𝟑𝟗. 𝐒𝐔𝐋𝐋𝐀 𝐆𝐈𝐔𝐒𝐓𝐀 𝐒𝐓𝐑𝐀𝐃𝐀, 𝐅𝐎𝐑𝐒𝐄

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Quella frase portò Dick ad accigliarsi. Forse quei minuti non sarebbero andati come aveva previsto.

Quando lei, dopo aver ricevuto il suo messaggio gli aveva scritto "Avevo qualcosa da dirti ma

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Quando lei, dopo aver ricevuto il suo messaggio gli aveva scritto "Avevo qualcosa da dirti ma... tranquillo, parliamo un'altra volta", Dick non aveva pensato a nulla di serio, anzi, era sicuro si trattasse di una scusa. Il che non gli dispiaceva affatto e per quello, nonostante quella sera non potesse, si era ritrovato a sorridere... e Alfred che lo fissava con un'espressione alquanto compiaciuta.

Nel sentire gli occhi del maggiordomo su di lui, Dick aveva alzato il viso e il sorriso sul suo volto era sparito. «Problemi?» aveva chiesto, impassibile.

«Questo dovrei chiederlo a lei» gli aveva risposto lui, «È stato giù otto ore.»

A quelle parole un sorriso di circostanza si era fatto strada sulle labbra di Dick mentre afferrava le chiavi della sua auto. «No, solito» gli aveva detto, poi era uscito senza ulteriori spiegazioni e solo quando il portone si era richiuso alle sue spalle aveva abbassato la maschera e un cipiglio era apparso tra le sue sopracciglia.

Otto ore aveva detto? Aveva davvero passato tutto quel tempo attaccato davanti a uno schermo?

A giudicare dal buio che si era ritrovato davanti quando era uscito sì, ma grazie a quelle ore adesso aveva una pista da seguire. E al momento era il suo obiettivo principale, anzi, l'unico. Non si sarebbe dato pace finché non avrebbe scoperto qualcosa in più.

Ciononostante, l'aveva pensata così tanto che alla fine le ruote della macchina si erano girate da sole sull'asfalto. Pochi minuti, forse anche meno. Perché sì, la verità era che gli sarebbe bastato anche solo vederla da lontano. Gli bastava anche il solo pensiero di lei a fargli incurvare le labbra. Ma quello non l'avrebbe mai detto, d'altronde era un gesto così involontario che la maggior parte delle volte neanche se ne accorgeva.

E a proposito di strade... quando lei l'aveva invitato ad andarsene dicendogli "conosci la strada" si era dovuto ricredere per l'ennesima volta. Non era tipo da certe cose, non lo era mai stato, certe frasi e certi gesti non li aveva mai sopportati, eppure con lei erano la cosa più naturale del mondo.

La tua, Amber, la tua. L'unica strada che conosco è quella che porta a te.

Quella frase gli era scivolata tra i pensieri limpida come l'acqua, e non c'era cosa più vera. Intenzionale o meno, da quando si erano incontrati le loro strade non avevano fatto altro che incrociarsi, e forse tutto quello voleva pur dire qualcosa, no?

Aveva smesso di pensarci, dopotutto non ne aveva il tempo, e con una risata che l'aveva fatto tornare in sé era andato a sedersi sulla sedia di fronte alla scrivania, lontano da lei e dalle sue labbra. Era curioso di sentire l'adorabile scusa che aveva preparato, e alla quale era già pronto a replicare, provocandola in quel modo scherzoso che ogni volta finiva per diventare una sfida a chi avrebbe detto l'ultima parola. Non l'avrebbe mai ammesso, ma gli piaceva quel loro modo di fare, tanto che quando ci ripensava sorrideva, così, da solo. Come un idiota.

𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐰𝐢𝐧𝐠Where stories live. Discover now