- IN REVISIONE - Cuore selvag...

AliciaJk19 tarafından

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Helena Burren non sa nulla del mondo al di fuori del palazzo in cui è sempre vissuta. Così, quando, dopo la m... Daha Fazla

•Prologo•
1. Lo sconosciuto dal volto perfetto
3. Arroganza e batticuore
4. Desideri contrastanti
5. Il calore delle sue mani
6. Indurire il cuore
7. Troppo vicino
•Novità•
8. Cuori turbati
9. Questo bacio audace
10. Tempesta interiore
11. Incontri insoliti
12. Il profumo di una donna
13. "Non farlo"
14. Astuzia giovanile
15. Attenzioni indesiderate
16. Gelosia
17. Cuore tormentato
AVVISO
18. Dottor Ellington
19. Ragione contro cuore
20. Cattivo presagio
||Dedica||
21. Per salvare una bambina
|| Dedica ||
22. Una ragione per vivere
23. Mia per sempre
|| Nuova cover ||
24. Parole dolorose
25. Pensieri fatali
26. Le parole che ho aspettato così a lungo
27. Verso l'addio più doloroso
28. Benefattore misterioso
• SONDAGGIO •
29. Specchio, custode di segreti
30. Marchiata
31. Il sapore dell'umiliazione
32. Questo amore che odio
*piccola gioia*
33. Verso la brughiera
34. Una voce tra le tenebre
35. Il bacio del peccato
36. Gemelli
37. L'amore che non ti aspetti
38. Cuori che parlano
39. Tuo figlio
40. Dire addio
41. L'unico posto sicuro
42. Ospite inatteso
43. Fuori controllo
44. Così è deciso
45. Una voce tra le fiamme

2. Colta con le mani nel sacco

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AliciaJk19 tarafından

Mentre balzava in sella, Rafe percorse con lo sguardo la strada della cittadina di Downers Grove. Alcune donne, infagottate e cariche di ceste destinate al mercato, si avviavano frettolosamente per la via, tenendo le teste abbassate a causa delle folate di vento che provenivano da ovest. Tra di loro spiccava un ragazzino, più alto della maggior parte di loro, ma dotato di una corporatura più esile e minuta.

Rafe strinse gli occhi, cercando di mettere a fuoco il ragazzo. Era sicuro di averlo già visto da qualche parte, anche se non gli venne in mente alcun nome in quel momento. Osservando il cielo, dove le nubi si ammassavano sempre più rapide, decise che aveva cose ben più importanti di cui occuparsi. Della signorina Burren, ad esempio, e di sua zia che non gli aveva ancora consegnato il denaro stabilito per la scorta della nipote in Nevada.
Il Nevada, pensò, era talmente lontano che i soldi promessi non sarebbero andati bene nemmeno per il meno tirchio degli accompagnatori. Tuttavia, Rafe non aveva troppo bisogno di denaro, e per di più sarebbe stato in compagnia di Helena Burren. La sua vicinanza avrebbe contribuito a colmare la mancanza del denaro necessario. Non sapeva quale fosse il motivo del suo interesse per la ragazza, sapeva solo che era una fin troppo bella ragazza che avrebbe potuto soddisfarlo in modi che non immaginava nemmeno…
No, si disse duramente. Helena Burren non sarebbe diventata un giocattolo nelle sue mani. Era un gentiluomo, adesso, o quasi, e si sarebbe morso la lingua piuttosto che fare del male intenzionale alla ragazza. Era stato assunto per un compito ben preciso, e avrebbe assolto la sua mansione nella più totale e distaccata dedizione.

***

La cena era stata consumata adeguatamente. Gli avanzi erano stati portati via già da un pezzo, e Rafe era al suo quarto bicchiere di brandy quando una intensa folata di vento si fece strada nella sua mente, impegnata a ricordare languidamente la vita sottile di Helena Burren e il suo sorriso vagamente accattivante. Scuotendo la testa, cercò di scacciare l'assurda attrazione che l'aspetto della ragazza esercitava su di lui e si guardò intorno, deciso a tenere occupata l'immaginazione con qualcuna più attraente.

In quel preciso istante, il ragazzino che aveva visto poco prima in strada oltrepassò la soglia della taverna e si sbatté la porta alle spalle.
Rafe continuò a sorseggiare il suo brandy, non riuscendo a ricordare dove avesse già visto quel giovane.

Quello si avvicinò lentamente al banco e, con tono esageratamente rauco, si rivolse al proprietario: «Buonasera, signore.»

Attese con una certa impazienza che l'uomo al banco smettesse di asciugare un bicchiere e gli rivolgesse un'occhiata interrogativa.

«Avrei bisogno di una stanza per stanotte»
continuò il ragazzo, con aria piuttosto baldanzosa.
«La cena non è compresa, ragazzo» puntualizzò il taverniere, osservandolo con attenzione. «Hai i soldi necessari?»
«Naturalmente» rispose il giovane con disarmante sicurezza.

Rafe studiò la sua cadenza, consapevole di averla già sentita da qualche parte.

«Di dove sei, ragazzo?» lo interrogò l'uomo al banco, sempre più stranito.
«Sono un forestiero, arrivato in città questa mattina. Lavoro per conto di un'importante famiglia di Downers Grove. Domani mattina parto per il Nevada.»

Rafe sussultò per la rabbia.
Non può essere lei, pensò tentando di trattenersi dall'alzarsi e di trascinarla fuori dal locale.
Osservò le spalle esili, il taglio della lunga giacca che nascondeva le forme, le gambe lunghe che su un uomo sarebbero state considerate troppo sottili.
Placando la sua ira con l'ultimo sorso di brandy, accavallò le gambe e osservò la sua farsa con studiata aria di superiorità.

«Il Nevada è a due settimane di cavallo da qui. Come speri di riuscire a raggiungerlo con quelle gambe secche che ti ritrovi?» lo rimbeccò il taverniere, sogghignando e mostrando i denti marci e mancanti.

«Ho già affrontato questo tipo di viaggi numerose volte» fece il ragazzo con tono istruito e calmo. «Posso farcela anche stavolta. Allora, questa camera?»

Quando sollevò appena la testa, nascosta dal cappello a tesa larga, una ciocca ramata sfuggì alla sua acconciatura e scivolò fuori dalla protezione.

Mise una moneta sul banco e, guardandola muoversi in direzione delle scale, Rafe non riuscì più a trattenersi. Si alzò rapidamente e, imprecando a denti stretti, si diresse veloce verso di lei.

Helena udiva vagamente il ritmo sfrenato del proprio respiro, ma riusciva a percepire perfettamente quello del cuore. Poteva palesemente escludere la possibilità di darsela a gambe e correre lontano, perché le gambe di Rafe Ellington erano nettamente più lunghe delle sue e sarebbe stato un gioco da ragazzi, per lui, raggiungerla. Non le rimaneva altra scelta che affrontarlo. Si era fatta incautamente scoprire, maledizione, ma come avrebbe potuto calcolare che proprio lui avrebbe cenato in quella locanda?

Lo osservò. I muscoli del collo erano tesi per la rabbia trattenuta a stento, i pugni serrati. Con pacata risolutezza, Helena gli voltò le spalle e tentò di domare il battito impazzito del proprio cuore.
Fa' che se na vada, Signore, ti prego.

Rafe parlò con calma, ma le sue parole lasciarono trapelare una gelida severità. «Adesso voi uscite da qui, tornate a casa vostra e domani mattina partiremo per il vostro maledetto Nevada.»

Lei fissò accigliata un punto davanti a sé, incapace di formulare un pensiero coerente. Percepiva la sua vicinanza in maniera inaudita, come se tutto il calore dell'inferno si fosse concentrato lì, accanto a lei, e provenisse da Rafe Ellington. Quando il suo cuore tornò pian piano alla normalità, ebbe la forza necessaria per sussurrare: «E se non volessi farlo?»
Rafe contò mentalmente fino a dieci, per convincersi a non perdere la pazienza. Poi appoggiò gli avambracci intorno alla sua vita e la sentì dimenarsi ferocemente sotto la sua stretta.
«Prima o poi dovrete uscire» disse, determinato ad averla vinta. «E quando uscirete, io sarò lì fuori ad aspettarvi.»

