7. In trappola

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Jane

"That which does not kill us makes us stronger."

Friedrich Nietzsche



Sto chiamando Kira da 10 minuti, voglio avvisarla che non andrò a cena. Il messaggio di mio padre ha cambiato il mio umore.

Cammino con inquietudine nella mia camera da letto, aspettando di ricevere una chiamata da parte della mia amica.

Kira mi aspetta al ristorante tra 20 minuti e se non riuscirò ad avvisarla dovrò andare per forza.

Le lacrime scendono sul mio viso e i singhiozzi escono dalla mia bocca senza controllo. Sono confusa, agitata e spaventata. Tante emozione tutte insieme, emozioni che non riesco a controllare.

Finalmente il mio telefono squilla e rispondo all'istante.

"Kira ma perché non rispondi mai? Ti ho chiamato mille volte" urlo con frustrazione.

"Jane cosa succede? Va tutto bene?" Il mio tono deve averla preoccupata.

"No, cioè si. Scusa non riesco a venire a cena" mi sento così in colpa con lei. Sono una pessima amica perché non le racconto mai niente, ma come potrei?

"Jane mi stai spaventando, vieni da Berry, ci sono anche Gary e Tom. Ti aspettiamo" non appena il suo nome arriva alle mie orecchie, una strana sensazione si propaga nel mio stomaco. Una di quelle sensazioni piacevoli ed inaspettate.

"Kira facciamo così...cenate tranquillamente e poi in caso vi raggiungo dopo" ora che mi ha detto che si trova con Tom non voglio creare allarmismo presentandomi al ristorante in queste condizioni.

"Ok, a dopo allora" risponde Kira.

"A dopo" dico chiudendo la telefonata.

Dopo aver bevuto una tisana calda ed aver visto un film su Netflix sto decisamente meglio. Ormai sono le dieci di sera e credo che il mio appuntamento con gli altri sia saltato, così decido di prepararmi per andare a dormire anche se è presto per essere venerdì sera. 

Sono sul punto di addormentarmi quando qualcuno bussa alla porta insistentemente.

Sarà sicuramente Kira, penso tra me e me e senza curarmi del mio aspetto vado ad aprire la porta per poi rimanere pietrificata.

"Papà..." sussurro con turbamento.

"Ciao bambina mia. Non inviti il tuo vecchio ad entrare?" L' odore di alcol arriva subito al mio naso e il ghigno di soddisfazione sulle sue labbra fa irrigidire il mio esile corpo.

Sono in trappola.

Per un attimo ho creduto di potercela fare, di riuscire a lasciarmi tutto alle spalle.

Che povera illusa sono stata.

Lo faccio entrare nella mia nuova vita, gli permetto di ferirmi e spezzarmi il cuore.

Gli concedo, ancora una volta, il diritto di calpestarmi.


—————-
Sono sdraiata sul pavimento con la testa fra le mani, avvolta in una pozza di lacrime.

Mio padre è andato via da poco dicendomi che ci saremmo visti presto e congratulandosi per la mia nuova casa. Ovviamente prima di questo ha fatto quello che sa fare meglio.

Picchiarmi.

Ha detto che l'ho deluso e che sono una stronza ingrata proprio come mia madre, che d'ora in avanti non devo più scappare perché lui mi troverà sempre.

Way outWhere stories live. Discover now