𝟏𝟎. 𝐌𝐀𝐈 𝐓𝐎𝐑𝐍𝐀𝐑𝐄 𝐈𝐍𝐃𝐈𝐄𝐓𝐑𝐎

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Era passata una settimana.
Amber non era più la stessa da allora, non faceva altro che ripensare a quel giorno, che continuamente si ripeteva nella sua mente, mentre il senso di colpa l'accompagnava anche nel sonno, e a causa di esso spesso si svegliava in preda a incubi, con le lacrime agli occhi e i pugni che stringevano con forza le lenzuola.
Tutto sembrava ricordarglielo, i notiziari i giornali e persino il suo libro di diritto, quando proprio quella domenica pomeriggio lo aveva aperto per studiare, cosa che tra l'altro non riusciva più a fare.

Si era giustificata con "stress da studio" quando i suoi le avevano chiesto se qualcosa non andasse, visto il cambio d'umore e il poco appetito di quegli ultimi giorni.
Amber era sempre stata una ragazza solare, e toglierle il sorriso era sempre stato davvero molto difficile.

Anche la musica che l'aveva sempre aiutata a non pensare a niente quando serviva, in quel momento sembrava non funzionare.
Le parole delle canzoni e la musica, nonostante fosse alta, sembravano svanire dopo poco, e i suoi pensieri farsi strada prepotentemente e più forti di prima.

Amber abbassò con un rapido gesto lo schermo del portatile, e si strappò le cuffiette dalle orecchie rilasciando un sospiro carico di frustrazione e di rabbia.
Si passò una mano in viso, stropicciando gli occhi stanchi, poco prima di rispondere a un messaggio inviatole da Emma.
Rifiutò il suo invito ad uscire quella sera, e poco dopo il suo invito a passare la serata a casa a guardare un film.
Avevano passato molto tempo insieme da allora, ma avevano parlato poco e niente dell'accaduto, e inoltre Amber le aveva omesso alcuni dettagli, poiché sapeva che la sua amica non ci sarebbe passata sopra.
Sapeva che Emma stava cercando di aiutarla in tutti i modi possibili, ma secondo Amber aveva già fatto abbastanza, e non voleva caricarla di un peso che non fosse il suo... e così grande.
Lanciò il telefono sul materasso sul quale era seduta e si alzò per poi andare a risedersi sul davanzale della finestra della sua camera.

Si rannicchiò in quei pochi centimetri di spazio, e si abbracciò le ginocchia dopo averle portate al petto e poggiò la testa su di esse, inclinandola leggermente verso l'esterno.
Sospirò e volse il suo sguardo alla luna piena di quella notte, lontana e solitaria come lei in quel momento, di un colore leggermente rosato che si affievoliva sempre più mentre s'innalzava nel cielo buio e limpido.
Poi guardò le sommità dei grattacieli di Gotham, lo faceva spesso ultimamente, soprattutto al calar della notte, acuì la vista e iniziò a cercarlo, sperando di vederlo da un momento all'altro.
Era inevitabile non pensare a lui, non dopo quello che era successo, non dopo che l'aveva salvata, non dopo che l'aveva lasciata così, con tutte quelle domande senza risposta.
Amber aveva addirittura cercato sul web informazioni su di lui, ma proprio come aveva immaginato, non aveva trovato nulla di concreto.

Il suo errore più grande fu di quello di guardare in basso, dove una moltitudine di taxi gialli percorrevano la strada.
Il peso che sentiva all'altezza del petto aumentò fino a divenire insostenibile, e fu allora che decise di farlo: sarebbe tornata a Bowery, e avrebbe cercato di scoprire l'accaduto.
Quell'idea le frullava in testa da giorni, ma la paura l'aveva sempre bloccata, almeno fino a quel momento, quando il senso di colpa divenne più grande della paura stessa.
Così si disse che era arrivato il momento di sapere, di essere coraggiosa, e di fare la cosa giusta... non poteva continuare così, non avrebbe resistito a lungo di quel passo.

Indossò un pantalone nero e una felpa pesante del medesimo colore, pensando che così avrebbe dato meno nell'occhio, e disse ai suoi che avrebbe passato la serata a casa di Emma.

Raggiunse Bowery in Taxi, era il secondo che prendeva da quel giorno... purtroppo non aveva ancora sostenuto l'esame per la patente visto che fino a quel momento non ne aveva mai avuto necessità.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now