«Lasciatemi andare» sussurrò Helena, risoluta.
«Non ho intenzione di venire con voi. Voglio andare da sola, e da sola andrò.»
«Forse non avete capito, signorina Burren» ringhiò Rafe accentuando la stretta, «che non siete voi a pagarmi, ma vostra zia. E finché non sarà lei a ordinarmi di lasciarvi viaggiare da sola, l'accordo resta questo. E ora uscite di qui.»
«Mia zia è d'accordo con me» tentò di convincerlo Helena. «È stata lei a darmi il denaro per pagare la notte nella taverna, signor Ellington.»

Dalla gola di Rafe eruppe una risatina sardonica.
Quella ragazza era davvero ingenua, pensò, cercando nel contempo di non soffermarsi troppo sulla pressione del suo fondoschiena contro la tappa dei suoi pantaloni.

«Se vostra zia è davvero d'accordo con voi allora possiamo recarci da lei, in modo che possa averne conferma io stesso. Non trovate, signorina Burren?»

Il suo respiro le sfiorò il collo scoperto, procurandole un lungo brivido lungo la schiena. Quel tipo era davvero furbo, maledizione. Se Henrietta l'avesse scoperta, di sicuro non gliel'avrebbe fatta passare liscia.

«Allora?» la sollecitò Rafe con la bocca troppo vicina al suo orecchio. Helena cercò di restare calma, anche se il suo stesso cuore traditore non ne voleva sapere di rallentare il ritmo. Per qualche strana ragione, il tocco di Rafe Ellington si stava dimostrando estremamente pericoloso.
Deglutendo amaramente, si costrinse a riassumere il controllo di sé.

«E va bene, avete vinto» borbottò, girando lentamente la testa verso la sua. Solo per questa volta» puntualizzò in tono distaccato.
Rafe esibì un sorriso di trionfo, e lei dovette far ricorso a tutta la sua forza di volontà per non ritenere perfetto quel sorriso.

«Domani mattina, Helena» quando lui pronunciò il suo nome con tale disinvoltura una vocina dentro di lei le suggerì di scappare all'istante, «ci vediamo domani mattina all'alba. E togliete questi dannati vestiti, o ve li strapperò di dosso con le mie mani.»

Lei sentì lo stomaco contorcersi, il respiro farsi di nuovo pesante.
«Non osereste» sibilò, dimenandosi dalla sua presa salda.
Rafe rise, e Helena percepì chiaramente il tono soddisfatto e vagamente derisorio.
«Sì che oserei» le assicurò con gli occhi azzurri scintillanti. «Ho osato molte volte nella mia vita, Helena Burren, e questa sarebbe solo una cosa di valore minimo al confronto di quello che ho fatto in passato.»

Helena arricciò inconsapevolmente il naso, i suoi occhi azzurri si fecero più intensi e gli ricordarono un cielo in procinto di ospitare una tempesta. Quella vista lo affascinò.

«Non siete altro che un bastardo» gli sibilò a un centimetro dal naso e lui godette nell'osservare lo scintillio dei suoi occhi meravigliosi.

«No, signorina Burren, non lo sono. E quando avrete imparato a conoscermi ve ne renderete conto da sola.»
I loro sguardi si incrociarono con una lentezza disarmante.

«Vi anticipo, inoltre» riprese Rafe per placare la reazione spropositata che Helena Burren gli stava provocando tra le gambe, «che durante il viaggio non ci saranno scambi di opinioni né di parole, signorina Burren. Non sono un tipo loquace, e pretendo silenzio anche dal mio improbabile interlocutore.»

Helena pensò che non avrebbe potuto darle notizia più bella. Nemmeno se fosse stata costretta con la forza avrebbe scambiato una parola di più con quel bruto arrogante.

«Non potrei chiedere di meglio, signor Ellington.»

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