𝟏𝟔. 𝐅𝐈𝐃𝐔𝐂𝐈𝐀 𝐈𝐍 𝐃𝐈𝐒𝐂𝐔𝐒𝐒𝐈𝐎𝐍𝐄

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Il cuore di Amber batteva irregolare.
Quel pensiero, quel presentimento, l'avevano portata a muoversi velocemente verso la porta.

«Amber» Dick la raggiunse preoccupato, le afferrò il braccio e la tirò indietro, quel tanto che bastava per farla voltare verso di lui, ma lei scattò, sfuggendo con molta facilità alla sua presa leggera.
«Ehi» mormorò, quel cambio d'umore lo fece accigliare perplesso, e non gli fu difficile pensare che fosse arrivata a qualche conclusione errata.
Pensò che doveva essere così, d'altronde l'aveva vista perdersi nei suoi pensieri per un po', il punto era che non sapeva cosa avesse pensato di preciso, e moriva dalla voglia di saperlo.
«Che succede?» chiese pacato.

«Che succede?» ripeté lei ad alta voce, chiuse gli occhi, quello che doveva essere solo un pensiero le scivolò di bocca tremante.
Che non so chi sei, ecco che succede.
«Dick» esalò, «Lasciami andare» disse cercando di apparire più decisa di quello che in realtà fosse, e lui non poté far altro che fare un passo indietro e lasciarla andare... in quell'istante.

Se c'era qualcosa che aveva capito in quel momento, analizzando le parole che Amber si ricordava le avessero detto quel giorno a Bowery, "caschi a pennello", era che qualcuno voleva qualcosa da quella ragazza, e lui avrebbe scoperto cosa.

Amber era tornata al gala, ripetendosi tra sé e sé che poteva farcela, d'altronde se aveva trovato il coraggio di ritornare a Bowery, parlare con quei ragazzi sarebbe stata una passeggiata.
Se voleva recarsi dalla polizia allora avrebbe dovuto sapere ogni cosa, compreso cosa volesse quell'uomo da lei.

Non li cercò subito, perché la priorità furono i suoi genitori.

Sua madre conversava con alcune donne più giovani, mentre suo padre con alcuni uomini, e a giudicare dai sorrisi che avevano non stavano parlando di affari.
Stavano bene, e per fortuna Benjamin Brooker non era nelle loro vicinanze.

Poteva cercare i due fratelli, e gli avrebbe detto di parlare lì, in quel luogo affollato dove si sentiva al sicuro.

Era più buio, le luci erano state attenuate di molto per permettere alle coppie di danzare e di entrare più in intimità.
Questo aveva reso più arduo il compito ad Amber, a partire dalla ricerca dei suoi.

D'improvviso sentì il suo nome essere pronunciato alle sue spalle, da una voce calda e sensuale che aveva sperato di sentire per tutta la serata, almeno fino a poco prima.
Si era bloccata quando lui l'aveva chiamata, poi aveva chiuso gli occhi e si era morsa le labbra, se avesse continuato a camminare avrebbe potuto far finta di non averlo sentito, ma ormai era tardi.
D'un tratto la musica scomparve, come le persone intorno a lei, e l'unico suono udibile fu quello dei suoi passi che avanzavano, o magari lo aveva solo immaginato, perché il suo fiato, che le arrivava come una leggera carezza sulle spalle scoperte, le diceva che lui era proprio dietro di lei.

Si voltò, e alzò il capo per incontrare il suo sguardo.
Nessuno dei due parlò.

Dick si era cambiato, abbandonando la tuta per uno smoking nero che gli calzava alla perfezione, esaltandone la figura slanciata.
Aveva lasciato la giacca aperta, sotto la quale vi era una camicia bianca dal tessuto pregiato, e al quale collo, in quelle occasioni, avrebbe dovuto indossare una cravatta o un papillon abbinato.

«Hai dimenticato qualcosa» Amber fece cenno verso il colletto vuoto della sua camicia, poi tornò con gli occhi nei suoi.

«È già tanto se mi sono cambiato» rispose lui inarcando un sopracciglio, le mani infilate nelle tasche del pantalone.

«Pensavo odiassi questi eventi» continuò Amber.

Lui sorrise appena, «Non sono qui per il gala, infatti.»

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now