MITOCITY 3 - La Struttura

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-- sequel di "MitoCity - il Segreto" e di "MitoCity - Il Giocatore" -- "Lei non era mai stata la fiamma che r... More

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- CAPITOLO 4 -

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- 4 -

SOPHY

«Hai proprio ragione! La marmellata ai frutti di bosco è decisamente più buona di quella alle fragole!» esclamò Sophy addentando per la seconda volta la fetta biscottata fin troppo condita che aveva di fronte. Poi sollevò lo sguardo verso Nick che, come lei, stava facendo colazione. Il ragazzo non rispose, ma Sophy a questo si era ormai abituata.

Erano trascorsi due mesi dalla prima volta che, usando le credenziali d'accesso di Meg, Sophy era riuscita ad ottenere le riprese in diretta di Nick. Dopo l'iniziale sofferenza che quelle immagini le avevano arrecato, la ragazza si era resa conto di stare meglio mentre lui era nella sua stessa stanza, anche se non poteva risponderle, anche se non sapeva che lei era al suo fianco in ogni momento, anche se era solo una proiezione sulla parete del suo salotto.

Sophy finì la propria colazione prima di Nick e si soffermò ad osservarlo mentre beveva gli ultimi sorsi di caffè. Poco dopo fu raggiunto da Sam che attaccò con un lungo monologo in merito agli ultimi avvenimenti di MitoCity. Sophy, con un sospiro rassegnato, uscì dalla schermata, fece il logout dall'account di Meg e si apprestò ad andare in ufficio.

In quei due mesi la routine di Sophy si era stabilizzata ed era, ad onor del vero, piuttosto sedentaria. Dopo aver iniziato a seguire in diretta la vita di Nick, Sophy aveva rinunciato alle sue corse mattutine ed al proposito di esplorare per bene ogni edificio della Struttura. Preferiva trascorre ogni istante del proprio tempo libero a casa, con Nick.

Un'altra grande scoperta fu la consegna di cibo a domicilio. Inizialmente Sophy non si era posta il problema perché aveva poca fame e le erano sufficienti le poche vivande già stipate in credenza al suo arrivo. Con il tempo però i popcorn e le scatolette di tonno avevano iniziato ad annoiarla, così aveva esplorato le opportunità offerte dalla tecnologia e nello SmartRing aveva scoperto un efficientissimo, e relativamente economico, servizio di delivery portato avanti da alcuni adorabili robot alti poco più di mezzo metro e capaci di coprire a gran velocità lo spazio tra i ristoranti e gli appartamenti. Quella era un'ottima soluzione che permise a Sophy di non lasciare praticamente mai lo schermo proiettato sulla parete se non per andare a lavoro.

Quelle trascorse in ufficio erano indubbiamente le ore più lunghe ed estenuanti delle sue giornate. Con il tempo si era resa conto che della vita di MitoCity le importava bene poco. Si interessava all'andamento socio politico del suo luogo d'origine solo marginalmente, più che altro in relazione alle azioni di Nick. Il ragazzo si stava dimostrando, giorno dopo giorno, un leader giusto ma implacabile. Tra la popolazione non serpeggiava più il malcontento, ma si respirava una sorta di tensione. Nick, per salvaguardare il bene di MitoCity si era dimostrato pronto a prendere decisioni piuttosto drastiche e definitive: sotto il suo governo chiunque era libero di agire e pensare come meglio credeva, ma ogni azione perpetrata contro il bene comune veniva punita con il pugno di ferro.

Sophy doveva essere onesta con se stessa: quell'aspetto del carattere di Nick la spiazzava. Ci si era scontrata la prima volta quando il ragazzo fu chiamato a giudicare un uomo, che si professava "discepolo di Tony Ford", colpevole di aver imbrattato con scritte volgari e rivoluzionarie, le pareti del Municipio. Nick non ci aveva pensato su due volte prima di condannare l'uomo alla ritinteggiatura delle zone imbrattate e alla reclusione per due anni. Sophy non aveva visto la scena dal vivo (quando era successo lei era al lavoro, impegnata a monitorare una lite tra automobilisti) ma ne aveva sentito parlare in ufficio e la sera stessa aveva cercato informazioni usando l'account di Meg. Il breve videoclip che Meg aveva allegato alla sua scheda di valutazione vedeva protagonista il primissimo piano di Nick. Sophy era rimasta di ghiaccio nell'osservare il distacco e la freddezza che avevano riempito gli occhi del ragazzo che amava mentre emetteva la sua eccessiva sentenza. Quello sguardo l'aveva spaventata, quel leader freddo e spietato non sembrava avere molto in comune con il poliziotto rivoluzionario, dolce e protettivo che lei conosceva. Quella sera la ragazza aveva spiato la vita di Nick con occhi diversi, facendosi mille domande e non riuscendo a rispondere a nessuna di esse. Il giorno dopo, però, Nick si era prodigato per organizzare una sorpresa per il compleanno di Nando e il cuore di Sophy era tornato a traboccare d'amore per lui.

C'erano stati altri comportamenti di quel tipo, ma sebbene tutti nella Struttura avessero iniziato ad etichettare le politiche di Nick come "pugno troppo duro", a Sophy bastava osservarlo nella sua vita quotidiana per andare oltre a quei dubbi. Lei lo amava e lo conosceva meglio di chiunque altro. Anzi, questo forse non era vero. Sebbene a Sophy facesse male ammetterlo, esisteva un'altra persona capace di leggere gli occhi stanchi e l'anima tormentata di Nick e quella persona era Danielle. La bella scienziata, pur non avendo ancora recuperato i ricordi del loro comune passato, riusciva sempre a comprendere e gestire ogni mutamento dell'umore di Nick. La sera del compleanno di Nando, una volta conclusasi la festa, Danielle non aveva lasciato Nick solo ai suoi pensieri. La ragazza lo aveva seguito fino in camera ed aveva pazientemente aspettato che lui decidesse di sfogarsi liberandosi del peso che l'arresto dell'uomo che aveva imbrattato il Municipio aveva posato sulle sue spalle forti ma ormai stanche di combattere. Nick le aveva spiegato che si era sentito schiacciato dal senso del dovere e dalla voglia di proteggere MitoCity da se stessa e che era stato questo eccessivo senso di responsabilità che lo aveva spinto a scegliere una linea di azione così dura. Il popolo doveva capire che le rivolte insensate e le guerre civili non si sarebbero ripetute, non con lui a capo di MitoCity. Danielle lo aveva ascoltato, compreso ed appoggiato e, prima di lasciarlo riposare, lo aveva stretto in un abbraccio lunghissimo. Sophy, che in un primo momento si era molto ingelosita a causa dell'intimità che c'era tra loro, si era quasi commossa vedendolo aggrapparsi alla ex come ad un'ancora di salvezza. Per un momento si era aspettata che quella scena strappalacrime si sarebbe conclusa in un lungo bacio, ma non era successo. Nick aveva baciato Danielle sulla fronte, come si bacia un'amica o una sorella, e lei se n'era andata sorridendo. In quel momento il piccolo frammento di speranza che Sophy aveva sepolto in fondo al cuore aveva fatto una frivola capriola, lei lo aveva lasciato giocare e poi lo aveva risigillato in profondità. Quella sera, però, si era addormentata con il sorriso stampato sulle labbra.

Quella giornata lavorativa, per Sophy, non fu diversa dalle solite. Monitorò quattro futili liti avvenute a MitoCity, trascorse la pausa pranzo da sola mangiando un panino e navigando distrattamente sulla piattaforma social riservata agli abitanti della Struttura e chiacchierò con Meg che quel giorno sembrava piuttosto irritata.

«E quindi se n'è andata, capisci?» raccontò a Sophy senza premurarsi di mantenere basso il volume della sua voce rabbiosa. Tutti in ufficio potevano sentirla. «Mi ha invitata a cena, mi ha portata a letto e poi mi ha abbandonata lì come una scema! Ti rendi conto?»

«Prima o poi doveva capitare» commentò Sophy con un gesto noncurante della mano.

«Cosa?» le ringhiò contro Meg.

«Beh, che qualcuno si comportasse con te come tu ti comporti con tutte le persone con cui esci!»

«Io... io... Io non abbandono i miei partner dopo esserci andata a letto!» tentò di giustificarsi Meg, consapevole di essere in torto e di mentire, in primis, a se stessa.

Lei e Sophy erano sempre più legate. Trascorrevano le ore di lavoro parlando del più e del meno, confrontandosi sul lavoro, ridacchiando dei colleghi, discutendo animatamente (solitamente quando Meg provava a convincere Sophy ad iscriversi ad un sito d'incontri che lei sosteneva di usare assai di frequente) o facendosi delle confidenze più o meno profonde. Se Sophy preferiva chiacchierare con lei un po' di tutto senza però mai andare troppo sul personale, Meg, al contrario, si era completamente aperta con lei e non perdeva occasione di raccontarle tutte le sue avventure più o meno romantiche. Meg era uno spirito libero ed indipendente, aveva l'innamoramento facile e si stufava delle cose un po' troppo in fretta. Da quando si erano conosciute, Meg era già uscita con una decina di ragazzi e con tre o quattro ragazze. Ognuno di loro l'aveva entusiasmata all'inizio ed annoiata poco dopo. Meg poteva anche negarlo, ma era risaputo che solitamente quella che abbandonava le persone senza un vero motivo era proprio lei. Sophy, dal canto suo, non riusciva a capacitarsi di come ci si potesse invaghire di così tante persone in così poco tempo. Forse la verità era che Meg non si era mai davvero innamorata di nessuno, per lo meno non nel profondo.

«Chissà, magari ora che ti ha abbandonata tu ti innamorerai follemente di lei» buttò lì Sophy con tono vagamente provocatorio.

«Non ti illudere principessa! Non siamo mica tutti sciocchi sentimentali come te! » la rimbeccò Meg.

«Che intendi?»

«Beh, tu continui ancora a sbirciare sul mio monitor i movimenti del tuo primo amore» disse Meg indicando il riquadro in cui Nick stava discutendo animatamente con Felicity. «Lui non sa nemmeno più che esisti eppure tu pensi ancora a lui, mi sbaglio? »

«No» ammise Sophy. Non osò immaginare cosa avrebbe pensato di lei Meg se avesse scoperto la verità su tutte le interminabili ore che trascorreva spiando la vita Nick.

«Amica, io davvero non ti capisco!» riprese Meg girandosi verso di lei e abbassando la voce di qualche ottava. «Immagino che la vostra sia stata una storia intensa, ma quel Nick è così... banale!»

«Nick non è affatto banale!» rispose Sophy d'istinto, senza doverci nemmeno pensare.

«Il classico principe azzurro tutto belle parole e distintivo» sminuì Meg sollevando le sopracciglia. «Tu sei brillante, simpatica, polemica quanto basta... Insomma, sei una tipa interessante! Davvero non mi capacito di come tu possa aver continuato a desiderare Nick quando avevi la possibilità di stare con Derek...»

Sophy rimase spiazzata da quelle parole. Nick si era ingelosito quando Derek le si era avvicinato, eppure Sophy non aveva mai pensato al ragazzo dai capelli lunghi in quei termini.

«Perché dici questo?» chiese con voce incerta

«Perché vi ho visti! Tutti vi abbiamo visti!» esclamò Meg alludendo a tutti i colleghi presenti nell'ufficio. «Noi viviamo fianco a fianco con Derek da anni eppure vederlo interagire con te è stato come conoscerlo per la prima volta. Tu, senza rendertene conto, tiri fuori il meglio di lui».

Sophy rimase immobile, profondamente turbata da quelle parole. Non sapeva cosa dire, quindi restò in silenzio.

«Personalmente ho tifato per voi sin dal primo momento in cui vi siete incontrati» continuò Meg, fomentata dal discorso. «Per non parlare di quando siete rimasti bloccati al Castello!»

«Meg, per favore, basta» la supplicò Sophy in un sussurro. Ripensò al bacio che Derek le aveva rubato e alle conseguenze che esso aveva avuto sulla sua relazione con Nick, ma ricordò anche il modo in cui Derek le era rimasto accanto in quei momenti di incertezza e puro terrore dovuti all'incombere della pandemia.

«Sophy, dico sul serio!» proseguì l'amica, incurante del suo evidente turbamento. «In molte hanno provato ad avvicinarsi a Derek in questi anni, ma lui non è uno facile da conquistare. In passato ha sofferto moltissimo e per questo motivo ha deciso di chiudere il suo cuore in una roccaforte inespugnabile. Eppure con te lui...»

«...ha sempre mentito!» tagliò corto Sophy, rabbiosa al solo pensiero che tutto ciò che c'era stato tra loro non era stato reale, ma solo una fredda e sadica manipolazione del Giocatore. «Tutto ciò che Derek ha fatto con me era falso! Ha agito solo in funzione del suo maledetto "gioco". Un gioco crudele e insensato portato avanti sulla pelle degli abitanti di MitoCity!».

«Non conosci tutta la storia» le ricordò Meg, ora calma e condiscendente.

«È vero, ma nulla può cambiare il fatto che Derek mi abbia mentito per tutto il tempo» concluse Sophy, con il tono di chi non ammette repliche. Si sentiva il viso bollente: ribolliva di rabbia e delusione.

Meg stava per rispondere quando la campana del cambio turno suonò dando a Sophy la scusa perfetta per lasciar cadere quella conversazione che da frivola era diventata fin troppo scomoda. 

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