𝟓𝟒. 𝐅𝐄𝐑𝐈𝐓𝐄 𝐃𝐄𝐋 𝐂𝐔𝐎𝐑𝐄

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TRE MESI DOPO

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TRE MESI DOPO

L'estate era insopportabile a Gotham.
Di giorno, le strade diventavano carboni ardenti, e si vedeva il calore sollevarsi da esse e deformare i grattacieli in lontananza. L'aria diventava tossica e l'umidità era una costante fissa: una cappa di vapore che calava sulla città da giugno a fine agosto.

Di sera, la situazione migliorava di qualche grado, ma questo se non si era costretti a incappucciarsi fino al collo. Eppure, lo sopportava. Lo sopportava benissimo. Come sopportava l'odore di marcio che l'afa amalgamava tra i vicoli di Bowery e che, in quegli ultimi mesi, aveva visto più delle pareti di casa.

Le cose che non sopportava erano altre. Ad esempio, il fatto che Richard e David fossero agli arresti domiciliari e non dietro le sbarre, dove avrebbero dovuto essere a marcire a vita. Che nonostante la notizia dell'arresto, che aveva fatto crollare in maniera drastica le azioni sul mercato della Brooker Construction Group, la società continuasse a ottenere gli appalti più importanti in tutta la città. Che a distanza di tre mesi era ancora lì, per quelle strade, a brancolare nel buio.
Letteralmente.

Ma la cosa che non sopportava più di tutte era l'assenza di lei. La pensava, spesso, più volte al giorno, e qualche volta senza volerlo le gambe lo riportavano nei posti in cui era stato con lei. A volte, invece, si chiedeva cosa avesse fatto in quel momento se fosse stata lì, e involontariamente, sorrideva.

Ma lei non c'era, e quando se ne ricordava era peggio che svegliarsi con un pugno in pieno viso. Il sorriso svaniva, arrivava la malinconia e quel senso di vuoto all'altezza del petto che in realtà non andava mai via del tutto. E improvvisamente, si rendeva conto che anche se lui si era fermato, il mondo non aveva smesso di girare. Era andato avanti. Andava avanti, infischiandosene di quante persone avrebbero voluto anche solo un secondo di tregua.

E allora lui iniziava correre, si affannava cercando di stargli al passo e a volte neanche dormiva, e se chiudeva gli occhi era perché non se ne accorgeva neanche, o non lo avrebbe permesso.

Perché era questione di tempo. Ruotava tutto intorno al tempo, e lui non voleva sprecarne neanche un secondo.

Non si sarebbe ripetuto. Non avrebbe perso di nuovo qualcuno che amava, e se sarebbe successo non di certo in quel modo.

Così, nonostante la maggior parte delle notti non erano soltanto le palpebre a lottare contro la gravità, restava lì fino alle prime luci dell'alba.

Alfred da bambino gli diceva sempre: "se vuoi fare più degli altri, devi mettere in conto il fatto di stancarti più degli altri".

In quei mesi, aveva fatto quello che la polizia non avrebbe fatto neanche nel doppio del tempo, e non era stanco, ma esausto, e quando rientrava l'unica cosa che si concedeva prima di ripartire era una doccia fredda per scacciare i pensieri e il sonno.

La ferita al petto si era richiusa, ma se n'era aperta un'altra. Stesso posto, solo un po' più giù.

Capitolo corto, lo so, ma credo che allungarlo non sarebbe servito a nulla, d'altronde quello che ci interessa è altro

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Capitolo corto, lo so, ma credo che allungarlo non sarebbe servito a nulla, d'altronde quello che ci interessa è altro...

Con il prossimo ci sarà un altro salto temporale e in più cambieremo città... qualcuno indovina dove andremo e in che periodo dell'anno? Vi dico solo che, neanche a farlo a posta, ci siamo vicini...

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now