35. Andrà tutto bene

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Tom


Sento una musica attirarmi come una calamita verso un grande bosco che non ho mai visto.

L'atmosfera mette i brividi, ricorda una di quelle ambientazioni tetre che vedi nei film. 

Non vedo nessuno, percepisco solo questo maledetto suono che tutto è fuorché armonioso, le gambe procedono automaticamente e un odore ripugnante arriva alle mie narici.

Non capisco cosa sia fino a quando i miei occhi non si posano sulle mie mani.

E in quel momento capisco.

Sangue, le mie mani sono sporche di sangue scuro e marcio, osservo la scena con sgomento mentre l'angoscia mi paralizza.

Poi all'improvviso mi vedo, vedo me stesso da un'altra prospettiva, come se fossi uno spettatore, come se non appartenessi al mio corpo.

Noto la mia faccia malridotta, i miei indumenti ricoperti di morte, le lacrime che escono come un fiume in piena sul mio volto e, alla fine, vedo lei, Jane.

Si trova alle mie spalle con gli occhi sgranati e una mano posata sulla pancia, mano che cerca di placare la fuoriuscita dello stesso sangue che impossessa il mio corpo.

Crollo in ginocchio urlando con tutta la rabbia che possiedo mentre lei continua a rimanere in piedi come niente fosse.

Mi avvicino per prestarle soccorso e, non appena le sfioro la mani, i suoi occhi mi scrutano come mai aveva fatto prima.

"Perché a me?" Chiede debolmente.

"Amore andrà tutto bene, te lo prometto" la rassicuro cercando di vedere quanto è profonda la ferita ma non faccio in tempo a levarle la mano dall'addome che crolla atterra, priva di forze e vita.





Mi sveglio all'improvviso con il cuore che batte a mille, la fronte bandita di sudore e il respiro affannoso.

Era solo un incubo Tom, cerco di ripetermi mentalmente per riacquisire un po' di lucidità.

Eppure non riesco a cancellare l'immagine di Jane ferita, i suoi occhi delusi, il suo sangue sul mio corpo. Immagini che hanno enfatizzato ancora di più la paura di perderla, la paura di essere impotente.

Cerco la macchina di Jane nel posto dove fino a ieri sera era parcheggiata e mi accorgo subito che non c'è più.

Cavolo.

No.No.No.

Scendo dalla mia vettura correndo come un pazzo verso James con la speranza che almeno lui l'abbia vista andare via.

"Dove è andata?" Chiedo bussando al finestrino della macchina di James.

"Non lo so capo, mi sono addormentato" dichiara preoccupato.

"Cazzo" urlo tirandomi i capelli per la frustrazione.

"Cosa facciamo adesso?" Domanda l'investigatore incapace e inutile al mio fianco.

"Vai subito a casa del padre di Jane e se vedi la sua macchina chiamami, io aspetterò qui tue notizie" ordino arrabbiato.

"Ok capo, a tra poco" obbedisce mettendo subito in moto la macchina.


"Ti prego Dio fa che non sia troppo tardi" sussurro guardando il cielo.

Dicono che nei momenti di difficoltà le persone sentano il bisogno di pregare, di aggrapparsi alla speranza che qualcuno lassù ci possa aiutare. 

Non sono mai stato un tipo particolarmente religioso ma mai come in questo momento avrei voluto esserlo. Avrei voluto essere guidato nella direzione corretta, avrei voluto avere la forza di sconfiggere il male, avrei voluto salvare la donna che amo.

Avrei voluto vivere con l'assoluta certezza che, alla fine, il bene vince su tutto.

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