Black black heart

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No, non è come pensate, lo giuro *incrocia di nascosto le dita dietro la schiena*

...D'accordo ok lo ammetto, ho passato l'intera settimana a drogarmi di Doctor Who e mi sono esiliata dalla società, dalla vita reale e anche da questa ff *sigh*

MA EHIII, SONO TORNATA, e anche se sono ancora a dir poco traumatizzata dalla fine della seconda stagione, eccomi a continuare questa storia che, devo confessarvi, ormai giunge quasi al termine. Mi sento un po' strana, e proprio come con doctor who e le serie tv o i libri che adoro di più, ho paura di arrivare alla fine, perché poi mi mancherà e ci starò male e non saprò come colmare il vuoto e vbb, piango

Ma tranquilli, mancano ancora alcuni capitoli, e spero che ve li godrete appieno come me li sto godendo io scrivendoli <3

Buona lettura

M.

Ps. Beh se non conoscete Black black heart di David Usher (o ancora meglio la cover dei Muse *-*) vi consiglio di rimediare subito assfgghhjkl

CAPITOLO 24 - BLACK BLACK HEART

GERARD

Il treno sferraglia rumorosamente sui binari, facendoci avvicinare sempre di più alla nostra ultima tappa, dopo la quale procederemo a piedi. D'ora in avanti non dovremo più camuffarci o infiltrarci clandestinamente in qualche treno, né superare dogane o posti di blocco.

Siamo in Germania.

Io e Ray, due americani. Nella terra del nemico.

Non so quanto tempo sia passato dal nostro sbarco in Europa, ma devono essere trascorsi cinque o sei giorni, o giù di lì. Troppo tempo. Troppo tempo, continuo a ripeterlo, ma Ray mi tranquillizza e mi dice che siamo quasi arrivati, siamo quasi arrivati, guarda ci siamo quasi, fra un po' saremo da Frank, ed io gli credo.

Non faccio che sognarlo ogni notte. Sempre lo stesso sogno: prima noi che ci baciamo sul letto, e poi lui che inizia a prendere fuoco senza un motivo apparente, ed io che cerco di aiutarlo, di salvarlo, o di morire con lui, ma ogni volta mi risveglio inzuppato di sudore e devo levarmi faticosamente dalla testa il suo volto sofferente.

Non è stato facile dire a Lynz e Mikey che partivo di nuovo. Non è stato facile dire loro che probabilmente avrei potuto non tornare mai più, che mi sarei di nuovo messo in pericolo di vita, che sarebbe stata una missione suicida e che non avrebbero dovuto più aspettarmi se non fossi tornato entro un mese.

Lindsey mi ha urlato contro per tutta la serata, dandomi la colpa per tutto, gridando così senza senso, tempestandomi il petto di pugni, ma alla fine si è arresa. In fondo mi conosce. E, per quel poco che ha potuto constatare prima che Frank sparisse dalle nostre vite, sa che darei la mia vita per lui. Lo sa e sa che non potrebbe fermarmi, se decidessi di farlo.

Mikey è stato la parte più difficile, ma lui lo ha capito. Lo ha capito e non ha fatto storie, perché era stato il primo ad esortarmi a partire, a darmi speranza. Solo che avevamo passato così poco tempo insieme, dopo il mio ritorno, che mi sembrava di non essere riuscito a dirgli tutto, a spiegargli l'immenso affetto che provavo per lui, e quanto mi era mancato, e quanto volevo solamente che stesse bene e fosse felice.

Poi siamo partiti, e allora non ho pensato più a nulla e a nessuno, se non a lui. Lui.

Non è stato facile nemmeno dopo il nostro arrivo in Europa. Abbiamo dovuto costruirci delle false identità, evitare i luoghi pubblici, non fermarci mai più di una notte nello stesso paese, e soprattutto, man mano che ci avvicinavamo alla Germania, fare di tutto per non essere notati.

Invisibili. Completamente invisibili. È quello che abbiamo imparato ad essere, infiltrandoci in treni merci e nascondendoci tra le casse, vivendo di stenti e mangiando soltanto una volta al giorno, senza mai restare per più di cinque minuti in un supermercato o bar o quel che era.

Destroy MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora