SMILE

By Julia_blaze

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(IN REVISIONE) In un mondo devastato da una terribile Inondazione, la popolazione mondiale si è ridotta ad un... More

Prologo
1 - Abbraccio
2 - Stanza
3 - Crisi (1)
4 - Crisi (2)
5 - Charles
6 - Cartella
7 - Pioggia (1)
8 - Pioggia (2)
9 - Potere (1)
10 - Potere (2)
11 - Memorie
12 - Inondazione
13 - Lucia.
14 - Trovata
15 - Verità
16 - Controllo
17 - Rivelazioni (1)
18 - Rivelazioni (2)
20 - Scomparso (1)
21 - Scomparso (2)
22 - Nathan
23 - Parole
24 - Campana
25 - Cuore
26 - Fragile
27 - Ballo
28 - Notte
29 - Fuori
30 - Brillare
31 - Heiji (1)
32 - Heiji (2)
33 - Riconciliazione
34 - Partire
35 - Sometimes I don't wanna be happy
DOMANDE ED ANNUNCI

19 - Odio

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By Julia_blaze

Il dottor Dickens camminava per i corridoi dell'ICP, diretto alla stanza della signorina Foster. Non aveva ancora ricevuto spiegazioni riguardo il "piccolo incidente" del giorno prima, che aveva rischiato di buttare giù l'intero edificio, e la cosa lo stressava abbastanza. Insomma, aveva capito che quel ragazzo era molto potente, ma non poteva permettere che rischiasse di uccidere sé stesso, la signorina e tutti coloro che si trovavano nei paraggi. Ma poi cos'era quella tempesta? Come l'aveva scatenata e soprattutto perché? Il dottore, per quanto ci provasse, non se lo sapeva spiegare.

Charles aveva detto di non saperne niente, e che avrebbe dovuto chiedere alla signorina per avere spiegazioni complete. Inoltre, il rosso gli aveva consigliato di andarci piano con Lucy e soprattutto con il CP, dicendo che erano entrambi in uno stato "di allerta".

L'uomo si fermò davanti alla porta della signorina, e dalla cella di fronte arrivò una voce:

"Oh buon giorno, come mai la vedo così preoccupato oggi, doc?" chiese Nathan, sporgendosi dalle sbarre che separavano la sua cella dal corridoio. Si beccò, come risposta, un'occhiataccia da Dickens, che sbuffò sonoramente e fece per bussare alla porta della signorina. "Io non lo farei" lo avvertì Nathan, sempre con un sorrisetto mezzo divertito sulle labbra "lì dentro ieri la situazione era critica, il CP dev'essere impazzito o qualcosa del genere, ed il dottor Charles è rimasto lì dentro per tutta la notte."

Allora quel ragazzo sa. Pensò Dickens, infastidito dalla bugia che gli era stata raccontata, e si rivolse a Nathan con sguardo severo.

"Tu tra qualche giorno verrai liberato, non è così?" chiese, ed il ragazzo fece un sorriso sorpreso e canzonatorio allo stesso tempo.

"Ohibò" esclamò "il doc che si ricorda qualcosa su un CP, senza bisogno del suo leccapiedi che glielo dica! Che stia cascando il mondo?" Dickens sospirò. Quel ragazzo era rinato, da quando c'era la signorina, ed il che tutto sommato era un bene, ma era emersa la sua personalità: un ragazzo strafottente, fastidioso e menefreghista, a cui tutto sommato importava solo di sé stesso.

"Sai Nathan, non mi mancherai affatto" gli disse l'uomo, gelido, prima di voltarsi e bussare alla casa della signorina.

Passarono alcuni istanti, e dopo la porta si aprì e sbucò il bel viso della signorina. Aveva indosso un vestitino verde, con sotto una calzamaglia nera e delle scarpette con il tacco. I capelli erano raccolti in uno chignon disordinato, e gli occhiali le davano un tocco di professionalità. Lo guardava con sguardo stupito, ed un leggero sorriso che le distendeva le labbra carnose.

