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Jessica

《Jessica, hai del potenziale, perché non lo metti in uso?》
Credevo che, mostrandomi per quella che non ero, sarei stata classificata in una bestia.
Ciò che non sapevo era che io, che tutti, potevano essere delle bestie.
《Ci provo Ethan. Ci metto l'anima per farti il culo》rise davanti ai miei occhi.
In un campo circolare inondato da piante vegetali e fiumi, la pace veniva disturbata dai miei geniti di dolore e catastrofi.
Lo giuro, ci sto provando, voglio essere forte come loro.
《Hai paura bambina?》
《Non sarei qui se ne avessi》
《Ragiona cazzo. Di a quella fottuta testa che possiedi capacità mai viste prima, lo sento io, lo sentono tutti. Mettile. In. Pratica.》urlò davanti al mio viso, fuori dagli allenamenti era una persona meravigliosa e docile bensì dentro questo campo, da insegnante, il male doveva diventare coraggio.
《Che dovrei fare allora? Ora prendo un woki toki e le faccio uno squillo!》da quando avevo messo piede qui, dopo la mia sconfitta, le crisi e i pianti, mi ero messa in testa la percezione della mia futura lupa.
Dovevo pensare in grande, essere in grande e tutto questo sarà follia.
《Sei spiritosa Fox, anneghi la tua vergogna con un misto di ironia e divertimento per non farti vedere debole》
《Io non sono debole》
《Dimostramelo. Dopo allenamenti voglio un nuovo corpo a corpo》e lì accettai la sfida.
Le zampe presero posto dei miei piedi, camminavo nel campo sprofondando nella terra fertile, i germogli in procinto di crescere si godevano lo spettacolo sotto l'ombra, le gradazioni deboli dei raggi di sole baciavano il pelo.
Il freddo mi gelava il sangue, il caldo permetteva di ragionare.
L'ululato di uno sconosciuto mi diede la carica necessaria, avevo passato tempo e ore con lui da sola a esercitarmi, farmi in quattro, sotto urla e lamenti, sotto sudori e pianti.
Ethan spostò il suo peso in avanti, pronto in attacco, calcolava la traiettoria giusta per provocarmi maggior dolore possibile per mettermi al tappeto.
Gli osservai le zampe, incerte si muovevano veloci e imbrogliate come cavi elettrici; mi affrontavo contro il maestro pronta per una battaglia.
Morsi, ringhiare, zanne.
Schivavo e attaccavo come meglio potevo, sfruttavo più energie necessarie per disorientarlo.
Sguardi secchi, ululati, unghie affilate.
Un tira e molla tra potere e sapere, cercavo di ragionare su una prossima eventuale mossa tentando di evitare quella presente, un minimo di dolore e poteva farmi fuori.
Rotolavamo, mi difendevo, usavo strategie fin quando entrambi, agli estremi del campo, ci guardammo.
Aggrovigliai la coda in mezzo alle zampe anteriori.
Ragiona cazzo.
La tattica di Ethan era l'attacco, forte e possente, sarebbe stato ottimo in un campo da football eppure, tutti avevano i contro e il suo, era la debolezza in difesa.
Voltai il capo per vedere all'esterno, alcuni primini come me nel tento di osservare l'estrema potenza.
All'improvviso corse contro di me, inconsapevole della mia tattica fu già per aria pronto per strapparmi la pelle dal corpo; gli feci credere un minimo di potere, con la coda dell'occhio calcolai i secondi, gli attimi, prima di attaccare.
All'ultimo, mi posizionai in avanti, col muso contro il terreno, si scaraventò fuori dal campo in una mossa troppo forte e mal prevista.
Sfrutta il potere.
Come una campanella d'allarme, in quell'attimo che parve infinito, attaccai contro di lui.
Gli azzannavo la schiena, il sangue tra i miei denti fu amaro, con le zampe mi buttò fuori dal suo territorio prima di mettersi addosso in un miscuglio di gemiti.
Quel sangue colorava il suo pelo e degli schizzi di posizionavano sul mio, le ferite su un campo di battaglia ben visibili lo disorientarono e, attaccando, la sua stanchezza e la scarsa capacità in difesa, lo minacciavano di una sconfitta.
Non durò molto la messa in scena, prendevo fiato lontano dal suo manto insanguinato, stringevo le palpebre per non far notare il mio evidente dolore; nonostante tutto, era riuscito a strapparmi tutta la schiena.
Sentivo il dolore penetrarsi nelle ossa.
Mi guardò con aria pesante e fredda per poi passare a una seconda mossa diversa, inaspettata: ritirò gli artigli, scosse il pelo e starnutì tutto il terreno accumulato mischiato con il sangue, si gettò fra le braccia di madre natura come un orsetto pronto per il letargo.
