MITOCITY 3 - La Struttura

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-- sequel di "MitoCity - il Segreto" e di "MitoCity - Il Giocatore" -- "Lei non era mai stata la fiamma che r... Higit pa

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- CAPITOLO 68 -
- CAPITOLO 69 -
- EPILOGO -

- CAPITOLO 43 -

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- 43 -

MEG

Il giorno prima

Meg completò l'ennesima ripetizione prima di fermarsi per una breve pausa. Prese la borraccia e fece una lunga sorsata di bevanda energetica.

La palestra, in giornate come quella, era per lei una manna dal cielo. Quando Meg era nervosa riusciva a sfogarsi solo così: sollevando pesi e facendo infiniti piegamenti. In realtà conosceva anche un altro ottimo metodo di rilassamento dei nervi, ma quel giorno rotolarsi tra le lenzuola con la prima persona disponibile non avrebbe fatto altro che incrementare il suo disagio. Derek era andato da Sophy per farle una sorpresa di compleanno e Meg, che aveva scoperto solo il giorno prima che il ragazzo si incontrava con Sophy nel Limbo da almeno un mese, era assolutamente certa che i due sarebbero finalmente finiti a letto insieme. Erano due persone meravigliose e sembravano fatti l'uno per l'altra, eppure il cuore di Meg era andato in mille pezzi quando lui le aveva raccontato, con gli occhi traboccanti d'amore, della torta a sorpresa e della stanza piena di coperte e cuscini color pastello. Meg sognava di essere guardata in quel modo sin dal primo momento in cui aveva incontrato gli occhi verdi di Derek. Lui, però, l'aveva sempre vista solo come una sorella. Con il tempo Meg se ne era fatta una ragione, aveva conosciuto molte altre persone e si era divertita. Poi però alla Struttura era arrivata Sophy, con quei suoi grandi occhi chiari e dolcissimi e quel temperamento ribelle. Meg aveva sentito il proprio cuore ricominciare a battere e si era illusa di avere una seconda possibilità di innamorarsi. Ciò che legava Sophy e Derek, però, era fin troppo chiaro ed evidente e Meg, in più di un'occasione, aveva cercato di spingerli l'una tra le braccia dell'altro. Ma, sebbene consapevole che da loro non avrebbe mai avuto nulla più di una sincera amicizia, Meg non aveva mai smesso di amarli entrambi.

Ed era proprio quell'inossidabile quanto inutile sentimento ad innervosirla così tanto: ora che Derek e Sophy si erano ritrovati lei sarebbe rimasta sola con le proprie illusioni. Posò la borraccia e tornò a sedersi sulla panca piana.

«Meg» la chiamò una voce nota irrompendo nella palestra deserta.

«Kora!» salutò Meg sorridendo alla bellissima morettina con la quale aveva trascorso più di una notte insieme. «Sei qui per allenarti? Unisciti a me, ho ancora una decina di ripetizioni da fare».

«Non sono qui per questo» disse Kora, i lineamenti stranamente tesi. «Da quanto tempo sei chiusa qui dentro?»

«Beh non saprei» rispose Meg sollevando la mano per guardare l'ora sullo SmartRing. «Quattro ore?»

Era troppo tempo, persino per una ragazza allenata come lei. Come aveva fatto a non accorgersi dello scorrere del tempo? La sua immaginazione, come a ricordarle il perché di quella distrazione, si prodigò nel mostrarle sensuali immagini di Derek e Sophy tra quei cuscini color pastello.

«Cavolo, allora tu non sai nulla!» disse Kora, più a se stessa che a lei.

«Non so cosa?»

«Beh, sono cambiate molte cose in queste ore...»

Meg sentì lo stomaco sprofondare, e non per la carenza di calorie dovuta al troppo allenamento. Il viso di Kora era enigmatico ma la sua tensione era evidente. «Di che si tratta?»

«Derek è a MitoCity» cominciò Kora abbassando lo sguardo.

Meg non si scompose. Ne era perfettamente a conoscenza.

«E il Portale è chiuso» aggiunse Kora.

No, impossibile.

Derek non l'avrebbe mai fatto. Si era prodigato anima e corpo per riaprire il Portale e non l'avrebbe chiuso per nessuna ragione al mondo. Eppure lo sguardo di Kora non mentiva, la ragazza era sinceramente preoccupata. Meg rimase ad osservarla in silenzio e lei continuò: «Tua madre l'ha sostituito. Ora è lei a gestire la Struttura».

