza, era esattamente quello che stava succedendo. Era senza ombra di dubbio una creatura splendida, e il fatto che si fosse completamente abbandonata contro di lui lo soddisfaceva, e non poco. Tuttavia, sapeva di dover mantenere il controllo dei propri stimoli e per farlo, doveva allontanare il pensiero delle sue curve perfette dalla mente.

Scossa dal movimento del vagone, Helena sollevò le palpebre e, mettendo a fuoco, si accorse di essersi addormentata con la testa sulla spalla di Rafe Ellington. Trasalendo, si staccò di colpo, sperando che lui dormisse e non si fosse accorto della posizione. Respirando a fondo, si girò verso di lui, deglutendo a fatica, immaginandolo immerso in un sonno profondo. E invece, Rafe aveva gli occhi ben aperti e la stava fissando.

«Per fortuna vi siete svegliata» le disse, brusco. Lei si portò la mano alla bocca per resprimere uno sbadiglio, incerta su cosa dire. Decise di ignorare l'atteggiamento arrogante e si alzò in piedi, stirandosi. Non le importò di non seguire le regole dell'etichetta; del resto, nessuno dei due aveva il diritto di criticare l'altro.

«E voi avete dormito bene?»
«Non ho dormito.»
«D'accordo.»

Rafe sospirò, gettando un'occhiata alle sue spalle. «Laggiù c'è il posto riservato a voi donne.»
Helena gli rifilò uno sguardo contorto. «Scusate?
«Per rinfrescarvi» chiarì lui, accavallando le gambe.
Helena notò che le labbra erano incurvate da un sorriso ironico.
«Che cosa ci trovate di tanto divertente?»
«Sorrido al pensiero di come farete a raggiungere il vagone.»

Lei lo osservò accigliata, non capendo a cosa si riferisse. Poi, inspirando per mantenere il controllo, intuì la situazione: Rafe aveva accavallato le gambe e ora occupava il piccolo spazio del vagone, bloccandole il passaggio.
Sostenendo il suo sguardo divertito, si ricordò che non doveva preoccuparsi di apparire diseducata e gli scavalcò le ginocchia. Quando stava per togliere la gamba, però, Rafe allargò le proprie e lei gli cadde addosso, sostenendosi con le mani premute contro il suo petto. Il sorriso di lui si fece più intenso, ma non aveva niente di gioioso.

«E ora ditemi, signorina Burren, come sfrutterete la vostra intelligenza per raggiungere il vagone?»
«Andate al diavolo» sbottò Helena, respirando affannosamente. Il movimento attirò lo sguardo di Rafe sul suo seno, a cui dedicò un'attenzione fuori dal normale senza mostrarsi minimamente pentito.
Quell'atteggiamento indispettì la ragazza più di quanto avesse calcolato. Facendo leva con le mani, gli scavalcò definitivamente le ginocchia e si sistemò la gonna, avviandosi verso il vagone riservato alle donne.

Lui la osservò allontanarsi con la soddisfazione di averla finalmente messa a tacere, anche se dovette confrontarsi con l'ingrossamento della patta dei suoi pantaloni. Con una smorfia cinica, si ripromise di non assumere mai più un atteggiamento simile. Se non voleva rischiare di mandare in frantumi la sua rigidità sociale.

Helena spalancò la porta del vagone e se la richiuse alle spalle con la stessa intensità, portandosi una mano alla gola. Percepì il battito sfrenato del proprio cuore sotto le dita, e si umettò le labbra per riprendere il controllo di sé. Non avrebbe mai dovuto accettare che un uomo come Rafe Ellington la scortasse fino in Nevada. Ne andava della sua salute fisica, oltre che mentale. Il suo maledetto corpo muscoloso e tonico l'avrebbe tormentata anche durante le notti che sarebbero seguite, e lei non poteva permetterselo.
Avrebbe dovuto tenere le distanze, come si era ripromessa di fare. Dopotutto, pensò quando fu riuscita a calmarsi, stava per convolare a nozze molto lontano dalla sua terra d'origine e, una volta giunta a destinazione, Rafe sarebbe stato solo un effimero ricordo.

- IN REVISIONE - Cuore selvaggio Where stories live. Discover now