Capitolo 63

3.2K 87 1
                                    

Tre giorni dopo

Nuovo giorno e si ricominciava da capo, ma quella mattina sarebbe stata diversa, sarebbe rimasta per sempre nei nostri cuori.
Mi alzai dal letto correndo in bagno per sciacquarmi il viso e fare skin care: schiuma detergente, tonico, siero, contorno occhi e crema viso, al top.
Iniziai a lavarmi i denti quando mi raggiunse, prese il suo spazzolino e fece lo stesso imitando i miei movimenti.
Mi posai con una mano sul lavandino, avevo mal di schiena, ero stanca, lui si avvicinò e per sfottermi mi sputò un po' di dentifricio in faccia.
Lo guardai spalancando gli occhi e in tutta risposta feci lo stesso ma in quantità nettamente maggiore arrivando a macchiarli anche la t-shirt che usava come pigiama.
Quel gesto diede il via a una lotta, abbandonammo gli spazzolini che caddero a terra e iniziammo a farci il solletico a vicenda, peccato che lui sapesse un minimo controllarlo, io no, per niente.
Finii con il sedere sul marmo del lavabo mentre lui smise di torturarmi posando le sue labbra sulle mie.
"Buenos días Nena" mi baciò ancora e ancora.
"Il buongiorno più bello di sempre" esclamai stringendomi ancora di più a lui.
Non avevo intenzione di allontanarmi ma il sapore pungente del dentifricio iniziava ad infastidirmi.
"Dovremmo sciacquare la bocca" mi feci da parte aprendo immediatamente il getto d'acqua.
Se non lo avessi fatto subito avrei rischiato di vomitare e non ne avevo proprio voglia, infatti non appena dovetti sputare un conato mi scosse ma per fortuna non rigettai nulla.
Tutto apposto.
"Cazzo, tu mi fai preoccupare ogni giorno di più, alla fine non ne uscirò vivo" esclamò passandosi una mano tra i capelli ancora sfatti.
Sorrisi.
"Sii solo felice, oggi devi esserlo per forza" lo baciai nuovamente avviandomi poi in camera da letto.
"Sprizzi gioia da tutti i pori negli ultimi giorni, puoi dirmi che succede?" mi seguì.
"Non lo so, sarà che c'è sempre il sole" mi lanciai sul materasso muovendo braccia e gambe come se stessi facendo la forma di un angelo nella neve.
"Okay, continui decisamente a farmi paura" si stese al mio fianco corrugando la fronte.
"Mi sento bene" girai il capo verso di lui mostrando la mia dentatura.
"Stavi per vomitare" mi fece notare.
"Mi sento bene lo stesso" mi tirai nuovamente sù, non riuscivo proprio a stare ferma, ero particolarmente irrequieta.
Salii a cavalcioni su di lui e posandomi sul suo petto feci incontrare nuovamente le nostre lingue che danzarono armoniosamente insieme.
Le sue mani si spostarono sui miei glutei e lo sentii sospirare.
"Potremmo passare così tutta la giornata" sussurrò mordendosi il labbro inferiore ma feci di no con la testa.
"Abbiamo una marea di cose da fare" dovevamo per forza uscire di casa, avevo programmato tutto e i miei piani non dovevamo essere rovinati nonostante il sesso mi allettasse tantissimo.
Era troppo importante.
"Ma siamo liberi e non dobbiamo lavorare" s'impuntò.
"Alicia ci aspetta all'aeroporto tra tre ore e prima dobbiamo necessariamente andare a fare la spesa" non poteva rifiutarsi, non doveva assolutamente.
"Mia mamma la può andare a prendere Nahuel e possono anche passare dal supermercato, vedi? Ho risolto tutto, noi staremo benissimo tra queste lenzuola" prese a baciarmi il collo, il mio punto debole.
Dovevo resistere.
"Voglio uscire a prendere un po' d'aria e poi sai che preferisco farle io le cose, non che non mi fidi di loro, però magari se vedo qualcosa che non c'è nella lista me ne ricordo e la compro" feci spallucce scendendo dalle sue gambe e tornando al mio posto.
"Poi amo girare tra gli scaffali con te" gli feci notare con occhi dolci, sapevo lo amasse anche lui.
Sbuffò.
"Va bene, allora vado a vestirmi" cercò di alzarsi ma gli afferrai il braccio fermandolo.
"Non ho detto che non possiamo stare ancora un po' qui a parlare e farci le coccole" feci il musicchio e pochi minuti dopo fui tra le sue gambe con la testa posata sul suo petto.
"Oggi è una bella giornata Paulo" ci tenni a specificare ancora una volta, nel caso non fosse abbastanza chiaro.
Non riuscivo a stare zitta, proprio per niente.
"Si, l'ho capito" ridacchiò.
"Lo è anche per te?" domandai cercando di guardarlo negli occhi.
"Se mi sveglio al tuo fianco lo è per forza, ogni giorno è un bel giorno da 4 anni a questa parte" mi carezzò la pancia dove teneva posata la mano.
Oh Paulo, d'ora in avanti lo farai continuamente.
Poi mi soffermai sulle sue parole e, cavolo, eravamo ai primi di novembre e tra un mesetto avremmo festeggiato il nostro quarto anniversario.
Ne era passato di tempo da quel tamponamento a 200 metri da casa, era tutto completamente diverso ma stupendo.