Meg sgranò gli occhi? Sua madre? Perché Petra avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Derek mancava ormai da qualche ora, ma quell'assenza non giustificava una simile estromissione! Che cosa diavolo era venuto in mente a sua madre?

«Lei ti sta cercando» aggiunse infine Kora. «Ti aspetta nell'ufficio di Derek».

«Meg!» esclamò Petra, fasciata da uno dei suoi soliti completi eleganti. «Si può sapere dove ti eri cacciata?»

«Ero in palestra» rispose Meg, secca. «Che sta succedendo qui?»

«Derek non ti ha detto nulla?» chiese con un sorrisetto irritante. «Ha deciso di lasciare la Struttura. Se n'è andato con la sua Sophy a MitoCity ed ha designato me come sua sostituta».

Meg la osservò mentre riordinava delle carte sulla scrivania di Derek come se le fosse sempre appartenuta, come se non avesse aspettato altro per anni.

«Non è vero» disse Meg. «Derek non ha abbandonato la Struttura».

«Manca da ore, mia cara» sottolineò Petra, condiscendente.

«È andato a MitoCity da Sophy, per festeggiare il suo compleanno!» gridò Meg, non riuscendo a trattenersi. «Si saranno... intrattenuti in qualche modo! Derek tornerà. Tornerà come ha sempre fatto. Me lo avrebbe detto se avesse deciso di andarsene...»

«"Come ha sempre fatto", "me lo avrebbe detto". Sai molto più di quanto dici, non è vero?»

Meg si morse la lingua, ma ormai aveva fatto la sua ammissione, quindi continuò nella speranza di metterci una pezza: «Sì. Sapevo che Derek andava da lei oggi, così come ha fatto in tutto l'ultimo mese. Se avesse deciso di non tornare non mi avrebbe certo detto di provare a coprirlo!»

Era davvero così? Meg decise che ci avrebbe pensato in un altro momento.

La porta dell'ufficio si aprì per far entrare un uomo impettito che, fino a poche ore prima, si diceva fedele a Derek. Con lui c'era da una donna minuta e nervosa.

«Il Portale è chiuso ed è stato messo in sicurezza» annunciò l'uomo. «Come richiesto abbiamo raddoppiato il numero delle guardie che lo piantonano».

«Ottimo lavoro» fu la laconica risposta di Petra.

«Per quanto riguarda Marcus Catting invece» intervenne la donna. La voce forte e chiara a dispetto dell'aspetto un po' sbiadito. «Il suo arrivo a MitoCity è andato secondo i piani. In questo momento si sta dirigendo verso l'abitazione che condivideva con la moglie ed i figli».

«Bene» annuì Petra. «Continuate a tenerlo d'occhio e fatemi rapporto ogni due ore».

«Comandi» risposero in coro i due prima di lasciare la stanza.

«Tu» sussurrò Meg puntando il dito contro sua madre. Improvvisamente tutto le divenne spaventosamente chiaro. «Tu hai chiuso il Portale».

«Finalmente ci sei arrivata!» esclamò Petra battendo le mani. «Sì, sono stata io».

«Perché?» Meg dovette sedersi, le gambe tremanti non l'avrebbero retta ancora per molto.

«Perché mi ero stancata di stare dietro alla volubilità di Derek e dei suoi ridicoli amori» confessò Petra. «Ed ora che lui è fuori dai giochi, finalmente mi riprenderò il mio progetto!»

«Il tuo progetto?» Meg non riusciva a capire. Sua madre sembrava impazzita, sembrava una persona diversa da quella che aveva sempre conosciuto.

«Prima che tuo padre morisse avevo un lavoro molto importante che mi faceva stare sempre fuori casa, ricordi?»

«Certo che me lo ricordo» ringhiò Meg. «Non c'eri mai. Nemmeno quando papà...»

«So quanto la sua morte ti abbia provata».

«Provata? È morto tra le mie braccia!» gridò Meg con gli occhi colmi di lacrime e la testa che le scoppiava al solo ricordo di quella giornata orribile.

