Capitolo 15

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Bussarono alla porta del mio ufficio.
"Avanti" dissi senza muovermi dalla comodissima sedia girevole.
Infilai immediatamente le décolleté che avevo sfilato dopo nemmeno mezz'ora di lavoro poiché mi procuravano troppo dolore ai piedi.
"Buongiorno" il suo meraviglioso accento.
Le tolsi nuovamente visto che si trattava di lui.
"Cosa posso fare per lei signor Dybala" alzai lo sguardo sistemando gli occhiali sul naso come se fossi una vera segretaria professionale.
"Verresti a pranzare con me?" si appoggiò con le mani alla scrivania con uno sguardo che mi ricordò quello dell'attore di 50 sfumature.
"Okay Christian Grey, se proprio insisti" ridacchiò alle mie parole.
"Devo finire una cosa qui, puoi aspettare 5 minuti?" domandai indicando il PC ed annuì prontamente.
Lo vidi letteralmente lanciarsi sul divano, si sistemò con le mani dietro la nuca e...NO: le solette delle scarpe stampate sulla pelle bianca scarlatta del sofà.
Sgranai gli occhi quando me ne accorsi, se lo avesse macchiato avrei dovuto chiamare Andrea per farlo pulire e, posso assicurare, quella era l'ultima delle mie intenzioni.
"Scusami ma devo dirtelo" cercai di mantenermi calma.
Girò lo sguardo nella mia direzione incontrando i miei occhi scuri.
"Puoi togliere i piedi da lì sopra, grazie?" il mio tono era impassibile e risultò anche leggermente infastidito.
Se fosse stata casa mia mi sarebbe importato ben poco, avrei tranquillamente sistemato il "danno" da sola mentre lì, dove era tutto di proprietà Agnelli, ci sarebbero state mille procedure d'applicare e soldi da spendere da parte della società.
"Sei quel tipo di ragazza?" si mise seduto normalmente ridendo.
Fui distratta dalla sua meravigliosa risata ma, lo aveva detto veramente?
Lo ignorai alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa.
"Forza andiamo" afferrai la borsa per poi sistemare il vestito che si era leggermente tirato sù mentre ero a sedere.
"Sei meravigliosa" prese la mia mano baciandone il dorso come un vero gentleman.
"Wow, a volte riesci ad essere quasi romantico" feci una delle mie solite battute.
La verità era che reagire ai complimenti non era per niente il mio forte quindi cercavo di arrangiarmi in qualche modo.
Con le mie esili dita incrociate alle sue mi lasciai condurre verso la sua Jeep.
"Dove mi porti?" chiesi dopo essermi accomodata sul sedile del passeggero.
"In un bel posto qui a Vinovo" disse prima di mettere a moto.
Decisi di non insistere, per quanto odiassi le cose a sorpresa sapevo che lui non avrebbe ceduto e, ad ogni modo, non avrei mai saputo dove eravamo diretti.
Pochissimi minuti dopo, mentre ero impegnata a rispondere ad alcuni messaggi della mia migliore amica a cui non avevo ancora detto della mia ormai conclamata relazione con Paulo, la vettura si fermò e mi accorsi che eravamo arrivati a destinazione.
Mi guardai intorno, davvero molto carino e rustico, ne fui felice perché sapeva quanto non sopportassi i ristoranti "da vip" con mille lustrini e baggianate varie.
Prendemmo posto in un angolino molto discreto del locale per poi ordinare.
"Allora" iniziò a parlare mentre cercavo di silenziare il cellulare che vibrava in continuazione, pareva che nessuno riuscisse a stare un'ora senza di me.
Lo vidi un po' agitato perciò sorrisi per tranquillizzarlo.
"Non abbiamo mai discusso veramente di noi e quello che ci sta succedendo" aggiunse poi.
Bene, quella a cui iniziava a venire il panico ero diventata io, non ero pronta ad affrontare quel discorso.
Annuii non sapendo che fare.
