JJ [ Outer Banks ]

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Posso garantirvi che svegliarsi con qualcuno che grida a squarciagola di essere in ritardo non è il miglior modo di iniziare una giornata, soprattutto quando ci si ritrova sul divano senza avere la minima idea di come ci si sia finiti la sera precedente.

Scelsi di ignorare le mille domande che di prima mattina già mi frullavano per la testa, mi alzai perciò stiracchiandomi con cura per poi avviarmi verso la cucina dove trovai la fonte originaria di tutte quelle grida.

<< Alla buon ora >> mio fratello si voltò verso di me lanciandomi un'occhiataccia, telefono in una mano e una ciambella nell'altra. Sorrisi non appena notai come il latte che a quanto pare aveva appena bevuto era finito quasi interamente rovesciato sulla sua t-shirt.

<< Quanto ho dormito? >> domandai strofinandomi distrattamente gli occhi nel tentativo di mettere a fuoco ciò che mi circondava, chissà dove erano finiti i miei occhiali.
<< Più o meno tredici ore >> sgranai gli occhi non appena mi informò.
<< E non potevi svegliarmi? >>

Mi liquidò con una semplice alzata di spalle, lo conoscevo abbastanza bene da sapere che da li a qualche secondo avrebbe lasciato la stanza, motivo per il quale non insistetti con la solita ramanzina da sorella maggiore.

Lo osservai mentre come predetto si dirigeva verso le scale, probabilmente intenzionato a raggiungere la propria camera da letto. Lo lasciai andare e iniziai a prepararmi la colazione, ero più affamata del solito dal momento che non ero abituata a dormire così tante ore consecutive.
Mi riempii lo stomaco e sistemai ciò che avevo utilizzato per prepararmi dei pancake, raggiungendo poi la mia camera da letto così da darmi una sistemata.

Il mio sguardo si soffermò per qualche attimo sulla cornice posta con cura sul comodino, sorrisi nostalgica alla vista dei miei genitori intenti ad abbracciare me e Max.
Non li vedevo da diversi mesi ormi, inutile dire che la loro mancanza si faceva costantemente sentire.
Ma erano fuori per questioni lavorative, io cosa avrei potuto farci?

Secondo i miei coetanei quando si hanno diciassette anni e una casa interamente a propria disposizione la prima cosa a cui bisognerebbe pensare è l'organizzare qualche festino invitando chiunque, lasciando entrare anche sconosciuti che con il 99,9 % di probabilità finirebbero per causare qualche danno a cui avrei io stessa dovuto rimediare la mattina seguente.

La mia sete di pace e tranquillità aveva fortunatamente avuto la meglio, impedendomi di cedere alle tentazioni delle mie amiche che mi avrebbero probabilmente convinta ad organizzare quel tanto desiderato party.

Ad essere totalmente onesti erano mesi che non ero dell'umore nemmeno per uscire fuori a cena, all'assenza dei miei genitori si era aggiunta la terribile scomparsa di due dei miei più cari amici, motivo per il quale uscire a festeggiare iniziava a sembrarmi più che inutile.

Non avrei neppure avuto chissà quante persone con le quali uscire se anche ne avessi avuto voglia, Pope era costantemente impegnato ad aiutare suo padre e Kiara era fuori città con i suoi.
Non sarebbe stato totalmente corretto definirmi completamente sola però perchè beh, teoricamente qualcuno c'era.

Venni bruscamente strappata dai miei pensieri quando udii un incessante bussare alla porta, alzai un sopracciglio confusa sul chi potesse essere e mi incamminai velocemente verso le scale così da raggiungere il piano inferiore e ricevere una risposta alla mia domanda.

Aprii la porta e non appena vidi la fonte di tutto quel rumore fui immediatamente tentata di richiuderla, mi fu però impedito da una mano che spingeva sull'infisso nel tentativo di mantenerlo aperto.
<< Te ne devi andare >> Inspirai chiudendo per qualche secondo gli occhi in preda alla rabbia.
<< T/n per favore, parliamo >>
<< Rafe ti ho detto che devi andare via, non ho niente di cui discutere >>

Puntai lo sguardo sul ragazzo in piedi davanti a me, lo stesso che solo pochi mesi prima aveva scelto di interrompere la nostra relazione sostenendo di essere stato tradito e di non essere stato amato come meritava.