Petra era fuori per lavoro, come sempre quando il padre di Meg, da tempo malato di un male terribile che gli stava lentamente distruggendo la mente ed il corpo, era collassato. Meg aveva provato a rianimarlo in ogni modo mentre chiamava i soccorsi e tentava di contattare telefonicamente Petra. La donna non aveva risposto e il padre di Meg era morto prima dell'arrivo dell'ambulanza. Se n'era andato da un momento all'altro, senza che Meg potesse dirgli quanto lo amava. Era rimasta abbracciata al suo corpo inerme mentre i soccorritori ne decretavano la morte. Quando Petra arrivò il corpo era già stato portato via, la donna aveva guardato Meg in silenzio e poi si era chiusa nel suo studio. Non aveva pianto. Non l'aveva nemmeno abbracciata.

«Posso solo immaginare quanto sia stato traumatico» continuò Petra a voce bassa, sempre così controllata. «E sai che negli anni ho provato in ogni modo ad aiutarti a superare quel trauma».

«Certe cose non si superano» commentò Meg.

«Ma il nostro rapporto è migliorato, no?»

«Non per merito tuo» rispose Meg. «Durante il nostro assurdo viaggio madre-figlia abbiamo incontrato Derek ed è solo per merito del suo buon cuore e della sua amicizia che io ho ricominciato a vivere».

Derek, con il suoi solidi principi, i suoi sogni e i suoi sorrisi tristi, l'aveva risollevata. Grazie alla sua presenza Meg aveva trovato un nuovo scopo, qualcosa in cui credere, qualcosa di cui suo padre sarebbe stato fiero.

«Ti dissi che mi ero licenziata per starti accanto, ricordi?» proseguì Petra, ignorando il discorso della figlia che si limitò ad annuire. «Beh, non era la verità».

Una voragine si aprì al centro del petto di Meg mentre ricollegava tutti i pezzi di quel macabro puzzle.

«Il viaggio non era un viaggio madre-figlia» sussurrò tra sé e sé. «E non abbiamo incontrato Derek per caso, tu lo stavi cercando

Petra annuì e Meg fu colta da una devastante ondata di nausea.

«Non ne era consapevole, ma era da te che stava fuggendo!»

«Ero io a finanziare il progetto MitoCity» ammise Petra. «Il Governo, per un eccesso di sicurezza ho sempre faticato a comprendere, mi aveva suggerito di rimanere nell'anonimato con Derek e gli altri collaboratori. Ma poi quando lui è fuggito ho capito che quella era la mia occasione. Mi sono messa sulle sue tracce e, dopo averlo studiato un po' da lontano, ho deciso di offrirgli il mio aiuto. Riaprire quel Portale era anche nei miei interessi così gli ho fornito un rifugio sicuro, dei collaboratori capaci, materiali di pregio e tecnologie di ogni tipo. Gli ho persino dato due visi amici su cui poter contare». Indicò se stessa e la figlia.

«Perché mi hai messa in mezzo?»

«Vorrei poterti dire che ho colto due piccioni con una fava per ingannare lui e passare più tempo con te» disse Petra, «ma non sarebbe la risposta più sincera. La verità è che credevo che la presenza di una ragazza giovane e piena di dolore potesse aiutarlo a fidarsi di me. Tu e lui siete sempre stati simili: così sensibili all'amore e a tutte le altre utopie...»

Meg sentì un altro frammento di sé infrangersi contro il muro del cinismo di sua madre.

«Perché hai aspettato fino ad ora? Se tutti sono sempre stati fedeli a te e non a lui, allora avresti potuto prendere in mano il progetto in qualsiasi momento».

«È vero, avrei potuto farlo. Ma devo ammetterlo: mi stavo davvero affezionando a lui» confessò Petra con un'alzata di spalle. «Gli ho dato la possibilità di sorprendermi, ma mi ha annoiata: ha lottato strenuamente per Clotilde e poi ci ha messo un attimo ad innamorarsi della piccola e banale Sophy. Che delusione! Mi sono pentita di avergli concesso tutto quel tempo, ma questo non sarà un problema».

«Sapevo che eri cinica» sibilò Meg. «Credevo fosse per via dell'improvvisa morte di papà. Credevo che ti avesse fatta soffrire troppo, ma la verità è che tu sei solo un mostro

«Lo stesso mostro che ti ha cresciuta per anni con amore e che non ti ha fatto mai mancare nulla!»

«Già, nemmeno le bugie!»