"Stavo pensando, domani portiamo tua mamma a fare colazione nel bar del nostro primo appuntamento?" era il posto simbolico del nostro amore dato che tutto era successo lì nei pressi.
Annuì.
Ci andavamo tutti gli 8 dicembre, per tradizione, e mi sembrava carino per una volta farlo vedere ad Alicia che ne aveva tanto sentito parlare.
Mio Dio, quanto ero stata fortunata?
Avevo trovato una famiglia pronta ad accogliermi e non farmi sentire la mancanza della mia, un fidanzato gentile, premuroso e che mi lasciasse le mie libertà e i miei spazi, un posto di lavoro in cui nessuno aveva osato mai mettermi i piedi in testa soltanto per la soddisfazione di averlo fatto e avermi schiacciata.
Stavo così bene e tutto ancora una volta sarebbe cambiato, fortunatamente però in positivo.
Dopo una buona mezz'ora arrivò il momento di agghindarci per uscire e per l'occasione scelsi un vestito nude in maglia con fiocco in vita, degli stivaletti in pandan e per completare il look collana, orecchìni e bracciali in oro bianco.
Sì, proprio quel bracciale di Dior, non a caso.
Ricordava il nostro tanto atteso punto d'incontro, la nostra rinascita, proprio come sarebbe riaccaduto quella mattina.
Mentre Paulo sistemava quei dannatissimi ciuffi che gli ricadevano indisciplinati sulla fronte prestai la massima attenzione ad infilare nella borsa il pacchetto che lui non avrebbe assolutamente dovuto vedere.
"Allora? Andiamo?" lo raggiunsi e allungai il braccio lungo lo stipite della porta con fare sexy.
Mi squadrò da capo a piede.
"Io sono ancora propenso a rimanere a letto, poi vedi tu" si soffermò con lo sguardo sul mio seno che iniziava a diventare leggermente più prosperoso.
Di già? O forse era solo una mia impressione..
Sì, sicuramente lo era.
"No" scossi il capo afferrandogli il polso e trascinandolo con me verso l'uscita dell'appartamento.
Mi guardai nello specchio dell'ascensore, avevo indossato un cappotto davvero bello, avevo l'autostima altissima.
Ah ma quindi era questo che si ricavava ad essere..?
Buono a sapersi.
"Sei particolarmente bella oggi, emani luce" mi fece notare.
"Sì, lo penso anche io" mi girai sorridendo e quando le sue iridi verdi incontrarono le mie il cuore prese a battermi freneticamente.
Dovevo calmarmi altrimenti sarei morta ancor prima di dirglielo.
Tre giorni che me lo portavo dentro, tre, non ce la facevo più a tenerlo solo per me.
Fece per salire in auto ma lo stoppai.
"Eh no, guido io" mi avvicinai strappandogli le chiavi di mano.
"Poi magari mi spieghi cos'hai" fece il giro accomodandosi sul sedile del passeggero.
"Tranquillo lo capirai" misi a moto e uscii dal garage sotterraneo.
"Quando?" chiese.
Era ansioso di scoprirlo e io altrettanto di farglielo sapere, mancavano pochi minuti, potevo farcela.
"Tra un attimo, abbi pazienza" esclamai per poi scimmiottarlo poco dopo enfatizzando le sue parole.
"Che ti odio lo sai già" incrociò le braccia al petto quasi offeso.
"Ci ho fato l'abitudine" svoltai accedendo al parcheggio sotterraneo del centro commerciale con all'interno anche il supermercato.
Mi mancò il respiro quando feci il grande passo, ovvero sostare con la Jeep nel parcheggio rosa, quello per le donne in dolce attesa.
Spensi il motore e mi girai verso di lui sentendo il suo sguardo bruciarmi addosso.
"Capisco che è tutto pieno ma non puoi metterti qui" mi fece notare.
"Invece posso" dissi con voce flebile.
Afferrai la borsa dai sedili posteriori e con mani tremanti gli porsi il pacchetto viola che avevo preparato con particolare attenzione il pomeriggio prima mentre lui si allenava ed ero sola in casa.
Mi fissò ancora per un po', poi iniziò a scartarlo e la prima cosa che trovò fu una tutina bianca con al di sopra stampata una frase scritta in nero con dei cuoricini rossi a contornarla.
"Tra qualche mese sarò tra le tue braccia! Auguri Papà" lesse ad alta voce e feci fatica a trattenere le lacrime che minacciavano di uscire e riversarsi sulle mie guance.
"Cosa.. cosa significa?" domandò balbettando.
"Apri la scatolina" gliela indicai, era posata proprio sulle sue ginocchia.
Lo fece e quando realizzò di cosa si trattasse dovette coprirsi la bocca per soffocare il pianto di gioia che lo scosse da capo a piede.
Era un test di gravidanza che nel display segnava "incinta 3+".
Gli posai una mano sulla spalla e quando mi guardò anche i miei occhi si allagarono e un istante dopo assaporammo ognuno il salato delle goccioline dell'altro quando le nostre labbra s'incontrarono.
Non riuscivamo nemmeno a baciarci, non riuscivamo a respirare.
Si abbassò lentamente e posò la bocca sul mio ventre sussurrando "ciao tesoro, prometto di essere un bravo papà e proteggere sempre te e la tua mamma, a costo di donare la mia vita per riuscirci".

Joya💎 ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now