Litigi

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È una sera tempestosa, la pioggia batte prepotentemente nella mia finestra mentre il vento non intende calmarsi. Gli elementi iniziano a ribellarsi alla corruzione del mondo, sono tempi bui per tutti e a stento andiamo avanti. Nel mentre vado a sedermi nel letto sospiro esausta di sentire per l'ennesima volta le urla provenire dalla cucina. In parte è anche colpa mia se loro litigano, è da anni che mio padre non vuole avere più a che fare con me e mia madre. La sera prima di andare a dormire vorrei pregare gli Dei affinché domani sia un giorno migliore ma, ahimè non posso farlo, non ascolterebbero le mie richieste quelle poche volte che lo fatto non è cambiato nulla. Si dice che loro sono 5, eterni e saggi che guidano la vita delle persone, il loro potere non è paragonabile al nostro e fluisce in tutte e tre le dimensioni: Inferno, Terra e Divino. Si crede che sono in grado di modellare la materia e gli spazi circostanti e che scelgano il destino delle persone eppure non so se crederci, nessuno li ha mai visti anche se viviamo in un mondo di magia. Improvvisamente sento un rumore forte che mi fa scattare sugli attenti e le urla di mio padre si fanno più intense. Facendo appello a tutto il coraggio che ho nel corpo mi alzo e vado verso la porta per capire cosa succede. Apro lentamente la porta cercando di fare meno rumore possibile, il mio sguardo si posa verso le scale fino alla cucina, li vedo. Mia madre è tesa ed immobile che cerca di sostenere lo sguardo duro di mio padre. Lui inizia a camminare agitato avanti e indietro e le dice << Ti rendi conto che se domani andrò all'Accademia farò una figura di merda! Lui si aspetta grandi cose da me, lei è solo una delusione.>> Credo stia parlando di me, sappiamo tutti la verità anzi tutto il paese lo sa, accidenti! Dopo un breve istante di pausa continua a dire <<Cosa dirà quando saprà che non ha ancora sviluppato i poteri e manca una settimana. Una!>> Mia madre si scosta delle ciocche ramate dal viso cercando di mostrarsi forte anche se i suoi occhi lucidi dicono tutt'altro, gli dice << Fattene una ragione Richard, non possiamo farci niente se è nata così e poi dovremo sostenerla non sminuirla.>> Lui ride nervosamente e le risponde << Vedremo se le staremo accanto quando poi la notizia diventerà ufficiale e la cacceranno oltre i confini, sarà data impasto ai demoni>> I demoni? Che sono? E poi perché dovrebbero cacciarmi? Inizio ad agitarmi e il mio cuore palpita sempre più forte, questa cosa non va proprio bene io non conosco nemmeno come sia il mondo là fuori. << Non lo permetteremo, per favore tu puoi fare qualcosa e convince->> << NO! Sarà meglio per tutti è solo un peso per la nostra società, non reggerebbe nemmeno.>> Vedo mia madre agitarsi di più e stringere saldi pugni lungo i fianchi e i suoi occhi... sono bianchi. Le posate che si trovano nel tavolo iniziano a levitare verso mio padre, sembra che sta per perdere il controllo. << Anastasia fermati, ti ho detto fermati!>> Vorrei intervenire ma ho troppa paura, mi tremano tanto le gambe, potrebbe finire male. Mio padre si scosta e le molla uno schiaffo che si sente fin sopra le scale dove sto io e di conseguenza singhiozzo un po' tra le lacrime. Indietreggio fino a toccare il muro accanto alla porta e sento il tonfo delle posate che cadono a terra e un silenzio tombale, penso mi abbiano sentito. Sento la voce di mio padre che le dice di preparare la cena e dei passi che salgono le scale verso di me. Il cuore batte velocemente e il mio respiro si fa irregolare << Evelyn! Vieni sotto, muoviti.>> la sua voce mi fa rabbrividire, ho paura di lui.