«Lo stesso mostro che ha passato ore ed ore ad ascoltare i tuoi piagnistei sull'amore non corrisposto!» la denigrò Petra. «Ti sei resa conto, questa mattina, di aver accennato ad un regalo di compleanno che Derek aveva preparato per Sophy mentre piangevi come una fontana contro la mia spalla?»

«Oddio!» esclamò Meg portandosi entrambe le mani alla bocca. Gli sfoghi di Meg erano sempre meno frequenti ma quella mattina, a colazione, non era riuscita a trattenere il cieco sconforto. Era tutta colpa sua se Petra era venuta a conoscenza delle gite di Derek a MitoCity. «Sono stata io a fornirti l'occasione per chiudergli il Portale in faccia!»

Petra sorrise.

«Credevo mi volessi bene» si lasciò sfuggire Meg tra le lacrime.

«Ascolta Meg, io ti voglio un mondo di bene! Sei mia figlia, la mia bambina!» esclamò Petra, ora la sua scorza sembrava meno dura. «Ti ho voluto, ti voglio e ti vorrò sempre bene. Ma amo anche il mio progetto! Amo l'idea di creare un mondo in cui le persone non devono preoccuparsi di nulla, dove possono vivere serenamente fino a che la morte, con la sua ineluttabilità, non le raggiunge. Tuo padre era così stressato dalla vita! Non passa giorno in cui non mi chieda come sarebbe andata se fosse stato più tranquillo... Forse non si sarebbe mai ammalato...»

Meg rimase in silenzio. Si era chiesta la stessa cosa, più e più volte. Suo padre era un infermiere e la sua vita lavorativa era sempre stata frenetica e deprimente. Quando lui tornava a casa, Meg cercava sempre di non innervosirlo, ma quello stile di vita lo stava consumando già da molto prima che ci pensasse la malattia.

«Allora, mi aiuterai a portare avanti il mio progetto?» chiese Petra. La sua voce era diventata dolce come il miele. «In memoria di papà».

Il labbro di Meg tremò mentre lei le chiedeva cosa avrebbe dovuto fare.

«Mettiti in contatto con Derek» disse Petra. «Fatti svelare quale controffensiva metterà pensa di mettere in atto, fatti tenere aggiornata sui suoi piani e poi vieni a raccontarmi ciò che scopri».

No. Questo Meg non poteva farlo. Derek era il suo migliore amico, la persona alla quale teneva di più al mondo, forse anche più che alla sua stessa madre. Non poteva tradirlo in quel modo, non dopo che Petra lo aveva tradito facendo leva proprio su una sua stupida leggerezza.

«Se ti dicessi di no?»

«Allora sarei costretta a prendere dei provvedimenti» rispose Petra, calmissima.

«Provvedimenti di che tipo?»

«Dovrei allontanarti dalla mia squadra» dichiarò Petra. «E la cella d'isolamento in cui era stato rinchiuso Marcus Catting ora è libera...»

«No» balbettò Meg, nel panico.

La morte di suo padre le aveva lasciato addosso cicatrici difficili da curare: gli attacchi d'ansia e di claustrofobia erano solo alcune di esse. Dopo ciò che era successo aveva sviluppato numerose fobie: ipocondria, paura del buio, del silenzio e soprattutto della solitudine. Meg cercava di non rimanere mai da sola per troppo tempo: di giorno si circondava di amici e colleghi, la notte si portava a letto chiunque fosse disposto a farle compagnia fino al mattino. Nessuno sapeva di quelle sue paure, nessuno tranne Petra che ora gliele stava rivoltando contro minacciandola di rinchiuderla se non l'avesse aiutata a sabotare il suo migliore amico.

Meg guardò la madre negli occhi scuri identici ai suoi, eppure vuoti e freddi come i suoi non sarebbero mai stati. Non l'avrebbe aiutata, non avrebbe tradito Derek. Era arrivato il momento di spezzare il cordone ombelicale che le legava. Meg doveva allontanarsi da sua madre, dalla donna che l'aveva amata mentendole per tutta la vita. Meg strinse le palpebre e prese la sua decisione definitiva.

«D'accordo» disse, fingendosi calma e fredda come sua madre. Il cuore le batteva ad un ritmo impossibile. «Ti aiuterò».

Era la prima volta che Meg mentiva apertamente a sua madre.

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