Capitolo 58

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14 febbraio 2019

Eravamo ritornati alla nostra realtà, quei giorni erano passati veloci come il vento, avevamo accolto con gioia il 2019 ma le nostre vite ci avevano richiamato prima del previsto.
Non c'era molto da raccontare, avevamo affrontato la monotonia più abbronzati e più felici, non avevamo avuto niente di nuovo da fare, il classico tra i miei controlli, i match, le trasferte in cui seguire la squadra e gli articoli da scrivere.
Non erano mancate le notti e le mattinate di sesso sfrenato, una volta addirittura in ufficio durante la pausa pranzo.
Mi sentivo molto meglio ultimamente, il mio corpo aveva assimilato gli estrogeni e non avevo reazioni avverse da un po', inoltre non mi facevo più i soliti problemi, anche a livello psicologico andava più che bene.
Riuscivo a mantenermi in forma senza troppi sforzi, Paulo mi faceva sudare anche a casa, aveva creato una sorta di palestra nella stanza degli ospiti giustificandosi con "tanto non la usiamo mai".
Nel frattempo era arrivato febbraio, il tanto atteso mese degli innamorati e, al contrario dello scorso anno dove ancora eravamo afflitti da alcuni dubbi, avevamo deciso di festeggiare San Valentino.
Mi aveva promesso una sorpresa ma erano le 11:35 e io non avevo visto nulla, era il nostro giorno libero e mi aveva abbandonato a casa dicendomi che andava a prendere una cosa.
E io come una scema che lo ascoltavo tutte le volte.. sarei dovuta andare insieme a lui.
Poi ad un certo punto, quando avevo oramai perso le speranze, mi arrivò una chiamata.
"Quindi sei vivo" esordii.
"Scusami amore, c'era un traffico infernale, sono stato bloccato in autostrada almeno un'ora" si spiegò.
"Come quella mattina" aggiunse.
La mattina del nostro primo appuntamento.
Sorrisi al ricordo.
"La strada era lunga e noi eravamo bloccati nel traffico, la mia solita fortuna.
"Benissimo, farò tardi all'incontro con il Presidente, il più fondamentale della mia intera esistenza" mi lamentai incrociando le braccia al petto disperata.
Vidi Paulo divertito dalla mia affermazione mentre alzava gli occhi al cielo e scuoteva la testa.
Sì, probabilmente ero patetica ma quella riunione significava davvero troppo per me, non potevo fare una brutta figura arrivando in ritardo.
Certo, non dipendeva da me ma da cause di forza maggiore, anche se ad ogni modo lo reputavo ugualmente un problema.
Lo vidi allungare le mani verso lo stero e iniziò a smanettare innervosendosi parecchio, non avevo idea di cosa stesse cercando di fare.
"Come si collega il cellulare a questo aggeggio?" domandò frustrato.
Sarebbe stato troppo facile dargli subito la soluzione ma prima non poteva mancare una battuta delle mie.
"Chi ti ha dato l'autorizzazione a toccarlo?" risposi in tono distaccato alzando un sopracciglio.
Si allontanò immediatamente ritornando composto e abbassando la testa mentre incrociava le dita.
Mi fece tantissima tenerezza, non era mia intenzione farlo rimanere male, volevo solo essere ironica.
"Ehi, sto scherzando" mi guardò con gli occhi spalancati, pieni di timore, il che mi fece aprire in un sorriso sincero e pieno di sentimenti che, in quel momento, non riuscì a distinguere.
"Basta schiacciare qui per attivare il Bluetooth ed è fatta" gli spiegai e mi accorsi che era più rilassato rispetto a qualche attimo prima.
Gli afferrai istintivamente il braccio e i nostri sguardi s'incrociarono per l'ennesima volta.
"Mi hai spaventato" sussurrò facendomi venire mille brividi.
La sua voce era qualcosa di inebriante, profonda e sensuale, scatenava in me qualcosa che non avevo mai avuto modo di provare con nessuno prima".
L'attrazione non era mai mancata, da parte di entrambi, e pensare che quel giorno, 14 mesi prima, non avevamo idea che la nostra quotidianità stesse iniziando a cambiare e soprattutto che sarebbe successo senza che ce ne rendessimo conto..wow.
Fu la coincidenza più bella della mia vita.
"Comunque, ti ricordi quando mi hai detto che avremmo potuto prendere un cucciolo?" domandò improvvisamente.
