𝟑𝟏. 𝐀𝐑𝐌𝐀 𝐀 𝐃𝐎𝐏𝐏𝐈𝐎 𝐓𝐀𝐆𝐋𝐈𝐎

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Se reagisci, lei muore.

Neanche la lama, che minacciosa le premeva contro la gola in bilico tra la vita e la morte, eguagliava il trambusto che quelle parole avevano scatenato in lei.
E per il modo furioso e incontrollato con cui il cuore le si abbatté contro il petto, rimbombandole nelle orecchie e sovrastando quella piccola parte di razionalità che le era rimasta, neanche si accorse delle lacrime che avevano iniziato a scenderle sul viso.

A volte, ci si ritrova semplicemente nel posto sbagliato al momento sbagliato. Altre volte, in una partita in cui la sorte è già stata segnata.

Dick sembrava averlo compreso, perché mentre lo guardava con gli occhi di chi lo avrebbe ucciso seduta stante, sciolse i pugni che aveva serrato lungo i fianchi, abbracciando una sorte da cui aveva capito non potersi sottrarre.

Sottrarsi senza che lei ne rimanesse coinvolta.

«No.» Il volto di Amber era rigato dalla paura. Liquida, trasparente. Visibile. «No, no, no» biasciò di nuovo. Fece per scuotere la testa ma la lama le ricordò il delicato punto di dove fosse poggiata. E quella volta lo sentì, il dolore acuto conficcarsi sottopelle.

«Non ti muovere.» Allarmato, Dick le guardò il collo, tuttavia, non doveva essere nulla di grave, perché rialzò lo sguardo all'istante. «Andrà tutto bene.»

Dal modo in cui l'aveva detto sembrava crederci davvero, eppure Amber non riuscì a farlo, perché l'unico finale che riusciva a vedere aveva tinte rosso scarlatte.
«Ti prego, ti prego, no» riuscì a dire in un sussurro rotto dal pianto. Ed era strano a dirsi con un coltello puntato alla gola, ma se c'era una vita per la quale temeva in quel momento non era la propria.

Quella non era sempre la parte in cui arrivavano gli aiuti?

No. No. No.
Dick non sarebbe stato così stupido da recarsi lì da solo.
Non poteva.
Non lo era.
Eppure era ancora lì, avvolto soltanto dalla penombra e la speranza di Amber, sottile quanto i fili delle ragnatele sopra la propria testa.

Dov'era Bruce? Dov'era la polizia? Dove diavolo era il resto del mondo?

Trattenne un singhiozzo nel tentativo di riacquistare un briciolo di lucidità e all'improvviso sentì la lama allontanarsi dall'incavo del collo. Ne approfittò per respirare a pieni polmoni, e contro ogni aspettativa, quell'oggetto non tornò a minacciarla di nuovo.

Riportò lo sguardo su Dick e si accorse che lui la stava ancora fissando.

Non aveva mai smesso di farlo.

«Non guardare.»

Glielo disse con una dolcezza disarmante, tale che Amber non poté far altro che abbassare il viso e calare le palpebre per esiliare il mondo esterno. Provò a nascondersi dietro il rumore treno che le correva nel petto, ma le bastarono secondi per capire che non avrebbe mai potuto farlo.
Non avrebbe mai potuto restare impassibile.
Qualunque cosa fosse successa non sarebbe stato solo.

«Sono curioso.»

All'eco delle parole di David, Amber riaprì gli occhi, e senza esitare tornò a torturarsi i polsi. Lo sfregamento della corda le aveva infiammato la pelle circostante, rendendola bollente ed estremamente sensibile. Anche il più piccolo dei movimenti le faceva pizzicare gli occhi, ed era come se, al posto del legaccio, ci fossero un milione di spine e aghi. Strinse i denti fino a sentirli stridere, ma non ottenne nulla se non altro dolore.

Intanto, David continuava ad avanzare verso Dick, impettito come se cercasse d'intimorirlo, fin quando la distanza che li separava non scomparve del tutto, accorciando, con essa, anche il respiro di Amber.

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