"Buongiorno" disse "posso esserle d'aiuto? Vuole entrare?" Dickens la guardò storto, ed accettò l'invito ad entrare. Si sedette sul divano, e la signorina gli offrì il solito tè e la solita torta di panna, per poi sedersi sulla poltroncina davanti a lui.

"Il CP dov'è?" chiese il dottore, e Lucy indicò la sua camera da letto come risposta "signorina, vuole spiegarmi cosa è successo ieri?"

Ed ora come glielo dico, a questo, che il ragazzo che dorme nel mio letto ha accidentalmente distrutto il mondo?

"Dottore, come lei ben sa Sol è dotato di un fortissimo Potere" cominciò, ma non sapeva davvero come dirglielo "ecco, ieri in seguito ad un abuso di questo Potere ha perso il controllo."

"Come funziona?" chiese allora l'uomo, con voce comprensiva, e la signorina bevette un sorso di tè prima di rispondere.

"Energia. Tutto si basa sull'antica energia della creazione del mondo. Abbiamo una quantità di energia limitata, dentro di noi, che si rinnova autonomamente mentre non usiamo il Potere." Spiegò poi, "Si tratta di qualcosa di estremamente potente, che ci conferisce poteri fuori dalla norma da una parte, ma dall'altra ci è indispensabile per la vita. Una volta esaurita tutta, il nostro corpo non è capace di reagire autonomamente. Entriamo in uno stato di incoscienza quasi totale, in cui non abbiamo abbastanza forze neanche per masticare un semplice boccone di cibo. Ci sono cose che possono aiutare il processo di ricarica, ma alla fin fine l'unica cosa che serve è tempo"

"Come una lampadina" commentò il dottore, pensieroso.

"Esatto. Il Potere è forte, dentro Sol, e credevo che lui sapesse come usarlo ma non è così. Lo teneva attivo da quando mi ha incontrata: una piccola parte di lui, era costantemente attiva e funzionante. Teneva alto un muro, per non farmi leggere il suo passato, e poi lo usava anche per altre cose. Lei lo sa, dottore, che cercavamo di entrare in contatto: lui mi faceva divertire, mi faceva volare con e correnti d'aria, mi creava aurore boreali e nevicate in camera, giocava con il fuoco... E non si riposava mai" la signorina abbassò lo sguardo.

"Ha esagerato" concluse Dickens al posto suo "ed ora sta malissimo, non è così?" Lucy annuì.

La faccenda si stava facendo seria: con Sol in quelle condizioni e la verità sulle loro identità che stava venendo a galla aveva paura che da un giorno all'altro scoppiasse il finimondo. Anche Dickens si rendeva conto della situazione critica, ed infatti aspettò qualche istante prima di comunicare alla signorina ciò per cui era andato a parlarle.

"Lucy, si chiama così non è vero?" lei annuì "Molto bene, Lucy, il Consiglio delle Isole ha deciso di venire qui tra qualche giorno: vogliono parlare con me e voi di quello che è successo ieri. Se ne sono resi conto in tutta l'Isola, e non possiamo evitare questo colloquio. Come pensa di agire lei a riguardo?" Lucy sospirò.

"Faccia liberare il CP 130 domani, e con lui anche il 579, il 492, il 333 ed il 576, sono pronti. Ho lasciato per loro delle buste, in segreteria, che le ritirino prima di andarsene."

"Vuole liberare Nathan e quegli altri in un momento del genere?" Sbraitò Dickens, e la signorina lo pregò di abbassare la voce indicandogli la stanza in cui riposava Sol. L'uomo respirò profondamente, congiunse le mani e la guardò "perché?".

"Perché è ora che vengano liberati, e liberando loro si accenderà una luce di speranza negli altri. Se quando il Consiglio delle Isole verrà vedrà CP contenti e speranzosi, non potrà cacciarmi, e potrò giustificare Sol."

