Capitolo 55

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"Mio Dio ancora non realizzo di essere finalmente tra la tue braccia" lo strinsi ancora più forte.
Eravamo fermi all'uscita dell'aeroporto, abbracciati, entrambi con le spalle bagnate dalle nostre stesse lacrime.
La settimana più dura della mia vita.
Potrebbe sembrare ipocrita dirlo da parte mia dopo tutto quello che avevo vissuto ma assicuro che per una persona completamente sola, senza una famiglia o qualcuno in cui rifugiarsi, vedersi strappare via quella tranquillità, quella quotidianità che aveva lottato per ottenere non era per nulla facile.
Fortunatamente ero stata impegnata con i preparativi.
Mi staccai guardandolo, non aveva la minima idea di ciò che lo aspettasse.
"Ti ricordi cosa hai promesso quando sei partito una settimana fa?" domandai e prima che rispondesse gli lasciai l'ennesimo bacio sulle labbra.
Da quando era arrivato, ovvero 5 minuti, gliene avevo dati almeno una ventina.
"Che avremmo cenato da tua zia" rispose dandomi un buffetto sul naso.
"Bravo amore! Ecco, ci andiamo subito" gli afferrai la mano trascinandolo all'auto.
"In che senso subito?" corrugò la fronte.
"Nel senso che piazzi il tuo bel sederino nella mia Toyota e andiamo da Lidia e Gabriele che non vedono l'ora di vedere Paulo con i suoi regali, ah tra l'altro oggi la stronzetta compie 11 anni" mi guardai intorno notando per la prima volta un paio di fotografi intenti a scattarci delle foto.
"Perché la chiami stronzetta?" domandò.
"Perché si appiccicherà a te tutta la sera tenendoti lontano da me, e sei stronzetto anche tu dato che quando sei con i bambini ti dimentichi di tutto il resto" parlai freneticamente.
Mi mancava conversare con lui e io amavo alla follia farlo, diventavo palesemente logorroica.
"Poi, che ci fanno loro qui?" indicai gli uomini con la macchina fotografica che avevo scorso poco prima.
"Per prima cosa, non è vero stai mentendo, per seconda, tranquilla sono della società, non vedi che hanno le giacche con la J?" che stupida che ero.
"Perdonami se sono troppo presa da te per accorgermi sel resto" afferrai le chiavi e pigiando sul tasto unlock sbloccai le portiere della macchina.
"Però gli hai notati" mi zittì.
Aveva ragione cavolo!
"1-0 per Dybala" mi fece notare accomodandosi dopo aver posato la valigia nei sedili posteriori.
"Ti lascio a piedi numero 10, tanto sai correre, fa parte del tuo mestiere, no?" lo rimproverai.
Beh mi pareva il minimo, le cose che odiavo di più al mondo erano perdere e sbagliarmi, in qualche modo dovevo rimediare senza ammettere l'errore.
Partimmo tranquilli con lo stereo a farci da leggero sottofondo, non spiccicò parola per i primi 7/8 minuti, lo capivo, era stanco.
"Quindi stiamo davvero andando dritti da tua zia?" chiese voltando il capo nella mia direzione.
Annuii e lui di conseguenza sbuffò.
"Volevo fare una doccia prima" disse.
"Con te" aggiunse poi posandomi una mano sulla coscia e un leggero ansimo non poté che abbandonare le mie labbra.
Dovevo resistere, non potevo portarlo a casa, scombinare i piani avrebbe rovinato tutto.
"Dai, l'ho già avvisata, faremo tutto quello che vuoi una volta rientrati nella nostra umile dimora" gli carezzai un secondo il braccio riportando poi immediatamente l'attenzione sulla strada.
Erano le 20, in giro non c'era molta gente, soprattutto sull'autostrada.
"Come devo fartelo capire?" spinse più a fondo la mano verso le mie zone intime e a quel punto non potei far altro altro che inspirare e buttare fuori con prepotenza tutto il fiato che avevo.
"Non passeremo da casa, Paulo" lo ammonii.
No, non potevo permettermelo.
"Okay, allora fermati da qualche parte perché altrimenti esplodo" si sporse oltre il bordo del vestito.
"Perché cazzo sei senza calze? Ti ammalerai" mi fece notare.
Anche nei momenti hot riusciva ad essere iper protettivo.
"Tranquillo papi" girai velocemente il capo verso di lui ammiccando.
"Se svolti a destra tra 100m c'è uno spiazzo con una casa abbandonata, fermati lì" lo guardai un secondo shoccata.
"Mi terrorizza questa cosa, non è che vuoi ammazzarmi e occultare il mio cadavere?" decisi di tergiversare per abbassare la tensione sessuale che si era creata fra di noi in attesa di raggiungere quel posto.
Si avvicinò al mio orecchio.
"Voglio scoparti fino a farti perdere l'uso della ragione e delle gambe, voglio che non riesca nemmeno a sederti se non su di me per farlo ancora e ancora. Voglio farti venire per tutte le volte che non ci sono riuscito e hai dovuto fingere, perché so che lo hai fatto" mi sussurrò e tremai da capo a piede.
"Non ho mai finto Paulo" dissi con voce flebile.
"Oh si invece, ma faremo finta di niente, mi assicurerò che non capiti più" fece scorrere i polpastrelli lungo il mio vestito soffermandosi sulla cintura annodata a fiocco.
Ne afferrò le estremità slacciandole convinto che rimanessi nuda, quel suo gesto mi ricordò quello di Hardin in After perciò decisi di usare le stesse parole di Tessa.
"È finta, scemo" lo apostrofai.
Sbuffò.
"Bello quest'abito, l'altro giorno Versace , oggi Armani?" chiese continuando a stuzzicarmi.
"No, Shein" feci spallucce.