Qualcuno bussa alla porta della mia stanza << Evelyn alzati è tardi, vestiti e scendi sotto che dobbiamo parlare.>> la voce di mia madre è sempre squillante quando vuole farsi sentire da qualcuno. Chissà cosa mi vorrà dire, dopo ieri sera mi aspetto di tutto. Mi alzo controvoglia dal letto e vedo la sveglia segnare le ore 10, immagino che mio padre sia già uscito per parlare con il preside dell'Accademia. Mio padre è una figura molto influente non che il miglior soldato di Astria. Quindi è una persona molto rigida perfino con noi che siamo la sua famiglia, l'unica cosa che gli importa è l'onore e i meriti, i suoi vizi preferiti. Apro l'armadio e scelgo un vestito bianco a maniche lunghe con una gonna semplice e leggera che arriva fino alle caviglie. Mi cambio in bagno e poi mi sistemo i capelli che sono un po' ribelli. Prima di uscire dalla camera prendo il mio mantello rosso che metto sempre nella sedia vicino alla mia scrivania per ricordarmene. Scendo in cucina e vedo già la colazione pronta sul tavolo, mia madre è seduta nella sedia con la testa inclinata sorretta dal palmo della sua mano. Le mormoro << Grazie mamma non c'era bisogno, me la sarei fatta io.>> Mi risponde con voce un po' esausta << siediti, non abbiamo molto tempo prima che arriva tuo padre.>> Faccio come mi dice e punta i suoi occhi verdi sui miei << So che ieri sera hai sentito buona parte del discorso e non volevo che lo sapessi così. Ma non so quante scelte abbiamo per far sì che non accada.>> << Ho capito che papà vuole cacciarmi ma io non voglio staccarmi da te, tu non mi consideri come gli altri vero?>> le lacrime iniziano a punzecchiarmi gli occhi, quanto vorrei essere forte in questo momento. Mia madre abbassa lo sguardo << Fuori il mondo è pericoloso e ultimamente stanno morendo sempre più persone, i soldati muoiono giorno dopo giorno per combattere quelle creature spietate e noi abbiamo bisogno di reclute coraggiose e forti per proteggere il nostro paese.>> << E il loro compito non è proteggere anche me anche se non ho i poteri come tutti gli altri ragazzi? Oppure non vogliono perché mi reputano di basso rango da fargli così schifo come a papà?!>> << Io... non so darti una risposta ma dovremo pensare a un piano perché se ti cacceranno fuori non sopravvivi, nemmeno i fiori che raccogli la mattina sopravvivono dove c'è impurità.>> sospira rassegnata. << Tutto qui? Un piano? Non mi vuoi bene nemmeno tu mamma? Per questo non alzi mai la voce a papà? Non riesci mai a...>> è troppo per me da sopportare. << Lo sai, non iniziare per favore cerca di comprendermi.>> << Ma almeno tu il potere per fronteggiarlo lo hai io non ho niente.>> <<Non posso, non riesco!>> << Se non riesci, forse è il caso che me ne vado da questa casa! Non riesco più a sopportare le critiche e le urla di papà per non parlare delle sue maniere e del tuo silenzio, che ti fai trattare come una schiava da lui!>> il mio respiro si fa più intenso e il mio cuore tra un po' scoppia. << Per gli Dei Evelyn! Come ti permetti a dire queste cose, io almeno l'educazione te l'ho insegnata a differenza di quello stronzo di tuo padre!>> << Io ti ho detto solo la verità e se tu non vuoi fare niente me ne vado, così tolgo il disturbo a entrambi!>> le urlo con tutto il fiato che ho in gola, mi alzo dal tavolo con lo stomaco chiuso non avendo nessuna voglia di parlare con lei. Corro a grandi passi verso la porta e la apro, mia madre mi raggiunge velocemente cercando di agguantarmi ma sono già fuori dalla porta. Mi urla << Torna qui! Dove vai? Per favore parliamone.>> So che tutta la gente mi sta guardando così cerco di nascondere il mio viso nel cappuccio della mantella per non far vedere le mie lacrime. Probabilmente saranno tutti contenti ora, non le rispondo e non mi giro nemmeno a guardarla. Guardo dritto per la mia strada.

L'angelo è quiWhere stories live. Discover now