"Mi sono lasciato andare alle sensazioni, ho mollato tutte le certezze che avevo e sono felice di aver seguito questa direzione" allungò un braccio sul tavolo.
Lo seguii con lo sguardo e capii che cercava un contatto con me che gli concessi immediatamente.
"È stato tutto così strano, abbiamo avuto un rapporto particolare io e te, sin da subito. Mi hai sempre trattato come Paulo e non come Dybala, credo sia stato questo a farmi innamorare di te" il mio cuore perse un battito.
Aveva appena ammesso di essere innamorato, wow.
"Sei una ragazza semplice e che ha lottato tanto per raggiungere i propri sogni, ti stimo davvero molto per questo" terminò con un sorriso sincero leggermente emozionato.
Era il mio turno, dopo tutto non sarei riuscita a trattenere a lungo i miei sentimenti.
"Quel giorno in cui ti ho accompagnato all'allenamento per la prima volta e siamo rimasti bloccati nel traffico ho capito che non volevo limitarmi a conoscere il numero 10 della Juventus, volevo scoprirti, capire cosa si nascondeva dietro questi meravigliosi occhi verdi" posai una mano sul suo volto accarezzandolo.
Non avevo idea di come fossi riuscita ad esprimermi in quel modo senza provare il minimo imbarazzo come normalmente sarebbe successo.
Forse era proprio quello il punto, il fatto che con lui riuscissi ad essere me stessa e non sentissi il bisogno di usare nessun filtro.
"Non sai quanto mi sento fortunata" sussurrai posando la mia fronte alla sua.
I nostri respiri si fusero e ben presto anche le nostre labbra.
Per la prima volta non m'importava di essere vista, ero piena di gioia e volevo dimostrarlo al mondo.
Ci staccammo quando il cameriere tossicchiò facendoci notare che era lì accanto a noi con le nostre portate.
Ridacchiai e così fece anche Paulo ringraziando poi l'uomo.
Iniziammo a mangiare tranquillamente e a conversare del più e del meno.
"Come sta tua nonna?" domandò ad un certo punto.
"Bene, si è ripresa" mi fece piacere il fatto che me lo avesse chiesto.
"E i tuoi genitori invece?" abbassai istintivamente il capo verso il piatto.
"Insomma, non ne ho mai sentito parlare" aveva ragione, era arrivato quel momento.
Presi un respiro profondo.
"Loro..sono..non ci sono più" lo guardai di nuovo negli occhi che immediatamente si rattristarono.
"5 anni fa, erano in auto diretti a Roma per questioni lavorative e vennero coinvolti in un incidente stradale, rimasero schiacciati sotto un tir morendo sul colpo" senza rendermene conto stavo strizzando la mia povera gamba che mollai non appena lo notai.
"Mi dispiace tanto" sussurrò storcendo la bocca in un mezzo sorrisetto amaro.
"Non devi, tu sai come ci si sente e sotto questo punto di vista mi sento capita" cercai di rassicurarlo.
"Si ma non è lo stesso, io ho ancora la mia mami" stava per piangere.
"Ehi Paulo, no. L'ho superato e sono certa che i miei non vorrebbero vederti stare così. Sei la cosa migliore che mi potesse capitare e ho bisogno di te per farmi forza, quindi devi essere forte anche tu" gli trasmisi con lo sguardo il conforto necessario per superare quel momento.
Finimmo di pranzare e di corsa, perché non avevamo badato all'orario, tornammo a lavoro.
Ero contenta di aver affrontato quel discorso per me così complicato con lui, mi sentivo libera da un peso che mi opprimeva da quando avevamo iniziato a frequentarci.
"Ci vediamo questa sera Nena" mi salutò con un bacio veloce sulla guancia.
"A 'sta sera" replicai.
Mi avviai verso le scale con un sorriso e molto molto felice, consapevole di quello che mi aspettava tra non molte ore: Paulo tutto per me.

Joya💎 ||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora