Capitolo 50

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Elanor's pov
La metà di ottobre si stava avvicinando e, nonostante fossi incinta di due mesi, la mia pancia non accennava a gonfiarsi.
Sapevo che prima o poi sarebbe successo, e a quel punto non avrei più potuto nascondere nulla.

Avevo valutato l'idea di lasciare Hogwarts, ma non potevo tirarmi indietro a pochi passi dal pericolo, non avrei abbandonato i miei amici.
Mi misi l'anima in pace e conclusi che quando sarebbe arrivato il momento avrei affrontato le conseguenze, Draco incluso.

Purtroppo lui era ancora la causa dei miei pianti notturni, non riuscivo a dimenticarlo.
Era come se il mio cuore in qualche modo sperasse ancora di riaverlo indietro, laddove la mente si era ormai rassegnata.

Ogni tanto non potevo fare a meno di pensare a come saremmo potuti essere felici noi tre insieme, ma quei piccoli cortometraggi immaginari venivano bruscamente interrotti dalla cruda realtà.

Ero sola, e da sola avrei cresciuto quel bambino.

Le mie lezioni con Piton erano iniziate già da qualche settimana, ed erano a dir poco estenuanti.
Il professore mi stremava, mi costringeva ad usare ogni briciolo di forza interiore per evocare quel dannato scudo, ma bisognava riconoscere che i suoi insegnamenti stavano dando i loro frutti.
Riuscivo ad evocare volontariamente quello strano scudo impenetrabile perfino per Silente in modo volontario, e tenerlo su per qualche secondo.
C'era ancora molto da migliorare, ma la speranza era quella di avere più tempo.

Quel pomeriggio mi stavo proprio dirigendo nei sotterranei per la lezione di quella settimana, e quando bussai alla porta mi accorsi che stranamente era già aperta.

"Venga pure avanti Signorina Evans."
La voce del professore era gelida come sempre.

"Buongiorno Signore."
Risposi il più educatamente possibile.

"Non perdiamo ulteriore tempo. Ho degli affari da sbrigare e non posso stare dietro ad una ragazzina più del tempo necessario."
Disse girandosi teatralmente facendo svolazzare il mantello.

Decisi di non ribattere nemmeno, sarebbe stato inutile e mi avrebbe anche procurato una punizione.

"Stessa cosa di sempre Signorina Evans. Evochi lo scudo ed io tenterò di scalfirlo o di farle perdere la concentrazione."

Feci quanto mi disse ed evocai la barriera.
Era così dannatamente difficile racimolare abbastanza concentrazione per mantenerla.
Piton cominciò a scagliarmi contro una serie di incantesimi che come tante piccole onde d'urto mettevano alla prova il mio equilibrio e la mia concentrazione.

Improvvisamente gli incantesimi cessarono.

"Di scalfirlo vedo con soddisfazione che non se ne parla affatto, devo riconoscerle la magnificenza dei suoi poteri.
Ma il Signore Oscuro ha altri metodi per indurre le persone in errore.
Lo evochi nuovamente."

Non capivo dove volesse andare a parare ma feci ancora ciò che mi disse.

Purtroppo per me però, Piton aveva la grande abilità di scoprire i punti deboli di ogni individuo, e con me ci riuscì in pieno.

Mi indusse una sorta di visione, come un flashback di tutti i momenti tristi vissuti durante il corso della mia vita.
Come ultima cosa, rivissi quella terribile notte al Manor.
E fu li che la mia concentrazione venne meno, per far posto alle lacrime.

Il mio scudo cadde rendendomi vulnerabile agli attacchi di Piton, l'ultima cosa che ricordai fu un lampo rosso centrarmi in pieno petto. Poi il buio.

Al mio risveglio, vidi capii di trovarmi ancora nell'ufficio di Piton, sdraiata su una delle poltrone.
Piton, dall'altro lato della scrivania mi fissava con un misto di severità e, stranamente, compassione.

"Quanto ancora pensava di tenerlo nascosto esattamente?"
Chiese alzando quel suo tono di voce solitamente basso e grave.

"Che cosa professore?"
Chiesi prospettando il peggio.

"Lei è incinta."
Rispose solenne.

E alla fine, ciò che più temevo divenne realtà.
Cercai di parlare, di spiegare le mie ragioni ma venni subito zittita.

"Nonostante lei fosse a conoscenza della sua condizione, si è arrischiata lo stesso a presentarsi a queste lezioni. Ha almeno idea di quanto poteva essere pericoloso per il suo mostriciattolo?"
Disse poggiando le mani sulla scrivania e protendendosi verso di me.

"Lo sapevo benissimo professore, ma non può biasimarmi se ho deciso di rischiare per il bene del mondo magico.
Silente tempo fa mi disse che le mie capacità sarebbero state molto utili in tempi di guerra, e non intendo affatto tirarmi indietro adesso.
Le sarei grata se evitasse di divulgare la notizia, ma se dovesse farlo ne accetterò le conseguenze."
Risposi, fiera delle mie ragioni.

Piton per un po' non disse nulla, si limitò solo ad osservarmi.

"Chi è il padre? Se posso permettermi."
Chiese, probabilmente conoscendo già la risposta.

"È Draco Malfoy."
Risposi fermamente.

Alle mie parole, Piton chiuse lentamente gli occhi, come se un profondo dolore lo avesse scosso.
Sembrava combattuto, intento a rievocare vecchie memorie passate e ponderare il presente.

Alla fine parlò, e ciò che disse fu inaspettato.

"So che lei e il giovane Malfoy avete per un certo tempo intrattenuto una relazione, che purtroppo non è andata a buon fine, dico bene?"
Rispose tornando il Piton di sempre.

"È esatto Signore."
Risposi io, calma come acqua stagnante.

"A volte purtroppo la vita pone le persone davanti a situazioni terribili, e molto spesso non è nemmeno possibile scegliere di cambiare la propria posizione. Così si decide solamente di fare ciò che si ritiene più giusto, per se stessi o per gli altri."

Non seppi cosa rispondere. Cosa aveva cercato di dirmi con quello strano discorso?
Non ebbi però tempo di chiedere chiarimenti in quanto Piton quasi mi cacciò dal suo ufficio.

"Non tema Signorina Evans, non rivelerò a nessuno il suo segreto. Ma sappia che le nostre lezioni si concludono oggi."
E detto questo, la porta si chiuse di scatto.

Presi la strada che mi avrebbe riportato alla sala grande per la cena, ma fui trattenuta da una piccola folla che si era radunata nel viadotto.

"Ma cosa sta succedendo?"
Chiesi ad un Grifondoro del quarto anno.

"Una studentessa è stata molto male.
Abbiamo visto Hagrid portarla nell'ufficio della Mcgranitt in braccio. Dietro di lui c'erano anche Harry Potter e i suoi amici."

Cosa poteva essere successo adesso? Non c'era mai un minuto di pace.
Mi feci largo tra la folla e raggiunsi i miei amici.

In qualche modo Piton, che avevo lasciato una decina di minuti fa nel suo officio, si trovava già li assieme alla Mcgranitt.
Appena mi vide, mi lanciò una strana occhiata.

"Cosa è successo?"
Bisbigliai all'orecchio di Ron.

"Katie Bell è stata stregata dopo aver trovato quella collana. Pensano sia maledetta."
Disse indicandomi lo strano mobile che Piton teneva sospeso con la bacchetta.

Dopo una breve discussione sull'accaduto, Harry affermò qualcosa che mi spiazzò totalmente.

"È stato Malfoy."
Asserì in tono funereo.

"Signor Potter, le sue sono accuse molto serie. È sicuro di ciò che dice?"

Io rimasi totalmente interdetta, non capivo cosa c'entrasse Draco con tutta questa storia.
Presi da parte Hermione e le chiesi spiegazioni.

"Harry crede che Draco abbia in qualche modo causato l'incidente di Katie. Dice di averlo visto uscire dai bagni qualche minuto prima della Bell."
Rispose Hermione.

Ma perché avrebbe dovuto farlo?
Quale poteva essere il motivo di tale gesto? Non riuscivo a capire, la mia mente era in totale confusione.

Mi sentii persa, non sapevo più cosa pensare, e d'istinto mi portai una mano al ventre, quasi a voler proteggere il figlio dai demoni che stavano torturando il padre.

Amor Incantatio Nơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