𝟑𝟒. 𝐂𝐈𝐂𝐀𝐓𝐑𝐈𝐂𝐈 𝐒𝐎𝐓𝐓𝐎𝐏𝐄𝐋𝐋𝐄

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Tornare a casa non aveva mai avuto un sapore così dolce, e quando la porta le si richiuse alle spalle lasciò che un sospiro le scivolasse dalle labbra. Le sembrò strano perché lì ci viveva da sempre, ma quando l'istante dopo si ritrovò a inspirare i polmoni le si riempirono di qualcosa che non aveva mai sentito prima di allora. Era l'odore del legno sotto la suola delle sue scarpe, quello fresco e delicato delle candele alla rosa centifolia di sua madre sul tavolino del salotto e qualcos'altro che non riuscì a distinguere, ma che in una parola sapeva di casa.

«Seguimi, ti mostro la stanza.»

Con un sorriso gentile, sua madre si rivolse a Tyler che stringeva nelle mani due enormi borsoni neri. I manici erano sul punto di cedere da un momento all'altro, ne sopportavano il peso a fatica, al contrario del loro portatore che, invece, sembrava non avvertirlo affatto. Ad eccezione delle braccia in tensione, il suo viso era rilassato e i movimenti del suo corpo leggeri come se non stesse a tutti gli effetti trasportando due macigni. Senza neanche posarli a terra, un ulteriore conferma che per lui non fossero altro che pesi piuma, le fece un cenno con il capo e prese a seguirla su per le scale.

Amber rimase a osservarli in un leggero stato di trance. La stanza degli ospiti era proprio quella accanto alla sua, e fino ad allora l'unica ad averci dormito era stata Emma... per modo di dire, perché non ricordava volta in cui non si fossero addormentate insieme nella propria di camera.

Quei ricordi le fecero spuntare un sorriso, ma bastarono pochi secondi a fargli assumere un'aria amara e trasformarlo in una linea dritta. Sospirò, e tornò a rimuginare sullo stesso pensiero che si portava dietro da quando si era svegliata in ospedale. Sebbene ci stesse rimuginando su da allora, ancora non sapeva se fosse meglio scriverle subito o far calmare le acque e aspettare il giorno dopo...
Grazie all'indecisione e alla paura di fare la cosa sbagliata, più che un pensiero si stava rivelando essere un vero e proprio tormento.

«Hai fame? Ti preparo qualcosa.» Suo padre irruppe con delicatezza nei suoi pensieri. Aveva i palmi poggiati contro il marmo bianco dell'isola della cucina e la schiena leggermente curva in avanti.

Anche a quella distanza, Amber riuscì a vedere la sclera attorno alle sue iridi arrossata e le palpebre più calate del normale che, per quanto cercasse di non darlo a vedere, lasciavano trasparire la stanchezza e lo stress accumulati in quei giorni.

Scosse la testa. «No, ho... ho lo stomaco chiuso.»

Non sapeva che ore fossero, ma poco le importava se stesse per saltare il pranzo o se l'avesse già fatto. Durate il tragitto in macchina, a stento e solo perché sua madre aveva insistito fino allo sfinimento, era riuscita a dare due morsi al cornetto che Gordon le aveva portato. In ogni caso, dopo averla accontentata glielo aveva passato e per la prima volta suo padre non si era lamentato delle briciole che inevitabilmente erano cadute sulla moquette.

Tra l'altro, aveva la testa così piena che non aveva neanche voluto sapere di cosa avesse parlato con Gordon, soprattutto se non era nulla di buono. E a giudicare dal nervoso che aveva scaricato sul volante, non doveva esserlo affatto.

«Neanche una tisana ai frutti di bosco?» cercò di tentarla.

Il fatto che suo padre glielo avesse detto in quel modo non era casuale, sapeva quanto le amasse, soprattutto in giornate buie e piovose come quella, e anche se in quel momento non aveva proprio voglia di niente non riuscì a dirgli no. E poi era certa che non avrebbe avuto problemi a mandarla giù. «Magari quella sì» gli rispose forzando un piccolo sorriso. «Ma prima ho davvero bisogno di farmi una doccia.»

Così, pochi minuti dopo, si ritrovò sotto un getto di acqua bollente che le cadeva sulle ferite come schegge di vetro, ma nonostante il dolore, rimase immobile, come se oltre all'acqua cercasse di far scivolare via anche i ricordi. Ma i minuti passavano, e quelli, come il vapore che aveva appannato i vetri, le si appiccicavano sempre di più addosso, nascondendosi tra le trame della pelle, dove non avrebbero mai potuto essere rimossi, ma per sempre ricordati.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now