Capitolo 5

5.8K 116 2
                                    

Arrivammo allo Juventus Center con la musica latina a tutto volume e le nostre risate che riempivano l'abitacolo.
Lasciai Paulo vicino all'entrata per cercare un posto auto libero e, mentre mi guardavo intorno, lo vidi salutare Gonzalo Higuaín.
Si girarono verso di me e prontamente distolsi lo sguardo dalle loro figure cercando di apparire indifferente, non avrei mai voluto pensassero che li stessi spiando.
Una volta parcheggiato mi avviai all'interno recandomi immediatamente alla reception per informarmi sul luogo in cui avrei dovuto incontrare il Presidente.
"Non preoccuparti Teresa, l'accompagniamo noi" sentii la sua voce, oramai familiare, alle mie spalle e il suo respiro solleticare il mio orecchio.
Per l'ennesima volta nella giornata mille brividi attraversarono il mio corpo.
La ragazza, che non era la stessa della volta precedente, annuì e salutò i due.
Guardai Higua dritto negli occhi con stupore, mi sembrava incredibile che fosse lì, proprio di fronte a me.
"Gonzalo lei è Carolina, sarà la nuova giornalista ufficiale della società" ruppe il ghiaccio la Joya.
Non ebbi tempo nemmeno di realizzare che il suo connazionale prese la mia mano e ci posò un bacio sul dorso.
"Encantado" disse e dovetti appigliarmi a tutte le forze che avevo per non cadere sul pavimento dato il tremolio delle mie gambe.
Iniziammo a camminare verso le scale e qualche minuto dopo mi ritrovai ancora una volta dietro quella porta.
"È qui" m'informarono nonostante lo sapessi di già.
La guardai per non so quanto tempo e, poco dopo, mi girai verso di loro che notarono la mia preoccupazione e cercarono di tranquillizzarmi in tutti i modi.
L'unico problema era che il mio cuore in una situazione del genere non sarebbe potuto non essere in tachicardia visto che due dei miei idoli erano a pochi centimetri da me e "il supremo" mi attendeva per parlarmi di non so cosa al di là dell'uscio.
Mentre eravamo in auto Paulo mi aveva raccontato che tutti i ragazzi della squadra lo chiamavano così scherzosamente e a quanto pareva lui non ne era a conoscenza.
Presi coraggio e mi decisi a bussare con tre colpi secchi, forse un po' troppo violenti.
Poco dopo Agnelli apparve sulla soglia e m'invitò ad accomodarmi facendo ai ragazzi un segno con la mano suppongo per mandarli via.
"Allora Carolina, innanzitutto come stai?" mi chiese.
Avevo il panico anche se dovevo rispondere a una domanda così semplice, strano ma vero, io che nel colloquio mi ero dimostrata così tanto sicura stavo crollando.
Quell'ansia non mi faceva per niente bene, dovevo calmarmi.
"Tutto bene, la ringrazio" riuscì a pronunciare.
Mi sorrise.
"Dammi del tu, oramai siamo colleghi" quelle parole mi destabilizzarono.
Colleghi?
"Sei dei nostri, sarai colei che scriverà gli articoli più importanti e dirigerà il lavoro dei giornalisti di grado inferiore" disse ancora.
Non potevo crederci.
Io il capo di qualcun altro? Nella mia prima esperienza lavorativa? Assurdo.
"Ripongo in te tantissima fiducia, non deludermi" mi fece l'occhiolino e fu in quel preciso momento che mi aprii in un meraviglioso sorriso a 32 denti.
"Non lo farò, presidente" esclamai sincera e sicura.
Ero fiera di esser riuscita a coronare il sogno di una vita, quello che avevo sin dalla quinta elementare, ero una bambina con le idee chiare, con degli obbiettivi, senza non avrei potuto vivere.
"Ti voglio qui domani alle 8 in punto" feci prontamente di sì con la testa.
"Posso farle un'unica domanda?" chiesi e mi venne subito data la parola.
"Per quale motivo mi considera una sua collega?"
Era lecito chiederlo, per me lui era il capo e io una semplice dipendente.
"Perché tutti quelli che lavorano per me vengono considerati al mio stesso livello, altrimenti sarebbero altrove. Ricorda che siamo una famiglia" non avrei potuto ricevere risposta migliore.
Mi congedai e corsi immediatamente giù ai campetti, non vedevo l'ora di comunicarlo a Paulo.
Non volevo interrompere l'allenamento perciò mi sedetti in un angolo aspettando che terminasse.
Venni notata da Bernardeschi che mi corse incontro salutandomi attirando così l'attenzione del resto della rosa.
Le guance mi si colorarono di rosso.
Il numero 10, fortunatamente, riuscì a tirarmi fuori da quella situazione portandomi in disparte.
"Allora?" non aspettava altro che sapere come fosse andato l'incontro.
Lo tenni in sospeso un paio di minuti.
"Diciamo che da domattina lavoreremo insieme" sorrisi.
Lo vidi felice, tanto che mi prese in braccio e iniziò a girare così velocemente da farmi venire l'impulso di vomito.
Non mi aspettavo minimamente quella reazione da parte sua, perché comportarsi come se ci conoscessimo da anni?
Mi mise giù e, rendendosi conto del mio imbarazzo, si toccò la nuca tossicchiando e cercò prontamente di sviare su altro.
"Lo sai che ora ti devo far conoscere dalla squadra?"
Cosa? Avevo capito bene?
"Come giornalista, ovviamente" continuò.
Ci mancherebbe che mi presentasse come la sua ragazza, ah no, non poteva, quella l'aveva già.
Mi avvicinai al resto dei ragazzi, grazie alla mia enorme passione conoscevo già tutti i nomi altrimenti non ne avrei ricordato nemmeno uno.
Strinsi più mani quel giorno che nei mei 23 anni di vita.
Per ultimo conobbi Allegri, il mio amato mister, mi scoppiò il cuore di gioia.
"Ferrari dimmi che non mi farai dannare come i tuoi predecessori, vacca boia" urlò ridendo contagiando anche me.
"No mister, non si preoccupi" risposi continuando a ridacchiare.
Ero davvero emozionata.
Dopo un'intensa chiacchierata salutai il gruppo e me ne ritornai a casa, non prima però di essermi assicurata che Paulo avesse un passaggio per il ritorno.
Fui tranquilla solo quando mi assicurò che lo avrebbe accompagnato Gigi Buffon.
Ridendo e scherzando erano arrivate le sei del pomeriggio e io avevo sullo stomaco solo un misero cappuccino.
Prima di rientrare al mio appartamento mi fermai a prendere un hamburger con insalata e patatine.
Ero molto attenta alla salute, proprio per quello seguivo una dieta ben precisa, ma per una sera mi potevo concedere un piccolo sgarro.
Mi accomodai sul divano e feci partire una puntata della mia serie preferita alla televisione.
Credo che se non mi fossi dedicata alla scrittura sarei sicuramente diventata un medico, le innumerevoli stagioni ambientate in ospedale mi avevano spinta a provarci ma non potevo rinunciare al mio sogno e quello di tutta la famiglia.
Ero parecchio contenta di essere diventata la persona che i miei genitori desideravano come figlia.
Mi mancavano infinitamente, gli avrei voluti al mio fianco in quel momento così importante.
Una volta cenato spensi tutto e andai a letto presto, il giorno dopo mi avrebbe aspettato una giornata pesante e piena di forti emozioni.
Ovviamente non riuscii a prendere sonno subito, mi rigirai per ore tra le coperte cercando di realizzare tutto quello che stava accadendo.
Dopo innumerevoli riflessioni Morfeo mi attirò tra le sue braccia e sprofondai in un sonno spensierato e riparatore.

Joya💎 ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now