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Jessica

Un giorno, Nicole mi disse: il cuore di pietra è più forte del cuore di fango.
Ero troppo piccola per capirne il significato fin quando non lo provai con i miei occhi.
Fui derisa da un gruppetto del quartiere vicino, a Tacoma.
La presi a male per via di debolezze che tutt'ora cercano di mangiarmi, non sapevo come comportarmi e mi chiusi per giorni e notti in camera a piangere fiumi di lacrime.
Avevo una maglia corta estiva, si intravedeva la pancia e i pantaloncini erano a vita bassa.
Successivamente riuscì a capire come il mio cuore di fango, divenne di pietra.
Da allora il mio cuore di pietra si presenta con delle crepe, ferite mai cicatrizzate e oggi, come ieri, una crepa nel mio cuore sfiorava la pelle delicata.
《Buongiorno Jessica》due borse si presentarono sotto i miei occhi, l'incubo di ieri mi stava mandando nel panico il cervello tanto, da sentire dei dolori fitti alla schiena.
Uscendo con i biscotti cosparsi di marmellata mi augurai fortuna, ne avevo bisogno una dozzina.
Camminavo a passi svelti, con le dita stiravo i capelli arruffati nel mentre masticavo faticosamente cercando di prendere più respiro possibile. Mancava solo l'isolato vicino e avrei preso fiato, mi mancavano solo altri due biscotti e sarei entrata a scuola con la pancia piena.
《Jessica!》e con le ovaie distrutte.
《Ma tu guarda che fortuna..!》feci un sorrisetto sarcastico maledicendo questa giornata neanche iniziata.
《Anche oggi in ritardo, non ho neanche fatto colazione》guardai il mio biscotto sotto il suo sguardo, con un mugugno glielo allungai.
Lo prese dolcemente, i polpastrelli accarezzarono il palmo della mano e piccole briciole rimasero lì, sotto il calore delle nostre mani sfiorarsi.
《Mi si è chiuso lo stomaco, non farti problemi》bisbigliai.
《Che coincidenza》esclamò cercando di non farsi sentire.
Camminavo con la testa alta senza mai incrociare il suo sguardo, non volevo vedere neanche la sua ombra, rimanevo zitta per timore di dire qualcosa di sbagliato.
《Allora..per quanto riguarda la proposta di ieri..avevo intenzione di, chissà, offrirti per il momento una offerta di pace con un cornetto magari?》inclinai la testa nascondendo un piccolo sorriso orgoglioso, non riuscivo a trattenermi dalla sua vergogna.
《Solo?》lo stuzzicai.
《Un caffè?》annuì《dovranno essere buoni》risi cercando di far notare il mio accento ironico, non lo avrei accettato mica con un cornetto da due soldi.
Mi porse la sua mano ed io la strinsi, notai ancora una volta i suoi occhi verdi entrarmi nel profondo con troppa facilità, rimasi li ad osservarlo arrossendo un po' senza riuscir a scappare dal suo sguardo magnetico, è così difficile non guardarlo.
Per tutto il tragitto Blake mi accompagnò a scuola, la fortuna non girava dalla mia parte notando che frequentava i miei stessi corsi di studio; mano a mano, stavo conoscendo un po' tutto di lui.
Parlava di stupidaggini che faceva nello spogliatoio con i suoi amici, come litigava con i suoi per qualsiasi cosa ma ancora niente riguardante quel tatuaggio che tanto mi attirava.
Lascia perdere Jessica, un giorno lo chiederai quando avrai la sua stessa confidenza.
Lessi la mia giornata come pagine di un libro aperto, mangi ogni lettera per assaporarne l'odore dell'avventura sulla pelle; stranamente non avevo ancora incontrato Ashley neanche Liam eppure a farmi compagnia c'era una spalla in più.
Non cedeva con la sua sfida, di certo non abbasserò la cresta solo per queste minime attenzioni, anche se non andrà ai suoi allenamenti per rispettare la sfida.
Passò la fine delle lezioni in bagno, quando uscì dalla classe per ultima lo trovai appesso cone una pera cotta sugli armadietti ad aspettarmi.
《Suppongo di avere la vittoria in pugno》inarcai le sopracciglia.
《Ho già trovato il bar, pochi isolati da qui. Tu, io e la nostra sfida》ero scioccata.
Credevo stesse al gioco e avesse capito la mia ironia, l'aveva preso sul serio questa competizione; se non altro, forse questa gara era una cosa mia personale che lui non aveva neanche capito.
《Devo tornare a casa》
《Ti stai arrendono Fox?》serrai la mascella, allora era una sfida.
《O vieni con me o mangerai la mia vittoria》ringhiai turbata, non perderò di certo la mia competizione.
Mi prese la mano come se nulla fosse, la strinse alla sua, intrecciando le dita nelle mie con il suo palmo asciutto baciare il mio caldo, troppo caldo.
Tutti mi guardarono come se fossi una conquista, le ragazze, colme di invidia, mi focalizzarono come problema e i miei guai stavano diventando un grande problema.
Dopo avermi trascinata per qualche metro, mi fece accomodare come un galantuomo al primo tavolo del bar.
《Vado a prendere da mangiare, non provare a scappare》mi minacciò prima di andarsene via.
Era un bel posto, da portarci amici e compagni, peccato che i miei amici non si facevano vivi da una giornata intera.
Ritornò con un piccolo piattino con un cornetto alla crema.
《Come fai a conoscere la mia preferenza sulla crema?》 di solito si opta sempre il cioccolato, a me non piace più di tanto, mangiato troppo mi faceva voltare lo stomaco.
Non ne avevo mai parlato con lui però.
《Liam non sa tenere la bocca chiusa certe volte》risi bevendo un sorso di caffè senza mai distogliere lo sguardo da lui.
S'incuriosì del tutto porgendo le braccia incrociate sul tavolo e gli occhi ancora più vicini ai miei.
《Nah, sbagliato. Il tuo ragazzo non ha neanche il coraggio di guardarmi negli occhi..a differenza tua》arrossì indietreggiando con la testa per guardare il paesaggio di fuori.
E poi, una colazione in ritardo, divenne il mio incubo.
《Moore?》ascoltai quella voce distante ma troppo vicina alle mie orecchie, volevo sprofondare nella sedia.
Lasciai cadere il cornetto sul piatto e, senza guardare Blake, presi la spallina dello zaino pronta per andarmene via.
La sfida non era persa, ho messo del mio.
《Jessica Fox..!》rimanevo con gli occhi chiusi per non impazzire, mi sentivo così male che non riuscì a mandare giù il cornetto senza vedere quella sua faccia nella mia mente.
《Era una trappola, vero?》guardai Blake delusa, mi aveva mentito.
Lo aveva sempre fatto.
Mi alzai spingendo la sedia con le gambe, respiravo profondamente per evitare la stessa rabbia di ieri, dovevo solo stare calma, badare a me stessa e respirare profondamente.
Dovevo sparire.
Mi voltai verso l'uscita occupata dai membri della squadra
《Dove pensa di andare la nostra dura eh?》ingoiai la saliva amara, sentivo già l'affanno prendere possesso il mio respiro, mi girai in fretta ma ero bloccata da tutti i tavoli e i ragazzi disposti in fila schierati contro di me, strinsi ancora di più la spallina dello zaino mordendo l'interno guancia.
《Andiamo James, non oggi》attraversò la fila dei suoi amici per unirsi dentro al cerchio con me, guardai i suoi occhi stabiliti già contro il capitano, non la passerà liscia ma lui rideva con la sua solita risatina fastidiosa che irritava.
《E quando? L'abbiamo qui, tutta per noi..lasciamene un po'!》ogni pelo del braccio si raddrizzò per i brividi scaturati.
《Ho detto non oggi》
《Stai contro di noi ora?》
Il cerchio si fece più stretto e le mie emozioni ribaltavano dentro di me come capriole spericolate, la pista davanti era piena di ostacoli.
《James non è un fottuto giocattolo》dopo che lo disse venne vicino a me, sentivo il suo respiro, avevo così tanta paura che avrei spaccato il vetro o urlato fino a richiamare tutti i lavoratori in cucina nel momento sbagliato.
《Ora ti farò spazio, tu va》bisbigliò piano senza che io riuscissi a capire.
Con un tremolio di mano feci un passo in più verso la porta, sfiorai alcuni giocatori e avvertì una mano sfiorarti il didietro. Urlai dentro di me.
《Non mi interessa, è una stupida troietta che si merita il male》il mio cuore sprofondò negli abissi della vergogna, una crepa tra la roccia segnò un nuovo territorio, avevo sbagliato tutto.
Mi spaventai quando Blake lo prese di peso portandolo contro il muro, si gettò con tutta la forza prima di buttare più volte le spalle piegate contro i mattoni duri come la pietra, il suo viso stava diventando così rosso e la presa non si allentava; potevo sentire James ribattere pur con gli occhi rossi e il viso pallido dalla paura, non è più forte come credeva.
Divenne così pallido che smise di parlare e si zittì del tutto, volevo gridare, piangere e buttare tutta l'aria che avevo nei polmoni.
Non appena vidi un po' di spazio presi la rincorsa correndo il più veloce possibile senza mai voltarmi indietro.
Cosa mi succederà adesso?
Cosa gli succederà?
Proseguì fin quando i polmoni non mi chiedevano pietà alzando la bandiera bianca, i passi erano veloci, vidi casa da lontano e provai ad accelerare ancora di più.
Mi accasciai per terra e tamponai la porta battendone i pugni.
Stringevo le dita conficcando le unghie nel palmo, i lividi rossicci non se ne andranno facilmente.
《Sorpresa..?》ma gli errori non erano ancora finiti.
《C-cosa ci fate qui? V-voi non dovreste..stare qui》esclamai a fiato corto.
《Liam voleva farti una sorpresa, mi sono unita e..ma cosa è successo?》la mano di Ashley mi strinse la spalla spingendomi verso le scale per salire al piano di sopra e portarmi in camera.
Voleva spiegazioni, lo capisco.
《Ho fatto un casino》dissi distrutta.
Non sapevo che fare, a chi rivolgermi e se potessi fidarmi di qualcuno.
Piansi come una bambina in difficoltà, le lacrime non smisero di scendere da quando vidi Blake incazzarsi, non volevo creare problemi a nessuno tantomeno far del male.
《Resteremo con te stasera. Ok?》annuì stringendo le gambe al petto, non volevo essere un problema.
Li volevo uccidere, tutti quanti.
Blake per avermi preso in giro, James per come mi trattava, i giocatori che nonostante avessi cercato di aiutarli si sono messi dalla parte del nemico e adesso Ashley e Liam che sbucano insieme dal nulla.
La mia testa è nel panico e l'unica cosa che non riuscivo a capire era il perché volessi tornare da lui.
Non posso starmene qui a girarmi i pollici dovevo fare qualcosa eppure l'ansia aveva rubato l'energia delle mie azioni, mi bruciava dentro come fuoco ardente inspegnibile.
Feci per prendere un fazzoletto dalla tasca e uno scritto cadde dalle mie mani.
Lo osservai e lessi: un indirizzo?

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