Ghosts in the snow

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Sento una palla di neve infrangersi contro la mia schiena e mi volto, trovando Jamia che mi fissa divertita con un'altra palla pronta nella mano sinistra. Io mi abbasso velocemente, evitandola mentre la lancia sopra la mia testa, e ne raccolgo una per contrattaccare. Continuiamo così per un paio di minuti, cercando di colpirci l'un l'altro, rincorrendoci come tutti gli altri bambini, e la mia risata mi sembra quasi troppo estranea e sconosciuta.

Ad un certo punto riesco a raggiungere Jamia e la afferro da dietro, circondandole la vita con le braccia e lei ride e io rido e ridiamo e aiuto, è tutto troppo bello.

"Uh, attento!" esclama ad un certo punto Jamia, e prima che possa accorgermene o fare qualcosa mi sento trascinare a terra e cado con lei, atterrando sulla neve soffice.

Siamo sdraiati l'uno di fianco all'altro, quasi sfiorandoci, e lei volta la testa per guardarmi ed io la guardo a mia volta. Ci sorridiamo. "Da quanto tempo non ti sentivi così felice?" mi chiede, non sapendo quanto a fondo abbia colpito con questa domanda.

Sospiro. Dall'ultima volta che ho visto Gerard, vorrei risponderle, ma mi limito ad un "Da molto tempo."

"Frank" Mi guarda dritto negli occhi. "Ti prego, resta."

Guardo il cielo quasi bianco sopra di noi. Non voglio affrontare lo stesso discorso di tre anni fa. Non so se Jamia sia ancora innamorata di me, se mi ha dimenticato o se continua a tenere dentro di sé l'abbandono subito. So solo che mi dispiace, proprio come allora, che debba sentirsi rifiutata. Se solo potessi dirle la verità....

No. Non posso, assolutamente. Per quanto mi fidi di lei non posso.

Ricordo ad un tratto le parole di Gerard, qualche tempo fa. "Sai cosa fanno alle persone come me, come te, in Europa?"

Rabbrividisco e scuoto la testa, come per liberarmi di quel pensiero. "Non posso. Sai che non posso." le rispondo.

Lei annuisce piano. Lo immaginava. "Beh, spero che le persone che sono lì ad aspettarti ti meritino. E che ti amino come... come..." e poi le muoiono le parole in gola, ma io so cosa stava per dire.

Gerard mi merita? Dio, forse no. Con tutto quello che mi ha fatto.... O forse sono io che non merito lui, forse lui è troppo per me, o forse non ci meritiamo a vicenda e magari insieme siamo solo un terribile, grosso sbaglio.

Ma questo sbaglio è l'unica cosa che conosco. L'unica che mi permette di non mandare completamente a puttane la mia vita.

Siamo ancora sdraiati sulla neve, ma non abbiamo nessuna intenzione di alzarci o spostarci da qui. La gente continua a camminarci attorno e noi semplicemente ce ne stiamo in silenzio, perché io non so cosa rispondere alla quasi-dichiarazione di Jamia, e lei aspetta invano la mia non-risposta, che non arriva.

Fino a quando mi volto verso di lei, girandomi di fianco, e stavolta sono io a guardarla dritto negli occhi. "Jamia, tu non mi ami. E lo sai."

Lei sorride tristemente. "No, forse no. Del resto, non so quasi nulla di te. Sei cambiato, sei diverso, sei cresciuto, e noi abbiamo troppo poco tempo per scoprire tutte le cose che ci siamo perse dell'altro. Ma..." deglutisce, prendendo fiato e formando una nuvoletta bianca col suo respiro "...ecco, avrei voluto imparare ad amarti. Avrei voluto avere il tempo necessario, e le circostanze giuste. È tutto quello che ho sempre sognato. Una persona... come te. Insomma, chi non ti vorrebbe" dice, ridendo un po'. "Guardati: sei l'ideale di quasi tutte le ragazze. Carino, intelligente, premuroso e dolce. E io potevo averti. Potevo."

Chiudo gli occhi. So quanto le fa male ammettere ciò che sta dicendo, so quanto è imbarazzante e doloroso esprimere i propri sentimenti a qualcuno che non li ricambia, o che li ricambia solo in parte.

Destroy MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora