Desert song

1.5K 190 79
                                    

Vbb, non c'è neanche bisogno di spiegare il titolo di questo capitolo *emo tears*

Come alcuni mi hanno fatto notare (vi adoro), i capitoli si stanno allungando, e credo che questo sia un fattore positivo perché anche se ho sempre odiato i capitoli lunghissimi e pesanti nei quali non succede mai nulla, sono odiosi anche quelli troppo corti che ti lasciano con un senso di insoddisfazione :/

Detto questo, passiamo alla figura di Kellin. Devo dire che ero e sono ancora dubbiosa sulla sua presenza, diciamo che per il ruolo che deve svolgere forse sarebbe stato meglio inserirci un Andy Biersack al suo posto, ma sono sicura che anche il nostro cuzzolo Quinn riuscirà a fare la sua parte aw

Buona lettura.

M.

CAPITOLO 21 - DESERT SONG

FRANK

Non mi era mai capitato di non sognare.

Sin da piccolo, ogni mattina mi ricordavo sempre il sogno della notte precedente, e se non tutto nei minimi dettagli anche soltanto sensazioni o stralci di immagini.

Non mi era mai capitato di svegliarmi e trovare nella mia mente soltanto un grosso buco nero, senza inizio né fine, ma è proprio quello che succede da quando sono qui.

Semplicemente è quasi impossibile pensare a qualcosa diverso dall'istinto di sopravvivenza. Soltanto questo. Istinto. È tutto ciò che importa in questo posto, e ho dovuto imparare in fretta.

Abbiamo tutti dovuto imparare in fretta.

Il problema è che molto spesso non riesco neanche a dormire. Non è facile quando sei disteso su una dura e fredda tavola di legno come branda, e quando tutt'attorno a te c'è gente che russa, gente che tossisce, gente che parla da sola, gente che piange, gente che ansima in preda a chissà quale malattia fatale. Nessuno di noi riesce a dormire, e quando finalmente io riesco ad assopirmi è già quasi l'alba, e nemmeno un'ora dopo suona l'allarme e dobbiamo essere tutti in piedi in pochi secondi per radunarci nel piazzale principale.

"Frank"

Una voce ormai familiare sussurra dolcemente il mio nome, e per un irrazionale, assurdo attimo penso a Gerard, e vorrei quasi allungare le braccia per stringerle attorno al suo collo, e baciarlo sulle labbra e tirarlo sopra di me.

Ma quando apro gli occhi è soltanto Rayon, che mi scuote delicatamente per una spalla e mi fa cenno di alzarmi. È appena l'alba, ma si stanno tutti già preparando per uscire dal dormitorio ed io sono l'unico ancora disteso.

Rayon mi sorride in modo triste, un sorriso che mi riserva ogni santa mattina, come a dirmi che lei c'è e ci sarà per tutto il giorno e quel sorriso ne è la testimonianza, nonostante la sua venatura di malinconia.

Mi tiro su, stiracchiandomi e facendo scricchiolare le ossa indolenzite e ghiacciate. Oramai il freddo fa parte di noi, ci scorre nelle vene al posto del sangue, provocandoci un tremito leggero che ci accompagna per tutta la giornata e non ci lascia mai, nemmeno di notte, quando abbiamo soltanto una misera, sottile, piccola stoffa per coprirci.

Rayon è cambiata praticamente già dal secondo giorno della nostra permanenza qui. La sua parrucca è sparita chissà dove, e ora porta soltanto un fazzoletto a quadri in testa. I suoi bei abiti colorati sono stati sostituiti dalla casacca grigia che portiamo tutti, il trucco è scomparso e il suo volto è più scarno e pallido che mai. L'unica cosa che risaltano e che non sono cambiati da quando l'ho conosciuta sono i suoi occhi, di un azzurro così intenso da far male allo sguardo.

Quando capita, le do un po' della mia razione, perché ho capito che il suo organismo ha bisogno di cibo più di me, e perché lei è l'unica che mi offre gentilezza e compagnia nella desolazione più assoluta, perciò ricambio come posso. Lei mi sveglia quando io sono troppo stanco per farlo, mi aiuta a rialzarmi quando cado mentre lavoriamo, ed è l'unica persona che mi rivolge la parola.

Destroy MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora