La Lucciola

Autorstwa violgave

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[COMPLETA] Nella frenesia della vita, c'è una ragazza con una determinazione inarrestabile e un unico obbiett... Więcej

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Autorstwa violgave

Una ragazza dai capelli rossi mi attendeva davanti alla porta e da come mi guardò capii che dovevo sembrare proprio una disperata.

-C-cosa... cosa è successo? - Chiesi passandole il cartone della pizza e ansimando cercando di ristabilizzare il respiro.

La rossa non mi rispose evidentemente terrorizzata dal signor Hale perciò fui costretta ad entrare in casa.

Le urla furibonde di Jake erano udibili dall'ingresso. Che cosa diamine è successo? Pensai catapultandomi alla camera del ragazzo.

Aprii di scatto la porta e due teste si voltarono verso di me. Una donna era in piedi davanti al letto e riabbassò subito la testa rivoltandosi verso il signor Hale che sembrava infuriato.

Era seduto al bordo del letto tenendo stretto il suo bastone e con gli occhi bianchi e freddi spalancati. -Cosa è successo?- Chiesi avvicinandomi alla donna.

-Quest'idiota ha lasciato lo sportello del mobile in bagno aperto!- Sputò acidamente il ragazzo, ora che lo guardavo meglio notavo come il suo sopracciglio destro sanguinasse un po'.
-Signor Hale, può capitare...- Lui mi interruppe sbattendo il bastone con forza a terra.

-Può capitare in una casa dove tutti vedono!- Urlò. -In una casa dove abita un cieco non può e non deve succedere!- Le dita snelle si strinsero attorno al bastone facendo diventare le nocche bianche. -Signor...- Riprovai ad intervenire, ma ancora una volta mi interruppe.

-Sarebbe potuta finire peggio di così.- Indicò il piccolo taglio col dito tremante per la rabbia.
-Sarei potuto cadere all'indietro e rompermi la testa! Sarei...-
-Ora basta signor Hale!- Urlai quanto lui per farmi sentire. Si zittì di colpo voltando la testa verso di me. -Come ti permetti moccios...-
-Si sta preoccupando di cose che non sono successe! Non può semplicemente lasciare stare per questa volta?-

La donna al mio fianco mi guardò con la coda dell'occhio, ma non disse nulla. -Un taglietto non è certo la fine del mondo!- Si sporse verso di me senza mai chiudere quegli occhi glaciali. -Sarei potuto cadere all'indietro.- Sibilò a denti stretti. -Ma non è successo!- Esclamai sospirando e massaggiandomi le tempie coi pollici.

Chiuse gli occhi stringendo le labbra come se la bambina viziata fossi io, alzò il bastone puntandolo verso la povera donna.

-Sei licenziata.- Sibilò posando gli occhi vuoti di ogni emozione su di lei. Mi interposi fra lei e il bastone abbassandolo con una mano.

-Lei non la licenzierà.- Si bloccò. -Che razza di faccia tosta... tu a proposito perché cazzo ci hai messo tanto?- Chiese alzando il tono della voce e rispingendo verso di me il bastone.

-Ero fuori, signor Hale.- Dissi spostando me e la donna lontano dalla punta del bastone.
-Ci hai messo troppo.-
-Faccio del mio meglio!-
-Non è abbastanza!- Sbottò lui alzandosi di scatto e fissando un punto indefinito dietro di noi.

La sua altezza mi sovrastò, deglutendo alzai lo sguardo. La donna mi guardò alzando di poco la testa, la scosse come a farmi capire di non perdere tempo con quel ragazzo.

-Sei licenziata.- Ripeté Jake. -Lascia la tua uniforme alla signorina Hooper e non tornare più qua.- Concluse tornando a sedersi e gettando il bastone contro il muro provocando un rumore sordo.

Lei non se lo fece ripetere una seconda volta e scomparve oltre la soglia della porta. Sospirai esasperata mordendomi la lingua per evitare di dire qualcosa che mi avrebbe fatto fare la fine di quella povera donna.