Abbiamo vinto..si, l'ho fatto.
Mentre tutti andarono verso la sua forma umana nel tento di proclamarlo miglior allenatore; sola, mi affrettai a vestirmi e medicarmi.
In mezzo al bosco, in un posto confortevole, cercavo di non gridare per il male che Ethan aveva procurato, letteralmente la mia schiena era graffiata nel profondo lasciandone il segno.
《C-cazzo》l'acqua ossigenata non aiutava, mi sentivo bloccata.
《Fatti dare una mano》alzai lo sguardo coprendomi il petto seminudo, gli porsi l'ovatta tra le mani e tamponò il sangue fresco scorrere caldo come un pianto.
《Sei micidiale Jessica. Ti vergogni di tutto, persino delle mie mani》quella volta ero vestita, adesso mi stavo mostrando fragile e piccola in reggiseno davanti a lui, l'ultima persona a cui volevo dimostrare ciò.
《Fa piano..cazzo!》gli strappai le cose dalle mani stringendomi nelle spalle, percepivo la ferita aperta, chiudersi e toccarsi ad ogni mio movimento, seppur il sangue non smetteva di colare, le mie lacrime scorrevano insieme ad esso.
《È solo momentaneo il dolore, fatti medicare e poi passerà veloce. In confronto agli umani, guariamo facilmente》sospirai amareggiata.
Lo lasciai fare stringendo i denti, gemevo internamente quelle scosse potenti, mi spostavo nel caso di scosse e la medicazione divenne più lunga del previsto.
《Ho lasciato Liam.》
Me ne uscì per rompere quel piccolo silenzio così deludente, le sue mani fredde non vagavano più lungo la colonna vertebrale talché mi girai notando i suoi smeraldi brillare.
《Tu hai fatto cosa?》
《Ho seguito il piano, non ricordi?》
《Non ti ho mai detto di lasciarlo..》
《Vedi..a volte..se vuoi fare la cosa giusta, devi prepararti al peggio.》
Mi fece un sorriso confortevole che allungai disperata, stavo seguendo le sue indicazioni per migliorare la mia vita, stavo eliminando tutti i mali per permettere di ricominciare da capo, consumata dalle esperienze che mi stanno permettendo di crescere.
《Sai che non sei sola, vero?》
《Lo so Blake. Mi affido a te.》
Finita la medicazione, mi accorsi dopo che sopra la benda, mi aveva lasciato una impronta.
Il dolore divenne neutro, smisi di piangere quando l'ultima lacrima fu raccolta dal suo pollice non prima di avermi sorriso dolcemente, la bellezza dei gesti sono tutt'altra cosa per me.
I suoi gesti mi soddisfavano.
《Ti stai fidando di me?》
《Si, ci sto provando - ammisi guardando in basso - sei..speciale.》
Mi alzò il mento con due dita, si limitò solo a guardare i miei occhi prosciugandomi, il silenzio fu coperto dai nostri respiri, gli guardavo le labbra con un desiderio nascosto.
Il mio cuore voleva esplodere.
Morsi il labbro inferiore mentre lui sorrise.
Il tempo sembrava magicamente interrotto, ogni istante era eterno mentre potevo ascoltare il tutto fermarsi e lasciare spazio al nostro momento.
Socchiusi gli occhi avvicinandomi ancora di più al suo viso, ascoltai il suo respiro soffiare sulla punta del mio naso e le sue pupille squadrarmi dall'alto al basso, inclinai di poco il viso per permettere alle nostre labbra di sfiorarsi avvertendo quell'aria elettrica collegare quei millimetri che mancavano per baciarci.
Perché no?
Posai il mio sguardo su di lui ma una piccola foglia cadde sopra i suoi piccoli ricci neri, mentre accarezzava i miei capelli spostandoli dietro le orecchie afferrai quella foglia secca e la osservai a lungo, divideva il nostro respiro come una barriera invisibile.
Appoggiai la foglia sopra il suo naso vedendo i suoi piccoli smeraldi concentrarsi su quel piccolo pezzetto d'albero, quando alzai lo sguardo dalla foglia vidi il suo posato su di me.
《Non pensavo ti saresti sacrificato per me》sussurrai di poca lontananza dalle sue labbra, lo sfidavo cercando un contatto; Dio, quanto avrei sperato in un momento del genere.
《Lo avrei fatto dal primo giorno Jessica, non ti sei mai resa conto della mia protezione nei tuoi confronti. Fidarti di me, sarà la cosa più lucida che tu abbia mai fatto》
Mi accarezzò le guance, disegnai un sorriso timido sfiorando le punte dei nasi.
Volevo stuzzicarlo.
《E se mi fidassi troppo?》
《Sono certo che lo farai.》

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