𝟏𝟏. 𝐃𝐔𝐎 𝐈𝐍 𝐀𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄

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Il tempo lì sotto scorreva lentamente, sembrava passata un'eternità, o forse era realmente così, ma in quel buio, Amber non sapeva dirlo con certezza. Non aveva più alcun tipo di riferimento, il suo telefono si era scaricato velocemente dopo numerosi e vani tentativi di un qualche minimo segnale di campo.

Buio.
Il nero era l'unica cosa che i suoi occhi riuscivano a percepire, oltre l'odore nauseante di chiuso, muffa, polvere e vecchio.
Ormai Amber non lo sentiva neanche più, la paura le aveva annebbiato i sensi.
Lei, che si era sempre definita coraggiosa, ora singhiozzava in silenzio come una bambina, scossa da tremori incontrollabili.

Stava pensando ai suoi, a sua madre che sarebbe uscita di senno se le fosse successo qualcosa, e suo padre, che al contrario di sua madre forse si sarebbe ripreso con il tempo, ma non sarebbe stato più lo stesso.
Se lei fosse morta avrebbe causato un dolore immenso alle persone che voleva più bene, gli avrebbe stravolto la vita, per sempre.

Il rumore di uno sparò rimbombò nell'aria.
Veniva dai piani alti, ma Amber lo sentì forte e chiaro, e nel giro di pochi secondi non udì altro che il rumore di una miriade proiettili.

L'avevano forse trovata? La polizia era lì?
Si alzò e si aggrappò alle sbarre metalliche, cercando di sporgersi il più possibile. Urlò, con la vana speranza di farsi sentire, e si bloccò quando una luce fioca illuminò il lungo corridoio.
Seguirono dei passi frettolosi, e il rumore metallico di un mazzo di chiavi ferrose.
Amber indietreggiò di scatto, prima ancora che davanti ai suoi occhi apparisse un uomo che sapeva di certo non fosse lì per aiutarla.
Il suo cuore sussultò e prese a battere ferocemente.
Lo sconosciuto aprì le sbarre, e l'afferrò in modo violento per i capelli, «Ora vieni con me, ragazzina» disse puntandole l'indice di una mano contro, dove c'era un piccolo tatuaggio.
Amber riuscì a colpirlo con il ginocchio nelle parti basse, ed egli in un riflesso lasciò la presa su di lei.

Amber guadagnò qualche secondo, secondo nel quale riuscì a uscire dalla cella.
Corse fuori e salì a due a due i gradini delle scale cementate, mentre l'uomo alle sue spalle la rincorreva; sentiva gli spari divenire sempre più forti.
La polizia doveva essere lì.

Spalanco la prima porta che le capitò davanti... e no, quella non era di certo la polizia.
Rimase qualche secondo interdetta, come se non si trovasse in una stanza dove volavano proiettili.
La bocca schiusa e gli occhi fissi sulla figura mascherata in nero.
Qualcuno le avrebbe mai creduto?
Gli occhi del cavaliere oscuro trovarono i suoi.
«Le scale» disse schivando un proiettile, «Vai!»

Si risvegliò dal suo stato di trance e corse verso le scale.
Dove doveva andare di preciso?
Mentre correva su per le scale, pensò a quello che stava facendo.
Non sarebbe dovuta uscire da quell'edificio? Cosa sarebbe successo una volta raggiunta la fine delle scale? E soprattutto chi avrebbe trovato?

L'adrenalina l'aveva portata a raggiungere in pochissimo tempo l'ultimo piano.
La luce si spense di colpo, facendola rabbrividire, ma per fortuna aveva già allungato la mano sulla maniglia dell'unica porta su quel piano.
Si aprì emettendo un lieve cigolio. L'ambiente era buio, e non molto grande, l'unica luce proveniva dall'esterno, dalle grandi finestre aperte in alto alle pareti.
Sembrava un vecchio magazzino polveroso, con scaffali colmi di scatoloni contenenti chissà cosa.

Amber avanzò piano, non sembrava esserci nessuno, ma i suoi sensi rimasero vigili.
Improvvisamente una mano le premette contro la bocca, e un braccio si avvolse attorno alla sua vita tirandola indietro.
La sua speranza era appena andata in frantumi.
Fremette, mugugnò qualcosa con la bocca chiusa e cercò di fare resistenza, ma invano.
In pochi secondi si ritrovò in un angolo, ancora più buio di quanto quel posto non fosse già.

Colui che l'aveva sorpresa alle spalle finalmente si rivelò, sporgendosi in avanti e facendo in modo che lei lo vedesse.
Amber s'immobilizzò all'istante, e annuì piano quando lui in un gesto silenzioso le disse di non fiatare.
Piano la lasciò andare e abbassò la mano che teneva premuta contro la sua bocca.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora