12. Cuore stanco

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Jane

"Life is a rose where each petal is an illusion

and every thorn a reality."

Alfred De Musset



Due giorni dopo...

Due giorni fa sono tornata a Cape Cod consapevole di cosa mi stesse aspettando, consapevole di come sarebbe andata a finire.

Ogni volta che sto per incontrare mio padre spero sempre in un miracolo divino, di vederlo in ginocchio a chiedere pietà per tutta la sofferenza causata, in lacrime per la vergogna oppure, più semplicemente, morto.

Invece, ogni volta è sempre peggio, ogni volta fa più male di quella precedente e lui sembra sempre più felice e compiaciuto di causarmi tanto dolore.

Non so cosa sia successo a mio padre per farlo arrabbiare così tanto, so solo che quando ho varcato la porta di casa ho trovato davanti a me un mostro incapace di provare pietà e compassione, un mostro che godeva nel punirmi.

Guardo la mia figura allo specchio e osservo ogni centimetro di pelle con disgusto e delusione.

Il mio corpo riflette la ferocia dell'uomo che mi ha messo al mondo, la collera di colui che avrebbe dovuto amarmi incondizionatamente.

I lividi ricoprono il mio fragile corpo, disegnando una mappa che conduce alla destinazione più nascosta e profonda di me stessa: il mio cuore, ormai disintegrato in mille pezzi e stanco di essere infelice.

Non sono ancora tornata a Stanford, come potrei?

Non ci sono scuse per giustificare il mio aspetto, né tantomeno il mio atteggiamento.

Avevo promesso a Tom che lo avrei avvisato una volta arrivata, ma non l'ho fatto.

Ho spento il telefono e mi sono chiusa in me stessa, decisa ad affrontare il mio destino, ancora una volta, da sola.

Che senso avrebbe coinvolgere gli altri?

Che senso ha appesantire la vita delle persone a cui si vuole bene con i propri problemi?

Nessuno.

Non voglio essere compatita, non voglio che i miei amici pensino di avere qualche dovere nei miei confronti solo perché sono stata sfortunata nella vita.

Solo con una persona ho deciso di aprirmi, ma più per necessità che per altro.

Cathy.

Mi trovo a casa sua da ieri sera, dopo quanto successo sono corsa da lei per calmarmi e trovare un pò di conforto.

E' stato difficile raccontarle tutto, rivangare vecchi ricordi e spiegarle cosa stesse accadendo, ma con mio grande stupore è stata comprensiva e discreta, lasciandomi parlare senza proferire parola, eccetto un paio di "mi dispiace".

Le ho chiesto anche di poter rimanere fino a domani da lei, il tempo minimo per alleviare il mio dolore e capire come procedere.

Un giorno non basterà a cancellare i segni, specialmente quelli più evidenti che si ricoprono il viso e questa volta uno stupido fondotinta non sistemerà la situazione. No, questa volta tutti vedranno e pretenderanno delle spiegazioni che io non sono pronta a dare.

Cathy in questo momento si trova a lavoro e io sono da sola in casa, rannicchiata sul letto con lo sguardo perso nel nulla.

Dovrei mangiare qualcosa, il mio stomaco brontola da più di 24 ore ma il solo pensiero mi fa venire la nausea. Sono troppo scossa e stanca per alzarmi.

Prendo il telefono che avevo lasciato sul comodino e decido di accenderlo per mandare un messaggio a Kira e avvisarla del mio rientro.

Non faccio neanche in tempo ad aprire la chat con Kira che inizia a suonare incessantemente, mostrandomi una quantità esagerata di notifiche.

Ho varie chiamate perse dei ragazzi ma la mia attenzione viene catturata dai messaggi di Tom.

Tom, 02:04: "Ehi sei arrivata, tutto bene?"

Tom, 2:37: "Jane ho provato a chiamarti più volte. Hai il telefono staccato, ti prego richiamami!"

Tom, 5:15:"Ok, probabilmente starai dormendo. Grazie per avermi avvisato del tuo arrivo, sei una persona di parola."

Questi messaggi risalgono alla sera del ristorante, la sera in cui sono dovuta scappare per tornare a Cape Cod ma non sono questi a farmi scendere le lacrime, bensì l'ultimo messaggio, ricevuto oggi pomeriggio.

Tom, 15:45: "Jane non puoi fare così, non puoi sparire come niente fosse senza dire una parola. Non dopo l'altra sera. Sento ancora le tue labbra sulle mie. Perché non sei ancora tornata? Cosa sta succedendo? Ti prego parlami."

Mi sento uno schifo. Sono riuscita a sminuire l'unica cosa bella che mi sia mai capitata, sono sparita come una ladra, senza lasciare traccia e con il massimo silenzio.

Tom è stato in pensiero per me e io invece, troppo presa a crogiolarmi nel mio dolore, non ho pensato neanche un secondo a chiamarlo per tranquillizzarlo.

Per questo deve starmi lontana, perché io non potrei mai dargli ciò che vuole.

Non potrei mai essere la ragazza perfetta che vive per compiacere il proprio uomo.

Sono troppo complicata per dedicarmi ad altri, troppo fragile per riuscire a sopportare il fardello dell'amore e troppo sbagliata per poter essere amata.

Non posso, mi dispiace. Io non ho via d'uscita se non accettare una vita piena di sofferenza, violenza e solitudine.

Decido di non rispondere ai messaggi e nemmeno di chiamare gli altri. Sono troppo stanca e provata per inventare scuse e conversare come niente fosse.

Spengo il cellulare per l'ennesima volta, chiudo gli occhi e mi faccio cullare dall'unico ricordo bello che abbia mai avuto: Tom.








💫 Spazio autrice 💫

Ciao ragazze,

per sapere come andrà avanti la storia dovrete aspettare domani pomeriggio. ❤️

Secondo voi cosa succederà?

Sono curiosa di conoscere le vostre ipotesi. 💜

Way outWhere stories live. Discover now