Ghosts in the snow

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"Jamia, io... io... il mio cuore appartiene ad un'altra persona."

Lei annuisce. "Lo so. Ti ho visto. È un'altra cosa che ho trovato cambiata in te: ora hai... hai una luce negli occhi, qualcosa di intenso e costante che compare ogni volta che ti perdi nei tuoi pensieri."

È così evidente? Mi chiedo quanti altri lo abbiano notato. Mi chiedo se Gerard lo abbia mai notato. O forse semplicemente quando ero con lui non avevo bisogno di quella luce, perché ce l'avevo di fronte.

"Mi dispiace, Jamia."

"Anche a me dispiace, Frank."

Mi abbraccia. Rimaniamo così, abbracciati nella neve, e non mi importa di cosa pensi la gente.

Dopo essere tornati in casa, raggiungo mamma che sta preparando la zuppa in cucina. La stringo da dietro, posando la testa sulla sua spalla e la sento sussultare, sorpresa ma felice. "Quando partirai?" mi chiede mentre termina di condire il cavolo.

"Domani. Devo solo fare le valigie e il biglietto."

"Bene."

Poi si volta, facendomi allontanare di qualche passo, e mi punta il mestolo contro. "No, non va bene per niente, Frank."

Sono confuso. "Cosa?"

Sospira, posando il mestolo e abbracciandomi di nuovo. Ora è lei che si appoggia a me come per cercare conforto. "Mi sei mancato così tanto... e ora tornerai a mancarmi, e io come farò?"

Cerco di trattenere le lacrime e le accarezzo il viso solcato da poche rughe leggere. "Io ci sarò sempre, mamma. Sempre, come tu ci sei stata per me."

Lei sorride con gli occhi lucidi. "Lo so, amore mio. Lo so."

Vengo svegliato così di soprassalto, a notte fonda, che sento il cuore farmi un tuffo nel petto, come se stesse per bucarlo e saltare fuori. Apro gli occhi di scatto e mi tiro a sedere, sento del trambusto nel corridoio e non ho nemmeno il tempo di capire cosa stia succedendo che la porta della mia camera si spalanca con un tonfo, lasciando entrare la luce.

"NO!"

"Signora, ci lasci passare o la denunciamo"

"Voi non potete, lui non ha fatto niente! È di razza pura, è italiano, voi non potete!"

"Tenetela ferma!"

"NO no no no!"

Una figura in controluce si staglia sulla soglia, e dopo di essa altre due o tre che arrivano di corsa, oscurandomi di nuovo la visuale. Sento delle urla, la voce disperata di mamma, quella roca di nonna, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è "E' finita. Mi hanno scoperto. È finita."

È finita.

"Frank Iero, lei deve venire con noi"

La voce è quella di Matteo, il fidanzato di Rossana. E poi la vedo, dietro di lui, che quasi si nasconde, e noto che Matteo nella mano regge una lettera.

Una lettera.

Quella lettera.

Oh, no.

Scendo piano dal letto, ma non mi danno neanche il tempo di mettere piede a terra che due soldati mi afferrano brutalmente per le braccia, strattonandomi e portandomi al cospetto di Matteo. Cerco di divincolarmi, provo disperatamente a liberarmi, a scappare, ad andare via lontano lontano lontano ma...

Ma.

È finita.

È tutto finito.

Sento il panico crescermi dentro, scorrermi nelle vene, salire fino al cervello e poi scendere fino alle punte dei piedi e sto per soffocare, non sento più niente e la vita mi sta scivolando via dalle dita lentamente inesorabilmente inevitabilmente.

"Lasciatelo stare!" urla di nuovo mia madre, e la vedo sulla soglia, anche lei tra le braccia di alcuni soldati assieme a nonna Beatrice, e poi sento lo sguardo di Rossana su di me e le sue labbra che mimano un "mi dispiace", e capisco.

"Rossana... cosa hai fatto?" chiedo quasi sospirando, rassegnandomi all'inevitabile.

Matteo non le lascia il tempo di provare a rispondere. Mi indica con un dito. "Frank Iero, è stata trovata questa lettera nel cassetto della sua stanza. È sua?"

Deglutisco, ingoiando bile amara. "Sì" dico in un sussurro quasi impercettibile.

Matteo annuisce, ed è impossibile non notare il sorriso compiaciuto sul suo volto. Si gira e si rivolge a mia madre, che ci sta fissando confusa e terrorizzata.

"Signora. Suo figlio è omosessuale."

C'è un istante di completo silenzio, quasi sconcertato, in cui tutti assimilano quelle parole e con esse il loro significato.

È finita.

È finita è finita è finita è finita è finita.

Poi Matteo fa un cenno ai suoi uomini.

"Portatelo via."

Sento il gemito di dolore puro di mamma, le sue urla che mi seguono fino a quando non esco di casa e mi sanguina il cuore, sta sanguinando e mi sta impregnando la camicia e le braccia e tutto e non riesco più a pensare, vedo solo la figura esile di Jamia correre in strada spaventata, la sua voce quando urla "Frank! No, Frank!"

E poi salgo sul loro furgone. Matteo mi ci spinge dentro brutalmente, facendomi picchiare le ginocchia ed io mi accascio su un fianco, svuotato di tutte le forze. Poi i portelloni si chiudono, il guidatore, chiunque esso sia, mette in moto, e l'ultima cosa che vedo sono gli occhi tristi e colpevoli di Rossana, e la sua espressione mentre dice silenziosamente che le dispiace.

Destroy MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora