Capitolo 20

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Dolore.
Riuscivo a sentire solo un dolore lancinante che non accennava a placarsi.
Ero seduta al mio solito posto in tribuna d'onore, ultima di campionato, festa scudetto, il momento più importante di tutta la stagione che tifosi e dirigenza attendevano con ansia sin dal primo minuto di gioco dell'inizio della stagione.
Ultima partita di Gianluigi Buffon, il numero 1, che diceva addio alla sua amata squadra.
Non sarei dovuta essere lì, Andrea mi aveva invitata a restare a casa ma non potevo farlo, nonna non avrebbe voluto che rimanessi rinchiusa tra quelle 4 mura del mio appartamento così vuoto, e se lo avessi fatto non me lo sarei mai perdonato.
Sinceramente, da quando avevo iniziato il mio percorso lavorativo per la Juventus mi ero immaginata numerose volte come sarebbe stato quel giorno, avevo creduto che avrei sorriso fino a che gli zigomi non mi avrebbero fatto male, che avrei urlato i nomi dei giocatori con forza, soprattutto il suo.
Lui, la mia rovina.
Mi aveva distrutta, rotta in mille pezzi, e aveva scelto il momento meno opportuno per farlo.
Il mio cuore era già frantumato e il suo comportamento non aveva fatto altro che peggiorare le cose.
Come si viveva? Beh, non lo sapevo più.
Non sapevo più cosa significasse svegliarsi al mattino e avere qualcuno da chiamare, uscire per una passeggiata in centro o semplicemente andare a fare shopping.
Mi facevo consegnare la spesa a casa, non vedevo nessuno che non fosse il corriere da due settimane e, all'improvviso, mi trovavo circondata da migliaia di persone di cui poche ore dopo non avrei ricordato nemmeno un lineamento.
Era dura, dovevo ammetterlo, ma potevo farcela.
O forse no...
Venni distratta dai pensieri che affioravano nella mia mente come un fiume in piena quando il cellulare vibrò all'arrivo di un messaggio che mi avvisava di recarmi nel tunnel laterale poiché a breve sarebbe iniziata la premiazione.
Presi un respiro profondo e mi alzai, mi sembrava ci fossi solo io in tutto lo stadium, i tacchi che sbattevano sul pavimento rimbombando per tutto l'abitacolo mi ricordarono il giorno del mio colloquio e sul mio volto si accennò un sorriso.
"Carolina" una voce femminile alle mie spalle mi richiamò.
Pensavo davvero di essere solo io lì.
"Per favore Carolina, girati" m'invitò e per buona educazione dovetti farlo, nonostante il mio cuore mi supplicasse di continuare per la mia strada.
"Alicia" la salutai cortesemente.
Si avvicinò con stregante lentezza, ad ogni passo il respiro mi si mozzava.
"Condoglianze.. creo que in italiano si dice così" alzò un angolo della bocca.
"Ti ringrazio" abbassai lo sguardo non riuscendo a tenere il confronto con il suo.
"Paulo ha fatto un grande errore" esclamò d'un tratto.
No, non volevo parlarne con nessuno, tantomeno con lei.
"Davvero, io non.." iniziai ma non mi fece finire.
"Mio figlio si è comportato male, molto, ma questo non impedisce a noi di creare un rapporto. Sei una hija per me, sono davvero addolorata per quello che ti è capitato" prese entrambe le mie mani nelle sue.
"Non mi piace Antonella e lui lo sa, vuole solo i suoi soldi. A me piaci tu, sei bella e.." si soffermò a pensare.
"Genuina, se dice asì?"
Annuii prontamente mentre gli occhi iniziarono a diventarmi lucidi.
"Sei forte, ora va', ti aspettano. E mi raccomando, a testa alta!" mi strinse in un abbraccio e non avrei potuto desiderare di meglio.
Quella donna era così gentile e piena d'amore, amore che io necessitavo infinitamente.
Le sorrisi grata ma guardandola mi ritornò in mente qualcosa..