Lo stesso che in seguito alla sua scelta di mettere un punto alla nostra "storia" si era pentito ed aveva ripetutamente tentato di riavermi indietro.
Fortunatamente quel minimo rispetto che nutrivo per me stessa mi aveva aiutata a non cedere, aveva fatto male ma ero riuscita se pur a fatica a superarlo, non avrei lasciato che mi trattasse nuovamente come una poco di buono.

<< Te lo sto chiedendo gentilmente, vattene e non cercarmi più >> quella nota di tristezza nei suoi occhi mi fece quasi provare compassione, fui tentata per qualche secondo di attirarlo a me e stringerlo in uno di quegli abbracci che tanto amava ricevere.
Ricordai poi però che se si trovava li in quel momento era perché mi aveva fatta soffrire e molto probabilmente perché era strafatto.

<< Lasciami solo parlare >> Insistette per qualche altro attimo, demordendo non appena realizzò che non avrei ceduto. Lo osservai perciò ritornare sui suoi passi percorrendo il vialetto di casa, lo vidi infine risalire in auto e partire molto probabilmente ignaro del fatto che il suo posto era già stato preso da qualcun'altro.

Mi passai distrattamente una mano sul volto espirando, scossi poi la testa andando a recuperare le mie cose ed abbandonai a mia volta l'abitazione.





Lo specchio d'acqua che osservavo ormai da diverso tempo rifletteva il modo in cui i capelli ricadevano distrattamente sulla mia spalla scoperta, portai entrambe le gambe al petto così da trovare una posizione più confortevole.
Era in quel tipo di serate li, in cui l'unico rumore udibile era quello di qualche festa in lontananza e il vento fresco si scontrava piacevolmente contro la mia pelle che sentivo maggiormente la mancanza di coloro che in poco tempo ero arrivata a considerare famiglia.

Sospirai sentendo le assi di legno del ponte sul quale ero seduta scricchiolare, continuai a fissare il mare mentre due braccia si avvolgevano attorno alla mia vita attirandomi contro il petto della figura che si era appena seduta alle mie spalle.

<< Mon amour >> lo sentii sussurrare quella piccola presa in giro, consapevole di quanto io odiassi il francese ma di come amassi sentir lui che lo parlava. 
Voltai leggermente il viso così da guardarlo dopo che ebbe lasciato un bacio quasi impercettibile sulla mia spalla.

Non potei non notare i suoi occhi arrossati, realizzai immediatamente come fosse una di "quelle serate" anche per lui.
<< Non sei andato alla festa? >> domandai mentre mi mettevo comoda contro il suo petto afferrando una delle sue mani così da iniziare distrattamente a giocherellarci.
<< Immaginavo tu non ci saresti andata >>

<<Immaginavi bene >> annuii enfatizzando le mie parole, sollevai appena il volto così da lasciare un leggero bacio all'angolo delle sue labbra.
<< Stasera mi mancano >> proseguii osservando come diverse ciocche bionde gli ricadevano sulla fronte, la solita collanina di corda stretta al collo e il suo immancabile profumo.

<< Sai, credo che la prima cosa che farò quando torneranno sarà rinfacciare a Jonh B come io sia riuscito a conquistarti e lui no >> sorrisi al suo ottimismo, asciugando quella lacrima che ormai da diversi secondi minacciava di uscire.

<< Mi mette sicurezza >> iniziai portando lo sguardo nel suo << il fatto che tu sia convinto che torneranno da noi >>
<< Perché lo faranno >> disse serio punzecchiandomi un fianco.
Una leggera risata abbandonò le mie labbra prima che queste finissero premute contro quelle di JJ, mi godetti quel momento come se non fosse già accaduto ancora e ancora.

Fu quando nascosi il volto nell'incavato del suo collo e avvertii le sue braccia stringermi contro il suo corpo che realizzai che forse avevo fatto bene a lasciare che quel ragazzo si intromettesse nella pace che tanto avevo cercato di preservare.
Scelta ottima, le mie congratulazioni a me stessa.

immagina multifandom [ in revisione ]Where stories live. Discover now