"In città hanno visto il tuo amico venir oltrepassato dai fulmini, nel cielo" spiegò il dottore "come pensa di giustificare questa cosa?"

"Dicendo la verità, semplicemente. Sono anni che il mondo è tenuto all'oscuro della nostra esistenza, io voglio poter vivere in pace. Spiegherò loro la situazione, adoperando il Potere sulle loro menti, e così accetteranno me e Sol. Prometterò che non si verificheranno più episodi del genere, ed in qualche modo ce la caveremo."

Dickens acconsentì, e se ne andò quando sentì provenire dalla stanza di Sol un lamento soffocato. Non era entusiasta dell'idea, ma al momento non ne aveva di migliori e quindi si poteva solo adattare a quello che aveva detto la signorina. A dire il vero, se da una parte era convinto che quando era arrivata quella bambina il morale di tutto l'Istituto si era risollevato, dall'altra pensava che non fosse del tutto sicuro tenerla lì. Dopotutto aveva combinato molti casini durante la sua permanenza: aveva agito più volte in maniera impulsiva e sconsiderata, aveva rischiato di far evadere un CP, si era fatta accoltellare da un altro e poi era andata a salvarlo. Aveva rischiato la vita più volte, e l'aveva fatta rischiare alle persone che aveva attorno. Anche quell'ultimo incidente con Sol era un problema, e certo il dottore non poteva ignorarlo. Ora, quelli del Consiglio gli avrebbero fatto una testa così dicendo che era inammissibile una cosa del genere, e forse avrebbero cacciato la signorina.

Dickens rabbrividì al pensiero di Lucy Foster che veniva portata via da quell'Istituto, e decise che avrebbe fatto tutto il possibile per fare in modo che restasse.

Lucy, dal canto suo, non era minimamente preoccupata all'idea di dover affrontare il Consiglio, anzi: la vedeva come un'opportunità meravigliosa per mettere finalmente in luce la sua esistenza e quella di Sol. Non le interessava cosa pensava il ragazzo, aveva deciso che finché lui non fosse stato onesto con lei non lo avrebbe coinvolto nelle sue decisioni: se dovevano passare assieme il resto della loro vita, era meglio che instaurassero un rapporto di fiducia già dal principio.

Si diresse a passo spedito verso la sua camera da letto, dove si trovava Sol, e lo trovò seduto sul letto. Aveva lo sguardo fisso sul pavimento, e la fronte imperlata di sudore. Aveva indosso dei vestiti che Charles gli aveva prestato il giorno prima, visto che gli stavano grandi, ma i piedi erano nudi e tremava.

"Cosa fai? Perché non sei disteso?" chiese Lucy, premendogli con forza la mano sul petto, ma lui rimase immobile. "Sol... Perché non mi lasci più entrare?"

"Hai visto tutto, vero?" la voce del ragazzo era roca ed affaticata, non osò guardare negli occhi la ragazzina triste che stava davanti a lui, perché aveva troppa paura di quello sguardo.

"Sì, Sol, ho letto tutto"

"E mi odi" Lucy si inginocchiò.

"Sol io..." Il ragazzo scattò in piedi.

"Certo, certo che mi odi, dopotutto ti ho tolto tutto. Tu mi odi, Lucy, mi odi perché ho fatto crollare il mondo in cui vivevi, ti ho fatta diventare orfana ed ora per colpa mia devi passare la tua vita ad aiutare Pericoli Pubblici che, per la cronaca, sono diventati tali grazie a me ed al mio cazzo di Potere. Dio Lucy vorrei non averti mai incontrata, ci saremmo risparmiati tutta questa scenetta del cazzo." Anche Lucy scatto in piedi, pronta a ribattere, con le lacrime agli occhi, ma il ragazzo la spostò con una spallata ed andò verso la finestra "Addio, Lucia" le disse, prima di buttarcisi contro e spaccarla, per poi prendere faticosamente il volo nel cielo nebbioso.

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