"Certo che me lo ricordo" mi accomodai sul divano.
"Ecco, ti affacci un secondo alla finestra?" ma come.. mi ero appena seduta..
Sbuffai però lo feci.
Aprii la porta finestra e uscii sul balcone, immediatamente guardai verso il basso e quello che vidi mi lasciò a bocca aperta.
"Buon San Valentino Nena" sentii dal cellulare che avevo ancora all'orecchio.
Cessai immediatamente la telefonata, dovevo fargli un video, quel momento meritava di essere immortalato.
Paulo con un cucciolo di akita in braccio e un mazzo di rose rose, era pazzo, completamente pazzo.
Salì le scale in fretta e io nel frattempo mi diressi alla porta attendendolo con ansia, quando mi si palesò davanti non potei far altro che saltargli al collo e baciarlo.
Il cucciolo non attese un momento, iniziò a leccarmi la guancia pretendendo attenzioni che subito gli diedi.
"Ciao piccolino" sussurrai accarezzandolo e iniziando a fargli i grattini dietro le orecchie notando gli piacesse molto.
"È una femmina, al canile mi hanno detto di averla chiamata Kaia" m'informò.
"Ma ciao Kaia, sei bellissima" mi ci stavo già affezionando.
"Vuoi cambiarlo? Il nome intendo" chiese.
Scossi il capo, era perfetto così, le si addiceva molto.
"Ha due mesi" ma era piccolissima.
La presi in braccio iniziando a coccolarla finché non si addormentò.
"Sei felice Nena?" domandò lui preoccupato.
Sorrisi.
"Troppo, lo sono troppo" lasciai la cucciola nella cuccetta che aveva comprato e lo abbracciai.
Aveva pensato davvero a tutto, era un fidanzato perfetto.
Presi i fiori e gli sistemammo insieme in un vaso cilindrico bianco buttando via quelli secchi che avevo acquistato io circa una settimana prima, poi mi ricordai che era arrivata l'ora di dargli il mio di regalo.
"Allora, non è nulla di che in confronto a tutto questo, alla fine quello che fai tu non è mai minimante superabile ma... ecco, spero ti piaccia" gli consegnai il pacco che con maestria scartò.
"Dove tutto è iniziato e dove spero tutto continui ad esistere. Città metropolitana di Torino, 7/12//2017 alle 17:30" lesse ad alta voce.
"È dove e quando ci siamo conosciuti" specificai nonostante fosse abbastanza ovvio.
"Lo Juventus center, quando ti ho detto grazie mille anziché presentarmi" si sbatté una mano in fronte facendomi ridere.
"Aspetta questa cosa non me l'hai mai raccontata, volevi presentarti?" corrugai la fronte.
"Sì, ma mi vergognavo da morire e non l'ho fatto" si grattò la nuca.
"Sei deficiente, dovevi farlo! Okay, probabilmente sarei morta sul colpo dato che ho fatto fatica anche ad arrivare all'auto per come mi tremavano le gambe, ma vabbè" dissi.
Le ricordavo perfettamente, le sensazioni e le emozioni di quel pomeriggio.
Avrei custodito tutto con amore, anche se un giorno tra di noi sarebbe finita, perché dal primo istante mi aveva fatto vivere l'amore vero che in precedenza mi era sempre stato negato e strappato via.
"Eri una figa da paura, mi sono intimorito. L'impulso era tanto, un impulso che non avevo mai provato, ma poi ho ricordato di avere una persona ad aspettarmi a casa allora ho desistito" mi afferrò una mano.
Da dove uscivano tutti quei termini così accurati?
"Però ti giuro, eri talmente bella che per un secondo quando ti ho vista ho perso l'equilibrio" aggiunse.
"Ma amore" arrossii violentemente nascondendo il volto nell'incavo del suo collo.
"Sei la mia bimba meravigliosa" mi scostò i capelli lasciandomi un dolce bacio sul collo.
"Ti amo così tanto Paulo, davvero" sussurrai.
Non rispose, disse soltanto: "che ne dici di appendere il quadro che mi hai regalato?"
Annuii subito.
Quel satellite con sotto inciso il nostro momento perfetto nel mondo significava davvero davvero tanto.
Lo collocammo sopra il televisore in modo da osservarlo sempre, quando giocavamo alla play, quando guardavamo i film e quando facevamo l'amore sul divano, a ricordarci quello che eravamo stati e quello che avremmo dovuto impegnarci a continuare ad essere nel futuro.

Joya💎 ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now