Suona la campanella e tutti gli studenti escono dalle rispettive aule vado incontro ad Alisia ma prima che possa parlarle mi fermo. La vedo impegnata con un gruppo di ragazze intorno a lei che ridono anche se non sembra molto contenta della presenza di queste. Mi avvicino verso di loro e sento una ragazza bionda che dice << Povero Keller, gli è arrivata tutta l'acqua in faccia. Devo dire che sei migliorata molto nell'essere una perdente.>> di sottofondo si sentono le risate delle altre ragazze, mi metto in mezzo a loro per allontanarli da Alisia e dico << Non avete meglio che fare voi galline? Sapete solo montare le vostre teste con queste battute ridicole senza cervello.>> La ragazza che poco fa stava parlando mi guarda male e dice << Guarda che abbiamo qui, la figlia dei Riley. Non sei nemmeno degna del cognome di tuo padre, almeno lo sai lanciare un incantesimo?>> alla sua provocazione non le rispondo e sento Alisia dietro di me che mi prende il braccio, prima che c'è ne andiamo vediamo spuntare Keller dalla porta e noto la sua maglietta tutta bagnata. Si avvicina a noi e subito Alisia abbassa lo sguardo, evidentemente si sente a disagio << Perché non ve ne andate? Le vostre voci sono un disturbo disarmonico per le mie orecchie. Non vi voglio più vedere in mezzo ai piedi.>> Un'altra ragazza mora dice << ma non abbiamo detto niente di male.>> << Forse non sono stato chiaro. O ve ne andate o vi farò perseguitare da una nuvola carica di pioggia per tutto il giorno.>> Al sentire la minaccia tutte e 4 le ragazze girano i tacchi e se ne vanno deluse << Alisia tutto app->> non gli da il tempo di finire la frase che mi trascina nel corridoio opposto. Mentre camminiamo di fretta e furia verso la mensa mi dice << Non dire una parola per favore. Ora ho tanta fame tu no?>> << In questo momento l'hai fatta venire pure a me>> La mensa è una sala grande con tanti tavoli disposti sbalzati nella stanza mentre di lato c'è un lungo bancone pieno di pietanze. Il menù di oggi è pasta al sugo con le polpette, dopo che io e Alisia ci prendiamo le nostre porzioni ci sediamo in un tavolo lì vicino. Appoggia lo zaino a terra disinvolta e inizia subito a mangiare, nessuna delle due proferisce parola anche se avrei tante domande da farle ma ora non sembra il momento opportuno. A un certo punto la sua mano si ferma con la forchetta vicino alle labbra pronta a mangiare un boccone e fissa ciò che si trova oltre le mie spalle. Appoggia la forchetta nel piatto e si alza subito, io la guardo confusa e le chiedo cosa succede ma lei mi risponde semplicemente che vorrebbe mangiare in camera nostra. Alla mia destra vedo spuntare Keller che le tocca il braccio per fermarla <<Perché sei così arrabbiata con me? Che ti ho fatto?>> lei lo guarda male e dice << Non c'era bisogno che ti intromettevi, c'è la facevo benissimo da sola. A domani Keller.>> si volta verso di me e mi fa cenno di andare. Mentre lei se ne va io e lui ci guardiamo << A proposito io sono Michael Keller piacere.>> mi porge la mano e gliela stringo << immagino che già tu sappia chi sono.>> mi sorride e dice << Si la figlia del comandante Riley, sei umana?>> la domanda mi lascia un po' con il fiato sospeso per il suo modo schietto ma decido di rispondere << Si... cioè no almeno lo ero.>> mi guarda confuso e prima che lo lascio parlare dico imbarazzata << No lascia stare è complicato.>> << Tranquilla tanto questo non comprometterà l'amicizia tra noi.>> mi stringe di nuovo la mano mentre sorride e se ne va. Ma di quale amicizia sta parlando se fino a qualche minuto fa manco ci conoscevamo, è davvero bizzarra come persona.