Ero un'amante del bello non del costoso.
"Solo tu puoi passare da un capo di €1.400 a uno da... quanto? €20?" come se ci fosse qualcosa di male.
"€15"precisai ricevendo in tutta risposta una faccia contrariata.
Lo sapeva che ero schizzinosa, che si aspettava?
Finalmente intravidi una stradina e svoltai immediatamente assicurandomi di andare bene infondo prima di spegnere il motore.
"Come hai scoperto questo posto?" domandai mentre avvisavo mia zia che saremmo arrivati con circa mezz'ora di ritardo per colpa del suo volo.
Quanto eri bugiarda Carolina?
Beh, lo avevo fatto per un ottimo scopo.
"Siamo venuti a fare uno shooting una volta" disse noncurante e prontamente mi afferrò un braccio attirandomi a sé.
Immediatamente fece scontrare le nostre labbra in un bacio focoso, pieno di passione, e poco dopo mi ritrovai a cavalcioni sulle sue gambe.
"Avevo voglia di metterti a 90 ma posso accontentarmi" mi tirò i capelli all'indietro per avere libero accesso al mio collo che iniziò a torturare con piccoli morsi.
Che cavolo aveva quella sera?
Non potevo sopportarlo a lungo perciò decisi di agire slacciandogli i pantaloni, spostando lentamente le mie mutandine verso destra e scivolandogli addosso riempiendomi completamente.
"Dio quanto ne avevo bisogno" sussurrai.
Iniziai a muovermi lentamente, ero io quella che dettava il ritmo e l'intensità.
Inizialmente ci andai piano, molto piano, per poi aumentare sempre di più finché non mi afferrò i fianchi e iniziò a spingere con forza.
Cazzo, non avrei camminato davvero dopo..
"Paulo" sussurrai con la bocca totalmente spalancata.
"Pau.." gli strinsi forte i capelli mentre lui afferrò tra i denti un mio capezzolo turgido al di là della stoffa del vestito.
Non avevo indossato il reggiseno.
"Tu sei pazza" esclamò ansimando.
"Cazzo si, di te" affermai lasciandomi trasportare dal momento.
Pochi minuti dopo venimmo travolti dall'orgasmo che non arrivò debole come capitava a volte ma prepotente come un'onda di uno tsunami che ti travolge e non ti da tregua, o affoghi o affoghi.
Ecco, io in quel momento stavo affogando in lui e lui in me, riversi sul sedile di una stupida auto, ancora vestiti ma nudi nell'animo.
Rimase ancora un po' di tempo in me, non voleva andarsene e io non volevo rimanere improvvisamente vuota.
"È stato.." provai a dire ma mi mancò il fiato.
"Stupendo amore, stupendo" mi scostò una ciocca di capelli sudata dalla fronte.
"E tu.. cazzo tu sei meravigliosa" sussurrò lasciandomi un tenero bacio sulla tempia.
Gli accarezzai le spalle dove tenevo posate le mani.
"Ora però dovresti guidare tu, le gambe mi tremano troppo violentemente per continuare" gli feci notare.
Ero scossa da spasmi dalla testa ai piedi, nel silenzio si poteva udire il tintinnio della cerniera dei miei anfibi contro lo sportello a causa dei movimenti convulsi.
"Te lo avevo detto, ti avevo avvisata" un altro bacio sulla clavicola.
"Non pensavo" ammisi.
Non fraintendiamoci, il sesso con lui era sempre fantastico ma quella volta... non saprei nemmeno come descriverlo.
"Mi sottovaluti" posò le sue labbra sulle mie e poi scivolò verso il posto del guidatore.
Buttai la testa all'indietro lasciandomi andare al calore diffuso dal riscaldamento e le sue dita intrecciate alle mie sul pomello del cambio.
Non troppo tempo dopo eravamo di fronte casa della zia e stavamo suonando il campanello.
"Paulo che bello che tu sia qui, non ci vediamo da tanto" corsero ad abbracciarlo.
Sul serio? Io cos'ero? Invisibile?
"Ciao, esisto anche io, sto bene e mi siete mancati anche voi" salutai cercando d'inserirmi ma niente da fare perciò decisi di entrare e rimasi a bocca aperta nel rivedere quello che avevamo fatto.
Poco dopo mi raggiunse anche lui, inizialmente non si accorse di nulla, poi spostò lo sguardo di fronte a sé e..
"Feliz cumple mi amor de mi vida" gli dissi saltandogli al collo.
"Carolina che cavolo.." era senza parole.
"Volevo fare qualcosa di speciale, spero di esserci riuscita" e lo baciai prima che potesse aggiungere altro.
Il soggiorno era invaso da palloncini bianchi, neri e a forma di palla da calcio.
Vicino al biliardino di zio Leopoldo un rettangolo con su scritto "Paulo 10" chiaramente anch'esso in pandan con i colori della squadra e poco più a destra la tavola perfettamente addobbata con una grande torta al centro.
Era perfetto, proprio come lo volevo io.
Gli piacque, gli piacque tantissimo, lo vidi dai suoi occhi brillanti.
La sera passò tranquillamente, tra chiacchiere e risate, Pau aveva portato dei regali per tutti, come aveva promesso, soprammobili tipici della zona per i padroni di casa e un puzzle raffigurante la città di Buenos Aires per i bambini che iniziarono a costruire insieme subito dopo cena.
Come avevo previsto passò gran parte del tempo con loro senza però dimenticarsi di rivolgermi un'occhiata e un sorriso di tanto in tanto per farmi capire che mi pensava e non si dimenticava della sua Nena.
Era così bello vederlo felice con loro, sarebbe stato un grandissimo papà, un giorno forse...











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Joya💎 ||Paulo DybalaWhere stories live. Discover now