MITOCITY 3 - La Struttura

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-- sequel di "MitoCity - il Segreto" e di "MitoCity - Il Giocatore" -- "Lei non era mai stata la fiamma che r... More

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"È andata meglio del previsto" considerò Derek tra sé e sé pensando alla difficile conversazione avuta poco prima con Sophy. Non si aspettava certo un completo ed immediato perdono da parte della ragazza, non quando lui per primo faticava a concedersi l'assoluzione per ciò che era stato costretto a fare a MitoCity, ma la comprensione che aveva letto nei grandi occhi di Sophy andava oltre le sue più ottimistiche aspettative.

La chiamata improvvisa di Meg aveva interrotto la loro difficile chiacchierata e, anche se il problema verso il quale stavano correndo era stato una sgradevole sorpresa, Derek doveva ammettere di aver tirato un sospiro di sollievo all'idea di poter mettere in pausa quel pesante e doloroso discorso.

«Siamo quasi arrivati» esclamò voltandosi verso Sophy mentre attraversavano a passo spedito il parco centrale della Struttura diretti all'Edificio 3 dove, ben protetto da diversi sistemi di sicurezza, si trovava il Portale.

«E quindi è stato proprio Logan ad incastrare Marcus?» chiese Sophy dopo che lui le aveva riassunto con dovizia di particolari ciò il suo padre adottivo aveva pianificato e messo in atto da quando era arrivato alla Struttura.

«Esatto. Logan è venuto a parlarmi sin dalla prima chiacchierata sospetta con Marcus» spiegò Derek con una nota di malcelata soddisfazione nella voce. «Insieme abbiamo deciso di dare a Marcus ciò che voleva... O quasi!»

Raggiunsero e superarono la prima coppia di guardie, che Marcus aveva creduto di corrompere, e poi la coppia successiva, che avevano accettato di farsi mettere al tappeto da Marcus per non insospettirlo.

«Dardi Immobilizzanti?» chiese Sophy osservando il metodo con qui Marcus aveva messo ko i suoi nemici. «Li avete anche qui?»

«Tutto il contrario!» rise Derek. «Tutto ciò che c'è a MitoCity, in un modo o nell'altro, arriva da qui».

Sophy scosse la testa. «Avrei dovuto immaginarlo» commentò amara.

Derek sorrise mentre apriva la serratura successiva posando la mano sull'apposito lettore d'impronte e permettendo al sistema di scansionargli anche la retina.

«Ferma!» esclamò allungando un braccio per frenare Sophy. «Questo è un corridoio laser».

Sophy spalancò gli occhi e deglutì a fatica mentre indietreggiava di un passo, allontanandosi dal pericolo, ma anche dal contatto con il braccio di lui.

«Tranquilla, non è progettato per fare del male» continuò Derek armeggiando con lo SmartRing, «ma ti assicuro che l'allarme che scatta quando si toccano i raggi suona davvero troppo forte per i miei gusti».

Lo stesso discorso valeva per l'allarme che Marcus aveva fatto scattare nella stanza successiva. A Derek dava un meschino piacere l'idea che l'uomo fosse rimasto per più di dieci minuti con quel suono assordante nelle orecchie. Se lo era meritato.

Disattivato anche il corridoio laser, i due lo attraversarono spediti.

«Quando hai parlato di corridoio laser, ho immaginato che avremmo dovuto districarci tra i raggi con strane mosse, come nei film d'azione» ammise Sophy con una risatina sommessa.

Nella mente di Derek si formò immediatamente un'immagine fin troppo nitida di Sophy che, fasciata da stretti pantaloni neri, arcuava la schiena sporgendo il sedere in fuori per schivare un complicato incrocio di raggi laser.

"Datti un contegno, Derek!" si redarguì mentalmente scuotendo la testa per cancellare quella provocante scena che faticava a sbiadire da davanti ai suoi occhi.

«Sarebbe stato divertente» commentò cercando di non farle notare il proprio imbarazzo. Si costrinse a concentrarsi sulla porta che aveva davanti e la aprì. Si ritrovarono di fronte ad un'impenetrabile lastra di metallo.

«Che significa?» chiese Sophy, stranita.

«Marcus ha fatto scattare l'ultimo sistema di sicurezza ed è rimasto incastrato tra due di queste lastre» spiegò Derek digitando una lunga password sullo SmartRing connesso al sistema di sicurezza. La lastra salì rumorosamente, sparendo dentro al soffitto e i due ragazzi si trovarono finalmente di fronte a Marcus. L'uomo aveva sul volto un'espressione iraconda, alle sue spalle una seconda lastra identica copriva il Portale.

«Marcus!» lo salutò Derek, il tono provocatorio.

L'uomo rispose con un ringhio basso e rabbioso. Fece scorrere gli occhi tra Derek e Sophy.

«Davvero credevi che qualcuno dei miei ti avrebbe permesso di andartene da qui senza che io ne fossi informato?» gli chiese Derek con il tono di un genitore che rimbrotta il figlio ribelle.

«Non tutti ti amano quanto credi, ragazzino!» abbaiò Marcus in risposta.

«Forse no» rispose Derek, tranquillo. «Ma hanno rispetto del progetto. E questo è tutto ciò che conta».

Era vero. Non sempre gli abitanti della Struttura erano d'accordo con Derek ed i suoi metodi, ma tra loro vigeva un clima di stima e di pacifica collaborazione. Ognuno aveva il suo ruolo e tutti credevano nell'obiettivo comune: liberare gli abitanti di MitoCity.

«Perché?» chiese Sophy interrompendo il duello di sguardi in corso tra i due uomini. «Perché hai tentato di tornare a MitoCity?»

«Non è forse ovvio?» Marcus sottolineò le proprie parole allargando le braccia e sollevando le sopracciglia. Derek si mosse istintivamente, pronto a frapporsi tra lui e Sophy. «Voglio tornare a casa mia! Da mia moglie, dai miei figli, dalla mia città!»

«MitoCity non è la tua città» sottolineò Sophy. «E non penso che a Felicity farebbe piacere il tuo ritorno. Si è allontanata da te diverso tempo fa, inoltre attualmente ti crede morto. Perché non la lasci in pace?»

«Come tu stai facendo con il tuo bel Nick? Lo sai, vero, che lui ora si sta godendo il potere al fianco di un'altra?» la provocò Marcus.

Derek vide quelle parole colpire Sophy in pieno petto, la ragazza si fece impercettibilmente più piccola, ma poi drizzò la schiena e tornò a fronteggiare il padre adottivo.

«Non accetterò le tue basse provocazioni!» gli disse e Derek si sentì estremamente fiero di lei. «Sai, quando ti sei sacrificato, durante il torneo, ho creduto che tu potessi davvero essere cambiato. Invece sei sempre lo stesso uomo meschino, schiavo del potere e del proprio ego. Mi hai delusa per l'ennesima volta».

Sophy si voltò, gli occhi pieni di rabbia e rassegnazione, e Derek decise che bastava così. Con un cenno del viso ordinò alle guardie di portare via Marcus. Avrebbe pensato dopo a lui, e non sarebbe stato affatto gentile.

«Stai bene?» chiese a Sophy quando rimasero soli davanti al portale ancora sigillato.

«Sì» annuì lei cercando il suo sguardo. «Quell'uomo mi innervosisce come nessun'altro! Credevo davvero che fosse cambiato... Che stupida! E dire che mi sentivo persino in colpa per non averlo cercato da quando siamo arrivati qui! Sono proprio una stupida!»

«Non sei stupida, Sophy» disse Derek. «Sei una persona dolce ed empatica. Lui è stato tuo padre per un sacco di anni, è normale che tu ti senta ancora in qualche modo ancora legata a lui». Derek avrebbe voluto confortarla con un abbraccio o una carezza, ma si trattenne. Sophy ribolliva di rabbia e dispiacere e lui in quel momento la vedeva come qualcosa di estremamente delicato ma di altrettanto pericoloso: sarebbero bastati un gesto sbagliato o una parola fuori posto a farla cadere in frantumi, o a farla esplodere.

«Ancora non capisco come si possa essere tanto vili ed ingrati!» continuò Sophy, riferendosi nuovamente a Marcus. «Qui ci avete dato un lavoro, uno scopo, vitto e alloggio, una vita da cui provare a ripartire! Come si può sputare su tutto questo? Insomma, anch'io spesso sogno di tornare a MitoCity, ma non prenderei nemmeno in considerazione l'idea di ingannare qualcuno come ha fatto lui! Si sente furbo? Intelligente? Beh, non lo è!»