Alisia è seduta nel letto davanti a me che borbotta qualcosa << Dei! Keller è così fastidioso, si fa tutto il perfettino e mi corregge in ogni cosa che faccio e la cosa peggiore è che da oggi il prof ha deciso che devo stare seduta accanto a lui!>> A questa affermazione rido un po' e dico << Mi dispiace Alisia ma questo è segno del destino e poi non è una persona così brutta, ci ha pure aiutato prima.>> A sentire queste parole lei mi guarda male e sbuffa << Per fortuna sei seduta dietro di noi con Nicholas almeno non saremo poi così distanti. Ci hanno divise per avere un compagno accanto che ci aiutasse dato che il prof ci reputa solo di livello base rispetto agli altri. Ahh! Glielo faccio vedere io se sono di livello base a quel vecchio.>> << Anche il preside la pensa come il prof Carter infatti da oggi in poi dovrò fare lezioni pomeridiane con Nicholas. Nemmeno a me piace questa situazione perché io non sopporto Nicholas quanto tu non sopporti Michael ma cerchiamo di guardare il lato positivo. >> Alisia sbarra gli occhi e salta subito dal letto << Che!? Non dirai sul serio! Questa sì che è una grande notizia. Non credo sia una persona fastidiosa, sta sempre per i fatti suoi. Solo che non mi fiderei di lui in qualunque caso.>> Sto ferma un attimo per riflettere e poi le chiedo <<Ora che mi ricordo il preside aveva detto che Nicholas è uno studente di quarta classe che significa?>> La sua espressione diventa cupa e risponde << Si lui è molto abile con la magia. La quarta classe è considerato il livello più alto che uno studente può raggiungere, ciò significa che lui ha tutte le competenze per usare tutti e 4 gli elementi.>> Dinanzi a questa informazione rimango sconcertata anche perché io sapevo che tutti possono padroneggiare un solo elemento e non tutti e 4. Prima che io possa continuare a parlare sento bussare alla porta, mi giro verso essa e poi verso Alisia che alza le spalle facendo intendere che non sa chi sia. Mi alzo dal letto e quando vado ad aprire mi ritrovo davanti Nicholas appoggiato allo stipite della porta con indosso una canottiera bianca e dei pantaloni grigi. Mi guarda nei occhi e mi sorride << Vuoi stare lì impalata a bearti della vista del mio corpo oppure andiamo ad allenarci?>> subito le mie guance diventano rosse per l'imbarazzo e poi non è vero che stavo guardando il suo corpo. << Evelyn chi è?>> mi chiede Alisia, mi giro verso di lei e le dico << Dovrei andare ad allenarmi.>> Faccio segno con le mani per fargli capire che c'è quella persona dietro di me e le mimo con le labbra "con chi sai tu". Lei si trattiene dal non ridere per la scena buffa e la saluto facendo finta di niente. << So che stavate parlando di me potevi benissimo dirglielo con la voce.>> La sua voce mi irrita al tal punto che lo supero spintonandolo un po', arriviamo verso l'atrio e vado verso destra. << Dove stai andando? Quella è la mensa. Pensavo che conoscessi la strada, bastava dirmelo anziché fare di testa tua.>> Mi volto lentamente verso di lui e gli dico << Oh per favore zitto e cammina.>> Lui alza un sopracciglio con le mani incrociate dietro la schiena e dice << Non credo che tu sia nella posizione di darmi ordini almeno finché non sei mia pari.>> Solleva di poco la mano verso di me e fa volteggiare l'indice e il medio uniti, non ho il tempo di capire cosa stia facendo che sento come se una forza massiccia e invisibile mi tirasse verso di lui andando a sbattere contro il suo petto. Sollevo di poco lo sguardo e mi dice << Ecco così, ma questo è niente in confronto a ciò che so davvero fare.>> Mi allontano da lui bruscamente e mentre si gira per camminare proseguendo la strada opposta alla mia dico << Sei la persona più stronza e maleducata che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita.>> Non mi risponde e continua a camminare, quando è pronto a svoltare l'angolo mi affretto a raggiungerlo. Arriviamo dentro una sala grande, c'è solo un tappeto che ricopre la maggior parte del pavimento e una panchina << Mi sembra davvero utile come stanza per allenamenti. Una normalissima stanza.>> dico sarcastica. << Se fossi abituata a percepire le energie che ti circondano capiresti che in questa stanza c'è una barriera protettiva. Quindi possiamo utilizzare il nostro potenziale al massimo senza distruggerla. Noi figli degli Dei possiamo usare la magia senza strumenti perché lo strumento siamo noi stessi, ciò che usano i soldati sono solo delle armi semplici consacrate dalle Sacerdotesse.>> << Pensavo che in questa Accademia ci fossero dei strumenti per potenziare la magia o anche essere dei riforniti di energia o qualcosa del genere.>> Scuote la testa con disappunto e dice << Gli unici strumenti che esistono sono quelli divini appunto appartenenti agli Dei e nessuno può toccarli se non loro stessi.>> Chiedo ingenuamente << E dove sono?>> << Anche se lo sapessi non te lo direi perché ti ho già detto che nessuno può toccarli.>> subito rispondo << E perché non si possono toccare?>> << Ora basta, abbiamo perso troppo tempo. Il primo passo che si deve fare è saper riconoscere e sentire la propria energia dentro di sé per poi riuscire ad attivarla.>> Sto ferma ad ascoltarlo attentamente e continua a dire << Ora siediti e chiudi gli occhi. Devi rilassare il corpo e liberare la tua mente da qualsiasi pensiero, ti devi concentrare solo sulla tua energia e nient'altro. Qualunque cosa succede o senti non deve importarti.>> Faccio come dice e dopo vari minuti non succede niente, riprovo ancora due, tre, quattro volte ma fallisco sempre. Apro di nuovo gli occhi e dico << Di questo passo non c'è la farò mai. Magari è tutto falso e io sono una semplice umana quindi i tuoi sforzi sono valsi a nulla. Poi il preside e Lydia hanno->> << Ei, ei frena. Innanzitutto non bisogna mai farsi prendere dal panico, seconda cosa il fallimento deve essere una spinta per fare di più, terza cosa quando non riesci a raggiungere l'obbiettivo devi chiederti perché e cosa non va.>> Dopo le sue parole si seguono attimi di silenzio e cerco di riflettere sui momenti che sono riuscita ad utilizzare l'energia. Inizio a sentire un po' di fastidio nel petto e soprattutto calore << Perché hai una lampadina dentro la tua maglietta?>> Confusa dalla sua domanda gli dico << Non credo che mi sarebbe utile portarmi una lampadina appresso non credi?>> D'istinto mi porto la mano al petto perché il calore si fa più intenso e abbasso lo sguardo. Noto una piccola luce che lampeggia continuamente, tiro fuori dalla mia maglietta rosa la collana che mi ha dato mia madre e vedo che è proprio essa che si illumina. Nicholas si avvicina incuriosito per guardare meglio << Chi ti ha dato questa collana?>> << Me l'ha data mia madre prima che ci separassimo. È un cimelio di famiglia che mi proteggerà almeno così ha detto.>> << È la prima volta che si illumina?>> << No la prima volta è stato quando si è aperto un portale.>> dico disinvolta. Senza dire niente si abbassa e allunga una mano verso la collana, la pietra si illumina intensamente senza più lampeggiare. Avvolgo subito la pietra con la mia mano e dico << Non la toccare!>> ritrae subito la mano << Volevo solo capire perché si illuminasse a quanto pare la mia presenza non gli piace. È raro vedere una pietra del genere solo pochi dicono di averla vista, molti non sanno della sua esistenza.>> Si alza sospirando e continua a dire << Va bene così per oggi, fino a domani pomeriggio continua a provarci.>> Apre la porta e scompare nel nulla lasciandomi sola nella stanza.