"Scusami se ti sembrerò indiscreta, ma come mai con me ti comporti in un modo e con Paulo in un altro?" mi venne spontaneo chiedere.
"Temo di non aver capito" e corrugò la fronte.
Ecco da chi aveva preso suo figlio.
"Ti spiego: mi avevi detto che sarei dovuta essere io a parlargli di quello che era capitato ai miei genitori ma quando pensavo fosse il momento giusto lui mi ha fatto presente che lo aveva già saputo da te. Ora vieni qui a dirmi che mi preferisci alla sua ex e mi sproni implicitamente a riprendermelo, come faccio a crederti? Come posso non pensare che tutto questo sia un inganno?" a dire il vero mi sembrava uno scherzo del destino, davvero un brutto scherzo.
"Ti domando scusa, mi è venuto spontaneo, tra di noi non ci sono mai stai segreti" abbassò il capo e potei percepire tutto il suo risentimento.
"So che ho perso la tua fiducia e m'impegnerò per riconquistarla" non mi chiese venia e lo apprezzai molto.
Lasciai le sue mani e ripresi a camminare, avevo bisogno di pensare prima di prendere qualsiasi decisione, ero troppo confusa.
Gli eventi mi si stavano scaraventando addosso tutti insieme e troppo velocemente, non avevo idea di come gestirli.
"Come ti senti?" non mi ero nemmeno accorta che Andrea si fosse fermato davanti a me tanto ero assorta.
"È tutto okay, non preoccuparti" cercai di apparire serena anche se dentro ero logorata.
Mi abbracciò anche lui, perché lo facevano tutti?
Forse era un modo per tranquillizzarmi ma, a dire il vero, mi agitava ancora di più.
Volevo semplicemente che ignorassero l'accaduto continuando a comportarsi normalmente, in questo modo contribuivano soltanto ad aumentare la mia immane sofferenza.
"Forza, c'è una premiazione che ci aspetta" il suo volto sorridente, pieno d'orgoglio.
Ce l'avevamo fatta, ce l'avevamo fatta di nuovo.
7 anni di vittorie, gioie e traguardi, il mio primo anno con i tacchi che sprofondavano nel prato verde ad attendere di essere chiamata anziché sugli spalti tra le folla di persone che acclamavano la propria squadra del cuore:
la Juventus.
Lo speaker nominò uno ad uno tutti i giocatori, quando arrivò al numero 10 il mio cuore perse un battito e dovetti trattenere qualche lacrima che minacciava di velare le mie guance.
Forse quel giorno avremmo potuto viverlo diversamente, sarei potuta correre tra le sue braccia, baciarlo davanti a tutti per poi tornare a casa e fare l'amore ancora e ancora fino a perdere totalmente le forze e i sensi, ma lui aveva scelto di avere qualcun altro al suo fianco e andava bene così.
Era il momento dello staff tecnico, quindi anche il mio: "Carolina Ferrari" quel nome che tra tutti gli altri sembrò così insignificante..
Beh, di certo per le persone che erano la sù non fu così e il mio primo pensiero andò proprio a loro quando Gigi alzò la coppa per l'ultima volta da capitano e giocatore della vecchia signora.
Guardai il cielo mentre una marea di coriandoli bianchi e neri mi offuscavano la vista, fu in quel momento che non riuscì a reggere la situazione e iniziai a necessitare di aria nonostante fossimo in un luogo aperto.
Mi mossi sorpassando rapidamente i corpi che mi ostacolavano il passaggio, i capelli si appiccicavano al viso sudato e nonostante i piedi facessero un male cane a causa delle scarpe che indossavo continuavo a cercare un posto tranquillo, dove nessuno avrebbe potuto interrompere la mia quiete, e non mi sarei fermata prima di averlo trovato.
Distratta da mille cose che frullavano nella mia testa non mi accorsi di una presenza davanti a me andandoci a sbattere contro.
"Nena".

Joya💎 ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now