Derek continuò a guardarla senza sapere cosa dire o cosa fare. Forse portarla lì, da Marcus, non era stata una buona idea. Al momento sembrava ad un passo dal cedere alla rabbia.

«Credi che io non abbia mai pensato di cercare questo portale?» chiese la ragazza. «Credi che io non abbia mai immaginato di attraversarlo per tornare da Nick?»

Quelle parole colpirono Derek come una pugnalata. Aveva sospettato che Sophy nutrisse segretamente speranze del genere, ma sentirglielo dire era tutta un'altra cosa.

«Perché non ci hai mai provato?» le chiese.

«Non sarebbe stato giusto» rispose pacata, fissandolo con i suoi grandi occhi chiari. «Per nessuno. Non per Nick che mi ha dimenticata, non per me che ne avrei sofferto e non per te che hai riposto in me una fiducia che forse non meritavo».

Derek la guardò con il cuore che batteva come un tamburo. Aveva le guance arrossate dall'indignazione e gli occhi lucidi per via della confessione che le era appena sfuggita dalle labbra tremanti.

«Davvero sogni di tornare a MitoCity?» le chiese, temendo la risposta. Alla luce di tutto ciò che era successo, era da stupidi illudersi che non fosse così, eppure la parte più sprovveduta di Derek un po' ci aveva sperato.

«Sì» sussurrò Sophy abbassando lo sguardo. «Soprattutto all'inizio».

«Ora non più?»

«Diciamo che sapere tutta la verità su di te, su MitoCity e su quello che state combattendo qui ha cambiato un po' la mia prospettiva» rispose Sophy.

Derek si passò la mano sul mento, la barba del giorno prima gli pizzicò la pelle. Un'idea, che lo stava stuzzicando da quando erano entrati in quella stanza, si fece avanti con sempre più insistenza. Era rischioso, ma probabilmente era la cosa giusta da fare.

«Vorresti attraversare il portale?» domandò a Sophy fissandola con intensità.

Lei non aprì bocca. Derek immaginò di poter vedere i pensieri, i desideri e le paure che le si agitavano vorticosamente tra ragione e sentimento.

«Non ti sto chiedendo di attraversarlo in maniera definitiva» aggiunse poi, per dipanare la nebbia che la stava turbando tanto profondamente. «Vedila più come una gita. Andiamo di là insieme, tu fai chiarezza su ciò che provi e su ciò che vuoi, poi torniamo qui. Nulla di più, nulla di meno».

«E se mi rendessi conto di voler rimanere di là?» chiese Sophy, titubante.

Derek la guardò, in piedi di fronte a lui, lo sguardo perso in qualche pensiero lontano, i lineamenti contratti dalla determinazione, una figura al contempo forte e fragile. Forse con la sua proposta le stava solo facendo altro male: a volte la libertà di scelta insinuava dubbi troppo difficili da gestire. Ma Sophy meritava questa possibilità. In fondo, quando era arrivata lì, lui si era promesso di lasciarla libera di decidere della sua vita. Costringerla a rimanere alla Struttura contro la sua volontà non sarebbe certo stato sinonimo di libertà.

«Allora potrai rimanerci» disse infine, la voce bassa ma decisa. Sul viso di Sophy apparve un sorriso che disegnò una profonda crepa sul cuore di Derek. «Ma non dimenticare che lì nessuno si ricorderà di te» aggiunse, un po' perché era importante ricordarglielo, un po' per smorzare quel sorriso bello ma, per lui, troppo doloroso.

«Sì, lo so».

Quel dettaglio non sembrò turbarla e il cuore di Derek riprese a battere con regolarità.

Digitò una seconda password sullo SmartRing e anche la seconda parete sparì ritirandosi rumorosamente nel soffitto. Derek socchiuse le palpebre e si voltò verso Sophy che stava guardando il Portale con le pupille contratte e il viso rischiarato da quella sfolgorante fonte di luce bianca.

«Sophy» disse con pomposa gestualità, «ti presento il portale per MitoCity».

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