-Esci.- Mi ordinò Jake con voce fievole. Aveva la testa fra le mani, sembrava essersi dimenticato del taglio.
-Come?-
-Va' via.- Disse con voce spezzata.

Non starà mica per piangere?
Pensai poco prima di chiudermi la porta alle spalle.

Mi appoggiai con la schiena alla lastra di legno bianco, stava per scoppiare a piangere, si vedeva. Pensai tendendo l'orecchio per sentire eventuali singhiozzi, ma nulla.

Qualcuno mi toccò la spalla e quando mi voltai vidi la donna di poco prima che mi tendeva la divisa da lavoro. -O-oh grazie.- Presi i vestiti osservandola meglio. Ora i capelli neri con qualche striatura bianca non erano più legati in una coda bassa, ma sciolti.

Le piccole, ma carnose labbra su cui era stato passato un rossetto violaceo si piegarono in un timido sorriso. -Grazie per aver provato a difendermi prima.- La sua voce era acuta.

Per evitare che il signor Hale ci sentisse la accompagnai nel piccolo salottino dove qualche giorno prima avevo aspettato per il colloquio.

-Lavoravo qui da qualche mese.- Mi spiegò la donna sedendosi, nonostante tutto non sembrava tanto dispiaciuta di aver perso il posto. -Mi dispiace davvero tanto, signora...-

-Rodríguez, Alona Rodríguez.- Mi porse la mano che presi e strinsi cercando di essere di supporto. -Amber Hooper. Mi dispiace davvero.- Lei scosse le spalle con nonchalance.

-Per quanto possa pagare bene, questo lavoro è peggio del militare.- Si guardò intorno. -Però penso che un po' questa casa mi mancherà.-

-E il signor Hale?- La mia domanda la fece ridere. -Assolutamente no.- Già che domanda stupida.

Eppure non potei non pensare che forse l'unico a cui sarebbe mancato sarebbe stata la signora Holland.

Quando Alona lasciò definitivamente la villa mi resi conto di avere una fame pazzesca.

Tutte le domestiche erano già andate via per evitare di fare la fine della loro ex-collega, ma la ragazza dai capelli rossi aveva lasciato la mia pizza sul bancone in cucina.

Ormai era fredda e mangiata così non sarebbe stata il massimo così la riscaldai un po', non avrebbe avuto lo stesso sapore di una pizza appena fatta, ma almeno sarebbe stata mangiabile.

Con il cartone in mano mi sedetti pesantemente sul divano bianco accendendo la televisione, ma con la mente non riuscivo a non pensare al ragazzo nell'altra stanza, forse il taglio gli faceva male.

Mordendomi un labbro spensi la TV e mi alzai dal divano già consapevole che mi sarei pentita della mia scelta.

Bussai piano, ma non ricevetti risposta. Mi sporsi dentro la stanza e vidi Jake steso sul letto, era su un fianco che fissava il muro con gli occhi nivei.

Sospirando entrai chiudendo la porta di legno bianco dietro di me. -Le ho portato la pizza.- Dissi non accennando a Gareth e suo cugino.

-Come sta?- Gli chiesi cauta. -Ti sembra una domanda sensata da fare?- Esordì quasi in un sussurro. 

-Allora cambio domanda.- Dissi piano sentendomi improvvisamente in colpa. -Le piace la pizza?- Mi avvicinai appoggiandogli il cartone sulle gambe.

-Non la mangio da un po'.- Disse piano tastando lentamente la confezione di cartone.
-Posso sedermi?- Stranamente non protestò e si mise seduto con la schiena appoggiata ai soffici cuscini.

Scosse con delicatezza il capo. -Esci, per favore va' via.- Sbiascicò con spenta decisione. Mi morsi il labbro inferiore azzardandomi ad accomodarmi ugualmente. Appoggiai un piccolo kit di emergenza sulle mie ginocchia aprendolo lentamente.
 -Le devo disinfettare il taglio.- Gli spiegai vedendolo corrugare la fronte.

-E dovrebbe anche essere l'ora delle sue gocce.- Aggiunsi prendendo in mano la piccola boccetta contente il liquido trasparente che la signora Holland mi aveva raccomandato di dargli ogni sera.

Lo obbligai a spalancare gli occhi. Al contatto sembrò irrigidirsi. È imbarazzante per te quanto lo è per me.

-La signora Holland mi ha detto che non le ha messe per un po'.-
-E a te che importa?- Domandò acidamente, lo fulminai mentre con delicatezza facevo cadere due piccole gocce su ogni cornea.

-D'ora in poi le deve mettere ogni giorno, me ne occuperò io.- Dissi cercando di ignorare il suo commento sgradevole ed estraendo un pezzettino di cotone idrofilo dalla scatola, gli versai sopra qualche goccia di disinfettante mentre il ragazzo al mio fianco diede un morso ad una fetta di pizza.

Aspettai che finisse di masticare e poi lentamente allungai la mia mano posandogliela sulla sua guancia destra e facendogli girare il viso verso di me, si irrigidì nuovamente.

Con cura gli tamponai piano il piccolo taglio avvicinandomi per vedere meglio, emise un piccolissimo gemito di dolore ritraendo la testa.

-Non faccia il drammatico, è solo un taglietto.- Lo rassicurai facendolo riavvicinare. Chiuse gli occhi per sopportare meglio il pizzicore dell'acqua ossigenata.

-Così può bastare.- Dissi mettendo da parte il piccolo pezzetto di cotone macchiato da qualche goccia di sangue e afferrando un piccolo cerotto color carne.

Mi avvicinai per metterglielo nello stesso istante in cui lui fece uno scatto in avanti per afferrare un altra fetta di pizza, le nostre labbra si sfiorarono involontariamente.

Feci uno scatto all'indietro spalancando gli occhi.
-Scusa!- Ero completamente rossa. -Volevo dire... mi scusi!- Ogni parola che usciva dalle mie labbra era imbarazzante da pronunciare.

Aprendo gli occhi freddi corrugò la fronte. -Erano... le tue labbra quelle?- Mi chiese cercando conferma. -Sì...- È così imbarazzante.

Le sue guance si tinsero di un leggero rosso, fortunatamente lui non poteva vedere il pomodoro che c'era al posto della mia faccia.

Stringendo le labbra e facendo increspare la grande cicatrice abbassò lo sguardo. -Facciamo finta che non sia successo niente.- Disse e per la prima volta fui d'accordo con lui.

-Va bene.- Dissi e subito dopo nella stanza calò un silenzio imbarazzante, rimisi il cerotto nella cassetta.

La cosa che davvero fu la ciliegina sulla torta fu il brontolio del mio stomaco. Da rosso pomodoro la mia faccia arrivò anche alla temperatura del sole, dannato stomaco.

-Hai fame?-
-Un po'.- Confessai osservando affamata la fetta che teneva in mano. Lui spinsepiano il cartone della pizza verso di me e per un po' non parlammo più lasciando che la stanza si riempisse solo dell'ottimo profumo di pizza.

Anche se sapevo che odiava essere fissato non potei non studiarlo. Gli occhi leggermente a mandorla erano arrossati e due occhiaie stanziavano sotto di essi, quelle due pupille bianche e inquietanti fissavano il nulla, i capelli scuri tutti arruffati lo rendevano più attraente di quanto già non fosse e quel pigiama di seta emanava un buonissimo profumo di pulito.

-È buona.- Mi disse spezzando il silenzio, l'atmosfera sembrava essersi calmata. Annuii gustando un altro morso. -Sì, molto.- La mia mente non riusciva a smettere di pensare al quasi bacio che c'era stato poco prima.

Mi stava stupendo il fatto che fosse così calmo, che non mi stesse urlando addosso dopo che le nostre labbra si erano sfiorate per errore.
Anche il fatto che stesse mangiando senza lamentarsi e che non mi avesse mandato via mi lasciò meravigliata.
Lo squillo del mio telefono mi riportò al presente.

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