Ora però, per la prima volta da quando lo conosco, non riesco a interpretare quello di Gerard. È impenetrabile, impassibile, freddo. Non c'è nulla in quegli occhi, o almeno nulla che io possa scorgere.

E all'improvviso capisco.

Gerard è tornato dietro la lastra di vetro. La sua lastra, quella indistruttibile e dura come l'acciaio, quella attraverso la quale lui può vedere il mondo, ma il mondo non può vedere lui. Quella che si è costruito scheggia dopo scheggia, per anni, fino a quando non sono arrivato io.

È tornato lì dietro, e so già che c'è poco da fare.

"Quindi... adesso tu andrai a vivere con lei?"

La voce di Mikey spezza la tensione, facendomi distogliere gli occhi da Gerard. Ha pronunciato "lei" con un tono così sprezzante, quasi dispregiativo, ma non posso dargli torto.

Lindsey allunga una mano verso di lui. "Puoi venirci a trovare quando vuoi, sai?"

Mikey guarda la sua mano disgustato. "Ah ok."

Lei ci rimane quasi male e la ritira, ma ad un "no" silenzioso di Gerard con la testa, capisce di non dover insistere. "Mikey, dopo io e te dobbiamo parlare." mormora.

Il fratello minore si alza di scatto in piedi, rovesciando a terra la sedia e facendoci sobbalzare tutti. "Non ho voglia di parlare con te!" sbotta, e senza dire un'altra parola corre su per le scale, scomparendo oltre la porta della sua stanza.

Donna indica la sedia, sconcertata. "Queste sedie le aveva comprate Donald..." sussurra, accennando a suo marito.

Sento che sta per arrivare una sua crisi a momenti. Io e Gerard ci guardiamo e come se ci fossimo capiti al volo ci alziamo contemporaneamente per portare Donna in soggiorno. "Su mamma, ora va a leggere un po' il giornale, ci occupiamo noi di sparecchiare" le dice dolcemente suo figlio, prendendola per mano e accompagnandola fino alla poltrona. Lei lo guarda come se non lo conoscesse. "Oh, davvero? Fareste questo per me?"

"Se vuoi le faccio compagnia io" si alza Lindsey "sicuramente tu e Frank avrete molto di cui parlare e non voglio essere d'intralcio"

Sia io che Gerard stiamo per replicare, ma lei sorride. "Avanti, avete quelle cosette di voi maschi, non mentite", e dicendo ciò raggiunge Donna in salotto.

Siamo soli.

Ora sarebbe il momento perfetto per baciarlo in bocca e dimenticare tutto, o mandarlo a fanculo e lasciarlo qui a sparecchiare da solo.

Già. Ma non faccio né una né l'altra. Comincio a levare i piatti dalla tavola, mettendoli nel lavandino, e Gerard mi imita subito.

"Come stai?" chiede dopo un po'.

Ha anche il coraggio di chiedermelo. Mi sa che a stare in quella caserma si è beccato qualche forma di demenzialità senile.

"Bene" rispondo a mezza voce, iniziando a sciacquare i piatti.

Evidentemente non è convinto, perché apre di nuovo la bocca per parlare, ma io lo blocco. "Senti, se devi stare qui allora devi aiutarmi, altrimenti puoi tornartene a casa con la tua mogliettina" borbotto, non riuscendo a trattenermi.

"In teoria questa è casa mia" ribatte lui.

Mi fermo e lo guardo. "Questa non è casa tua da parecchio tempo, Gerard."

Mi ignora. "E dovrei essere io a lavare i piatti di casa mia, non tu."

"Mi stai cacciando?"

"Io non..."

"Bene." Mi asciugo le mani, prendo il cappotto di pelle dalla sedia e sto già per uscire quando lui mi afferra un braccio, strattonandolo e costringendomi a guardarlo.

Occhi negli occhi.

Non guardarlo, dannazione.

Deglutisco. "Gerard..." dico in tono di ammonimento.

"Frank..." fa lui nello stesso tono.

Cerco di liberarmi dalla sua presa ma lui stringe più forte, facendomi quasi male il polso. Chissà quanta massa muscolare ha messo su in anno. Finalmente alzo lo sguardo. "Mi spieghi cosa diavolo vuoi?"

"Voglio sapere che ti prende. Voglio sapere perché non sei felice."

Perché non ho più te.

Invece gli pongo una domanda anche io. "La ami?"

Lui sbatte le palpebre, colto di sorpresa. "In... che senso?"

"Nel senso in cui si ama una persona, Gerard. La ami? Faresti di tutto per lei, daresti la vita per lei, rinunceresti a tutto ciò che hai?"

"Io..."

Non risponde perché non sa la risposta o ha paura di ciò che potrebbe dire?

Ben presto è chiaro. Lui non lo sa.

Annuisco, e mi scappa una risatina. "Beh, complimenti allora. Almeno saremo in due a soffrire grazie a te."

Molla di colpo la presa, come se si fosse scottato. Mi guarda sconcertato. "Di cosa diavolo stai parlando?"

Forse sono andato troppo oltre, e me ne rendo conto solo ora. Non avrei dovuto dirlo, ma adesso è troppo tardi per riparare: lo lascerò a trarre le conclusioni da solo. In fondo cosa ho da perdere? La sua amicizia? Beh, quella si è inevitabilmente rovinata da quando ha rimesso piede sul suolo di questa città. La mia vita? È una merda anche senza complicazioni di questo genere.

"Frank, io ero morto" dice all'improvviso, cogliendomi di sorpresa. "Io ero morto dentro, e tu lo sai. Andarmene da qui, lasciare te, la mamma e Mikey, trasferirmi in quello schifo di caserma dove tutti gli sguardi erano fissi su di me, ostili, feroci, diffidenti... non è stato facile. Ero solo come non mai in vita mia, e Lindsey mi ha risollevato. Mi ha aiutato a superare quei mesi, mi ha aiutato in tutto. Sono cambiato. Il vecchio Gerard è morto, devi accettarlo."

Le sue parole mi scavano un solco nel profondo, scandagliandomi l'anima come tanti aguzzi pezzi di vetro che ti lacerano la carne. E fa male. Tanto male. "E io e te?" replico con voce strozzata, "Io non avrei potuto aiutarti? Non ti ho aiutato quando eravamo al liceo? Non sono stato l'unica persona oltre a Mikey che ti è rimasta accanto sempre, in ogni istante?"

"Sai, Gee" mormoro dopo qualche attimo di silenzio, usando di proposito il vecchio nomignolo con cui lo chiamavamo io e Mikey "mentre tu eri impegnato a farti "aiutare" da Lindsey scopandotela, qui noi cercavamo di sopravvivere senza di te. E abbiamo aspettato un anno intero per vederti tornare. Ma ehi, il vecchio Gerard è morto no? Beh" concludo con voce glaciale "vallo a spiegare a tuo fratello di sopra."

Lui rimane paralizzato a fissarmi, incapace di parlare. So che con Mikey ho toccato un tasto debole. So quanto deve avergli fatto male vederlo reagire così a tavola.

Ma sono troppo arrabbiato a preoccuparmi dei miei sentimenti feriti, per badare ai suoi.

Nella vita siamo tutti egoisti, alla fine. Non ci sono eccezioni.

"Ciao Gerard"

Ed esco sbattendomi la porta alle spalle.

Destroy MeWhere stories live. Discover now